Tornando alla discussione che mi costa una scomunica insisterei su un punto. Volendo con voi condividere i miei pensieri.
La psicologa attraverso i media afferma che:
– «E’ stata stuprata»
– «Non ha ammesso la violenza per vergogna»
– «ha subito uno stupro», ma ha deciso di «non denunciarlo». Ne è convinta la psicologa (…)
– «La giovane ha deciso di non denunciare la violenza subita per un sentimento di vergogna. Immagino che l’abbia fatto per liberarsi dal peso mediatico che l’ha circondata immediatamente in queste ore e per evitare la trafila giudiziaria che l’avrebbe attesa. Una risposta emotiva diffusa tra le donne che subiscono aggressioni di questo tipo».
– «Credo di non essere tanto lontana dalla verità – prosegue – rispetto all’avvenuto abuso sessuale, perchè per la giovane ammettere la violenza si sarebbe tradotto anche nel dovere rimanere a Roma, mentre non vede l’ora di andare via dall’Italia e lasciarsi alle spalle l’intera vicenda».
– La dottoressa ci tiene a precisare che questa è solo una sua supposizione, ma dice pure di essere certa che non è tanto lontana dalla verità «Ho avuto modo di stare vicino alla ragazza – racconta – Anche se non sono io a seguirla, ho potuto constatare che ha subìto traumi psicologici, ma non vuole ammetterlo. Cerca di mostrarsi forte e di fare credere a tutti che riuscirà a superare presto quello che le è successo, ma non è così. Lei ha solo fretta che tutto questo finisca il prima possibile».
E altre cose ancora che sono recensite QUI.
Domande:
1] Da quando le convinzioni altrui si traducono in inchieste giudiziarie? Se io fossi convinta, che so, che il mio vicino di casa è un mafioso, potrei vedere aperta una inchiesta sulla base delle mie convinzioni?
2] La psicologa suppone che la ragazza non abbia denunciato per vergogna, dunque si sostituisce a lei interpretandone i pensieri?
3] Immagina che la ragazza non voglia subire il peso mediatico della vicenda e lei, la psicologa, concede una intervista sovraesponendola in questo modo? E il segreto professionale sul quale dovrebbe poter contare una paziente dove sta?
4] Se il ragazzo fosse stato italiano sarebbe stata dedicata tanta attenzione alla faccenda? Non si tratta forse del caso mediatico che la stampa e la politica cadaverica attendevano per questioni di audience?
Come ho già scritto tra i commenti QUI:
A me e non solo a me parrebbe che la ragazza al momento sia sottoposta a torture con attenzioni mediatiche e medicalizzazione finché non dirà quello che vogliono sentirsi dire.
E questa modalità sa tanto da santa inquisizione e non mi sembra tipica di una società antiautoritaria in cui si rispetta la libera scelta degli individui e delle individue.
Difendere questa ragazza significa proteggerla, per esempio, dai media e vorrei capire chi abbia autorizzato questa signora a mettere in mano ai media le sue impressioni sul caso.
Perché pur non violandone la privacy, comunque la sta sovraesponendo in modo esponenziale e non sono poi così certa che la ragazza fosse così disposta a vedere consegnate alla stampa “impressioni” altrui su una vicenda che ha vissuto lei.
E non credo neppure che per esempio le psicologhe che operano nei centri antiviolenza decidano di consegnare alla stampa impressioni sui casi di cui si occupano e in base a quelle prevaricare i soggetti spogliandoli del diritto di parlare per sé, fare da sé, e denunciare, nel caso in cui esista, un uomo violento.
Considero questa l’anticamera del Tso perchè il passo successivo è non riconoscere alla ragazza la capacità di intendere e volere anzi in un certo qual modo la psicologa lo ha già detto affermando tutta una serie di cose che dimostrerebbero che la ragazza non è in grado di capire, in questo momento, né di agire e scegliere e decidere, e dunque togliendole credibilità rispetto a quello che ha già detto.
Questo obbligo di dichiararsi vittima, quando non si vuole definirsi tale, lo considero funzionale ad uno stato autoritario.
Togliere la parola ad una donna, ad un soggetto che ha il diritto di autodeterminarsi, toglierle credibilità, è una cosa che non si dovrebbe fare.
