Un altro post di chi come noi vive la rete per dare strumenti per pensare. Militant Blog, come moltissimi altri e altre compagn* (che ringraziamo moltissimo!) in questi giorni, ci consegna la propria solidarietà e lo fa – come altr* – non solo ripubblicando il nostro post ma fornendoci ulteriori dettagli per la ricostruzione di una memoria che si vorrebbe cancellata.
Militant-Blog ricorda che quanto succede oggi era già successo. Da parte dello stesso gruppo di “intellettuali” che monta e rimonta faide formato tascabile (rubo la battuta di un amic@) e che da qualche anno altro non fa se non accusare chiunque opponga loro critiche di ogni nefandezza. Quello che emerge, come viene fuori dai commenti dell’ultimo post di Loredana Lipperini, è che non si può più neppure continuare a ragionare che è quanto noi tentiamo sempre di fare fornendo argomenti quando riceviamo insulti. Perché se io ti offro le mie motivazioni e tu rispondi “oddio mi menano” hai dei problemi con la gestione del conflitto. Hai dei problemi a consentire critiche senza criminalizzarle, hai dei problemi con la dialettica sana, hai dei problemi e basta. Altro che Voltaire.
Ricopio qualche brano da Militant-Blog e poi vi rimando al loro post. Buona lettura!
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Ne parlammo più di un anno e mezzo fa, della «strategia della caciara» (leggi), della pratica di «spostare l’attenzione confondendo le acque». Ne parlammo in merito alla polemica scoppiata dopo la contestazione – a cui noi partecipammo, insieme ad altri compagni e altre compagne – agli “Altri” (e, per pura casualità, alla Concia) per il loro sostegno nei confronti di Casapound. Una polemica squallida come poche, in cui cercarono di oscurare la nostra posizione accusandoci di misoginia, di omofobia, di terrorismo e chi più ne ha più ne metta.
Ironia della sorte, dopo un anno e mezzo la macchina del fango è stata nuovamente oliata e messa in moto, sempre dagli amici di Casapound che circolano nei salotti-buoni-e-borghesi-della-supposta-sinistra-radicale-al-caviale. Le vittime, questa volta, le compagne del blog femminismo a sud. La loro colpa? Quella di aver copiato in un post le firme di adesione ai vari appelli di Casapound di questi intellettuali da operetta (leggi). Articolo, quello delle compagne, pienamente condivisibile (qualcosa di simile l’abbiamo scritta anche noi): che non si inorridisca (o, meglio, che si inorridisca ma che si consideri anche il contesto in cui è maturata) davanti alla strage di Firenze se per anni questi presunti intellettuali hanno supportato Casapound, gli hanno dato visibilità, hanno diffuso acriticamente ogni loro comunicato e presa di posizione, li hanno dipinti come giovani-maschi-dal-bell’-aspetto, come vere-donne-non-come-le-mignotte-di-silvio, li hanno ritratti in video (repubblica in primis) e foto finto-artistiche, con bicipiti in bella mostra e dimostrazioni di virilità italica. Hanno firmato appelli per garantirgli di manifestare (mai li abbiamo visti, invece, pronunciarsi con tanta decisione contro i protocolli sui cortei, contro i divieti che vorrebbero impedire a noi di manifestare), hanno partecipato alle loro iniziative e ai loro dibattiti. […]
Ora che questi intellettuali vengono messi davanti alle loro responsabilità, non solo glissano, ma spostano l’accusa sulle compagne: ed ecco che coloro che ogni giorno, gratuitamente, fanno informazione e contro-informazione, diventano fasciste antidemocratiche, autrici di liste di proscrizione (fare copia-incolla delle firme pubbliche ad un appello, sappiatelo, si chiama “lista di proscrizione” nella neolingua della sinistra dei salotti), pericolose istigatrici di atti terroristici (perché dalle parole si può passare ai proiettili, hanno scritto in un articolo che non merita neanche di essere linkato… se vi interessa, trovate tutto su femminismo a sud). Si trasformano in ragazzine-capricciose-e-immature da instradare, con un tono paternalista (ma anche “maternalista”) che si pensava ormai desueto. Vengono rappresentate come macchiette da trattare con sufficienza, come nell’articolo degli “Altri” (sempre in prima linea). Gli si attribuiscono commenti e concetti mai espressi.
E così le colpevoli, l’elemento da condannare e da cui prendere le distanze, sono le compagne, sono gli antifascisti: insomma, quelli e quelle che non hanno media compiacenti a fargli da cassa di risonanza e politici influenti a garantirgli entrate economiche e benevolenza, quelli e quelle che lottano tutti i giorni. Ma, del resto, come hanno scritto le compagne, anche l’antifascismo è una questione di classe (leggi). Semplicemente di classe.
[…]
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