Ancora contributi a proposito del nostro post “Chi ha sdoganato Casapound” e ancora di più a proposito di tutto quello che abbiamo subito e che subiamo da quando il post è stato pubblicato.
A commento dell’ultimo post di Loredana Lipperini, quello in cui lei fa presente che dopo le posizioni assunte a nostro supporto è stata attaccata da un giornalista del settimanale “Gli Altri”, c’è Wu Ming4 che scrive:
“Sul merito della questione FaS: c’è gente che da molto tempo ha perso qualunque legame con i movimenti reali che attraversano il paese e il mondo. Gente per cui “gli altri” si dividono in maitre-a-penser di sinistra venduti a Berlusconi e post-fascisti del terzo millennio con i quali è doveroso dialogare e ai quali vanno garantiti spazi e finanziamenti. Personaggi che si fanno infinocchiare da un gruppuscolo di fascistoidi nicodemiti perché costoro sono ormai gli unici disposti a blandire le loro belle teste. Si sa che la vanità gioca brutti scherzi. Costoro, davanti all’evidenza dei morti ammazzati, degli scritti razzisti e antisemiti cancellati in fretta e furia dai siti, delle goffe giustificazioni (“se c’ero dormivo”) sentono la coscienza di sinistra rimordere. Così se qualcuno fa loro notare che da anni hanno preso fischi per fiaschi, il riflesso è quello di gridare: “BR!”. Ed è il grido disperato di chi è rimasto solo con la propria insipienza e con la propria spocchia. La lingua batte là dove il dente marcio duole: si evocano i mostri del passato con la stella a cinque punte sul berretto per non ammettere di aver creduto a quelle facce da “bravi ragazzi” (U.M. Tassinari dixit a L’Infedele) che facevano gli occhioni del Gatto con gli stivali di Shrek. E ci si stringe a coorte per difendere le libertà democratiche insieme a quelli che di dette libertà saprebbero bene cosa farne.”
Poi ci arriva la solidarietà de I Quindici, che ringraziamo moltissimo come ringraziamo tutte le persone che in questi giorni ci fanno arrivare messaggi, post, dediche, twitterate, ogni cosa, di solidarietà. I Quindici scrivono, tra le altre cose (leggete tutto il post):
“certo che queste persone vanno inchiodate alle loro responsabilità. Se un tipo di Casa Pound è passato dalle idee di violenza alle pallottole è stato (anche, in parte) perché un mucchio di persone ha decretato che quelle idee avevano piena legittimità in democrazia. Qui non si discute del fatto di “raccontare il fenomeno” (com’è che diceva la Terragni? “altri ritengono che il fenomeno sia interessante e vada raccontato”). Si tratta di accoglierlo nel consorzio sociale. E, su questo, c’è poco da discutere: la parte da cui stare è una sola.”
e poi, da parte di un@ di loro:
“Fin qui il pezzo che avevo scritto e sottoposto all’attenzione de* quindicin* qualche giorno fa (iQuindici postano al passo del cetaceo perché hanno una struttura profondamente democratica, ogni cosa va sottoposta alla discussione e approvazione ecc). […] una dei giornalisti citati nel famoso post di Femminismo a Sud, Alessandra Di Pietro, ha pubblicato sul proprio blog il reportage sulle donne in CasaPound uscito su Gioia nel 2009. Certo, lamentarsi di essere esposta al giudizio di migliaia di persone perché il proprio lavoro è citato in un blog, dopo che lo stesso lavoro è pubblicato su una rivista che fa 200000 copie la settimana suona un po’ strano.
Altrettanto strane suonano le accuse di irresponsabilità, per aver esposto la giornalista alle rappresaglie “di una qualche testa calda che per sentirsi antifascista pensa di perseguitarmi (in rete, sotto casa, personalmente)“, ma da queste accuse le compagne di Femminismo a Sud si difendono benissimo da sole. (tra l’altro, quale delle due parti ha preso in mano una pistola e fatto una strage? CasaPound o chi li accusa?) Quello che invece mi preme sottolineare è come la Di Pietro rivendichi la propria storia personale come garanzia: “Io non sono fascista”, dice. E questo dovrebbe bastare a dimostrare che, pertanto, anche i suoi pezzi non lo siano.