Direi, per fare una sintesi, che allo stato attuale quello che sappiamo dalla stampa è che ci sono xy persone che divulgano proprie supposizioni e che mettono in discussione le parole di una ragazza che ha il diritto di dire/fare quello che vuole. Questo non è diverso da ciò che fanno quelli/e che negano alle donne che denunciano il diritto di essere credute, di non essere patologizzate, non sminuite mai. Non è diverso da chi dice alla donna che denuncia di aver subito uno stupro che non è vero niente, ha mentito, è matta, ha le paranoie. O non ti credo perché sei cattiva e vendicativa e bugiarda o non ti credo perché non vuoi definirti martire. Comunque alle donne nessuno crede mai.
Considero questo voler sostituire le parole della ragazza con interpretazioni altrui una prevaricazione e d’istinto mi verrebbe solo da andare lì e salvarla da tanti sciacalli subito pronti a realizzare provvedimenti securitari per nutrirsi di consensi guadagnati con il bisogno prima indotto poi mediaticamente soddisfatto di “sicurezza”.
Chi si preoccupa in questo momento, con questo clima da caccia alle streghe, di non calpestare i diritti di questa ragazza?
A proposito di altri “stupri utili” della Roma che fu ed è ancora:
Economia dello stupro e della razza
Leggi anche:
#stopfemminicidio: donne che muoiono per la propria libertà
io no arrabbiata. io articolo ragionamenti. un po’ mi scoccia non esser capita o addirittura fraintesa e certo qualche insulto mi dispiace ma alla fine continuo a ragionare 🙂
l’ultimo parto: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/07/14/roma-stupri-utili-e-corpi-di-stato/
Mah, non so, forse in questo momento sono abbastanza d’accordo con quanto detto da Gabriele, Paolo e Alessandra, e non capisco bene la reazione offesa e irritata di FS, che mi sembra un pò eccessiva, credo che stiamo solo dando voce alle nostre opinioni-impressioni-sensazioni senza voler offendere nessuno (ma altresì senza sentirci obbligate ad adottare la precisa presa di posizione di qualcuna più di altre). Ogni ragionamento fatto, da tutt* le/gli antisessist* qui, aiuta a pensare.
Detto questo, quel che penso io (ma non che sia per forza importante cosa penso, eh!) è che ci può essere violenza sessuale tecnicamente anche col “consenso”, anche se a vederlo da fuori sembra un quadretto romantico di accordo. Ho appena casualmente visto un filmetto italiano, Melissa P (mai saputo cosa fosse il libro), che non sarà certo un capolavoro, però mi ha fatto star male perchè mostra come una ragazza giovane e ingenua possa dare il proprio “tecnicamente consenso” a dei mostri che la usano e la umiliano in ogni modo. Lei mentre è coinvolta non sa bene cosa questi vogliono portarla a fare, e si crede forte per il fatto di accettare tutto, anche le cose ipersgradevoli, ma poi una volta a casa piange disperata e si incazza con sè stessa per averlo lasciato fare come una stupida. Il film mi ha fatto star male perchè cose +o- analoghe sono capitate anche a me in passato, e difficilmente una donna giovane ha già sviluppato la coscienza per saper dire chiaramente e ad alta voce di NO. Quella coscienza purtroppo arriva più tardi nella vita… quando i danni e le esperienze negative sono già stati fatti.
Quindi, in relazione al caso di cronaca di cui si discute qui, forse la psicologa ha sbagliato a divulgare alla stampa quel che ha detto, però credo che sia andata vicina alla verità. Credo che la ragazza voglia solo guarire in fretta, fuggire e dimenticare tutto, non avere i media addosso e non dover subire la trafila di un processo (perchè sappiamo che se ci fosse un imputato di violenze, però è ancora troppo spesso LEI a dover subire veramente il peso del processo).
Non si può chiedere a tutte le donne che rimangono coinvolte in cose del genere di essere forti coraggiose e determinate a prescindere, ci può anche stare che qualcuna non abbia nessuna voglia di passarci attraverso, e si esprima dicendo “non è successo niente” per allontanare tutti i riflettori. Poi magari tra qualche anno ci ripenserà dopo l’elaborazione dell’accaduto e capirà meglio con sè stessa cosa è successo, cosa avrebbe dovuto fare, o come evitare che riaccada.
Poi, chiaramente, al mondo ci sono anche persone che chiedono espressamente volontariamente di essere squarciate così, il mondo è bello perchè vario. Solo che non mi sembra esattamente questo il caso. Ma… chi può dirlo con certezza, non siamo dentro la testa della ragazza.
