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#83 – Femminicidio: donne che muoiono per la propria libertà!

Tragedia della gelosia” – scrive Repubblica. Che in lingua italiana non vuol dire niente. Si evita di citare colui il quale si serve di un motivo per affondare un coltello sulla compagna. E’ un po’ come “Il caldo uccide” che viene difeso da Pinketts e Cappi dell’entourage di Cronaca Vera.

Si parla di uno che la picchiava, non la sposava di modo che lei non avesse la cittadinanza italiana, ché figuriamoci se certi uomini non tengono sotto ricatto le donne, in special modo se straniere, precarie e prive di risorse proprie, per tenerle in pugno. Liti frequenti, lei che usciva in strada urlando che lui le metteva le mani addosso, dicono i vicini i quali non hanno fatto niente per salvarla. Chiamare qualcun@ prima di vederla morta forse sarebbe stato un segno di civiltà, ma tant’è.

Una coltellata al fianco per Lyzbeth Zambrano, 30 anni.

Una tragedia della follia” la definisce Il Corriere. E anche questo in lingua italiana non vuol dire niente. Solo alla fine parla di femminicidio e cita Bollettino di Guerra. Un progresso. Almeno questo.

L’Ansa la definisce una “tragedia“. Il TgCom parla ancora di “Tragedia della gelosia” e spulciando la pagina facebook dell’assassino descrive il contesto in cui lui esprimeva il suo rancore contro quella donna. Gossip a parte, che dimostra che facebook è un luogo in cui le “opinioni” contro le donne possono istigare odio e dare a più di un uomo una giustificazione per compiere un delitto, il TgCom, contrariamente a ciò che pure aveva notato, le intenzioni lugubri trascritte, le urla della donna, i litigi, le percosse, tutto ciò che lascia presagire un lento e inesorabile avvicinamento ad un delitto, parla di “scoppio d’ira” che tradotto in giornalistese d’accatto diventa “raptus“.

E anche altri media scriveranno di “dramma della gelosia” tenendo conto che siamo nel 2012 e che è un paradosso il fatto stesso di insistere su temi da delitto d’onore deresponsabilizzando culturalmente gli uomini che compiono un femminicidio.

Lyzbeth è l’83esima vittima del 2012 (inclusi due uomini e tre bambini vittime collaterali) e lascia un bambino di 4 anni. Vedremo in giro forse le sue foto, perché straniera, di bell’aspetto, qualcuno cercherà anche la sua pagina facebook, se ce l’aveva, poi dirà che lui era innamorato, disperato per lei, le aveva aperto cuore e casa e lei lo aveva ricambiato comportandosi da zoccola. I sostenitori dei padri separati, sovraeccitati in questi giorni per la discussione in senato del ddl su affido condiviso e Pas, che sono presenti sul web con pagine ingannevoli che si chiamano *No alla violenza sulle donne* diranno che lei era probabilmente una raccatta soldi, una che voleva togliergli il figlio e ogni cosa, e nel frattempo un’altra donna è morta, uccisa, non per responsabilità di concetti astratti e culturalmente obsoleti, la gelosia, la passione, l’amore, ma per responsabilità di uomo che pensava di poter prendere una donna e farne un oggetto di sua proprietà.

Buonanotte Lyzbeth, dormi bene. Salutaci le altre, tutte quante. Piangiamo noi per te perché in Italia, devi sapere, che ora faranno a gara per piangere lui, il tuo assassino.

Sono gli uomini violenti ad uccidere. Non il caldo. Non la gelosia. Non la passione. E uccidono le donne in quanto donne perché le considerano oggetti, di proprietà, cose non umane, prive di valore se  sganciate dalla logica dell’appartenenza.

E ci sono complici, certo, inclusi i media che continuano ad usare un linguaggio che non va bene. I media che insistono nel rendere chiara l’immagine di una donna/nonpersona che appare solo come un pallido riflesso del desiderio egoistico di certi uomini.

Provate a sostituire con noi:

– Tragedia, dramma, della gelosia sta per Femminicidio.

– Delitto passionale sta per Femminicidio.

– Tragedia della follia e raptus sta per Femminicidio.

