Mi chiamo Giada e non vedo mio figlio da un anno.
Stavo con un ragazzo. Sono rimasta incinta e non ho voluto abortire. Ne avevo già parlato con la mia famiglia. Mi avrebbero aiutato loro. Ma lui ha voluto sposarmi. Stretta da convenzioni sociali e obblighi ho dovuto accettare.
Siamo andati ad abitare in una casa di mia proprietà. Mio padre aveva già iniziato a costruirla per me. E’ intestata a me. Mi dicono che tutto quello che era mio prima del matrimonio non rientra nella comunione dei beni.
Ero iscritta all’università e per un pò ho deciso di lasciare perdere fino a che non nasceva il bambino e non finivo almeno di svezzarlo. Perciò ho deciso di aiutare mio padre nel lavoro che fa lui. Mio padre mi ha subito fatto un contratto per pagarmi i contributi ai fini della pensione. E’ una persona previdente e non lascia mai niente al caso.
Mio marito invece era uno senza arte ne parte. Non faceva niente. Giocava alla play station. Ogni tanto appiccicava una mensola a casa. Pretendeva che mio padre gli risolvesse la vita e ha litigato con lui perchè secondo la sua opinione era lui a dover avere il lavoro e non io.
Nonostante tutto mio padre ha provato ad aiutarlo stando ben attento a non ferire mai il suo orgoglio. Combinò un colloquio con un suo amico e mio marito non solo si presentò in ritardo ma rifiutò la proposta perchè secondo lui era troppo da "poveraccio".
Il suo atteggiamento non era davvero buono e per quanto lui fosse stato accolto in casa come un figlio era sempre arrabbiato e ce l’aveva con tutti per quello che non riusciva a realizzare nella vita.
Dopo i primi sei mesi di gravidanza io sono stata male. Il medico mi ha ordinato di restare a letto e stare a casa mi ha fatto rendere conto di come trascorreva le giornate mio marito.
Abbiamo avuto occasione di litigare e quando per l’ennesima volta mi rinfacciò che volevo farlo sentire un mantenuto gli dissi che per quello che mi riguardava poteva inventarsi una qualunque impresa e io e mio padre l’avremmo sostenuto e se possibile aiutato. Che altro avrei potuto dirgli?
Avvertendo la tensione che c’era tra noi mio padre per il compleanno di mio marito si presentò con una nuova macchina e gli diede le chiavi. Gli sarebbe servita per andare a fare delle cose per conto dell’impresa di famiglia. Gli stava dicendo di aver inventato un ruolo apposta per lui.
Mio marito per tutta risposta prese le chiavi, montò in macchina e sparì per un paio di giorni. Quando tornò io stavo dormendo e lui era completamente fuori di testa. Stavo male, con il pancione enorme e la testa completamente nel pallone. Cominciò a urlare che ero una persona orribile, che dovevo cercarlo e cercarlo per dimostrargli che di lui mi interessava e avrei dovuto fare e avrei dovuto dire e avrei dovuto pensare. E nel frattempo che mi diceva quello che dovevo essere per risultargli simpatica mi trascinava da un capo all’altro della stanza, strattonata ho perso l’equilibrio, sono caduta, mi sono fatta male. Mi disse che ero una vigliacca, una che piagnucola per niente, e allora si è arrabbiato perchè non poteva sopportarmi mentre secondo lui stavo facendo la vittima.
Ho preso un pugno e un calcio con il quale mi invitava gentilmente a rialzarmi. Poi mi ha trascinata sul letto e ha preteso di abbracciarmi perchè voleva sentirmi vicina.
Io non so se sapete come si sente una donna incinta. Io in quel momento avevo altri pensieri e stavo molto male e avevo di fronte un uomo, un bambino in realtà, che invece che preoccuparsi della mia condizione e prendersi cura di me, pretendeva di stare al centro del mondo a suon di pugni e calci.
