I pedofili sono quasi sempre protetti dalle loro famiglie. Ci sono familiari dei pedofili che costituiscono perfino associazioni a difesa di figli, padri, parenti condannati per pedofilia. Ci sono familiari di pedofili che si aggirano via facebook praticando negazionismo e sostenendo che ogni madre che denuncia un padre pedofilo per proteggere sua figlia direbbe il falso.
E’ la differenza che esiste tra le famiglie patriarcali, quelle in cui il maschio è padrone e le donne tutte ancelle, e le famiglie in cui le donne/madri sono indipendenti.
Poi ci sono le famiglie in cui le mogli dicono ai mariti/padri dai quali dipendono economicamente di sfogarsi con persone al di fuori dalla famiglia. Patti di complicità e omertà sui quali si regge un equilibrio secolare.
Di grave c’è che il pedofillo pugliese aveva rotto quel probabile silenzioso o esplicito patto e che la nipote sulla quale secondo le dichiarazioni della procura aveva fatto violenza voleva denunciare. Sarah Scazzi ha però commesso un errore, come abbiamo sempre scritto mai escludendo le complicità che ci sono note all’interno di questo genere di nuclei familiari. Si è rivolta ad una presunta complice e ha così minacciato l’equilibrio sul quale si reggeva quella famiglia. Un equilibrio sul quale si reggono tante famiglie a protezione dei pedofili, denunciati i quali fanno emergere, ed è anche questo il motivo di tanta ostinazione parentale, non solo il comportamento del pedofilo o dello stupratore ma anche la pratica di complicità omertosa esercitata dalla famiglia.
Ogni famiglia, intesa quale clan, immagina che il proprio nome, ovvero il nome del “padre” attorno al quale quella famiglia si è costituita, non debba mai essere messo in discussione. Si parla sempre di scandalo e vergogna e pur di sfuggire allo scandalo e alla vergogna nella storia passata e presente si è fatto di tutto.
Più le famiglie occupano posizioni di prestigio sociale e più chiaramente questo rischio aumenta. Vedi la vendetta su Teresa Buonocore. E’ anche vero che più le famiglie sono prestigiose e meno probabilità ci sono che si compia un delitto vero e proprio.
Già le famiglie aristocratiche in passato usavano rinchiudere nelle carceri e nei secoli successivi in manicomi sia le vittime di violenza sessuale che le donne o le persone che le appoggiavano. I tempi dei manicomi e delle lobotomizzazioni sono pieni di storie di ricche famiglie che usavano la psichiatria come mezzo per liberarsi di una testimone scomoda. Si proteggevano i figli del duca o il conte tal dei tali e a proteggere il buon nome della famiglia collaborava attivamente anche la madre, quale affiliata di un clan.
Moglie, figli e figlie di un clan retto da un pedofilo sono soggetti che vanno studiati a fondo perchè se non fossero complici non avrebbero vita facile. Se non fossero complici e quel matrimonio si rompesse le mogli rimarrebbero in mezzo alla strada e le figlie con lei. Tanta complicità femminile si basa spesso sulla dipendenza economica e la mancanza di reddito e lavoro per le donne non fa che aumentare la probabilità di situazioni come questa.
Oggi stiamo discutendo di una famiglia dai sapori antichi, nella quale il delitto sessuale viene occultato con ogni mezzo con l’aiuto delle componenti familiari. Ma si evita di discutere di tutti quei casi in cui i delitti di incesto o di pedofilia o violenza sessuale vengono nascosti con altri mezzi.
Non è un caso se su facebook e su internet in generale i più accaniti istigatori al linciaggio dei componenti della famiglia Misseri, soprattutto di Sabrina che per loro diventa l’elemento di sfogo di tanta misoginia, una sorta di rivincita sulle tante donne che invece difendono le figlie e i figli dai pedofili, sono quelli che sostengono che la pedofilia sia un fatto sopravvalutato, che la maggior parte delle denunce per pedofilia e violenza intrafamiliare sarebbero inventate e che le madri che vogliono proteggere i figli e le figlie da padri pedofili sarebbero tutte pazze.
Sono soggetti che praticano negazionismo e su internet sostengono la promozione della causa dei padri separati, i quali padri, essendo consapevoli di quanto sia fondamentale rendere credibilità alle vittime di abusi sessuali altrimenti destinate a diventare mille Sarah Scazzi, dovrebbero prendere le distanze da loro e dovrebbero chiarire in che modo si pongono rispetto alle teorie di una specie di psichiatra americano, tale Gardner, che secondo i Bambini Coraggiosi Usa, un network creato da maggiorenni che sono stati affidati ai padri pedofili e sottratti alle madri, è stato un business man che si è arricchito fornendo una teoria corposa a difesa dei pedofili e per distruggere la credibilità delle vittime e delle loro madri.
Tale teoria si chiama Sindrome della alienazione parentale, detta Pas, che non è la lobotomizzazione praticata nell’ottocento, ma insiste nello stesso uso della psichiatria per ottenere protezione per i pedofili e per i padri/mariti violenti e mettere a tacere con un ricatto gravissimo le vittime di abusi e le loro madri.
Di casi di questo tipo raccontano gli stessi bambini sottratti alla madre che ne aveva denunciato l’abuso e che tentava di proteggerli e affidati ai padri che gli hanno distrutto la vita che ora tentano di riprendersi dicendo al mondo una scomoda verità.
