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Stupri “utili”

Oggi vogliamo parlare di donne maltrattate. Direte: sai la
novità. Invece no. La novità c’e’ perché vi parleremo delle donne maltrattate
che non fanno notizia (e in genere facciamo anche questo ma lasciateci dire). Spesso neanche quando muoiono. Le chiameremo con nomi di
fantasia perché ancora vivono tanti problemi e non hanno bisogno di essere più
esposte di quanto già non siano.

Sono donne per le quali nessuno chiederà un risarcimento
danni. Non c’e’ nessun sindaco che si costituirà parte civile nei loro processi
contro i loro persecutori ne’ ci sarà una istituzione che offrirà loro soldi e
lavoro come segno di considerazione. Non ci saranno trasmissioni fiume a
parlare del fenomeno e neppure titoli in prima pagina sui giornali per dire,
per esempio, che Francesca è stata picchiata talmente tanto da suo marito da
finire al pronto soccorso tre volte in un mese. Ha un timpano fracassato, una
spalla che non le funziona più e uno zigomo da ricostruire perché quando lui la
colpisce va giù duro come se avesse pietre al posto delle mani.

Nessuno ricorderà mai Rossella che ha dovuto farsi togliere
la milza perché il fidanzato l’aveva spappolata a calci. Le ha rotto anche
qualche costola, tanto per gradire, e ha rischiato di perforarle un polmone.

Non si ricorderanno di Cristina, finita sulla sedia a
rotelle perché suo padre le ha spezzato la colonna vertebrale una sera che era
tornata dalla discoteca. Secondo lui era troppo nuda. Così l’ha rivestita. Con
una corazza d’acciaio e quattro ruote. La discoteca per Cristina non c’e’ più.

Nessuno saprà mai di Federica, con entrambe le braccia
spezzate e ingessate. Ha detto a tutti che era caduta. Invece è stato il suo
compagno. Però poi le ha chiesto scusa e lei lo ha perdonato.

Non si saprà di Giovanna, che di anni ne ha 17 e a scuola è
proprio brava. Però durante la ricreazione si fa prendere a schiaffi dal suo
ragazzo e resta da sola, timida e insicura, per non farlo indispettire.

Non si saprà di Mariella, stuprata da suo marito giusto dopo
che gli aveva detto di volerlo lasciare. E non sapremo mai dei tanti piccoli e
grandi stupri quotidiani, delle prevaricazioni, degli abusi, di quelle cose che
non finiscono mai in questura perché vengono considerate “normali”.

Si tratta di storie “italiane” e non c’e’ un solo
giornalista serio che passi da un centro antiviolenza e vada a chiedere anche
in maniera generica quello che succede in quel pezzo di mondo, quante donne lo
attraversano e perché. Non c’e’ neppure la curiosità. Solo silenzio. Un
assordante e terribile silenzio. Complice, omertoso silenzio.

Nel frattempo si continua a parlare ad alta voce solo degli
stupri che fanno audience, che fanno comodo a quelli che vogliono aizzare altre
folle selvagge, ad altri che non vedono l’ora di lanciare nuovi prodotti per la
castrazione chimica sul mercato, a quelli che per ogni denuncia per non
sbagliare fanno bonifiche dei campi nomadi.

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Lo abbiamo già scritto. A che serve ripeterlo. Ricomincia la
danza, mentre la terribile riforma della giustizia compirà il suo corso, mentre
ci befferanno con una legge sul testamento biologico che ci impedirà
definitivamente di scegliere della nostra sorte, mentre l’economia continuerà
la sua discesa negli inferi, mentre disoccupat*, precar*, cassintegrat*, in
mobilità scenderanno in piazza e saranno soli perché nessuno parlerà di loro,
mentre il decreto milleproroghe prorogherà il nostro diritto di esistere,
mentre il decreto sicurezza troverà altri consensi e ci ammazzerà persino le
più piccole libertà che ci sono ancora rimaste, mentre si faranno le “piccole
modifiche” alla costituzione, mentre si rivolterà l’italia come un calzino per
nasconderne la parte puzzolente…

Lo stupro oramai è utile. Ci siamo lamentate che non se ne
parlava mai. Ora se ne parla. Di che ci lagniamo allora? Forse del modo con il
quale le notizie vengono trattate? Del perché vengono pubblicate?

O abbiamo paura in fondo del fatto che mentre si interroga
la gente d’italia che viene sconfitta, attraversata da questa violenza, la
scopriamo profondamente fascista ed è quella parte che non vorremmo vedere mai.

