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Facebook: cyberbullismo e capebranco!

E’ un’appendice al post sul cyberbullismo femminile e a quello su come è facile prendersi querele su facebook.

Usare facebook per togliersi sassolini dalle scarpe. Rosicamenti a parte, quant* tra voi tengono un’amicizia facebook per poi dedicarle in bacheca frasi in codice dal sapore vagamente (o molto chiaramente) velenoso? Tipo “c’è tanta gente invidiosa in giro e io passo oltre e vado avanti!“. Cecchine e cecchini di facebook Unitevi! Altro che proletari e proletarie… 😀

Le persone appartenenti a queste categorie umane stanno diventando i nostri e le nostre miti/e. Se ci elencate le possibili frasi indirette condite di cattiveria che trovate su facebook ci fate un regalo. Davvero. Basta che chi le pronuncia non sia così scem@ da beccarsi una querela. Ma vuoi mettere il fascino delle mezze frasi, dette a mezza bocca, dico non dico, te la sputo ma non te la sputo, aggancio la complicità degli amici ma allo stesso tempo se tu te ne accorgi e dici “cazzo vuoi” ti posso rispondere “ma sei paranoic@, non dicevo mica a te”, ‘ste parvenze di eroismo da tastiera, un po’ bullismo e mobbing, tanto per fare il vuoto attorno alle amicizie altrui e poi da sparlarti e spiarti tutto il giorno pensando che l’altr@ stia sempre lì a contemplare il tuo ombelico. Roba da narcisismi aggressivi e compulsivi. Un vero e proprio bacino di esperienze da osservare. Sociologicamente parlando.

Qualcun@ osserva che per sfancularsi direttamente esistono le tag ma la tag non c’ha l’appeal. Se tagghi e dici “stronza” poi quella può dire che l’hai detto proprio a lei. Se invece butti lì uno “stronza” a caso e poi inserisci due tre parole chiave per far capire e non capire allora tutto resta indiretto e paraculo tanto quanto basta.

Giuro che noi non ci siamo molto abituate perché a FaS in genere i vaffanculo arrivano diretti. Si tratta, come suggerisce una nostra amica cui rubiamo frasi e riflessione, di una osservazione delle modalità di relazioni interpersonali psicotiche su facebook.

Dopodiché se tenete a mente quello che abbiamo già scritto sulle cyberbulle donne bisogna pur chiarire che anch’esse, come per gli uomini, agiscono da squadriste. C’è la capa bulla, tanto per sintetizzare dinamiche da cheerleaders e filmini americani, colei che pratica sovente competizione, ha dei problemi, forse è insicura, chi lo sa’, qui non facciamo psicologia, notiamo solo le conseguenze degli atteggiamenti devastanti e molesti della gente. Fatto sta che la capabulla punta dritto contro un obiettivo. Metti che le è antipatica qualcun@, allora arma di argomenti e istiga antipatia contro la tizia e copiosamente insiste nel pescare e ripescare dettagli per stabilire una distanza e dimostrarne la colpevolezza. Quando poi è forte di codeste dimostrazioni getta lì una frase sulla sua bacheca, alla quale altre rispondono con una strizzatina d’occhio e altre frasi ambigue e infantili.

E’ bullismo, né più e ne meno, ma la cosa assurda è che lo praticano donne adulte, anche piuttosto adulte, contro altre donne altrettanto adulte o anche no, ragazze giovani.

E’ capitato di rovistare e assistere a linciaggi allucinanti ad opera di vecchie presunte femministe contro quelle che per offenderle vengono chiamate “le giovani”. Per cazzate, mica cose serie. Poi invece ci sono i motivi seri di scontro e sovente l’atteggiamento molesto è ancora quello di chi scambia facebook per il luogo in cui la tastiera diventa il tramite per vendette azzardate.

Sfregi, grattatine di unghia sulla lavagna, gomme bucate, chiavi a segnare la portiera dell’auto, la colla sulla toppa e la buca delle lettere devastata. Fanno cose così, anonime, nel senso che l’effetto è quello, di una lesione della serenità altrui che poco a poco può venire meno, e abbiamo registrato gli sfoghi di donne provate da questi atteggiamenti persecutori, perché si tratta di cyberstalking anche in questo caso, ché se le porcate le fanno le donne non è che si chiamano in modo differente, e dunque ci sono quelle che ogni volta che si parla di qualcuna che a loro sta sulle ovaie arrivano in venticinque, tutte armate di battutine e inversioni semantiche, revisioniste dell’ultima ora per cui tu sei, tu dici, tu fai, tu diventi, perché quel che è vero è che fondamentalmente tra noi si parla e parla ma la cosa reale è che quando tu non la pensi come la capabranco per queste strane cose tutte umane, se sei nelle sue grazie rispetta il tuo punto di vista ma se non lo sei allora la differenza tua di opinioni diventa motivo di linciaggio, aggressivo, indiretto, diffamatorio fino all’invasione della sfera personale.