In Italia, secondo l’Onu, il femminicidio è un crimine di Stato, un crimine contro l’umanità. Noi continuiamo a lottare per salvare queste donne. Tutte quante o almeno una. Una soltanto che possa evitare di morire per ottenere la propria libertà.

—>>>#stopfemminicidio su facebook

—>>>Le nostre richieste, per le donne vittime di violenze

—>>>Consigli di sopravvivenza dalle donne italiane alle donne straniere

—>>>Del tirare pietre sulle donne per compiacere i patriarchi

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


7 Responses

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  1. Chiara Lo Scalzo says

    Per contestare RosaLouise: se vi fossero una gran quantità di omicidi le cui vittime fossero tutti zingari, si potrebbe parlare di genocidio, ovvero “Gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
    Si può dare un valore diverso ad un soggetto in base alla sua etnia, si chiama razzismo.
    Ragionando per analogia, non trovo nulla di scorretto nei termini sessismo e femminicidio.

  2. Paolo84 says

    anche se onestamente mi chiedo che genere di rapporto “consensuale” possa provocare un’emorragia alla vagina di una ragazza (a parte la rottura dell’imene ma non credo sia questo il caso) con tanto di punti di sutura…qualcosa non mi quadra.

  3. Paolo84 says

    x poi dice che una s’incazza

    Bè leggo che era ubriaco anche lui (serata alcolica, evidentemente) quindi gli idioti irresponsabili sono due, ma se due persone (entrambe maggiorenni, mi pare, in questo caso) decidono di bere un po’ troppo e poi fanno sesso, bè sicuramente non è un comportamento intelligente e responsabile, ma non vedo dove sia il reato. Forse gli amici sobri (se erano sobri) di lei avrebbero dovuto fare qualcosa, sono d’accordo su questo

  4. poi dice che una s'incazza says

    http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/07/11/news/turista_soccorsa_in_strada-38873615/?ref=HREC1-1
    Cioè scusate questo STRONZO ha causato un’emorragia a questa grandissima idiota irresponsabile, però consenziente, quindi tutto ok?!?!?!?!? Ma come cazzo è possibile!!!!!!!! Dove stavano gli amici, perché non hanno visto che non era padrona di sé… Perché esiste gente così di merda!!?!?!?

  5. RosaLouise says

    Condivido questo articolo, anche se non concordo, lo scrivo da mesi, sul termine “femminicidio”. E’ come se l’uccisione di uno zingaro fosse chiamata “zingarocidio” dando alla vittima un valore sociale diverso in base alla sua etnia. Va dunque preferito e usato il termine esatto che la legge stabilisce per questo reato, cioè OMICIDIO. Che poi può, anzi dovrebbe essere aggravato perché commesso verso persone più deboli e non in grado di difendersi, ma pur sempre di OMICIDIO si tratta e deve essere punito severamente in base a quanto previsto dalla legge.
    “Femminicidio” è un termine fuorviante per quanto riguarda gli omicidii delle donne. Femminicidio è infatti l’assassinio di una femmina in quanto tale, come genere contrapposto geneticamente a quello maschile, come quello praticato in Cina a causa del regime di controllo delle nascite dove centinaia di migliaia – forse anche di più – di neonate sono state (e forse lo sono ancora) soppresse appena nate perché ‘femmine’, non ha niente a che vedere, quindi, con gli omicidii delle donne.

  6. maria says

    Ho sentito la notizia al telegiornale di sky e come al solito hanno ricostruito l’azione senza un briciolo di prova ‘lui ha chiamato subito i carabinieri, stavano litigando e probabilmente in uno scatto d’ira ha afferrato un coltello e l’ha colpita una sola volta fatalmente, poi si è svegliato dalla trance, si è reso conto di quello che ha fatto e ha chiamato subito i carabinieri’. Cioè in pratica era sonnambulo e si è svegliato giusto in tempo per piangere l’inaspettata morte della sua dolce metà. La logica ringrazia dalla tomba.

  7. Paolo84 says

    Penso che i cronisti di nera dovrebbero ricordare di non essere nè romanzieri nè sceneggiatori e usare un linguaggio adeguato e che non sembri giustificatorio nei confronti di tali delitti.E se l’assassino era in effetti ossessivamente e morbosamente geloso questa non può rappresentare un’attenuante giuridica nè morale e comunque la determinazione del movente spetta agli inquirenti non ai cronisti