Equivalenza errata, purtroppo. Se, in quanto giornalista, vuoi “raccontare il fenomeno”, di quel fenomeno devi cogliere la complessità. Specialmente se stai parlando di un movimento politico: i programmi, a parole, son tutti belli, se non sei tu cronista, con le tue domande, a far emergerne le contraddizioni. E invece la Di Pietro come se la cava? “Del fascismo storico abbiamo parlato poco, loro non ne avevano nessuna voglia.” Ah, ecco. Suppongo che anche se intervistassi Hitler, egli preferirebbe parlare della sua cinofilia e del suo convinto vegetarianesimo, piuttosto che dello stermino di milioni di persone. E Bernardo Provenzano? Anche lui un self-made man, dall’estetica retrò e di letture ricche ed eccentriche; se non sei tu a chiedergli conto dei bambini sciolti nell’acido e dei miliardi fatti con droga e traffico d’armi lui si presenta come uno che ha dato lavoro a tante persone e portato ordine nella sua città (tra l’altro, posti di lavoro dati a scapito di chi? Domanda che magari sarebbe carino farsi anche su CasaPound, il cui tanto lodato approccio sociale alla questione casa pare non sia stato esente da nepotismi – e comunque è indirizzato solo ai cittadini italiani).
Insomma, […], il suo approccio modaiolo a un’organizzazione di fascisti, come se (ha detto qualcuno tra i commenti del suo blog) essere fascisti fosse una delle qualsiasi bizzarrie che si incontrano in una società libera, come l’ufologia o il free climbing – questo approccio, dico, manca i doveri del cronista. Si potrebbe rispondere che quello era l’unico approccio possibile su Gioia, che ospita articoli di costume e non inchieste di cronaca politica, o perlomeno la sua cronaca politica ha appunto un approccio da rivista femminile. Giustissimo, ma allora io obietto: te l’ha prescritto il medico di parlare di Casa Pound? Parla d’altro.[…] se porti la fighetteria fascista (su Gioia) esponi il fianco alla critica di essere non una “fiancheggiatrice”, come tu hai tendenziosamente scritto, ma una “sdoganatrice”, diceva il post incriminato, di ideologie che facevano meglio a restare nella fogna.
E nemmeno vale, come hai fatto, continuare a sviare il problema: sì, ma se ci sono i motivi di chiudere CasaPound, perché dirlo adesso e non prima? E perché proprio CasaPound e non la Lega, non è altrettanto razzista la Lega? E non ci sono diecimila ragioni strutturali per cui il razzismo nel nostro quotidiano eccetera eccetera? Risposta: sì, giustissimo. E infatti Femminismo a Sud, iQuindici, e altre mille e mille piccole e grandi realtà di movimento si sono impegnate contro i fascisti adesso e anche prima, contro i fascisti dichiarati di CasaPound e anche contro quelli travestiti da neoliberisti o da regionalisti, contro le grandi azioni di governo e anche contro il piccolo sintomo nel linguaggio quotidiano.
D’altra parte, se giustamente osservi: “se un criminale si sente un eroe ad ammazzare due uomini neri non dobbiamo guardare solo al dito che ha premuto il grilletto ma anche a chi gli ha fatto credere che stava facendo qualcosa di giusto stando sbracato a sbraitare sulla poltrona di casa, sui sedili dell’autobus, per strada”, noi non possiamo che concordare. Solo, ci sembrava giusto farti notare che, tra quel “chi”, ci sei un po’ anche tu, che non gli hai detto “fai bene a sbraitare”, ma solo “quanto siete fighi quando sbraitate”.”
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