Il giorno dopo mio padre mi venne a trovare e vide che avevo un livido nel braccio. Mio marito si era nascosto dentro lo stanzino per non farsi vedere e io dissi che si era trattato di un incidente. Avevo sbattuto inavvertitamente su uno spigolo.
Pensavo che fosse finita e che fosse possibile fare ragionare mio marito. Invece la situazione peggiorò. La sua frustrazione diventò violenza e la violenza mi mandò in ospedale. Fui travolta da insulti, botte e dovetti perfino fare sesso senza averne voglia ed essere fisicamente in grado di muovere un muscolo. L’insulto più frequente era che lo avevo incastrato e che quel figlio non era suo. Non potevo non rispondergli che era lui ad aver incastrato me e che se era convinto che quel figlio non fosse suo poteva andare per la sua strada.
Rincarava dicendo che era troppo comodo, che avrei dovuto pagare per avergli causato tanto stress emotivo. Nel frattempo io rischiavo il parto prematuro per le botte e continuavo a tentare di tenere mio padre fuori da quella storia per evitare che uno dei due si facesse troppo male e passasse la fine dei suoi giorni in galera.
Per ben due volte sono finita in ospedale ed entrambe le volte la caposala e la suora di passaggio consolarono mio marito dicendo di portare pazienza perchè "una donna incinta a volte può essere insopportabile ma porta dentro il ventre il frutto del signore…".
Mi hanno rimbambita di sedativi e sono tornata a casa più malconcia di prima.
L’ultima volta che lui mi ha messo le mani addosso ho chiamato i carabinieri. Era come impazzito, ha promesso di farmela pagare. Nel frattempo è tornato da sua madre.
Ho spiegato a mio padre come stavano le cose e fu lui stesso ad aiutarmi a fare le pratiche per il divorzio. Non volevamo niente, neppure un euro. Avremmo pensato a tutto noi.
Ho avuto un figlio bellissimo, amatissimo, meraviglioso. Suo padre poteva vederlo durante giorni stabiliti dal giudice. Però non si presentava. Dormiva fino a tardi. Non faceva niente di niente e sua madre continuava a chiamarmi per dirmi che era tutta colpa mia. Non sapeva, sua madre, o faceva finta di non saperlo, che le sue abitudini non erano per niente cambiate e che faceva esattamente le stesse cose anche prima e durante il matrimonio.
Il bambino è cresciuto praticamente con una madre, cioè me, una nonna, e un nonno presentissimo che lo ha colmato di mille attenzioni.
Il mio ex nel frattempo faceva stalking e mi telefonava a tutte le ore per dirmi cose assurde. Qualcuno deve avergli detto che aveva la possibilità di sfruttare tutto a suo vantaggio e fu così che un bel giorno vedo arrivare una notifica di un procedimento a mio carico.
Mi ha accusata di non avergli fatto vedere il bambino e che gliel’ho messo contro. Ho subito chiamato un avvocato e mi ha detto che per dimostrare il contrario avrei dovuto denunciarlo in tempi non sospetti perchè non veniva a vedere suo figlio. Presentai comunque una controquerela.
Sembra assurdo ma questa è diventata ora la legge e nonostante le battaglie fatte non sono riuscita ad impedire ai servizi sociali di portarmi via mio figlio fintanto che il giudice non deciderà se mio marito ha ragione oppure no. Io non posso vederlo perchè potrei "condizionarlo". Suo padre invece può vederlo grazie ai permessi del giudice.
La sua richiesta è chiara: vuole in affido il bambino e ha chiesto che io versi un mantenimento dato che sono l’unica che ha la possibilità economica per farlo. Così da nullafacente qual è diventa un mantenuto per meriti che neppure sono suoi giacchè del bambino si occuperebbe sicuramente sua madre.
Mio padre non capisce che direzione ha preso il mondo e pensa che sembra tutto al rovescio. Si sente impotente ed è molto arrabbiato. Tutte le volte che il mio ex marito e mio padre si incontrano è il mio ex che lo provoca ed è livoroso, vendicativo e ostile.
