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Quanto ci costano e chi sostiene i padri separati

http://www.paroledautore.net/fiabe/images/uovo_oro.jpgE’ noto che le statistiche dicono che la povertà è un male generale e che tra i più colpiti ci sono le donne per la maggior parte disoccupate, nella misura di una su due, cioè la metà della popolazione femminile, e ridotte in miseria (un milione e mezzo di madri povere in italia). Però dalle città che finanziano i recidence per padri separati (stipendiati), ovvero milano e roma, arriva un dato fenomenale per creatività e capacità di promozione dei suddetti. Sarebbero tutti in fila alla mensa della caritas. Invece le donne stanno in villa dopo aver derubato gli ex mariti. Questa sarebbe la versione della storia, che non piace all’avvocato Annamaria Bernardini de Pace che dice che la povertà di certi uomini è dovuta solo alla loro cattiva organizzazione di vita, e questa è la versione rivisitata della storia che offrirà Rai Uno in una fiction con l’attore strappalacrime Beppe Fiorello.

Lui è un attore e lo pagano e dunque passa di ruolo in ruolo così come fa ogni bravo attore. Ma Rai Uno non è mai stata avara di supporto ai padri separati e mai è stata avara di campagne misogine contro le donne. Giusto ora che la crisi economica è pesante e che soprattutto in molte aree del nord, è più semplice far credere che i nemici siano stranieri e donne (che anche per questo muoiono in tante) invece che quelli che si arricchiscono sulle spalle della povera gente, spesso sfruttando anche il dramma di persone di ogni tipo, incluso alcuni padri separati.

Dovrà certo spiegare la Rai come mai finanzia con soldi pubblici, quelli del canone, quindi anche nostri, una campagna di promozione per la lobby dei padri separati, già promotori di varie proposte di legge che riportano il nostro paese indietro di 40 anni sul diritto di famiglia. Dovrà spiegare anche come mai invece, la Rai ha censurato due film di Claudia Mori sulla violenza contro le donne, uno sulla tratta delle straniere e uno sulla pedofilia.

Il sostegno ai padri separati però non termina qui e quindi proviamo a vedere quanto chiedono e cosa ottengono dalle amministrazioni pubbliche attraverso proposte, certo legittime, ma altrettanto legittimamente opinabili perchè rivolte sempre contro le donne, facendo leva su una misoginia diffusa e ridisegnando la società a misura del vecchio pater familias redivivo.

C’è un ddl, n.2524 presentato alla camera, che presupporrebbe che ci sia bisogno di “norme a tutela dei padri separati”, tipo wwf a tema, ed è sostenuto da:

On. Eugenio Minasso (PdL)
Cofirmatari
On. Francesco Aracri (PdL), On. Lucio Barani (PdL), On. Emerenzio Barbieri (PdL), On. Viviana Beccalossi (PdL), On. Deborah Bergamini (PdL), On. Maurizio Bernardo (PdL), On. Anna Maria Bernini (PdL), On. Paola Binetti (PD), On. Francesco Boccia (PD), On. Roberto Cassinelli (PdL), On. Giuseppina Castiello (PdL), On. Basilio Catanoso (PdL), On. Angelo Cera (UdC), On. Carlo Ciccioli (PdL), On. Maurizio Del Tenno (PdL), On. Stefano Esposito (PD), On. David Favia (IdV), On. Vincenzo Garofalo (PdL), On. Vincenzo Gibiino (PdL), On. Maurizio Iapicca (PdL), On. Donato Lamorte (PdL), On. Ugo Lisi (PdL), On. Antonino Lo Presti (PdL), On. Gianni Mancuso (PdL), On. Giulio Marini (PdL), On. Silvano Moffa (PdL), On. Francesco Nucara (Misto, Repubblicani, Regionalisti, Popolari), On. Enzo Raisi (PdL), On. Antonio Razzi (IdV), On. Roberto Rosso (PdL), On. Gianfranco Sammarco (PdL), On. Luciano Maria Sardelli (Misto, MpA), On. Roberto Speciale (PdL), On. Salvatore Torrisi (PdL), On. Paolo Vella (PdL), On. Marco Zacchera (PdL)

Nel suddetto ddl dopo premesse varie ed eventuali si arriva al nocciolo della questione che consiste nella richiesta di 50 milioni di euro l’anno per la istituzione a carico dello Stato, con soldi pubblici, dei centri di mediazione familiare.

