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Senza l’ovulo, il nulla!

Andiamo per sillogismi:

Giovanardi sostiene che le adozioni da parte delle coppie gay favorirebbero il traffico di bambini.

Giovanardi ha partecipato in qualità di rappresentante istituzionale con delega alla famiglia ad alcune iniziative dei padri separati.

Nelle pagine facebook e in un forum frequentato da padri separati si accompagna la notizia con valutazioni lesbofobe (c’è chi afferma perfino di interpretare il pensiero di giovanardi sostenendo che si riferisse soprattutto a coppie lesbiche) e con una analisi che potrebbe riassumersi così: senza l’ovulo, niente.

Questa parte della discussione è veramente interessante in termini antropologici e sociologici perchè evidenzia la paura del maschio di perdere un ruolo che immagina realizzarsi soltanto nella riproduzione.

La frase ricorrente in effetti era “senza lo spermatozoo, niente” oppure “le donne sono solo vasetti vuoti”, o anche il terroristico concetto di “lo spermatozoo è l’innesco” come se l’ovulo fosse una specie di bomba pronta ad esplodere e le donne semplici macchine riproduttrici, contenitori per tenere in caldo figliolanze appartenenti ai maschi (perdonate se non riporto gli screenshot della discussione ma prepareremo un collage satirico del maschilista-pensiero in futuro).

Tali frasi erano contestualizzate in ragionamenti apocalittici in cui la procreazione medicalmente assistita sarebbe una minaccia per l’umanità (maschile) e in cui le donne che vogliono avere un figlio usando la banca del seme vengono definite in modi che è opportuno non ripetere.

L’assunto di partenza, e vorremmo davvero conoscere colui il quale possiede il genio per partorire tante idiozie messe assieme, sarebbe che le donne userebbero la loro capacità riproduttiva per rivestire ruoli privilegiati in un mondo che economicamente sarebbe retto dalla “schiavitù maschile” (?!?).

Tale assunto mal si concilia con l’accusa rivolta alle donne etero e soprattutto alle lesbiche di voler fare figli senza condividere la vita e la genitorialità con un uomo.

Le donne userebbero l’utero per sfruttare i poveri padri separati (sigh!) o perseguirebbero l’indipendenza genitoriale ed economica? Delle due l’una, bisogna pur decidersi.

A noi sembra evidente che questi padri separati abbiano le idee assai confuse perchè semmai fosse così, e non lo è, ci chiediamo come mai la loro campagna sia prevalentemente antifemminista e lesbofoba, ovvero contro quelle che vogliono gestire vita economica, professionale ed eventualmente la genitorialità conciliando queste scelte con la propria idea di relazione con gli altri generi.

Ci sembra invece che esista un pregiudizio sessista, lesbofobo e misogino che identifica nelle donne che lottano per la propria autonomia economica e per la propria autonomia genitoriale una minaccia contro un preciso ruolo maschile che questi maschi, per fortuna non tutti, vogliono rivestire.

Parliamo del ruolo di chi immagina di detenere potere, controllo e dominio in nome di uno spermatozoo e del ruolo privilegiato, nel mondo della formazione e del lavoro, che gli viene destinato. Parliamo del fatto che esistono uomini che ritengono i figli un mezzo utile per ottenere privilegi sociali ad altri non consentiti, come gli appartamenti per “padri separati” che non vengono certo assegnati a madri separate ma neppure a famiglie bisognose, italiane e straniere, che non sanno come arrivare a fine mese e finiscono sulla strada a dormire accampati come accattoni.

Parliamo del fatto che esistono uomini che ritengono i figli un utilissimo mezzo di controllo, di ricatto e di dominio sulle donne. Parliamo dunque del fatto che esistono uomini che ritengono una minaccia qualunque iniziativa delle donne che sottragga loro potere.