Però magari non sarebbe stato male far colloquiare lui, il tizio, con uno psicologo, per capire come lui intende il rapporto sessuale, se per la sua mentalità maschile è normale provocare lesioni così a una donna in un rapporto… boh.
Ricopio commento inserito anche nell’altro post:
“Io vorrei capire se tutto ciò sempre poco normale solo a me http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/post/2012/07/14/roma-la-ragazza-australiana-sara-sottoposta-a-perizia-psicologica/
lo avevo detto che eravamo ad un passo dal Tso. Questo è uno Stato che ti obbliga ad accettare la “tutela” tuo malgrado. Altro che autodeterminazione.”
Io sono d’accordo sul fatto che la ragazza abbia il diritto di essere lasciata in pace, e la psicologa non doveva fare quelle uscite per rispetto della sua privacy. Ma nessuno le ha tolto la parola, nessuno la obbliga a denunciare, le parole di una psicologa restano quel che sono, un parere professionale, e augurarsi che nulla sia accaduto – alla luce di come hanno trovato lei e’ una coda sola : impossibile – mi sembra inverosimile e scioccamente consolatorio: per lei questa esperienza sara’ comunque un bruttissimo ricordo, anche se in base al codice civile non c’e stato stupro e i due si tenevano la mano. A me non me fotte niente di sentirmi piu’ umana, a me dispiace quello che e’ accaduto perche’ nessuna dovrebbe essere ricucita dopo un rapporto sessuale, e la pippa mentale sul fatto che sia italiano o no, sull’autoritarismo e i media etc e’ l’ ultimo dei miei pensieri. Nessuno crede mai a una donna, dite : io questa ragazza non la biasimo, non penso che debba fare nulla che non voglia fare, ma certo che non le credo, come non credo ai lividi procurati dagli spigoli in casa, quando sono troppo frequenti. Io non la sminuisco, cerco di capirla, non la giudico in nessun modo,, le auguro di dimenticare questi giorni, ma cazzo, no che non le credo. Non e’ paternalismo, e’ un ragionamento, una considerazione. Se dovessimo credere sempre alle donne che negano le violenza, dovremmo dedurne che la violenza sulle donne e’ un fenomeno sporadico e occasionale, ma sappiamo che non e’ così: voila’, sorpresa, tante donne non dicono di aver subito violenza, vi suona familiare? Questo non fa di loro delle bambinette sciocche e bisognose di protezione, non dice niente di loro se non che preferiscono non parlarne, punto. Ma negare la violenza non fa scomparire le evidenze.
Se fosse italiano l’avrebbero obbligata a confessare che lo stupro non c’era
Ma soltanto un gioco erotico con la mano (come accadde alla raazza di Pizzoli che nonostante le ferite i media hanno tenuto a precisare che non c’e’ stato alcuno stupro).
Io invece sono d’accordo quando fikasicula afferma: ““Lo stupro è tale quando il rapporto non è consenziente.”, avrò anch’io una visione da “codice civile” ma mi pare persino ovvio ribadirlo, il consenso è la pietra angolare.
Detto questo, so anch’io che uno stupro può avvenire anche senza emorragie gravi e punti di sutura ma quando queste cose ci sono non possiamo ignorarle ed è praticamente certo che quel tipo di ferita così estesa nelle parti intime è incompatibile con qualsiasi rapporto consensuale, estremo o no, “strong” o no… salvo “incidenti” (ma fatico a pensare che genere di incidente ti possa ridurre in quel modo). Immagino che tutti conosciate persone che amano farlo in maniera un po’ “rustica”, hanno forse bisogno di una trasfusione dopo? Hanno bisogno di 15 punti di sutura nei genitali? Scusate se dire tutto questo mi fa passare per uno “morboso” o che non rispetta le parole della ragazza, vi assicuro che non è così.