Ed è davvero scomoda perchè tutto questo è stato fatto con la complicità di tribunali che hanno applicato leggi che hanno legittimato il negazionismo e la protezione del pedofilo facendolo diventare l’obiettivo dello stato.
La stessa cosa sembrerebbe accadere anche in italia dove al senato abbiamo in discussione il ddl 957 nel quale tra le altre pessime cose si prevede l’introduzione legittimata della Pas nei tribunali italiani.
E cosa diremo ai bambini coraggiosi italiani tra vent’anni quando anche loro rivendicheranno un risarcimento rispetto all’orrore che lo stato li ha costretti a vivere?
Ecco alcune delle testimonianze dei ragazzi statunitensi tradotte in italiano (ne tradurremo altre):
Bambini Coraggiosi Usa: Storia di Jennifer Collins
Bambini Coraggiosi Usa: Storia di Rebecca Knox
Su Sarah Scazzi leggi anche:
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La violenza maschile si nasconde soprattutto in famiglia
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Pas in Italia: chi la pensa come Gardner?
L’unione camere minorile contro l’affido condiviso bis (ddl 957)
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cara maralibera,
io ho denunciato (vent’anni dopo i fatti) e sono stata radiata dalla famiglia.
Io parlo per esperienza personale. Nel mio caso ci sono state precise responsabilità femminili di omertà e copertura del pedofilo di famiglia, compiute quando questi viveva ormai lontano dalla famiglia ma comunque ogni tanto veniva a trovare le figlie con i rispettivi figli. Ecco, io non perdono a chi sapeva benissimo di non aver avvertito chi di dovere di stare in guardia e di non lasciare la bambina sola con il signore in questione. L’avrà fatto per stupidità e non per cattiveria? Può darsi. Però vi prego, non santifichiamo le donne in quanto tali lasciando tutto il male sulle spalle degli uomini. La famiglia di cui si parla nell’articolo, quasi in maniera astratta, è fatta anche di donne che potrebbero, se solo lo volessero, spezzare la catena di omertà. E certe scelte le fanno, te lo assicuro. “Mia figlia no, quell’altra si”. Non è nemmeno una questione economica. Nel mio caso si parla di una realtà alto borghese. Poi, ovviamente, quando si sentono le notizie sull’ennesima vittima di pedofilia, tutte a dire: “Se toccassero mia figlia li ammazzerei”. Ecco, è questa ipocrisia che non sopporto. Ci vuole un’autocritica. Le donne a volte, non sempre ovviamente, non difendono abbastanza le figlie dai pedofili di famiglia e ne diventano, consapevolmente od inconsapevolmente, complici.
è anche possibile che sia come dici tu ma di fondo io vedo tante donne che non vogliono rompere un equilibrio difficile da gestire. se una donna denuncia un pedofilo viene fatta fuori dalla famiglia e se quella famiglia costituisce l’unico suo riferimento sociale ed economico diventa complicato fare una scelta di quel tipo. e se leggi il materiale sulla Pas vedrai che se oggi una donna denuncia un pedofilo viene ricattata con mezzi estremamente violenti al punto da toglierle la figlia. perchè tutto le dice che deve mentire e deve anzi permettere che i pedofili facciano quello che vogliono impunemente. e non è una giustificazione per una capacità e un coraggio della denuncia che molte non hanno e che tu giustamente rivendichi.
la stessa cosa potresti dire quando si parla di cittadini che non denunciano i mafiosi. perchè non denunciano? qual è l’analisi sociale ed economica che fai in quei casi?
le donne potrebbero certo spezzare il legame di maschilismo familiare potrebbero e dovrebbero. la complicità femminile, l’omertà e la complicità sono un mezzo atroce di trasmissione e protezione dei sistemi della violenza maschile.
ma non puoi trarre conclusioni senza analizzare lucidamente i tanti ricatti alla quale una donna è sottoposta, le tante mistificazioni con le quali cresce, i tanti segreti che è da sempre costretta a custodire per garantirsi un po’ di sopravvivenza.
ovvio che poi c’è esperienza ed esperienza. nel caso di bambine da sacrificare sull’altare del pedofilo io non credo che le donne siano mandanti di quella scelta se è quello a cui vuoi alludere. nè penso che una adulta possa voler coltivare “cattiveria” nei confronti di una bambina che non è la sua.
ma sono d’accordo sull’omertà e sono d’accordo sul fare “critica” perchè si tratta di criticare modelli femminili che non ci riguardano e che in ogni caso ruotano attorno all’autorità, se così si può dire, di un maschio pedofilo.
La famiglia sarà anche un concetto astratto e creato su presupposti maschilisti, però, ragazze, le famiglie sono fatte di DONNE che liberamente scelgono a volte chi sacrificare sull’altare della difesa del pedofilo di famiglia. Le donne, se solo lo volessero, se non fossero anche cattive a volte con le loro simili, potrebbero spezzare la catena che le lega al maschilismo famigliare che avete descritto così bene. Non lo fanno e basta. E non è che non lo fanno per motivi economici. Succede anche nelle “migliori” famiglie borghesi che “tu mia figlia non la tocchi ma di quella di mia sorella non me ne frega niente” .
Credo che il caso di Sarah, se saranno confermate le risultanze delle indagini, ci imponga una seria autocritica su questa complicità femminile nell’abuso famigliare. Io l’ho definita omertà mafiosa e continuo a considerarla tale. Per esserci passata.
Vi lascio il link al mio pezzo, casomai interessasse:
http://ilblogdilameduck.blogspot.com/2010/10/chi-non-ti-ha-difeso.html