Per essere precise all’art. 4 si dice che “le regioni provvedono all’istituzione di appositi centri di assistenza e di mediazione familiari.” e di questi centri si chiariscono anche le finalità non ultima quella di trovare ai poveri padri apposite strutture di sostegno. Delle madri ovviamente ce ne freghiamo.

La questione si sostanzia all’art. 5 che vi dice quanto dovrebbe costare alla comunità questo po’ po’ di servizio per i poveri padri separati. Si chiede che il fondo delle politiche della famiglia sia incrementato di 50 milioni di euro annui per destinarli a questo filantropico progetto.

I centri di mediazione familiare, per la cronaca, sono luoghi per lo più privati ispirati alle filosofie dei padri separati, gestiti da soggetti che supportano la causa dei padri separati, i quali formano professioni a vedere il mondo esattamente come lo guardano i padri separati. La figura del mediatore familiare è stata istituzionalizzata con la legge 54/2006 (affido condiviso) sempre della stessa corrente di pensiero e viene pubblicizzata come quella che dovrebbe dirigere i conflitti (a favore dei padri?) durante le separazioni.

In rete, presso spazi facebook gestiti da padri separati e presso siti fake (furti di veri siti femministi) in cui vengono inseriti contenuti tratti da padri separati, viene spesso anteposta la funzione del mediatore familiare a quella di chi opera in un centro antiviolenza ovvero si chiede che i centri antiviolenza chiudano non garantendo più alcuna protezione alle donne vittime di padri/ex mariti violenti. La stessa anteposizione si fa rispetto ai consultori familiari nei quali la figura del mediatore insiste per inserirsi con tutto il carico di teorie filo/padriseparati che sempre dalle stesse pagine online ci informano che i consultori sarebbero un covo di persone cattivissime e che smantellarli, integrarli o sostituirvi i centri di mediazione familiare sarebbe una specie di cura contro ogni male, finanche contro il cancro (miracolo!).

Ovviamente quello che leggiamo in rete è materia che non troverete scritta in fonti ufficiali. Ed è alle fonti ufficiali che noi ci affidiamo invece per continuare il calcolo in euro dei soldi che costa il progetto di società proposto dai padri separati.

Il disegno di legge del deputato regionale siciliano Cordaro Salvatore (Udc) n. 500 titolato “Norme per l’istituzione e il coordinamento di centri di composizione familiare” ripropone a livello regionale (sicilia) lo smantellamento dei consultori  e la sostituzione con i centri di mediazione.

Attualmente fermo alla Commissione Bilancio il ddl prevede “appositi stanziamenti” (che non si capisce come la regione totalmente in rosso troverà) a carico della regione siciliana e “appositi strumenti di finanziamento nei bandi comunitari della programmazione 2007/2013” per le seguenti finalità (sorrette da argomentazioni incostituzionali riconoscendo quale esclusivo nucleo sociale da tutelare la famiglia con prole):

– la costituzione e agevolazione dei centri di composizione familiare;

– l’istituzione presso ogni provincia del coordinamento per la composizione familiare;

– addirittura l’istituzione di una agenzia regionale dei centri di composizione familiare presso l’assessorato della famiglia.

In tutto ciò si chiede l’esclusività della relazione con i tribunali di minori in materia di affido.

Poi c’è la riforma dei consultori familiari a proposta del consigliere regionale in Lazio Tarzia. Anche qui, neanche a parlarne, dentro i consultori, tra comitati etici e movimento per la vita, finiscono per esserci anche i mediatori familiari.