@gabriele, se tu hai colto questo da ciò che ho scritto e tentato di articolare in modo comprensibile che ti devo dire. sarà che non so scrivere. di tutto io mi occupo meno che di fare letture comparate tra le cose che succedono alle donne e gli articoli del codice civile. mi pare un po’ offensivo ma lasciamo stare. diciamo che anche questa è una difficoltà di interagire e comunicare attraverso codici di comunicazione e variazioni “semantiche” più o meno riconosciute.
e non hai fatto altro che etichettarlo il mio linguaggio, tu e un’altra, tu hai deciso che parlo come Libero e l’altra come altre persone xy. quando abbiamo scritto il post su chi sdoganava casapound ci hanno detto che scrivevamo come fascisti.
questo “se tu pensi così o scrivi così allora sei così” dovrebbe forse essere oggetto della tua indagine scientifica perché si coglie tutto un mondo di soggetti che dividono le cose in bianche e nere, nessuna complessità. o sei qui o stai di là. eppure l’italiano è una lingua molto ricca e se mi prendo il diritto di usare concetti che non piacciono ad alcuni che sentono messo in crisi il proprio sapere e le proprie certezze che sono basate sull’assunto che buoni e cattivi parlino in un certo modo, questo non dovrebbe spaventare nessuno, figuriamoci uno come te che dice di occuparsi di queste cose.
perché i codici di comunicazione e i concetti hanno subito una rielaborazione revisionista e dunque quello che dice casapound in pubblico, per esempio, potrebbe essere quello che dico io solo che lì devi andare a rovistare per capire che non è vero, non sono libertari, loro. e se ci si lascia incastrare dalla difficoltà di intendere davvero cosa sia antiautoritarismo e cosa sia parlare di violenza sulle donne a partire dalle donne, me, io, che mi riconoscerai un minimo di sapere su questa cosa di cui mi occupo da secoli, c’è ben più che un problema di incomprensione su questioni comunicative e semantiche.
è che la comprensione avviene per pacchetti assunti come schematicamente attribuibili a codesto o a quell’altro. dire “tu parli come tizio e tu parli come caio” in un tempo e luogo in cui le parole volano qui e là mentre la destra scippa a me il linguaggio e i maschilisti clonano perfino i siti femministi per dire con le nostre parole cose che sono opposte a quelle che diremmo noi, è una cosa anacronistica. sono certa che questo tu lo sai. semmai in questo momento si potrebbe parlare di riappropriazione di linguaggi e segni. o di demistificazione di chi secondo te parla come me e invece come me non parla affatto.
per dire: sai che in questo momento di questo stupro stanno parlando anche soggetti antiabortisti e fascisti sedicenti libertari che danno della zoccola alla ragazza? la vedi lì la differenza tra me e loro. ed è tanta, credimi. 🙂
dopodiché ti rispondo con le stesse cose che ho scritto a Olimpia a risposta di un suo commento nell’altro post:
“ho letto di queste ragioni (le supposizioni) come origine dell’inchiesta a meno che i media, che appunto hanno fatto schifo e continuano a fare schifo, non abbiano omesso questi particolari.
io ho visto le affermazioni della psicologa messe in relazione all’inchiesta che parla di violenza sessuale e non di lesioni colpose o omissione di soccorso o cose del genere. l’ipotesi di violenza sessuale mi sembrava motivata da supposizioni. poi ovviamente aspetto di capire se qualcuno si decide a dare comunicazioni prive di dettagli morbosi e gossippari e con qualche informazione più credibile.
sulla modalità in cui i media trattano queste cose a giustificare lo stupratore e a stigmatizzare la vittima sai che sono d’accordo. ma come si fa a ragionare di stupro in modo serio e sereno se qui tutti urlano vendetta solo quando c’è una ferita sanguinante? lo stupro può avvenire senza spargere una goccia di sangue, in casa, con la persona che conosci e con la quale dormi da anni, e questo ribadire la modalità da mostri, con spettacolarizzazione degli aspetti trash, violenze giudicate sulla base del sangue invece che sulle affermazioni delle vittime a me fa specie.
perché questo genere di commenti originano altre denigrazioni ai danni di donne che sono sole con il proprio stupratore e che dopo una denuncia si vedono bollate comunque come puttane.
non so… ma detto in modo laico, a te che so che cogli quello che sto dicendo, mi sembra che si faccia a gara a trovare prove mediatiche, il trash del trash, come la vicenda della ragazza grattuggiata di cui parla in parodia la guzzanti nei suoi spettacoli, per dimostrare la colpevolezza di questo tizio non per interesse verso questa ragazza ma per trovare motivi per accreditare le proprie tesi e quando si arriva a questo punto, tanto da enfatizzare ferite, che non sono nostre, sangue, che non è nostro, etc etc, io mi devo porre il problema che si tratta di una cosa che non mi appartiene. ci vedo fanatismo. tra alcune che commentano, le tante che becchi su facebook a spargere veleno nei due minuti d’odio, a dirne di cotte e di crude che se gli togli l’osso dalle fauci restano scontente, ci vedo davvero una modalità fanatica, una gran voglia di linciaggio. non c’è spazio per un ragionamento logico. niente.
e non mi piace quest’aria che considero molto dannosa per me, noi, come femministe, per le donne. e di questo mi piacerebbe capire cosa ne pensi.”
