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Sono una stronza totale. Diario di una bulimica #1

Comincia così il primo racconto del diario di una bulimica di Eve Blisset che ha deciso di aderire al nostro progetto di autonarrazione sui problemi legati disagi rispetto al corpo. Le abbiamo chiamate “Storie di dipendenze” e sono letture autonarrate o raccontate da altre/i senza filtri, nella maniera più franca e utile possibile. Utile a chi scrive e a chi legge. QUI il primo racconto. QUI la presentazione di Eve Blisset e in basso la sua prima storia.

Da Eve Blisset:

Spietato. L’hanno definito così il mio modo di raccontarmi e l’ho apprezzato un sacco. Spietato, in quel caso, stava per “privo del punto di vista pietistico e autocommiserativo sulla questione” ed era una bella cosa.
L’aggettivo spietato comunque, oltre ad essere una canzone dei Baustelle se declinato al plurale, di solito ha un’accezione negativa, e probabilmente se adesso sono riuscita a diventare narrativamente spietata in senso positivo, è perchè per anni sono stata spietata nel senso di stronza totale.

E’ come gli israeliani. Pensi di essere uscito fuori dall’oppressione nazifascista e diventi nazifascista tu stesso, diventi oppressore. Diventi uno stronzo totale. Non c’è nessuna giustificazione per gli israeliani, non c’è nessuna giustificazione per il modo in cui mi comportavo io.

Avevo iniziato a vomitare in maniera sistematica e a perdere chili su chili. Dieci. Venti. Trenta. Arrivavano i complimenti, i “Come sei dimagrita” eccetera eccetera. La vergogna, l’insicurezza, il nascondersi, il deterioramento del rapporto con la mia immagine, l’incapacità a vedermi nuda, l’ipercriticità su ogni singolo dettaglio del mio corpo, sono arrivati dopo. In quei primi mesi ero semplicemente inebriata dai complimenti, avevo accantonato tutta la razionalità e, per farla breve, mi sentivo figa (anche se ancora non abbastanza). Ero così figa che da un lato continuavo a fare l’antifascista, la femminista e l’antisessista come sempre e dall’altro, forte della mia nuova formasmagliante, mi divertivo a giudicare e incasellare se non addirittura prendere palesemente per il culo selvaggiamente tutto il resto del genere femminile tranne tre o quattro persone. Le più prese di mira erano le “ciccione”. Le me di prima.
Il nemico ce l’avevo nella testa e non me ne accorgevo.

Ero una bastarda, ero una fascista, ero una stronza e adesso, adesso che da questa cosa sto uscendo fuori, adesso che sto risolvendo il conflitto col mio corpo, mi faccio schifo per questo. Non perchè prima di perdere i dieci, venti, trenta chili ero cicciona. Per questo. E adesso, adesso so che questa lotta è anche contro quelle che fanno le antifasciste, le femministe e le antisessiste ma poi sono delle stronze totali. Come ero io.

Posted in Narrazioni: Assaggi, Storie di dipendenze.


One Response

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  1. Serena says

    Ciao Eve, innanzi tutto ti ringrazio per aver iniziato a scrivere. Ci ho pensato un po’ se commentare o meno, poi ho deciso di farlo. Leggo i tuoi post, le tue parole mi sembrano fatte di un dolore che piano piano si sta aprendo… E sono con te. Sono con te perché anche io sto male (anche se ho problemi di un tipo completamente diverso da quelli che hai tu) e perché conosco due ragazze che soffrono di bulimia, che non so come aiutare. Una è mia sorella, acquisita, che vive lontano da me. L’altra è una mia amica, la vedo raramente. E ogni volta che le vedo mi cade il mondo addosso… Vorrei che si aprissero, ma non lo fanno, mai, e la cosa mi spezza il cuore.

    Grazie per quello che scrivi, me le rendi più comprensibile, nonostante ogni persona sia un essere umano unico.