La proposta di legge è firmata da piddiellini, ex an, gente de La Destra, pd maschietti di area binetti.

olimpia TARZIA – isabella RAUTI – chiara COLOSIMO – gina CETRONE – annalisa D’AGUANNO – franco FIORITO – enzo DI STEFANO E. – gianfranco GATTI – mario BROZZI – alessandro VICARI – luigi ABATE – giuseppe MELPIGNANO – pino PALMIERI – pietro SBARDELLA – rodolfo GIGLI – raffaele D’AMBROSIO – mario mei – roberto CARLINO – francesco scalia – carlo DE ROMANIS – giancarlo GABBIANELLI – gilberto CASCIANI – nicola ILLUZZI – bruno astorre – francesco STORACE – mario ABBRUZZESE – maurizio PERAZZOLO – gianfranco SCISCIONE – francesco SAPONARO – rocco PASCUCCI – aldo FORTE – angelo MIELE A. – veronica CAPPELLARO – giancarlo MIELE G. – francesco PASQUALI – stefano GALETTO – andrea BERNAUDO – claudio moscardelli – francesco CARDUCCI ARTENISIO – NOBILI – PARIS

Nella proposta di riforma non si specifica la copertura finanziaria e dunque non sappiamo quanto chiedono in soldi pubblici per l’istituzione di luoghi parziali, e per il pagamento di gruppi e figure professionali varie ed eventuali. Certo è che si tratta di un piano che costa un bel po’ e non si capisce come mai le amministrazioni pubbliche, a fronte del fatto che non bandiscono concorsi e che oramai esternalizzano tutto, possano essere caricate di simili spese quando si tratta di perseguire progetti sociali di parte e così discutibili.

Poi c’è il ddl 2209 in materia di affido condiviso presentato alla camera da: On. Carolina Lussana (LNP)
Cofirmatari
On. Luca Volonte’ (UdC), On. Massimiliano Fedriga (LNP), On. Giuseppe Drago (UdC), On. Simeone Di Cagno Abbrescia (PdL), On. Francesco Saverio Romano (UdC), On. Antonino Minardo (PdL), On. Barbara Mannucci (PdL), On. Daniele Marantelli (PD), On. Elvira Savino (PdL), On. Angelo Cera (UdC), On. Maurizio Fugatti (LNP), On. Leoluca Orlando (IdV), On. Alessandro Saro Alfonso Pagano (PdL), On. Americo Porfidia (Misto), On. Matteo Salvini (LNP)
On. Eugenio Minasso (PdL) (aggiunge firma in data 1 luglio 2009)
On. Marco Giovanni Reguzzoni (LNP) (aggiunge firma in data 10 novembre 2009)
On. Roberto Cassinelli (PdL) (aggiunge firma in data 11 giugno 2009)
On. David Favia (IdV) (aggiunge firma in data 29 aprile 2009)
On. Elio Vittorio Belcastro (Misto, MpA) (aggiunge firma in data 29 aprile 2009)
On. Ignazio Messina (IdV) (aggiunge firma in data 30 giugno 2009)

Del suddetto ddl a parte tante cose peggiorative della legge 54/2006 che tratta la stessa materia e a parte richiedere l’introduzione della Pas nei tribunali italiani, possiamo constatare che non si prevede ulteriore spesa a carico dell’amministrazione pubblica statale. Possiamo trarre però, con sorpresa, una notizia che viene scritta in premessa e che riguarda ArciDonna la quale, per affermazione di Valeria Ajovalasit, sosterrebbe che la normativa va rivista.

