Mentre in Italia continua il dibattito cinico di chi fa una volgare distinzione tra profughi e clandestini, di chi mette la testa dei migranti sul piatto delle trattative con l’europa per guadagnare più potere contrattuale, di chi gioca con la vita della gente per i propri sporchi egoismi, noi, che continuiamo a ripeterci come un mantra il testamento che ci ha lasciato Vittorio Arrigoni, “restiamo umani“, non comprendiamo certo il perchè ad alcuni tunisini cominciano ad essere rilasciati i permessi di soggiorno temporanei mentre altri vengono costretti al rimpatrio nonostante la loro ribellione, gli autolesionismi, le loro grida disperate, di gente che ha speso tutto per arrivare fin qui e che viene rimandata indietro come se si potesse fare una selezione tra quelli che si possono sfamare e quelli che invece si fanno morire di fame.
In Italia in alcuni luoghi vengono rilasciati i permessi. A Manduria invece si continua a rimandare. Ed è Giulio che ci segnala questo video in cui si tenta di fare chiarezza sulle ronde che c’erano i primi giorni a rastrellamento dei tunisini e che ci racconta questi ultimi pessimi giorni che sono stati caratterizzati anche da un lutto. Un brutto episodio. Un incidente di cui è stato vittima un uomo che come tanti altri attraversavano quella stradina provinciale per andare dal campo a Oria.
Giulio lo aveva previsto e scrive:
Stranamente, non riesco a pensare (troppo) all’uomo che è morto – o non voglio. In questo momento, i miei pensieri vanno al militare che mi ha rimproverato perché do i passaggi ai tunisini fregandomene della capienza del veicolo.
(Prima che diventi radical-chic) restiamo umani
Ed ecco il report:
di Giulio F.
“Gli entusiasmi al campo si sono spenti tra gli echi dei “tomorrow tomorrow, demain demain” delle istituzioni. Nessuna chiarezza su quando arriveranno i permessi, persino dai mediatori culturali arrivano notizie contrastanti (nulla di cui stupirsi: pochi sono compagni capaci, altri sono dipendenti dell’azienda appaltatrice filo-istituzionale, altri vicini alla polizia).
L’idillio si è sfaldato, la noia e l’impazienza prendono il sopravvento: nonostante i divieti di vendita per i bar tanti si ubriacano pesantemente, nonostante i rientri da collegio tanti continuano a percorrere al buio la pericolosa statale, e le risse nel campo – con la polizia italiana che lascia correre – sono frequenti,
così come punti ed occhi neri, soprattutto tra gruppi del nord (più “occidentali”) e del sud della Tunisia.
Ieri sono stati tutti sottoposti ad un questionario su cui dichiarare dove si dirigeranno dopo i permessi. A cosa può servire, se non a prendere ulteriore tempo?
Sempre ieri notte un ragazzo di 32 anni è stato arrestato per aver aggredito, ubriaco, dei poliziotti: per lui solo carcere e rimpatrio, ora.
Oggi pare che a Firenze abbiano già cominciato a consegnare i permessi, perché qui no? Perché si lasciano più di mille e trecento persone a marcire rinchiuse in una rete, senza mezzi di comunicazione, in aperta campagna e con l’unica area civilizzata – un paesino di 15 mila abitanti – a più di sei kilometri?
Quanto c’è da aspettare ancora prima che una scintilla accenda questa polveriera?
Soprattutto, quanto di tutto questo è dovuto alla solita burocrazia, quanto a stupidità, quanto è VOLUTO?”
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