Sul rischio di autoritarismo sono d’accordo. Oltretutto non mi pare di non vederlo nella logica della PAS, se ho scritto e partecipato alla scrittura di note sul tema “dal tono asettico” era proprio perché non fossero bollate a priori come ideologizzate, volevo arrivare a persone non “già d’accordo” insomma. Anni fa ho scritto di molestie morali da una prospettiva completamente antipsicologica e ho in corso una ricerca sulle psicoterapie cercando di sviscerarne il rischio impositivo-autoritario. Quindi l’autoritarismo in queste cose lo vedo e come. Ma le istituzioni nel “qui ed ora” sono quello che sono e dobbiamo farci i conti. Questa psicologa è quello che c’è adesso con questa ragazza. Io non posso sapere se la strumentalizzerà.
Quello che non mi piaceva del tuo articolo era il fatto di incentrarsi su una concezione di stupro da codice civile, e questo sì è andare incontro a uno stato patriarcale e maschilista, tutto votato all’oggettività scientifica e allo stabilire i confini tra le categorie. Nei giorni scorsi ho persino letto e sentito ribadire: «Non c’è stato alcun abuso, lei era consenziente». Lo confermano le immagini delle telecamere della zona: si vedono i due che camminano l’uno accanto all’altro o mano nella mano.” Peccato che l’ultimo stupro che mi è stato raccontato si fosse svolto in uno scenario “romantico” che se ne vedessimo delle foto staremmo qui a dire: “che carini, pare una cartolina, pure troppo”.
“Lo stupro è tale quando il rapporto non è consenziente. Ripetiamo: lo stupro è tale quando un rapporto sessuale, una invasione di quel corpo, non è consenziente.
E’ la consensualità il limite. E’ quel NO che diventa dirimente di tutta la faccenda. Se lei o lui dicono NO e l’altr@ continua allora è stupro.”
Se ti interessa stabilire se per legge è stato stupro e di che reato eventualmente si parli (per esempio, omissione di soccorso), ok. Capisco anche i pericoli (provo a capirli, per una donna sono amplificati e specifici) di qualcun altro che voglia decidere per una donna che abbia / o no subito violenza.
Ma io da tutta questa vicenda vedo soprattutto una grande difficoltà a trovare un linguaggio comune, e volendo vedere per un attimo alcuni media o alcuni personaggi intorno alla ragazza non solo come “mostri del sistema” ma come partecipanti a un dialogo, noto che non si capisce di cosa si sta parlando:
“Il rapporto è avvenuto in macchina, ma *data la violenza*, la 22enne ha perso molto sangue ed è svenuta.” Eppure: “”Le indagini condotte dalla Squadra Mobile con la collaborazione del Comm.to Viminale – spiega la Questura di Roma – hanno permesso di chiarire che la vicenda non ha evidenziato *alcun comportamento violento* ai danni della ragazza straniera”. La giovane ha confermato il racconto del tunisino *escludendo “ogni forma di violenza”*.”
Si è trattato di violenza? “Di un atto violento sì, sì, sicuramente sì” dice la psicologa del policlinico in un’intervista video. Altre voci: “La ragazza è arrivata al pronto soccorso in gravi condizioni, sanguinava ed era sotto choc. Clinicamente ha subito un atto violento a sfondo sessuale.”; “Di certo ha subito una violenza sessuale. Di certo non uno stupro.”
Ma poi c’è la confessione di lei. Che a me fa solo pensare a questo: che le parole e le leggi non riescono a comprendere (in ogni senso) le situazioni umane. Mi dispiace se pensate che questa cosa che dico rischia di togliere un pezzettino di autodeterminazione a questa ragazza. Non è il mio intento. Mi prendo però questo rischio di fare lo “scienziato” del cazzo e dico questo: io da tutto questo parlare sono investito da una grande difficoltà comunicativa. Semantica, dovrei dire.