Poi c’è il ddl 957, in discussione al senato, che più o meno riporta le stesse cose del ddl 2209. Il 957 è firmato da un sacco di bella gente:

Giuseppe Valentino (PdL)
Cofirmatari
Giuseppe Ciarrapico (PdL)
Rossana Boldi (LNP) (aggiunge firma in data 28 novembre 2008)
Paolo Amato (PdL) (aggiunge firma in data 22 ottobre 2008)
Francesco Maria Amoruso (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Franco Asciutti (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Francesco Bevilacqua (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Francesco Cossiga (UDC-SVP-Aut) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Sergio De Gregorio (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Stefano De Lillo (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Ulisse Di Giacomo (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Nicola Di Girolamo (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Mirella Giai (UDC-SVP-Aut) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Cosimo Izzo (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Luigi Ramponi (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Michele Saccomanno (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Giacomo Santini (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Vincenzo Speziali (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Marco Stradiotto (PD) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Helga Thaler Ausserhofer (UDC-SVP-Aut) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Oreste Tofani (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)
Giancarlo Serafini (PdL) (aggiunge firma in data 31 ottobre 2008)

Poi c’è il ddl 1345 che nell’eventualità che i figli sfuggano all’affido paterno propone il piano b, ovvero il diritto di visita dei nonni.

Firmato da Francesco Pontone (PdL) Cofirmatari Franco Mugnai (PdL)

E c’è il ddl 3431 presentato alla camera dal deputato Ivano Miglioli (Pd) sempre in materia di affido condiviso.

E c’è l’interrogazione dei radicali sullo stesso argomento a firma: Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco, Elisabetta Zamparutti.

A sostenere i padri separati poi ci sono gli avvocati matrimonialisti italiani, sempre presenti in tivù a supporto delle loro statistiche, delle loro tesi, pronti a intepretare i femminicidi come elemento che comproverebbe l’utilità delle suddette proposte di legge.

C’è anche Giovanardi (cercate su google giovanardi/padriseparati), che sovente ha rilasciato dichiarazioni (per esempio prendendo le parti degli imputati nel processo sugli abusi denunciati a Rignano Flaminio) che metterebbero in dubbio le denunce di abusi a carico di mariti/padri sposando le tesi falsabusiste per cui la maggior parte di chi denuncia di aver subito un abuso direbbe il falso.

C’è il leghista Matteo Salvini che ha favorito il finanziamento degli appartamenti da dare ai padri separati (italiani?). Di quanto consta questo finanziamento milanese non sappiamo. Ci chiediamo a quale altro progetto sociale avrebbero potuto essere dedicati questi soldi.

C’è l’assessore alle politiche sociali di Prato, Dante Mondanelli, che ha annunciato la spesa dell’amministrazione in favore della realizzazione di edilizia per padri separati di 450.000 euro.

Del finanziamento romano per case identiche da dare ancora ai padri separati, mentre le famiglie in difficoltà vengono sfrattate e le madri non sanno come vivere, si parla con più precisione parlando di una cifra che va oltre i 350 mila euro.

Anche a Bolzano i padri separati vivono in case/albergo a carico degli enti pubblici. Ci piacerebbe conoscere la cifra dedicata a questo progetto.

In Liguria è stata già approvata la legge su “Misure a sostegno dei padri separati in situazione di difficoltà”, a firma di Alessio Saso (An) e Gianni Plinio con un progetto per case dei padri e ovviamente con annessa istituzione dei centri di mediazione familiare a carico dell’amministrazione pubblica. Sulla suddetta legge interviene in senso positivo anche Minella Mosca (Pd) e Cristina Morelli capogruppo dei Verdi.

In quanto al costo la proposta di legge diceva:

Articolo 6 (Finanziamento dei Centri di Assistenza e di Mediazione Familiare)
1. Il Piano Sociale Integrato Regionale di cui all’articolo 25 della l.r. n. 12/2006 individua le risorse finanziarie e le modalità di finanziamento dei Centri di Assistenza e Mediazione Familiare e dei programmi previsti dall’articolo 5.
2. La Regione, nella programmazione delle politiche abitative ovvero nelle sue azioni e misure attuative, individua le risorse finanziarie e le modalità di finanziamento dei programmi previsti dall’articolo 5, comma 2, lett. a ovvero strutture alloggiative anche temporanee per padri separati in difficoltà).
3. La Giunta regionale può finanziare iniziative di rilevanza regionale anche a carattere sperimentale.

