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Non permettiamo che possa esserci un’altra Sarah Scazzi

http://www.youtube.com/watch?v=4gU9OLOcejY

Non ce la faccio. Proprio non riesco a non piangere di rabbia. E l’unico modo che ho per non stringere i pugni e digrignare è scrivere.

Scrivere di Teresa Buonocore che è morta a Portici di protezione familiare ad un pedofilo.

Di Sarah Scazzi, della quale è stato già detto tanto, tutto giusto e condivisibile, in uno sforzo di razionalizzazione che bisogna fare perchè quello che tiene in piedi tante donne, che non le demolisce fino in fondo, è il pensiero che razionalizzando le violenze si riuscirà a salvare qualche piccola o grande vita. Una in più. Anche una sola.

Una sola piccola vita da strappare alle mani di un qualunque miserabile zio che come sempre accade non voleva assumersi la responsabilità delle molestie fatte, protetto da una famiglia che non ha concesso nessun credito ad una vittima innocente. Uomini da niente che si nascondono tra valori “familiari” e il ricatto della dipendenza economica dei parenti. Perchè se loro vanno in galera poi moglie e figli chi li campa?

Una piccola vita da sottrarre alle mani violente di uno stupratore qualsiasi. Uno di quelli che conosciamo in tante. Che ti toccano, ti inseguono, poi ti ricattano e infine ti ammazzano per seppellire con te la loro “colpa”. Infine si fingono malati, mentre la stampa li tutela ancora e li chiama pazzi in preda a raptus.

Quella follia esiste nelle famiglie di tutto il mondo. E’ qualcosa di sistematicamente implicito al concetto stesso di famiglia per come viene considerata. Un luogo in cui donne e bambini non possono sottrarsi dalla proprietà dell’uomo, capo, padre/padrone. Chiunque si ribelli a questo principio in un modo o nell’altro muore o comunque sopravvive portandosi dietro il trauma di episodi devastanti.

E per ogni Sarah Scazzi ci sono tante giovani e meno giovani vite che sembrano tutte venute fuori da una trincea crudele, percorsi di guerra in cui mille mani ti pregano, ti toccano, ti desiderano, ti importunano, ti molestano, ti braccano, ti stuprano, ti ricattano, ti limitano, ti condizionano, ti devastano, e se non accetti di farti marchiare a fuoco come un qualunque animale d’allevamento allora ti uccidono.

Penso alle tante bambine molestate in ambienti che secondo le istituzioni dovrebbero proteggerle. Penso a quelle figlie e figli che non possono rifiutarsi di vedere i padri perchè altrimenti viene loro imputata una falsa sindrome inventata per proteggere i padri pedofili e mettere fuori gioco le madri che vorrebbero invece tutelare quelle figlie e i figli. Penso ai livelli di complicità dei falsabusisti che diffondono cultura negazionista per proteggere parenti e amici dall’accusa di stupro e abusi a minori. Penso al fatto che ogni parola che prepara il terreno culturale sul quale potrà contare un qualunque zio di Sarah Scazzi è una pietra lanciata contro una giovane o meno giovane vittima.

Penso al fatto che per giorni si è indagato sulla vita di una bambina, per scovare nelle sue abitudini il motivo della sua scomparsa. Penso a quelli che già le avevano dato la “colpa” di qualunque cosa. Perchè dicevano si fosse fidata di uno sconosciuto. Perchè aveva chattato con un estraneo. Perchè si vestiva come una emo. Perchè aveva un sorriso spensierato come solo una ragazza di quell’età può avere.

Salvarne una, una sola. Basterebbe poco, ne sono convinta. Basterebbe un po’ di senso di responsabilità. Basterebbe smetterla con l’omertà. Basterebbe che donne e uomini si schierassero dalla parte delle vittime, credessero a loro da subito prima che ai carnefici. Basterebbe che i parenti degli stupratori avessero il coraggio di prendere le distanze da quei ladri di corpi. Basterebbe smetterla di costruire giorno dopo giorno una società a tutela di uomini sporchi e violenti che non hanno il minimo rimorso ad uccidere una ragazzina e a violentarne il cadavere.