Eppure c’e’. Ci sono genitori che chiedono immediatamente
giustizia, vendetta, pene certe. Ci sono quelli che inviano lettere aperte,
indirizzate a figure istituzionali, alle televisioni per chiedere compensi in
denaro, risarcimenti, aiuti per pagamento mutui.

Con tutto il rispetto per questi genitori feriti,
sicuramente addolorati, che sono comprensibilmente preoccupati per il futuro
dei loro figli e delle loro figlie, noi non chiederemmo mai un risarcimento di
questo genere. Sarebbe come una richiesta di pagamento per una prestazione
sessuale estorta. Come dire: l’hanno presa e ora qualcuno deve pagare, ecco la
nostra tariffa. Sarebbe l’offesa dopo l’offesa. Lo stupro dopo lo stupro. Noi
non lo faremmo. Non in questo modo che ci parrebbe lesivo della dignità di
nostra figlia.

Forse faremmo come una fantastica donna che ha chiesto un
risarcimento simbolico di un euro. O non chiederemmo neppure quello. O forse
faremmo una richiesta diversa. Ci interesserebbe dirottare risorse verso i
centri antiviolenza affinché possano aiutare altre donne. Non ci interesserebbe saldare una certezza economica sul ricavato di una disgrazia. A meno che non
sia riconosciuto come un “diritto” per tutte e non come un favore personale. A
meno che non si riconosca a TUTTE una certezza
del reddito
per liberarsi dalle violenze o perché la violenza potrebbe
essere considerata, perché no, un risarcimento per un gravissimo infortunio
sulla strada delle relazioni complesse che caratterizzano la coesistenza di
reti sociali. Come per i risarcimenti alle vittime di mafia, delle stragi. Si
parlerebbe di vittime di violenza maschile a TUTTI i livelli, dentro e fuori
casa. Vittime di stupri e violenze. Spetterebbe un posto di lavoro e un
risarcimento a tantissime donne. Una previsione di spesa in quelle direzioni vi
farebbe quantomeno rendere conto dell’entità del fenomeno. Basterebbe forse
spostare risorse alle donne invece che al perenne rifinanziamento di polizie e
polizie e polizie e armi e armi e armi per le polizie, polizie, polizie.

Insomma non ci può essere un capitolo di bilancio delle
amministrazioni pubbliche dedicato al risarcimento per coppie aggredite in quel
di Roma esclusivamente da Rumeni o Rom. Cioè: questa cosa creerebbe una
situazione abbastanza confusa. Se una donna viene stuprata da un senegalese si
aggiungerebbe la sua etnia o si amplierebbe l’eccezione a tutte le aggressioni
compiute da stranieri? E se lo stupro è compiuto da cittadini italiani cosa si
fa? Trattamento ad personam? Favori che diventano voti? Invece che leggi che
garantiscano eguali diritti a tutte? Si farà clientelismo sulla pelle delle
donne? C’e’ la crisi e la gente ha bisogno di aiuto. Questo si capisce. Per le
amministrazioni senza scrupoli sfruttare questo momento diventa veramente molto
semplice.

Che ne dite: è troppo brutto criticare chi soffre? Infatti
non si azzarda nessuno. Sono tutt* intimorit* e proni/e e allora tocca a noi
aprire le danze per iniziare a dire una cosa poco politically correct.

Insomma, questa storia degli stupri a rOma sempre a cura dei rUmeni
comincia a diventare redditizia. Costituisce l’eccezione che potrebbe diventare
la regola. L’ha raccontata bene Ascanio Celestini in una sua performance a
Parla con me (la trasmissione con la Dandini su rai tre).

La storia fa così: C’e’ una ragazza che viene ripetutamente
molestata da tanti uomini differenti. Non dice niente, si lamenta, può dire
poco. Un giorno è talmente stanca di molestie e prevaricazioni che passa
accanto ad un rumeno e quello neanche la guarda, allora lei urla e accusa. E’
stato lui! Tutti gli saltano addosso, compresi quelli che l’avevano molestata
per davvero. Così lei, per un momento, si è sentita coccolata e finalmente in
diritto di poter urlare il suo dolore.

Forse è così che succede a Roma. Abbiamo detto forse e ce ne
pentiamo l’attimo dopo. Ma il dubbio, siamo sicure, è venuto anche a voi.

La domanda è: ma dopo tutti i rastrellamenti e le bonifiche
fatte nella capitale come è possibile che vi siano ancora rom e rumeni per le
strade?