Poi si parla di un aumento di 10.000,00 euro nelle finanziarie per la copertura degli oneri della legge.

A Firenze, di recente, il consigliere comunale del Pdl Massimo Pieri ha avanzato all’assessore comunale la proposta di alloggi e sostegni per i padri separati. Non si sa a che punto sia la discussione ma dal quotidiano che riporta la notizia traiamo che l’assessore avrebbe detto che quello che vale per i padri separati varrebbe anche per le madri. Chissà se questa risposta è stata gradita.

Nel 2008 però in Toscana era stato presentato da Pieraldo Ciucchi, capogruppo del partito socialista, un progetto di legge regionale uguale a quello approvato in liguria, a sostegno dei padri separati e per l’istituzione di centri di mediazione familiare a carico dell’amministrazione pubblica.

Il titolo presente nelle banche dati della regione toscana – riclassificato come n.26 del 29/9/2010 – dice “Norme per il sostegno dei genitori separati in difficoltà”. Si parla ancora di alloggi e certo non si capisce come il sostegno e la promozione della realizzazione dei centri di mediazione familiare a spese della regione possa aiutare i genitori separati in difficoltà.

Non sarebbe meglio dare quei soldi ai genitori in difficoltà invece che ai centri giacchè quello sembra l’obiettivo della proposta di legge?

In questo caso i centri verrebbero inseriti nella rete di servizi territoriali in “stretta collaborazione” con la rete dei consultori e possono essere presenti nella quantità di uno a territorio come elementi integranti le risorse di “salute pubblica”. Si specifica anche che tali centri possono essere promossi e gestiti da associazioni e organizzazioni no profit con almeno 5 anni di esperienza nel settore (perchè non 10? 15? 20? perchè proprio 5?). Anche in questo caso ai centri andrebbe la competenza sugli alloggi per “genitori” separati, l’assistenza legale su tutte le controversie che riguardano il diritto di famiglia, separazioni e affidi, supporto psicologico per il recupero del ruolo genitoriale (dei padri?).

I fondi per questo bel progetto di futuro arriverebbero dalle casse del Piano integrato sociale regionale di cui alla legge regionale toscana 41/2005. La regione dovrebbe finanziare anche gli alloggi. Poi si dice che la giunta regionale può finanziare anche iniziative a carattere sperimentale.

Cioè? Come si “sperimenta” il sostegno ai genitori separati? In cosa consisterebbe la sperimentazione a scatola chiusa? Questo non c’è scritto.

Non cerchiamo oltre ma siamo quasi certe che in molte altre regioni risiede un progetto di legge similare e in molti comuni è stata avanzata la richiesta del finanziamento di alloggi che alla maggior parte degli esseri umani in difficoltà sono negati.

Ovviamente, in termini di cifre, non contiamo quanto costano i corsi/master per mediatori familiari, la paga dei formatori di questi corsi, oppure i corsi sulla Pas, e chi insegna la Pas in appositi corsi spesso a carico di enti locali, aziende sanitarie varie o circuiti che hanno a che fare con il diritto dei minori, luoghi che immaginano di offrire alla voce “aggiornamento” esempi di preparazione in materie oscure ad assistenti sociali, avvocati, psicologi, periti, professionisti di vario genere.

Quanto spendono le amministrazioni pubbliche per finanziare tutto ciò? Quanto costano queste nuove “scienze” (Pas) diffuse come fossero vere e verificabili.

Quanto ci costano le teorie diffuse dai padri separati e le strutture di riferimento delle stesse?

Perchè a ben vedere, per i soldi che costa tutto questo amabaradan, a prescindere dai padri separati davvero poveri che da tutto ciò non ricaveranno un euro, gli unici ad essere impoveriti siamo noi, i cittadini e le cittadine che assistono ad un dispendio di risorse circa la cui gestione non sappiamo niente.

Esigiamo trasparenza. Vogliamo sapere. Quanto ci costano i padri separati e i progetti a loro annessi?

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