Bisogna che tutti si interroghino su questo. Quello zio stupratore e assassino viveva in casa con tre donne. A lui, padre di famiglia, la società aveva affidato il privilegio di un lavoro mentre le donne arrancano e sono costrette a morire di dipendenza o di dipendenza omertosa tenendosi un macellaio in casa per sopravvivere. A lui la società aveva riconosciuto il diritto di impartire “valori” morali alla famiglia, di dettare regole sulla vita delle sue figlie, come vestirsi, come vivere, come respirare, come comportarsi. A lui la società ha affidato il ruolo di “persona affidabile” senza se e senza ma. Perchè innanzitutto è la donna a cui viene applicato il bollino della colpa alla nascita.

A lui la società affida il passato, il presente e il futuro di mille giovani esistenze mentre le donne sono perennemente costrette a morire giorno dopo giorno.

Padri di famiglia, preti, soggetti ai quali viene assegnato per principio il diritto di impartire lezioni di vita e di fare dei corpi di donne e bambine/i tutto quello che vogliono, salvo poi parlare di mele marce quando accade qualcosa che tutti non possono fare a meno di vedere.

E’ la stessa cosa di cui parla ogni tipo di esercito creato ad arte per reprimere, sopprimere, sorvegliare, punire. Le mele marce delle forze dell’ordine, tra i militari che stuprano le civili, tra le categorie ecclesiastiche che poi chiedono aiuto a politici per non rispondere delle loro responsabilità. Ed è tutto sbagliato perchè non stiamo parlando di un albero sano che produce di tanto in tanto un frutto da buttare ma di un intero sistema che è marcio alla radice e che parte dal pregiudizio che le donne e i bambini abbiano bisogno di padroni, di essere governati, comandati, gestiti, usati, insultati, e se non obbediscono: puniti, repressi, uccisi.

Si tratta di cameratismo, squadrismo familista che è strutturale alla composizione della nostra società e che tiene lontano le critiche proteggendo mille stupratori al giorno e mille assassini al minuto. Negando fino alla fine, creando sistemi di protezione dei carnefici, sottraendo alle vittime la possibilità di difendersi e di poter finalmente affidarsi solo a se stesse.

C’è da urlarlo: quelli ai quali donne e bambini sono “affidati” con compiti di tutela sono i primi carnefici. Donne e bambini devono ottenere la possibilità di tutelare se stessi senza mediazione, senza il pregiudizio di inaffidabilità che la società gli attribuisce dalla nascita, senza quel pregiudizio di “debolezza” e “fragilità” che giustifica ogni decisione nella quale donne e bambini vengono costretti a farsi accompagnare (come per la campagna di Trenitalia), ad andare in giro per il mondo mano nella mano con i propri aggressori, come se non fossero in grado di intendere e volere, come se fossero piccole anime senza identità da assegnare – con riconoscenza – ad improbabili tutori.

Il film “uomini che odiano le donne” spiega perfettamente il meccanismo. Il tutore che stupra la sua tutelata. Un intero sistema che umilia e mortifica la dignità e la vita di una giovane donna che voleva solo salvarsi da un branco di maschi violenti. Una giovane donna che voleva gestirsi da sè. Sentirsi legittimata a denunciare, parlare, con la soddisfazione di essere creduta.

Quanti sono quelli che coltivano cultura patriarcale e che insistono giorno dopo giorno per applicare un marchio di non affidabilità e non credibilità sulle donne? Perchè in tanti si premurano a sostenere che donne e bambini non sono così affidabili? Perchè c’è chi si premura a inventare sindromi fasulle, con relativi business annessi, per convincere il mondo che donne e bambini non contano niente?

Così saremmo noi ad avere bisogno di tutela? Saremmo noi quelle che devono considerare alcuni “padri di famiglia” una specie di faro invece che la fonte delle esperienze più devastanti della vita? Saremmo noi quelle che devono prendersi cura degli uomini violenti? Quelle che devono farsi carico delle loro depressioni, delle loro crisi da astinenza, dei loro capricci da violenti viziati che esigono gli sia restituito l’osso quando l’osso fa le valigie e se ne va?

Quell’osso siamo noi e loro sono cani rabbiosi che non hanno nulla di giusto e che invece vengono giustificati sempre.

