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Pisa, quando l’accoglienza diventa detenzione

Lezioni di italiano attraverso la rete (foto di Jenny de Salvo)

Un breve aggiornamento riguardo alla situazione dei migranti tunisini che sono stati trasferiti da Lampedusa nei campi distribuiti nella Regione Toscana, ed in particolare a Pisa. Difatti, mentre in altre zone della Toscana coloro che hanno fatto domanda di permesso temporaneo possono uscire dai centri, e le associazioni e gli attivisti possono entrare per dare supporto linguistico e legale, a Pisa i centri sono ancora chiusi: chiusi per chi vorrebbe entrare ma anche chiusi per chi dovrebbe poter uscire. La situazione continua ad evolversi rapidamente, per cui a giorni potrebbe cambiare radicalmente il quadro, ma ad ora queste 70 persone sono di fatto detenute fuori da qualsiasi normativa o legge scritta che possa essere impugnata. Non sono disponibili al pubblico regolamenti: c’è la più totale arbitrarietà, e tutto è in mano alla Prefettura e a chi gestisce i centri, Protezione Civile e Misericordia.

Riportiamo ciò che scrive Africainsieme, storica associazione cittadina per i diritti dei migranti, ed il Kronstad Toscano, gruppo anarchico e rivista, che assieme ad altri sono andati di fronte al campo in questi giorni, per fare lezioni di italiano attraverso la rete, fornire assistenza legale e instaurare un contatto con chi è attualmente nel centro.

L’arrivo dei profughi tunisini a Pisa. Aprile 2011

Il 6 Aprile 2011 arrivano a Pisa alcune decine di profughi tunisini sbarcati a Lampedusa. Vengono sistemati in due campi di accoglienza, uno nel parco di S. Rossore e l’altro a S. Piero a Grado, lungo la Via Bigattiera.

I campi di accoglienza vengono però chiusi e recintati, e resi insaccessibili all’esterno. Africa Insieme, con le altre associazioni del Progetto Rebeldia, rivendicano il diritto di ingresso per i volontari, e il diritto di uscita per i migranti all’interno delle strutture.

Così, al Campo di S. Piero le associazioni organizzano, per protestare contro il filo spinato, delle attività attraverso la recinzione: corsi di italiano, sportello di informazione e consulenza legale, attività di animazione e di conoscenza reciproca. Al contempo, le associazioni chiedono al Prefetto di poter entrare nelle strutture.

sul sito di Africainsieme, si possono trovare altre foto e video del centro di San Piero a Grado.

Pisa: luci ed ombre avvolgono i centri in cui sono ospitati/detenuti i migranti

Il  9 aprile 2011, come Kronstadt – Pisa, abbiamo deciso di fare un sopralluogo di alcuni dei centri allestiti nella provincia di Pisa per accogliere (ma sarebbe meglio dire “catalogare”) tutti quelli individui (catalogati, appunto, come profughi) che sono giunti dalla Tunisia.

Di centri ne abbiamo visti due.

Il primo, situato nel parco di San Rossore, è di fatto realizzato in zona off limits (è fatto divieto di entrare a circa un km da dove si trova il centro). Parcheggiando l’auto a distanza, siamo giunti al centro a piedi, dove abbiamo trovato ad accoglierci due forestali, un vigile urbano e alcuni operatori della protezione civile (che si occupa della parte logistica del centro). Dopo esserci avvicinati ci siamo presentati come volontari e collaboratori di alcune associazioni di Pisa e abbiamo chiesto di poter parlare con i ragazzi ospitati, anche solo per chiedere delle loro condizioni e se avessero bisogno di qualcosa. Nonostante i ragazzi fossero in quel momento a pochi metri da noi e non rinchiusi dentro la recinzione, in quanto erano in fila (a detta della protezione civile) per prendere del vestiario da un magazzino, non ci è stato permesso avvicinarci adducendo motivazioni poco chiare come: non siamo autorizzati, dovete sentire la questura (e poi cambiando idea, la prefettura), i ragazzi non possono uscire perché non sono stati identificati (contrariamente a quanto sappiamo), o almeno non ancora tutti.

In particolare il divieto ci è stato imposto (e con una discreta arroganza) da un operatore della protezione civile che sembrava essere colui che aveva la responsabilità logistica del campo. Dopo diversi rifiuti ci siamo allontanati con la promessa di tornare più numerosi.

Il secondo campo che abbiamo visitato si trova a San Piero. Alcuni di noi sono già stati là in precedenza e hanno avuto modo di conoscere gli ospiti, pur parlando solo attraverso la recinzione. In questo campo è forte la presenza di Africa Insieme che con i suoi volontari hanno già attivato anche corsi di italiano, stanno raccogliendo informazioni sulle aspirazioni degli ospiti e provvedendo a migliorare le loro possibilità di comunicazione con il mondo esterno. Lunedi 11 aprile è previsto il loro appuntamento in questura per il rilascio del permesso di soggiorno provvisorio.

Al terzo campo che ci eravamo promessi di visitare, quello di Montopoli, non ci è stato possibile andare.

Da quello che abbiamo visto sospettiamo che gli ospiti siano stati smistati nei diversi campi a seconda del tipo di destino che le autorità hanno già deciso per loro: se rilasciare il permesso provvisorio (come per chi si trova a San Piero) o se rimpatriarli o tenerli in quelli che diventeranno CIE (secondo il miserabile modello “buono” proposto da Rossi, come pensiamo per il caso di quelli che di fatto adesso sono, detenuti, a San Rossore).

Come gruppo Anarchico Kronstadt manterremo una presenza il più possibile costante al fine di continuare con la creazione di relazioni umane la dove è possibile e inoltre continueremo con l’attività di monitoraggio volta alla raccolta di informazioni che solo con il contatto diretto con questi luoghi si possono apprendere di modo da promuovere anche manifestazioni di protesta nelle prossime settimane specialmente in quei luoghi dove la figura Cie si viene sempre più palesando.

Kronstadt Anarchico Pisa

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