Abbiamo già parlato di come individuare e difendersi dal singolo cyber stalker. Ma capita, talvolta che i cyber stalkers siano più d’uno, agiscano di comune accordo, allo scopo di perseguitarvi, intimidirvi, diffamarvi, minacciarvi, farvi violenza. In questo caso per comodità definiremo il fenomeno: squadrismo.
Lo squadrismo è una aggressione sistematica, istigata, progettata e organizzata ai danni di qualcuno che taluni ritengono meritare la “vendetta” o la “punizione” dei cyberstalkers.
In termini legali non troverete nulla che si riferisca a questa parola in rapporto a queste finalità. L’aggressione di gruppo, finanche lo stupro di gruppo, viene ancora addebitato al “branco” in rapporto alla responsabilità dei singoli. Nei procedimenti separati, per esempio, ci si riferisce allo stupro di gruppo attribuendo pene diverse a seconda di chi ha compiuto una penetrazione, di chi l’ha compiuta ma non è arrivato all’orgasmo, di chi non è riuscito a compierla e di chi faceva solo il palo per badare che non arrivasse qualcuno. Come se tra tutti questi ruoli ci fosse differenza rispetto alla finalità che si proponevano.
Lo stesso si fa con il bullismo o ancora peggio con il mobbing, quella pratica costante che i cyberstalkers compiono per limitare l’azione e la parola di qualcuno quando vogliono estrometterlo da alcuni spazi del web.
La natura e la provenienza dei cyber stalkers può essere varia. Ci possono essere varie deliranti ragioni per le quali un gruppo di cyberstalkers vi prende di mira.
A noi sembra interessante riflettere intanto su alcune eventualità per capire assieme a voi chi potremmo incontrare sul web.
Una delle cose che bisogna sapere quando si parla di web è che tutti possono transitarvi. Potreste trovare persone condannate, violente, sotto processo per varie ragioni, che sul web parlano, si esprimono, come mai farebbero in una piazza qualsiasi del mondo reale.
Internet è perciò il luogo ideale nel quale alcune persone si insediano e vivono quella vita che sul piano reale sono impossibilitati a vivere come vorrebbero.
D’altro canto ad un condannato non si nega l’uso di un mezzo di comunicazione, un telefono, la possibilità di scrivere una lettera, di socializzare.
Il problema consiste però nel fatto che internet, per le caratteristiche di velocità dei social network nella condivisione di spazi, di ricevere e dare informazioni, di possibilità di accedere l’uno nella vita dell’altro, mette queste persone nelle condizioni di poter nuovamente nuocere attraverso il mezzo che usano.
Nel web, luogo naturale nel quale possono insediarsi e agire questo tipo di persone, potreste trovare, per esempio, condannati per pedofilia nell’atto di impegnarsi, ovviamente con account diversi dal proprio nome, a seppellire le notizie sul proprio caso, a diffondere opinioni bizzarre sulla pedofilia, a contrastare chiunque lotti apertamente contro questo fenomeno.
Diteci: voi dareste mai una rubrica su un quotidiano o su una rete televisiva al signor tizio condannato per pedofilia o al signor caio condannato per aver massacrato di botte la moglie? Su internet siamo su questo piano. Anche il condannato per pedofilia o violenza sulle donne potrebbe avere il suo spazio, ben mimetizzato, di diffusione delle sue “idee”. Quelle idee potrebbero diventare una cultura e quella cultura potrebbe tradursi perfino in convinzioni che ispirano regole per la gestione dell’intera società.
Un pedofilo condannato potrebbe dunque continuare nel web a fare “opinione” e a diffondere l’eco caro ai condannati del “siamo tutti innocenti”. Nonostante la condanna egli potrebbe veicolare il concetto che bugiardi sarebbero i bambini e chi li ha ascoltati.