Come si faceva con il controllo sociale dei neri quando c’era l’apartheid in
america e quelli erano schiavi ai quali doveva essere in tutti i modi impedito di affrancarsi dalla schiavitù: appena un rumeno ti si avvicina anche per chiedere una semplice
informazione, o ti aggredisce perché vuole il portafogli e ti fa anche male ma
vuole il telefonino, soldi, tu urla allo stupro. Se c’e’ di mezzo un rumeno
c’e’ aria di un consenso sociale. Magari pagano il mutuo anche a te. Lo
facciamo anche noi. Così giriamo un po’ di soldi a Rossella, Cristina,
Federica, Giovanna, Mariella e a tutte le altre che non avranno mai il diritto
ad essere tutelate.

E’ a questo che volevi arrivare, vero Alemanno? Donne contro
donne? Abbi fede. Siamo più intelligenti di quello che credi. Tante donne
vengono sempre prevaricate. Il problema è farle sentire davvero libere di dire
“da chi”, “come”, “quando” senza sentirsi giudicate mai.

Non si riuscirà in questa campagna che infierisce e violenta
ancora e che si fa beffe delle tante donne stuprate ogni giorno perché insinua
il dubbio dello “stupro utile”. Ci piacerebbe sapere chi ne cura la regia.
Fidanzati, padri, fratelli, amici, le stesse donne naturalmente. Ed eccole
sconfitte. Ed eccoci costrette a uscire allo scoperto per farci dire
timidamente qualcosa che sarà usato contro di noi almeno un milione di volte.
Ed eccoci timorose di dichiararci estranee ad alcune dichiarazioni di stupro,
non tanto per lo stupro in se’ quanto per la nazionalità degli accusati, perché ci
sarà qualcuno pronto a dire che tutte le donne mentono e che non vale la pena
mai di parlare delle violenze che le donne subiscono. Ed eccoci infine,
piegate, sfinite, mentre proviamo ad aiutare centinaia di donne affinché
sopravvivano ai loro carnefici, a loro stesse, alle ferite che si portano
addosso, alle lacrime inascoltate, al dolore fermamente ancorato in ogni pezzo
del loro corpo. Eccoci. Siamo qui. Ancora morte. Ancora vittime. Ancora
sfruttate.

Noi conosciamo le violenze e lo stupro. Sappiamo riconoscere
la miseria ovunque. Non ci manca il coraggio di dire che abbiamo dei dubbi. Se
non li manifestiamo adesso, assumendocene la responsabilità e immediatamente
pronte a chiedere umilmente scusa e a dire che ci siamo sbagliate, metteremo a
rischio la credibilità di tutte le donne che denunciano uno stupro e che ne
subiscono le conseguenze per tutta una vita senza che nessuno si prenda mai
cura di loro. Se è un italiano a stuprare, le donne sono sempre descritte come
consenzienti, bugiarde e puttane. E’ pensando a loro che noi diciamo che quando uno
stupro diventa “utile” cominciamo a farci delle domande. Speriamo di essere
smentite. Vogliamo sentirci dire che ci sbagliamo. Lo vogliamo con tutte le
nostre forze. Diteci che siamo noi a non vedere, che non vogliamo accettare il
fatto che esistono tanti stranieri che davvero fanno male alle donne più che
gli italiani. Diteci che è cambiato davvero qualcosa e che la cultura di
destra, come quella di sinistra, finalmente mostra grande sensibilità per
questi temi senza avere nessun secondo fine. Diteci cose che mostrino tutta la
nostra parzialità. O diteci cose belle e fateci sperare che da ora in poi tutte
le donne che subiscono violenza avranno prospettive migliori. Diteci tutto ciò
che volete ma non ci trattate con disprezzo. Forse abbiamo dei limiti ma non siamo meschine. Non c’e’ voglia di rivalsa. Solo desiderio di chiarezza.

Noi mandiamo la nostra solidarietà a tutte le donne che hanno subìto e
subiscono violenza e pensiamo agli stupri che nessuno ricorda mai (la maggioranza) e ai branchi di stupratori che hanno avuto
coperture e l’aiuto di troppe persone. Erano quelli del Circeo. Perché a Roma
gli stupri di gruppo, in fondo, c’erano anche prima che arrivassero i rumeni.
Peccato che ad occuparsene erano le donne, da sole, senza aiuto da parte di
nessuno.

