I fatti dei quali vi abbiamo raccontato in questi giorni ci fanno arrivare ad una naturale conclusione. La legge sull’affido condiviso e i progetti che vogliono peggiorarla, non sono soltanto il mezzo per garantire all’uomo il diritto di proprietà sulla famiglia e sui figli anche quando famiglia e figli non vogliono avere a che fare con lui.
Per capire come stanno andando le cose basta solo andare a vedere quello che è successo al bambino di latina di 8 anni, terrorizzato (si è anche sentito male) da 14 poliziotti, praticamente un esercito, che sono andati a toglierlo alla madre per obbligarlo a stare con il padre.
La legge sull’affido condiviso e tutte le integrazioni che vorrebbero fare, compresa la istituzionalizzazione della Pas, questa sindrome inventata ad uso e consumo dei padri violenti, fondamentalmente costringono le donne ad essere complici, omertose, di questi uomini.
Ti dicono – facendosi scudo dei bambini – che di questi uomini non bisogna svelare niente, che bisogna negare l’evidenza. Che bisogna giustificare un padre che va a minacciare, accoltellare o sbattere pugni sull’auto della ex moglie per minacciarla mentre il figlio è dentro quella macchina e può vedere tutto. Ti dicono che devi mentire ai bambini, devi educarli a pensare che non è vero niente, che i loro padri sono sempre brave persone.
Ti dicono di non spiegare ai bambini la differenza tra violenza e non violenza, come se certi atteggiamenti fossero da ritenersi normali. Giustificano la violenza dei padri e la usano come elemento vittimista di "debolezza" contro quelle che vittime lo sono per davvero. Dopo aver proposto e ottenuto leggi che stabiliscono a priori l’assoluzione dei padri violenti ti dicono perfino che a stabilire lo "status di violenza" saranno le persone che la infliggono e non quelle che la subiscono.
Ti dicono di mentire ai bambini, di coprire le azioni dei padri violenti, insegnando dunque ai bambini a reiterare gli stessi comportamenti e a non distinguere tra quello che è giusto e quello che è sbagliato.
Se pensiamo all’educazione rivolta alle bambine ti costringono a insegnare loro che non c’è differenza tra un uomo violento e uno che invece ti rispetta e ti vuole bene davvero.
Le conseguenze di questa complicità e omertà imposta la vediamo tutti i giorni. Ci sono tante donne cresciute in ambienti dove i "padri" venivano protetti dal silenzio delle madri. Dove le madri erano costrette a soprassedere per dipendenza economica, per eccesso di comprensione, per amore verso quei figli, per non lasciarli in mezzo alla strada.
Tra le frasi più comuni c’è quella che dice "è pur sempre il padre dei miei figli". Ma se quel padre ti ha maltrattata, ha maltrattato te che sei sua moglie e tu dici a tua figlia che quella cosa non riguarda lei, è come se le stessi insegnando in quel momento che il problema non è suo padre ma sei tu.
Le stai dicendo che quell’uomo è cattivo solo con te, quindi la colpa sarebbe tua. Le stai dicendo, mentendo, che sei tu la causa della violenza che hai subito.
Quante sono le figlie che crescono con questa convinzione? Quante sono le figlie che noi educhiamo a credere di essere responsabili della violenza che subiscono in famiglia?
Non è una questione di superficie. E’ una questione di sostanza.
Se io sono una madre violenta e negativa per mio figlio è giusto che io non abbia nulla a che fare con mio figlio. Se tu sei un padre violento e negativo con tuo figlio è giusto che tu non abbia nulla a che fare con tuo figlio.
La terza strada è quella di recuperare consapevolezza e lucidità e consegnare ai bambini, senza ricattarli e senza indurli e credere mai che dei loro desideri non si terrà conto, la verità per quello che è.
Ciascuna di noi sa che non si può avere a che fare con persone "violente" senza che sia chiaro che di persone violente si tratta. Che si scelga di comprenderle e interpretarle nella loro complessità è un fatto privato. Non può essere una imposizione per legge. Le relazioni non possono essere obbligate mai e in nessun caso.
Chi vuole recuperare rapporti incrinati da cattivi comportamenti deve guadagnarseli e non esigerli con arroganza, sbattendo il pugno, sfondando le porte e facendosi aiutare dalle forze dell’ordine. Non sta nè in cielo nè in terra, come abbiamo letto da certe sentenze, che i "padri" siano assolti da violenze contro la ex moglie perchè giustificati dalle norme sull’affido.