Questo di Termini, insomma, non è uno stupro come quella di Berlusconi non è stata una dittatura, è giusto: “Non mi ha violentata, io ci stavo. Ma ho provato un dolore pazzesco e ho avuto tanta paura quando ho visto tutto quel sangue.” Lo “stupro” (fisico-simbolico) è inziato quantomeno dopo il rapporto, nel comportamento dell’uomo, compreso togliersi i propri vestiti macchiati di sangue e gettarli in un cassonetto. Cosa doveva temere? Lei era consenziente, no? Aveva paura che morisse dissanguata e che lui, in mancanza della dichiarazione di piena volontà di lei, passasse per lo stupratore che “non era”? E di fronte alla paura che lei morisse, era lecito scappare? O lui si sentiva un po’ più responsabile, magari anche per la differenza di tasso alcoolico?
“Le immagini parlano di un rapporto particolarmente violento, seppur consenziente.” Ovviamente, dalle conseguenze che non ripeto per non essere morboso appunto, si evince che “rapporto violento” significa che in realtà uno soltanto dei due soggetti è stato violento. Non si sa se l’altra glielo chiedesse esplicitamente, le immagini questo non credo lo possano dire.
I rischi della stampa, infine, sono innumerevoli. Basta sceglierli. Altri vanno nella direzione opposta a quelli temuti da te: “era consenziente a quel rapporto e non conta che abbia subìto delle lacerazioni. Capita. Come può essere normale che un ragazzo, alla vista del sangue, si spaventi e scappi, invece di portare la ragazza che ha ferito in ospedale. Il tunisino ha cercato di aiutarla, sembra, ma la paura ha avuto il sopravvento.”
Quello che volevo dire credo di averlo detto più chiaramente. Ho capito meglio da tutta la discussione le tue paure ma non condivido alcuni presupposti da cui parti, per esempio mettere un baratro tra le parole della ragazza e tutte le considerazioni che possono portare a dar loro maggior tempo (sul rischio di sovrainterpretazione da parte dello staff “medicalizzante”, ok, mi sono espresso all’inizio) o a valutare, per le indagini, anche altri indizi e fatti.
Mi rincuora poter adottare delle tesi senza doverne rivendicare la paternità.Ho avuto gli stessi dubbi che tu esprimi,anzi,anche più leggeri,ma ho avuto paura di esprimerli.O stai col negro o stai con la puttana,non ti è dato di stare con entrambi contro la psicologa,questa figura neo-mitologica che porta raggi di luce e fuoco nelle menti altrui.Ora,io non discuto il ruolo e le capacità di TUTTE e TUTTI gli studiosi della mente umana,dico solo che sono esseri umani,e come tali,imperfetti.Ci sta che la dottoressa abbia ragione,però io resto ugualmente sorpreso dai suoi metodi d’analisi nonchè dalla gestione mediatica della cosa.”E’ stata stuprata ma non denuncia perchè…” sa tanto di sentenza,e solo in piccolo si legge “è una supposizione”.Messa così,fa un po’ paura.In secondo luogo,mi si spiega che,uno stupro,può essere anche invisibile durante l’atto stesso,e su questo vorrei una Sua opinione,visto che si parla di telecamere:possibile non si sia notato nulla?E le versioni?In base alla tesi da sostenere i due si sarebbero allontanati assieme o lui l’avrebbe abbandonata.Mi scuso,ma per un maschio mediamente stabile e pronto a mettere in discussione la propria sensibilità come sensibilità di parte,questi restano dubbi oscuri.Un’ultima cosa:pare che la psicologa sostenga che la ragazza voglia tornare di corsa a casa,le compagne di viaggio parlano di Firenze e Parigi:non è che,magari,bisognerebbe essere tutti un po’ più cauti ad attribuire colpe e giudizi semplicemente perchè di colpe non ce n’è,con buona pace degli assertori del “non lo fo’ per piacer mio ma per dar dei figli a dio”?Io credo che ci sarebbe da augurarselo,per noi,per sentirci più umani,e per i due giovani,per lui che sarebbe un vigliacco schifoso da conteggiare in meno,e per lei che porterebbe con se il ricordo di un infortunio al posto del peso di un’esperienza spaventosa come quella di uno stupro.In ogni caso chiudo col buon vecchio Socrate:”L’unica cosa che so,è di non sapere.”