Noi siamo solo cibo per bestie feroci che si nutrono di carne umana e tutto quello che vedete e leggete ogni giorno è un circo che convince le vittime a darsi in pasto spontaneamente ai carnefici e tutela i carnefici fingendo di perseguirli se quell’osso lo spolpano vivo in un secondo invece che farselo durare fino alla fine del pasto.

Salvarne una. Solo una. Una donna, una madre, una figlia, un figlio. Una persona che non trova riparo e che certamente morirà d’abbandono sociale, culturale e istituzionale.

Donne e uomini che non vogliono fare parte di questo gioco devono allearsi e combattere. Devono strappare dalle mani dei carnefici ogni vittima. Devono lottare contro un branco immondo di violenti che si nascondono dietro i loro complici.

Almeno una. Non permettiamo che possa esserci un’altra Sarah Scazzi.

Buonanotte piccola stella. Buonanotte tesoro.

Ps: aggiungo un commento lasciato da Marinella che vale la pena di essere ripreso.

E che dire di quello che hanno scritto sulla madre, l’hanno insultata dicendo che Sarah voleva scappare da lei perchè tanto tanto cattiva. Una donna che perfino ieri sera, mentre la Sciarelli continuava a fare audience, è rimasta dignitosa e determinata, forte e intenzionata ad andare fino in fondo con il coraggio di chi non ha paura di affrontare la verità.

—>>>Bollettino di guerra

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


8 Responses

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  1. barbara says

    nel programma “Bonta loro” oggi quel mentecatto di Costanzo tesseva le lodi di ‘chi l’ha visto’ e sottolineava gli ottimi ascolti fatti da ‘linea notte’ grazie al passaggio di testimone sull’orrore. credo che la puntata si possa visionare sul sito della rai andando nella sezione Rai Replay

  2. loredana says

    Con ancora addosso la rabbia per la notizia della morte di una giovane donna, uccisa e violentata leggo che a Firenze ci sarà un Workshop Moda & Seduzione.

    Leggo: “È un seminario pratico…dedicata alla valorizzazione delle forme attraverso l’abbigliamento…dedicata alla riscoperta della propria sensualità attraverso l’effetto terapeutico del Burlesque ”potenziatore di autostima”… L’obiettivo del seminario è insegnare tecniche base per imparare a vestirsi e a muoversi in modo più disinvolto e seducente, in una parola: riscoprire la propria femminilità e vivere meglio il nostro corpo, sia dal punto di vista estetico che psicologico!”

    Noi donne over quaranta non abbiamo bisogno di potenziare la nostra autostima attraverso la valorizzazione delle forme, la nostra autostima si nutre di altro, di idee, di pensieri, di cose da fare quotidianamente dal lavorare con dignità al bucato da stendere al sole, dall’incontro in libreria con l’autore alla crostata nel forno, la nostra autostima si nutre degli amici che abbiamo intorno che condividono con noi gioie dolori libri musica e cinema, si nutre dei figli che sanno distinguere una notizia data dal tg4 o data dal tg de la7, tutte cose di sostanza e non di forma che le forme e l’apparenza non nutrono riempiono il vuoto con il vuoto mentre noi vogliamo il pieno che contiene. E sappiamo passare dalle scarpe da ginnastica al tacco senza che nessuno ce lo insegni e sappiamo vivere la nostra sensualità anche con un grembiule da cucina addosso, e insegniamo alle nostre figlie ad amare se stesse e a vivere il proprio corpo e la propria sessualità liberamente, e insegniamo ai nostri figli quanto può essere seducente una donna intelligente. Io faccio parte di questa categoria e dunque parlo per me e parlo per loro. Ma conosco trentenni che non hanno fatto in tempo a portare gli zoccoli e le gonne lunghe che non sono distanti dal mio modo di concepire la donna. So che c’è anche un altro modo di vivere l’essere donna, so che ci sono donne che si sentono tali soltanto attraverso gli sguardi di approvazione del maschio. So che ci sono e non chiedetemi di essere tollerante nei loro confronti, non lo sarò. E so perché non lo sarò.