Siamo davvero al delirio. All’imposizione, per legge, della figura paterna per colmare un SUO vuoto, per risolvere un SUO problema, per soddisfare il SUO bisogno di dominio e di esercizio della proprietà su delle vite umane. Stiamo parlando di persone e non di oggetti che puoi mettere sotto sequestro, pignorati, blindati e rimessi all’asta dall’esattoria delle relazioni obbligate.
Ma c’è questa faccenda dell’omertà che va esplorata fino in fondo perchè spiega tante cose e responsabilizza noi madri nei confronti dei nostri figli e delle nostre figlie.
Come faccio ad insegnare a mia figlia a difendersi dalla violenza maschile se non gliela svelo proprio quando ce l’ha sotto il naso?
I bambini vanno protetti, anche dalle brutte cose, vanno lasciati il più possibile a giocare e sognare, a costruire una identità forte e sicura. Questa sarebbe la teoria. Nella pratica i bambini assistono a scene agghiaccianti, litigi, massacri, diventano loro stessi vittime di stragi familiari. Siamo sicure di fare loro un favore proteggendoli dalla verità quando l’hanno vissuta?
Se una bambina, come ci racconta Annalisa, assiste al tentato omicidio di sua madre, è giusto mentirle? Saprà distinguere lei per il suo futuro tra una persona violenta e una non violenta?
Come farà a distinguere tra una persona buona e una che non lo è se nessuno le dice la verità? E cosa potrebbe mai dirle suo padre per giustificarsi e riuscire a guardarla negli occhi se non che la violenza per lui sarebbe da considerarsi colpa di chi la subisce invece che di chi la infligge? Come possono, questi uomini molesti, recuperare un rapporto con le proprie figlie e i propri figli, se non educandoli ad assolvere la violenza maschile sempre e comunque, aiutati e protetti dalle istituzioni, continuando a mentire, a inviare messaggi deleteri per quei bambini e quelle bambini, costringendoli in una mistificazione che tutela gli uomini violenti e condanna alla stessa violenza anche quei figli?
Quasi tutte le donne che ci scrivono, ma lo riferiscono anche gli uomini che hanno avuto indirettamente a che fare con donne che hanno subito violenza maschile, ci dicono di aver saputo scegliere dopo aver vissuto una storia di violenza.
Ci dicono che se sopravvivono alla violenza riescono a dotarsi di sensori, di radar che le aiutano a tenere lontani altri uomini violenti. Ci dicono che conoscere la violenza le ha aiutate a scansarla. E quale difesa migliore se non la conoscenza?
Se alle nostre figlie non insegniamo a distinguere e a conoscere la violenza, da qualunque parte essa provenga, le abbiamo protette per il loro futuro?
E se invece cediamo al ricatto della "colpa" ("se ti picchio è colpa tua", dice tuo marito) e ci lasciamo convincere che l’espiazione passa per l’omertà, per il silenzio a tutela dei padri violenti, abbiamo fatto un favore alle nostre figlie e ai nostri figli?
Questo è un problema che ci riguarda, che non è più rinviabile, che ci vede corresponsabili.
Le leggi che stanno riportando il diritto di famiglia ad essere peggiore di quello che era prima del 1975, data in cui fu in parte modificato, ci obbligano alla complicità, all’omertà. Sono leggi fatte dagli uomini per gli uomini.
Siamo noi a dover scegliere quale ruolo intendiamo avere nell’evoluzione della nostra società. Siamo noi, assieme alle persone che stimiamo, uomini e donne, a dover assolvere alla responsabilità di dare una chance differente ai nostri figli e alle nostre figlie.
—>>>foto da Riot clit shave
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Dietro la difesa del maschio violento si nasconde, ma neanche tanto, la tendenza ad imporre un modello di famiglia del tutto simile a quello imposto dalla dittatura argentina : i figli come arma di propaganda
che devono essere tolti a quelle madri che non rispondono al modello della fedele ancella del maschio e della coppia come nucleo della piramide sociale con al vertice una trinita composta dal generale, il vescovo e il materassaio. Quando la madre non corrisponde a questo modello puo essere eliminata e sostituita da donna corrispondente a modello. Quando anche l uomo
tende a sovvertire il modello fascista la coppia puo
essere elminata per affidare la prole a coppie di provata fede catto-fascista. Con questa logica gia
oggi vediamo che le coppie rom sono considerate
poco affidabili cosi come quelle proletarie e ridotte
a mera funzione di riproduzione per famiglie borghesi e ben disciplinate dalla propaganda catto-fascista.