Rieccovi il Decalogo per donne stuprate

—>>>Il video è "Quando mi toccano il culo sull’autobus" con Ascanio celestini. La foto viene dalla riuscita manifestazione contro la violenza maschile sulle donne fatta a Venezia il 12 febbraio 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


3 Responses

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  1. Ada Roggio says

    STUPRO

    Dormivo li nel mio letto
    La stanchezza del giorno
    mi portò ad un sonno profondo
    tra sogni che ora non ricordo più
    Nelle buie ore della notte
    si celava ,
    la mia ascesa del mio io
    Mani che amavo mi strinsero
    con una violenza unica
    rabbrividì ,
    al sol pensiero
    ancora oggi rabbrividisco
    Non mi fu permesso gridare
    mani forti si posarono sulla mia bocca
    io d’improvviso rivoltata …
    lacrime cadevano sul mio viso
    mi dimenavo ,
    la sua forza era entrata persino nella mia anima
    nulla potè al suo volere
    Al termine di quello stupro
    non lo amai più
    mai più potè
    lasciò dentro di me una ferita
    Chiamata morte lenta
    Ada Roggio

  2. foscalontana says

    Questo bellissimo post, sull’invisibilità delle tante storie di donne maltrattate (e massacrate) dei quali sono pieni i centri antiviolanze, nonché la riflessione sull'”utilità” degli stupri mi ha fatto scattare una lampadina(sic!) nella mia testa, ri-portando la memoria ad una serie di episodi antecedenti alla campagna elettorale (eravamo in pieno governo Prodi) e, successivamente, alla campagna elettorale vera e propria (per intenderci, caso Reggiani).Forse qualche d’una ricorderà che prima dell’entrata in crisi del governo Prodi, vi furono in Lombardia, una serie di violenze sessuali a danno di donne, e l’uccisione di alcune schiave-prostitute. I violentatori,erano (quasi tutti) nordafricani o, comunque, extracomunitati. Per le schiave-prostitute, si disse che la loro uccisione era legata al mondo della sfruttamento della prostituzione “extracomunitaria”( mi sono sempre chiesta come mai, in un territorio come quello italiano, così massicciamente controllato dalle mafie, i rumeni , gli albanesi, ecc. potessero tranquillamente insediare una così lucrosa attività senza nessun conflitto di cointeressenza con le mafie italiane: ma su questo il silenzio completo).Inoltre, sempre nello stesso periodo, da parte di alcune procure furono trovati casolari, ville,e quant’altro,dove schiave(basta l’aggettivo)venivano maltrattate,violentate,trovate con catene al collo, ai piedi,costrette ad ogni nefandezza per il piacere del maschio italiano.Chi si ribellava, veniva gettata (viva) nei pozzi adiacenti.Delle schiave “extracomunitarie”, i procuratori illuminati(quelli che la mafia è solo in sicilia o al sud),ne facevano pacchetti (di sicurezza?!)da espellere nei paesi d’origine.Ovviamente di queste vicende niente si sa, perché niente è trapelato. Le cose sono state messe in maniera tale che, chi sa, non può provare… Risulta evidente che questo bel pò di femminicidio( è poi così lontano il messico?) non possa essereorganizzato sic e simpliciter, né possa essere in mano alla piccola criminalità “extracomunitaria”. Qualcuna, ricorda gli scandali di parlamentari,trovati con squillo e usi alla sniffata eccellente? Con il caso (eclatante) della Reggiani(in prossimità del voto elettorale) la strumentalizzazione in termini di sicurezza della violenza sessista(fermo poi, ad concedere le attenuanti per la volontà della donna di non farsi stuprare), raggiunge il suo apice e la destra vince. Quali sono stati i primi provvedimenti della ministra Carfagna? Azzeramento dei finanziamenti ai centri antiviolenza(!!!) e ri-cacciare la prostituzione nel privato ( in mano a chi sono certi appartamenti?) : lontano dagli occhi, chi saprà mai, chi “frequenta” queste case, e cosa succederà alle schiave(non mi risulta che esistano forme di cooperative autogestite dalle sexworker…). Oggi, ed è cronaca di questi giorni, l’aumento degli stupri (utili), giustifica il ritorno alla strumentalizzazione della paura, si fa promotrice di una sicurezza tutta (neo)patriarcale, affonda e fonda le radici in un diritto sempre più ineguale(gli stupratori italiani, ai domiciliari, i rumeni picchiati in carcere),ineggia a soluzioni aberranti come quella della castrazione chimica. E se il femminicidio,la violenza sessista, fosse un’operazione decisa al tavolino?