Mio padre non risponde alle provocazioni per paura di compromettere la causa di affido e a casa piange per la rabbia.
Non avevo mai visto mio padre piangere fino ad ora e giuro che è terribile vedere un uomo come lui piegato e sotto ricatto per il sequestro del nipote.
Il mio ex marito ovviamente ha denunciato anche mio padre. Rischia di essere condannato per troppo amore. Rischiamo tutti di essere condannati per troppo amore e siamo appesi ad un filo in attesa che un giudice decida cosa fare della vita di mio figlio, chiuso in una stanza estranea, con persone estranee, lontano da tutto ciò che conosce e ama, per soddisfare l’egoismo e la cattiveria di un uomo al quale non importa niente di nessuno a parte che di se stesso.
Anche oggi sono stata ai servizi sociali a pietire informazioni sul mio bambino. Sta perdendo una fase importantissima della sua vita, quella in cui avrei dovuto insegnargli tante cose. Mi hanno guardata con diffidenza. C’erano due donne perfide. Due di quelle educate dalle trasmissioni di rita dalla chiesa in cui si insegna che gli uomini sono sempre vittime e le donne tanto cattive. Mi hanno consigliato di farmi prescrivere dei "tranquillanti" e di restare calma nell’interesse del bambino.
Quello che so è che i servizi sociali per ogni giornata di mantenimento dei bambini che hanno in assegnazione beccano quasi mille euro al mese a persona per servire cibi avariati e una assistenza da orfanotrofi del secolo scorso. Di questo però nessuno parla.
Le madri dunque le vogliono così: mute e sedate, sedate e mute.
Mi chiamo Giada e non vedo mio figlio da un anno. E ancora non ho capito il perchè.
—>>>Un abbraccio da parte nostra a Giada (che ovviamente non si chiama così)!
Cara Giada, ti esprimo tutta la mia solidarietà e prego perchè la tua situazione migliori quanto prima, che tuo figlio tiorni da te e che suo padre, maturi una volte per tutte!
Mi viene il voltastomaco a leggere storie come la tua e penso continuamente “e il bene dei bambini?” , quando questi maschi impareranno, finalmente, cosa significa essere Uomini senza prevaricare le donne e i puù deboli?
Un forte abbraccio Giada, a te, a tuo padre e tua madre e al tuo meraviglioso bambino.
Sergio
Io non ho un figlio e ho solo sedici anni, ma Giada e la sua Odissea mi hanno colpito nel profondo del cuore. Vorrei tanto poter fare qualcosa per lei, ma siccome non posso…Che Giada sappia di avere tutto il mio supporto morale!
Io vivo in condizioni un pochino migliori, ho i bimbi con me, però il padre è uguale e spiccicato al padre di questo ragazzino, con una differenza che il mio è mantenuto da i suoi stessi genitori. Io mi schifo di questa burocrazia e leggi, perchè con uomini del genere non è giusto e possibile che i bambini vivano tranquilli. Carla.
Si potrebbe fare un’interrogazione parlamentare.
…questa storia è un incubo ma in fondo non stupisce, viviamo in un paese in mano ad un’oligarchia catto/fascista…difensori di feti e stupratori di donne e bambini…immagino che G. le stia provando tutte…ma è possibile che non si possa fare niente di più?
Giada tieni duro ti abbraccio forte anch’io. ciao effe
Un abbraccio anche da parte mia, è una cosa orribile, ingiusta, indecente.
Spero con tutto il cuore che tu riesca a ottenere che il tuo bambino torni con te e anche che non sia affidato al “padre”. Non si può dimostrare nulla rispetto al suo comportamento violento? E soprattutto: come intenderebbe mantenerlo, con i tuoi soldi?
Sono senza parole, mi spiace tantissimo, è una situazione schifosa. Un abbraccio di solidarietà.
No veramente, ma siamo impazziti?
Anche da parte mia un abbraccio.
Sono esterrefatta.
Un abbraccio a Giada.