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Lampedusa: l’accoglienza a cura della società civile!

http://3.bp.blogspot.com/-A6LrlfBN_g0/TYpj9UKSPTI/AAAAAAAAAL0/i-j-8vCtH3k/s1600/migranti.jpgLivia, dalla mailing list, ci manda questo report sulla situazione a Lampedusa. Ci dice che la situazione è un po’ cambiata perchè in tantissim* continuano ad arrivare per fortuna san* e salv*. Poi ci segnala il blog di Askavusa, un luogo magico di incontri e resistenza quotidiana con l’attenzione alla vita. Buona lettura!

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29 aprile (dal pomeriggio fino alle mattinate del 30)

Verso le 19 andiamo al porto vecchio perché informate da un mediatore di Save the Children che sta per esserci uno sbarco. Alle 19h45 arriva invece al molo favaloro, dove ci spostiamo, una motovedetta della guardia costiera. Scendono una settantina di persone di origine apparentemente sub-sahariana; partono due ambulanze, e in breve si riempie il primo pullman di Lampedusa Accoglienza. I posti non sono sufficienti e molti nel pullman restano in piedi.

Dopo una decina di minuti arriva la seconda motovedetta della guardia costiera, ci sono tre donne ed una viene immediatamente accompagnata via in ambulanza. Le altre due e tutti gli altri sono riuniti su uno slargo della banchina in attesa di un pullman che arrivera` dopo venti minuti. Anche in questo caso sono tutti di origine apparentemente sub-sahariana, eccetto una decina apparentemente provenienti dal su continente indiano, sapremo che c`e` anche qualche iracheno. Il vento e` forte e freddo; le organizzazioni umanitarie e le forze dell’ordine distribuiscono coperte. In sessanta salgono sul secondo pullman di Lampedusa Accoglienza, altri quindici su un minivan di una cooperativa di servizi sociali. Mentre gli ultimi 30 aspettano ancora al freddo di essere accompagnati al centro, Paola La Rosa ci chiede se possiamo preparare del te` caldo molto zuccherato per la serata, sono infatti previsti altri sbarchi.

Andiamo quindi a chiedere in parrocchia se possono fornirci dei thermos. Li` incontriamo uno dei responsabili della Caritas che si prende in carico di organizzare la distribuzione solo previa autorizzazione delle forze dell`ordine e ci scoraggia molto quando gli offriamo la nostra collaborazione. Davanti alla nostra insistenza, si prende il nostro numero di telefono e ci dice che ci fara` sapere. Insieme ad Askavusa prepariamo comunque grandi pentoloni di te’ e li trasportiamo al porto vecchio verso le 21h15. Gli sbarchi sono gia` in corso e accediamo direttamente al molo senza che nessuno ci blocchi. Ci telefona uno dei responsabili della Caritas che ci domanda: “Avete preparato il te`? Bene, siete autorizzate a distribuirlo.” Siamo di fronte ad una delle inefficienze delle organizzazioni preposte all`accoglienza.

Iniziamo a distribuire il te`, Giovanni e Michele sulla banchina, Livia, Marta e Anastasia all`interno della Stazione Marittima, un edificio sul molo dove sono state riunite donne (43) e bambini (10, tutti tra uno e cinque anni) ragazze . Ci sono due donne incinta, una in condizioni gravi che viene portata via in ambulanza. All`interno della stazione marittima ci sono i medici della Croce Rossa, le operatrici dell`INMP, Medici Senza Frontiere. I bagni sono senza acqua e i fili delle prese scoperti, ragion per cui ad un certo punto mentre le donne sono semi-nude in bagno arrivano degli elettricisti per evitare che qualcuna possa farsi male. Le donne sono tutte in discrete condizioni di salute, accettano il te` ma la prima urgenza e` quella di cambiare i vestiti inzuppati d`acqua. Purtroppo pero` non ci sono molti vestiti a disposizione, ad un certo punto arriveranno solo dei maglioni, niente scarpe e pantaloni, quello di cui le donne dicevano di aver piu’ bisogno. Non ci sono neanche i pannolini per i bambini, ne` assorbenti o mutande per le donne. L`acqua calda per preparare il latte in polvere arriva dopo quasi un`ora.

Le donne parlano quasi tutte inglese e sono apparentemente di origine sub-sahariana, si dichiarano in molte del Ghana, della Nigeria; di meno invece le francofone che vengono dal Benin o dal Senegal. Le donne con cui parliamo ci dicono di venire dalla Libia, dove vivevano alcune da diversi anni. Alcune cercano di uscire dalla stazione marittima per andare in cerca dei mariti o delle borse e dei trolley che i poliziotti hanno tolto loro durante lo sbarco. Ad un certo punto arrivano cibo e scatoloni di vestiti, finalmente i pantaloni e gli assorbenti, grazie all`intervento di Askavusa. Si creano momenti di tensione e ressa tra le donne per i pantaloni. Si arriva al paradosso che in molti casi, raccogliendo direttamente le esigenze espresse dalle donne, orientiamo noi le operatrici delle associazioni e facciamo da traduttrici con i medici della Croce Rossa. La Stazione Marittima e` aperta, entra ed esce chi vuole. Ad un certo punto arrivano delle signore lampedusane a portare altri vestiti ed in particolare pantaloni, prendono i bambini in braccio, li coccolano e a loro modo interagiscono con le mamme. Insegnano ai bambini a dire: “Bella mamma!”. Molti operatori si fanno le foto con i bambini. Alcune donne ci chiedono di usare il cellulare, altre domandano dove si trovano, e davanti alla risposta :italy, dicono: good!