    un caro saluto

  3. marcella raiola says

    Che degli stupri compiuti ogni giorno tra le mura domestiche si parli poco e che gli stupri compiuti dagli extracomunitari siano strumentalizzati è palese. Ciò non toglie che la percezione del reato, a partire dal caso della Sig. Reggiani, è MUTATA, finalmente, perché la vittima era ideologicamente “blindata” (mezza età, niente minigonna, educatrice d’infanzia e moglie di un militare!) e nessuno ha potuto confinarLa nel comodo e disgustoso cliché della “puttanella che se l’è cercata”. Quello della povera Sig. Reggiani è stato, sì, uno stupro socialmente “utile”, nel senso che ha indotto anche i più biechi patriarchi e le più bieche “virago” a modificare i loro statuti mentali riguardo al reato. Purtroppo la magistratura ha sprecato questa nuova consapevolezza, emettendo un verdetto osceno nel quale la signora viene praticamente accusata di aver provocato la propria morte (concorso di colpa!!) difendendosi! E’ vero che la violenza quotidiana è dimenticata, ma bisogna anche riflettere sul fatto che quella è percepita come “endemica”, legata all’incultura, ai messaggi dei media, al maschilismo, a fattori di cui tutti sanno l’oscena persistenza ma che pochi si fanno carico di rimuovere. Quella che ci infliggono gli extracomunitari per strada è violenza AGGIUNTIVA, per così dire, e fa più rabbia NON PERCHE’ SONO STRANIERI, ma perché, nel mentre in cui delinquono, NON AVREBBERO IL DIRITTO STAR SUL NOSTRO TERRITORIO!
    La gente sa benissimo che il problema della violenza va affrontato smontando il patriarcato come sistema di pensiero, ma è ovviamente e comprensibilmente meno disposta ad accettare di subire una violenza nei fatti identica, ma che a rigore di legge SAREBBE PIU’ FACILE EVITARE, perché la sua esplosione non dipende dal perpetuarsi di una mentalità radicata tutta da estirpare, bensì dal SEMPLICE MANCATO CONTROLLO DEL TERRITORIO o da vergognosi patti internazionali (del tipo: io ti faccio delocalizzare le imprese in Romania, dove potrai sfruttare le operaie a un euro al giorno, e tu mandami pure tutti i tuoi stupratori!!).
    La gente non è sciocca e non è insensibile. Il problema non sta nel razzismo o nel clamore che certi casi suscitano. Il problema sta nel fatto che gli stupri di strada SONO PIU’ FACILMENTE EVITABILI di quelli dovuti alla bestialità dei NOSTRI uomini violenti. Per questo la gente si incazza di più!!! Il tunisino che ieri ha distrutto la vita della 15enne di Bologna era pregiudicato libero per decorrenza e già ESPULSO dall’Italia!! Insomma: detto in soldoni: una cosa è subire dal padre-padrone in casa o dall’amico violento che non accetta la libera scelta della donna, una cosa è subire violenza da uno che tecnicamente, anagraficamente e civicamente NON ESISTE, ma che decide comunque, nell’impunità più assoluta, di sfogarsi sessualmente, insieme ad altri balordi suoi amici, sul corpo delle donne italiane GIA’ alle prese coi loro patriarchi!!!!
    E poi… le pochissime fortunate che magari lottano per tutte, magari sostenute da uomini civili e indignati quanto loro per lo stato delle cose italiane, perché devono temere di subire per strada, alla fermata del bus, davanti al cassonetto della spazzatura, quello che la casa o l’ufficio hanno loro miracolosamente risparmiato??? Anche questo è destabilizzante in sommo grado e mina la forza d’animo delle poche donne che finora non hanno subito nulla di gravissimo… E’ necessario distinguere; è necessario capire… E’ semplicistico parlare di razzismo o di strumentalizzazione (per carità, ci sono, ma non solo i soli fattori da considerare!).
    Sono stanca di chi ripete che gli extracomunitari sono responsabili SOLO del 2% degli stupri… MA PERCHE’ DOBBIAMO AVERE QUEL 2% in PIU’, appunto??? E poi, visto che in Italia gli stupri sono circa 2000 all’anno, SONO FORSE PER VOI COSA IRRISORIA 40 donne stuprate in meno??
    Se la legge verrà modificata e se le pene saranno inasprite, lo saranno anche per gli stupratori “nostrani”. L’allarme extracomunitari però c’è e non va negato. Le nostre figlie e nipoti, cui abbiamo insegnato a essere fiere e libere, non possono pagare con la vita una semplice passeggiata!!!!!!
    Sono d’accorso con la Vs. analisi su tutta la linea, però credo che non sia giusto che le donne paghino ANCHE il prezzo della necessaria integrazione. Sulla loro pelle, dentro la loro intimità violata ferocemente da branchi interi di extracomunitari assatanati, non “cattivi” ma semplicemente provenienti (e condizionati) da realtà in cui le donne sono merce di scambio e lo stupro una normale prassi di iniziazione delle bambine alla “vita adulta”.