Detto ciò ci chiediamo come sia possibile che ancora esistano uomini che riescano a realizzare una identità solo sulla base della propria capacità riproduttiva esattamente come avveniva nell’impero romano, o nel periodo a governo fascista, ovvero quando il maschio acquisiva prestigio sociale sulla base della virilità e quantità della prole e le donne venivano considerate “utili” sulla base dei figli che riuscivano a “dare” ai loro mariti. Ci chiediamo come sia possibile che esistano uomini che finiscono per schiacciare e criminalizzare altri uomini che rintracciano la propria identità in altri modi e che vivono la genitorialità in modo assolutamente differente, non in conflitto con l’altro sesso.

Ci chiediamo quale cattiva eredità questi uomini con la clava fermi al primo stadio evolutivo abbiano ricevuto per essere così privi di risorse umane da usare per costruire nuove soggettività invece che per restaurare le vecchie e contrastare aggressivamente quelle che tentano di rinnovarsi.

Quale insicurezza deve caratterizzarli per essere così indistintamente bisognosi di rassicurazioni sociali circa la loro utilità riproduttiva. Quale fragilità psichica deve attraversarli per essere in competizione perfino con una siringa fabbricata per inoculare spermatozoi in ovuli che vogliono realizzare il “diritto” alla maternità. Quale pressione interiore devono vivere nella costante misura di quanto ce l’hanno grande, e grosso, e capace, e “non rifiutabile” da una donna che gli preferisce altro. Deve essere una vita parecchio difficile, ci rendiamo conto, e se non fosse che ci tempestano di insulti saremmo anche disponibili a rincuorarli sul fatto che loro possono ritenersi utili anche senza sodomizzare intellettualmente chiunque metta in discussione il ruolo del padre padrone.

Tornando a Giovanardi, ci sembra che la sua posizione sia oltremodo utile ai padri separati. Criminalizzando chi vuole adottare bambini orfani, invece che quelli che fanno di tutto affinchè rimangano tali, si dimostra comunque quanto sia infondato il fatto che la natalità del mondo sia diminuita e quanto invece sia fondato il fatto che esistono tanti bambini al mondo che hanno bisogno di cure.

Vorremmo chiedere a Giovanardi se anche nel caso delle adozioni a distanza le associazioni cattoliche fanno una distinzione tra genitori adottivi etero e gay. I soldi hanno un sesso?

Il potere certamente si e per ciò che vediamo ha anche un orientamento politico. Ottimo, no?

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Satira.


One Response

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  1. Fran says

    Questo è l’eterno problema, l’eterno quid che ha scatenato millenni di misogenia. O meglio di vaginofobia.
    E’ la costante tensione atavica del maschio quella del dover ad ogni costo “spargere” il proprio seme, di dover per forza (e non solo per voglia) trasmettere il proprio patrimonio genetico (e quindi anche il proprio cognome).
    E’ la base del patriarcalismo (e ahimè del triste paternalismo), della religione monoteistica organizzata (“andate e moltiplicatevi”), del presupposto che occorre riprodursi in quantità e non in qualità.
    E’ la visione univoca della Storia e del Mondo solo al maschile, dietro a cui si nasconde lo spettro della prevaricazione e del sessimo.
    Ormai è lampante, tutto ruota intorno a questo. C’è odio (o meglio c’è misogenia, visto che è un sentimento a senso unico) perchè c’è paura. Loro, che nell’intimo sanno di essere maschi beta (brutto termine, lo so. Ma in natura non è forse privilegio di pochi maschi essere accettati per l’accoppiamento? non è forse la femmina che scegli i maschi migliori per generare prole sana e adatta alla sopravvivenza? ) hanno paura che le pessime abitudini che da secoli hanno spacciato come “leggi inviolabili” ora vengano meno. Che grazie al progresso (civile, etico e scientifico) si smascheri la menzogna che per migliaia di anni ha protetto tutti i maschi dalla realtà: quella che il potere riproduttivo è femmina. Con oneri e onori.