Non c’è tanto da psicanalizzare questi atteggiamenti, ché a furia di psicanalisi dell’esistente pare che i/le carnefici siano sempre vittime. Puoi essere sol@, non amat@, insicur@, pien@ di disagi, puoi avere tutti i problemi che vuoi, ma sono cazzi tuoi, ché di problemi ne abbiamo tutte/i e il mondo non ha l’obbligo di stare lì a contemplarti, vederti, accettarti nelle tue modalità ossessive e compulsive. Risolvili sulla tua pelle i tuoi problemi e non sulla pelle altrui. Perché la gente che non ha ossessioni – quella che vive di rabbia sana – le discussioni, anche vivaci, le gestisce per via diretta, e non per frecciatine velenose e lo fa per motivi di disistima politica e senza scadere sul personale. E quella disistima non si trasforma in stima “ipocrita” se ti fanno un regalo. E questo vale in generale anche per i capetti maschilisti. Perché la stima non si compra. O c’è o non c’è.

Ci sono legami interessanti da studiare e c’è omertà da parte della rete di sostegno della capabulla, i soggetti che agiscono il bullismo loro malgrado tacendo – complici – e non dicendo mai con chiarezza che non va bene, non va bene affatto, che non è un comportamento accettabile e che se continua ad assumerlo non vorrete più avere a che fare con lei. Quasi che temessero che lei potesse scagliarsi contro di loro e fare a loro quello che vedono già fare alle altre o agli altri.

Ci sono donne invece che vivono e scelgono le relazioni e scelgono anche le persone più o meno sane delle quali vogliono circondarsi, perché la cattiveria non ha giustificazioni e se io ti vedo così cattiva nei confronti di chiunque altr@, fosse anche la mia più acerrima nemica, o il mio nemico giurato, questo non mi rassicura affatto. Se sei capace di tanta cattiveria lo sarai anche con me, lo sei già anche con me e forse con te stess@.

Dunque non c’è nulla da capire. Gli atteggiamenti negativi non si possono subire e vanno stigmatizzati per quello che sono. E non si possono demonizzare solo alcune componenti ossessive e moleste, che conosciamo bene, per salvarne altre che lo sono altrettanto nei metodi solo perché si pensa chi le metta in pratica stia dalla parte del giusto.

Non ci sono ragioni per la cattiveria contro le persone. Ma sto divagando e in realtà ciò che volevo dire è che nella rete ci sono gruppi di donne, branchi veri e propri, capeggiati da una o l’altra, che rinnovano sodalizi sulla base di una antipatia comune, che se a loro togli il nemico o la nemica forse non avrebbero più nulla da dirsi, e poi ci sono queste cavie inconsapevoli che non capiscono neppure perché sono oggetto di tanto odio, tanta ostilità, tanto livore, tanta cattiveria.

Perché ce l’hanno con me? E’ la domanda frequente. Cosa gli ho fatto io? Ma niente. Tu non hai fatto niente. Sei solo una che scrive e appare e dunque un personaggio più o meno pubblico che catalizza amore e odio e fantasie e manie e ossessioni e compulsività e follia.

Mi sembra di aver letto tempo fa che in rete qualcuno, ora non ricordo bene chi, legato credo alla comunità di Blogbabel, aveva analizzato il Web per micro comunità con intersecazioni reticolari, chi è in relazione con chi, che micro o macro galassie, con un blog più noto al centro e tanti satelliti attorno ma tutti collegati a costruire linguaggi e comunicazione. Ecco: bisognerebbe rifare quell’analisi e vedere il web sotto altro aspetto. Mettere al centro un blog più o meno letto, o un personaggio pubblico o non so, e tutto attorno quei satelliti fatti da gente che sputa addosso e lancia bolle di veleno e insulti e molestie e determina in modo virale la diffusione sistematica di elementi che servono a isolare il blog al centro per farlo implodere o per espellerlo.

In realtà il web bisognerebbe guardarlo in questo momento come si guarda ad uno scenario di guerra, chi spara a chi e chi insulta chi. Questo è interessante e forse più vero.

Per dire: io conosco tutti e tutte quelle che insultano noi. Poi conosco anche vagamente chi insulta Zanardo e Lipperini e Wu Ming perché sono tanto furbi da provare a utilizzare noi come strumento di insulto indiretto. E non l’abbiamo mai permesso ne mai lo permetteremo (inutile che ci mandate i trackback ché lo abbiamo capito che siamo a libro nero perché o con voi o contro di voi). Se voi sapete chi vi insulta fate una specie di disegnino, uno schema grafico. Voi al centro e chi vi odia e vi sputa merda addosso. Così avremo il quadro della rete, come si muove e in che direzione.

Per inviarci la scheda con tutti i molestatori e molestatrici che vi assillano e perseguitano scrivete a fikasicula[at]grrlz.net.

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Trolling, microfama e cyberbullismo femminile

Come sfogarsi su facebook, farsi querelare e vivere in-felici

—>>>Sul cyberstalking:

Posted in Comunicazione, FaceAss, Pensatoio, Satira.