Arriva il pullman che portera` le donne nella sezione femminile del CPSA. Una donna si rifiuta di salire perche` vuole cercare il suo trolley. Il poliziotto le consente di andarlo a cercare sul molo tra i cumuli di giacche, plastica , rifiuti e borse e chiede a me ed Anastasia di accompagnarla. Stupite andiamo. Siamo scoraggiate sulla possibilita` di reperire il bagaglio ma la donna dopo una decina di minuti ritrova incredibilmente il trolley ed la sua giacca, in cui conservava il prezioso cellulare.

Contemporaneamente, Giovanni e Michele sono in fondo al molo dove usano un thermos di Medici Senza Frontiere per distribuire il te’ da noi preparato. I migranti scendono da due grosse motovedette della Guardia di Finanza, provengono da tutta l’Africa nord-equatoriale, alcuni parlano inglese, altri francese, tre ragazzi si dichiarano libici, ridendo, perche` dall`accento sono evidentemente tunisini. Un ragazzo del Senegal chiede di usare il telefono per raggiungere qualcuno della sua famiglia in italia non sa dove, ma conosce a memoria tutti i numeri. Speriamo una volta al centro possa mettersi in contatto con loro. I migranti si accalcano sulla banchina, dove ricevono coperte termiche, plaid, biscotti, acqua. A parte l’assenza di bevande calde, anche i vestiti inizialmente scarseggiano; arrivano ad un certo punto e tutti ne usufruiscono. L’impressione generale e’ quella di un caos calmo sotto i potenti gruppi elettrogeni del porto e il rumore delle motovedette, dove molto viene fatto ma dove alcune carenze appaiano quasi tragicomiche. Dopo piu` di un`ora restano sulla banchina decine e decine di migranti; i due pullman di Lampedusa Accoglienza non sono chiaramente sufficienti per questi numeri. Arrivano una ragazza di Askavusa e suo fratello a portare altro te`, preparato nella cucina della loro pizzeria, e lo ridistribuiamo ai migranti infreddoliti per la lunga attesa sul molo. Il vento continua ad essere molto forte e freddo.

Una volta partiti le donne e i bambini dalla Stazione Marittima, i ragazzi di Askavusa e altri cercano di ripulirla alla meglio. Al suo interno vengono collocati almeno 30 uomini che non possono essere accolti dal centro e dalla base Loran perche`mancano i posti. Rimaniamo con Askavusa e altri Lampedusani, tra cui il parroco, con le forze di polizia; tutti gli operatori umanitari sono andati via. Dopo poco tempo addirittura ritorna un pullman con una trentina di persone che erano gia’ partite per i centri. I migranti si accampano, sdraiati per terra, nella Stazione Marittima.
Una signora di Lampedusa inizia a lamentarsi per le condizioni dei migranti. Un funzionario di polizia la tratta malissimo. Interviene un membro di Askavusa che sostiene le ragioni della signora, denunciando la gestione carente dell’accoglienza. Si alzano i toni e il ragazzo e l’ufficiale vengono allontanati. Interviene un altro funzionario, sindacalista di polizia, con il quale tutti ci mettiamo a discutere in maniera piu’ pacata. Ad una ragazza di Askavusa che ha cominciato a registrare con la telecamera viene bruscamente detto di smettere. Chiediamo il perche’ di tante carenze se la notizia dell’arrivo di cosi’ tanti migranti era di dominio pubblico dalle 5 del pomeriggio. Pur riconoscendo le nostre ragioni, il sindacalista sostiene che tutte le carenze da noi evidenziate non costituiscono problema di ordine pubblico e non competono quindi alla polizia. Ci invita a presentare un esposto sui fatti e a considerarlo come nostro interlocutore. Askavusa decide di considerare questa ipotesi; suggeriamo al Forum di metterli in contatto con Fulvio Vassallo Paleologo.

Dopo poco arriva un furgoncino di Lampedusa accoglienza per portare delle scarpe richieste incessantemente dai migranti.
Intorno alle tre del mattino arriva un operatore di Save the Children che ci dice come le condizioni dei migranti all’interno dei centri siano peggiori di quelle della Stazione Marittima. Poco dopo torniamo a casa.

In mattinata da save the Children riceviamo l`informazione di uno sbarco non accompagnato dalla guardia costiera a cala croce, ma non sappiamo a proposito niente di piu`. Ci viene comunicato sempre da save the children anche uno sbarco probabile a cala pisana verso le 8, ma quando ci rechiamo sul luogo verso le 10 non c`e` nulla. Delle persone che lavoravano alla cala sin dal mattino ci dicono di avere assistito a nessuno sbarco.

Stimiamo che ad oggi (notte 29-30 aprile) siano presenti sull’isola almeno 1500 migranti, esclusi gli sbarchi del trenta mattina.

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