    Leggo un’altra notizia:

    Luci accese sui balconi e alle finestre delle case italiane nella notte di sabato, tra il 9 e il 10 ottobre. E’ il gesto simbolico che propone il Centro antiviolenza Artemisia in segno di “sdegno e solidarietà per quanto accaduto a Sarah e a tutte le altre donne vittime di violenza”.

    Non lo sarò perché le luci accese sui balconi e alle finestre non le voglio più per nessun altra Sara e come diceva De Andrè siamo tutti coinvolti, anche se ci sentiamo assolti. Non assolviamoci dicendo “io sono diversa” non basta, bisogna agire parlare educare non proteggere i carnefici non far finta di non vedere e di non sentire creare un humus culturale che non ci renda diverse ma tutte libere di dire no, di puntare il dito, di “vivere meglio il nostro corpo, sia dal punto di vista estetico che psicologico”.

  3. fasse says

    parli della madre di sabrina, vero?
    se sapeva e non l’ha detto ha fatto malissimo. se ci sono altre complici, donne, di stupratori è bene che cambino mentalità. quella cultura della protezione del pedofilo o dello stupratore è familista e patriarcale.
    se sapeva è corresponsabile tanto quanto. se sapeva hanno lasciato due figlie orfane ed è questa la meraviglia di certe famiglie in cui tutto ruota attorno al padre/padrone per di più stupratore e assassino di creature innocenti.

  4. iaia says

    leggo su “l’ unità”: “La svolta nelle indagini sul caso di Sarah Scazzi sarebbe giunta con una intercettazione ambientale della cugina Sabrina, mentre parlava con la madre e diceva piangendo «Tanto lo so che l’ha presa lui…»”
    ora, come facciamo a sapere che la madre sia al 100% una brava donna? non che è il fatto di essere donna la rende automaticamente una brava persona!!!
    e se l’ odio di sarah verso di lei fosse derivato proprio dal fatto che la madre sapeva ma non faceva nulla per difenderla?
    non sarebbe il primo caso del genere. sappiamo lo squallore di certe mentalità, spesso derivate dal degrado sociale e culturale di zone come quelle del sud italia.
    sono campana, e so di cosa parlo. basta allontanarsi un po’ dalla città per trovare la stessa mentalità gretta che c’ era ad inizio secolo scorso, dove l’ abuso era prassi, le donne che cercavano di denunciare venivano spesso uccise perché potevano gettare fango sul nome della famiglia. la cosa raccapricciante è che non si faccia nulla per estirpare tutto ciò.

  5. ggt says

    l’ho già scritto altrove ma penso vada ribadito anche qui:
    la trasmissione della sciarelli ieri sera ha toppato. sui corpi
    delle donne e delle bambine ammazzate già la tivù fa sciacallaggio,
    puntatone di gossip e continueranno a fare sciacallaggio per fare
    audience.
    ma dalla sciarelli ci si aspettava qualcosa di diverso. e non il brivido di dare in diretta la notizia IN TELEVISIONE ad una madre che aspetta di sapere che fine ha fatto sua figlia.
    ci si aspettava delicatezza, quella che va riservata ad un momento così PRIVATO da non poter essere condiviso
    con milioni di telespettatori a uso e consumo di una azienda – la rai –
    che delle donne fa quotidianamente scempio.
    la madre di sarah ha una dignità che certuni se la sognano. fossi stata
    io avrei mandato a quel paese tutti, sciarelli per prima.

  6. leila says

    Credo però, che non si debba confondere l’omertà con la “Paura di parlare”.

  7. marinella says

    e che dire di quello che hanno scritto sulla madre, l’hanno insultata dicendo che sarah voleva scappare da lei perchè tanto tanto cattiva. una donna che perfino ieri sera, mentre la sciarelli continuava a fare audience, è rimasta dignitosa e determinata, forte e intenzionata ad andare fino in fondo con il coraggio di chi non ha paura di affrontare la verità.

  8. Claudia Mancosu says

    E’ morta perché si fidava,. non colpa più grave di assassinare una bambina che si fida. Non voglio più sentire di bambine trucidate da parenti, e vicini di casa tanto per bene. quando li prendono non devono uscire mai più di galera.
    Odio i sostenitori della”famiglia unita” che significa omertà e silenzio .