Un pedofilo condannato, che vive nel web, potrebbe determinare una cultura di omertà a protezione dei pedofili e potrebbe, per esempio, confondersi abilmente con garantisti per le “libertà” che accusano le madri, quelle che vogliono proteggere i propri figli dai pedofili, di un certo giustizialismo.
Potrebbe anche favorire una cultura della pedofilia celata dietro l’alibi della concezione libertaria della giustizia, utile nicchia per favorire l’ipotesi che non di pedofilia si tratterebbe ma di suggestione.
Non si capisce, a questo proposito, come mai i legislatori non abbiano preventivamente deciso che possa essere sorvegliato l’accesso ad internet dei condannati per pedofilia i quali potrebbero produrre una vera e propria cultura apologetica del fenomeno, dichiarandosi essi stessi perseguitati da chissà quale cieco pregiudizio sociale, e invece abbiano deciso che sia necessario tenere sotto controllo tutti gli utenti che navigano in rete.
Nel web potreste comunque trovare anche la persona condannata per stalking, quella condannata per maltrattamenti alla moglie o per stupro alla ex fidanzata. Quella condannata per violenza su donne e bambini, per violenza domestica, per varie categorie di crimini che vedono le vittime rintanate in luoghi privi di possibilità di socializzazione, latitanti rispetto la propria vita, lontane dai propri affetti e dalla propria casa pur di salvarsi la pelle, e i carnefici continuare tranquillamente a vivere la loro vita e a prodursi, via internet, in mille forme di diffusione di idee violente, misogine, apologetiche della violenza sulle donne.
Il web è il posto dove voi potete e dovete attivare le vostre capacità percettive perché potreste entrare in rapporto con tante persone di cui non sapete niente e dunque dovreste fidarvi del vostro istinto, della vostra capacità di osservazione e dovreste imparare a muovervi nel mondo delle violenze impalpabili, quelle che vi producono un danno senza produrvi una fuoriuscita di sangue.
Il web, non ci stancheremo mai di dirlo, è esattamente come la vita reale: dovete comportarvi allo stesso modo. Non dovete fidarvi di tutti e dovete essere prudenti.
La prima forma di autodifesa nel web è la conoscenza.
Il cyberstalking di gruppo si compone generalmente di uno o più leader che istigano indicando l’oggetto della molestia.
I componenti di un branco di cyber stalkers possono avere varie caratteristiche. Generalmente si incontrano per affinità e per condivisione di interessi.
La loro attitudine si esprime nella persecuzione:
– tenteranno in tutti i modi di raggiungervi con qualunque forma di comunicazione via web;
– tenteranno sempre di farvi sapere che loro esistono e stanno parlando male di voi;
– tenteranno insistentemente, ossessivamente, di farvi arrivare i loro messaggi, i loro insulti, le loro minacce, via mail, attraverso i commenti del vostro blog, nella pagina facebook che frequentate, etc;
– parleranno di voi insultandovi;
– si produrranno in provocazioni di vario genere;
– vi diffameranno violentemente;
– esibiranno la loro aggressività accusandovi di “giustizialismo” se reagirete e risponderete a tono;
– vi aggrediranno nei luoghi virtuali che voi frequentate;
– vi intimidiranno;
– vi minacceranno in privato, uno alla volta, sempre con gli stessi argomenti;
– si incoraggeranno a vicenda a prodursi in altre molestie;
– immagineranno di essere una specie di esercito di liberazione del gruppo tal dei tali;
Gruppi di questo tipo conoscono l’arte del mobbing a menadito. La praticano sovente, sono bravissimi nel darsi una mano l’uno a giustificare i crimini dell’altro.
I cyber stalkers solitamente non vi danno tregua, non dovrete perciò parlare con nessuno di loro. Non dovrete prestare loro altra attenzione rispetto a quella che destinereste a qualunque criminale.
Ricordatevi che vogliono nuocervi. E’ quello che vi dicono. Non hanno alcun timore di comunicarvelo. L’unica differenza che intercorre tra il piano reale e quello virtuale è che la minaccia urlata in un dialogo a due non può essere provata se non per testimonianza della vittima. La minaccia scritta resta scritta e costituisce una prova indiscutibile a prescindere dalla firma con cui i cyber stalkers la fanno.
Dovete sapere infatti che ogni account, inclusi quelli anonimi, corrisponde ad un ip e che se voi denunciate l’account “faccia di culo” che vi ha mandato una minaccia, è possibile risalire a chi ha attivato quell’account e dunque perseguire la persona che corrisponde all’utente reale, con estrema facilità.
Abbiamo dunque detto fin qui che il web potrebbe essere popolato da soggetti di vario tipo, inclusi quelli che hanno commesso violenza contro donne e bambini. Non è dunque inusuale che voi possiate incontrarne qualcuno e che dobbiate pagarne le conseguenze. Non è inusuale che questi soggetti, come chiunque altro per il web, trovino piacevole frequentare luoghi di socialità nei quali troveranno persone simili a loro. Non è così inusuale che queste persone, insieme, moltiplichino per 10, 20, 30 l’azione di molestia contro una persona che forse, all’origine, era solo oggetto del persecutorio e distorto interesse di uno di loro.
Come difendersi?
Valgono esattamente le stesse cose che abbiamo già detto a proposito dei modi per difendersi da uno stalker:
– denunciare pubblicamente quello che vi sta succedendo. Il silenzio è il miglior complice dei vostri persecutori;
– copiare, fare screenshot di tutto quello che dicono di voi e raccoglierlo in ordine progressivo;
– tenere un diario in cui registrate data, ora, luogo virtuale, e la descrizione delle molestie;
– certificare il danno biologico che vi ha provocato;
– non rinunciare ad andarverne da quella che ritenete casa vostra (in questo caso quella virtuale) perché i cyberstalkers l’hanno invasa con la loro presenza. Sono loro che devono andarsene perché no vuol dire no e se restano in un luogo in cui non sono graditi è stalking;
– prendere tutto il materiale che avete, trovare un buon avvocato, presentare una denuncia.
– ricordate che è più che possibile presentare una denuncia per più soggetti con l’accusa di cyber stalking. Se tutti agiscono in accordo nel molestarvi, diffamarvi, perseguitarvi, si tratta di stalking.
Tenete bene a mente che il web è come la vita reale. Nessuno può imporvi la sua presenza. Nessuno può molestarvi e nessuno può fare quello che non potrebbe fare nella vita reale. Sebbene per la vita reale potreste ottenere una diffida, un ordine di allontanamento dai luoghi che frequentate e per il web tutto ciò diventa più difficile, comunque vale esattamente lo stesso principio e se voi percepite di essere abusata, molestata e perseguitata non dovete passarci sopra solo perché la questione non riguarda il piano fisico.
Anzi va chiarito che tutto quello che gli stalkers compiono sul web riguarda comunque la vostra vita, sul piano fisico e morale, perché l’insulto e la diffamazione, specie se commessa in pubblico e in compagnia di complici, di un branco, sono una istigazione alla violenza, all’insulto, al dileggio, alla denigrazione e alla mortificazione della vostra persona. Vi riguarda sempre perché tutte le volte che gli stalkers sono riusciti a suscitare la vostra rabbia, indignazione, umiliazione, ansia, paura, hanno comunque coinvolto voi, la vostra giornata e la giornata dei vostri familiari, quelli che vivono con voi e sono comunque inficiati dai deleteri effetti che provoca il suo comportamento.
Lo stalking produce un danno biologico, materiale, morale, influisce sulla vostra serenità, sul vostro rendimento professionale, sul tono che userete per parlare con vostra figlia o con il vostro compagno.
Gli stalkers vanno denunciati e devono capire che voi non siete complici dell’abuso che loro stanno perpetrando.
Raccontateci le vostre storie di stalking sul web: a voi è mai successo?