Gli antifemministi, dicevamo, il cui Lessico completo potete leggere QUI. Un lessico attraverso il quale piegano la realtà a loro uso e consumo per autoassolversi e per non rimettersi in discussione o per non aprire al confronto quasi mai. Sostengono che le donne sono al potere, che gli uomini vorrebbero la parità e che bisogna fermare la società che secondo loro è tutta femminista, dominata dalle femministe, con un governo femminista, tribunali femministi, media femministi. Questione è, secondo il loro punto di vista, che noi femministe dominiamo il mondo, lo Stato, l’informazione, l’economia, i tribunali e dunque siamo nemiche. La mia percezione mi suggerisce che è come se i bianchi dicessero che è in atto una colonizzazione dei neri. Come se gli omofobi dicessero che al potere ci sono i gay. Come se i fascisti dicessero che sono gli antifascisti a censurare. Come se i revisionisti dicessero che ogni movimento progressista e ogni manifestante che rivendica i propri diritti sta calpestando la “democrazia”. Come se gli uomini – appunto – dicessero che sono le donne ad opprimerli. Lo percepisco come odio finalizzato. Di discriminazione pura indirizzata da uomini contro le donne e contro chi le “aiuta” e le “collabora”. Dunque noi nemiche in assoluto. Da sconfiggere. Da abbattere. Gli uomini che con noi fanno un pezzo di strada, che condividono le nostre opinioni o che semplicemente non condividono le loro sono ritenuti collaborazionisti e traditori della causa. Per loro esiste una terminologia precisa che andrò a illustrarvi.
La comunicazione attraverso la quale l’antifemminismo diffonde il proprio dogma e la propria ideologia parrebbe tipica del revisionismo del terzo millennio. Quello in cui le vittime sono carnefici e i carnefici diventano vittime. Come per la Lega che dice che gli italiani sarebbero colonizzati dagli stranieri per gli antifemministi gli uomini sarebbero tutti in balia di quell’enorme pericolo che sarebbe rappresentato dalle donne. I toni sono spesso apocalittici, di devastazione prossima imminente e la demonizzazione nei confronti delle femministe (non a caso chiamate nazifemministe) non permette che ci vedano come persone, dotate di intelletto, sentimenti, passioni, differenti, certo, ma essenzialmente umane.
Gli uomini considerati collaborazionisti e traditori – quelli che noi chiamiamo Disertori del patriarcato e che costituiscono un grosso gruppo che inventa, vive, caratterizza e anima Femminismo a Sud – vengono suddivisi in maschiopentiti, zerbini e dormienti. Ma partiamo dal principio. Intorno al 2002 vengono diffuse delle pubblicazioni di intellettuali, antropologi e psicologi che discutono di mascolinità a partire dalla teoria che sostiene che l’uomo dovrebbe recuperare la parte grezza, quella machista, quella dura, virile, selvatica di se’. Tra questi testi (su questa scia Franco La Cecla scriverà Modi Bruschi) c’è quello di Claudio Risè dal titolo “Il Maschio selvatico – come ritrovare la forza vitale dell’istinto”. Un testo affascinante, che discute delle paure degli uomini, della presunta femminilizzazione del maschio, della religione e dei miti sociali che paralizzano l’azione maschile, la censurano, che incutono timore alla sua morale e via via si scopre un ricettario di recupero del “selvaggio che è in te” fino ad arrivare all’apologia dell’incontro con il lato scuro del maschile (pag 115/116 paragrafo “l’incontro con gli squadristi”) “col suo fondo di violenza e rozzezza, prende forma, preparato dall’irruzione dei fascisti nello scenario compito dell’adolescenza di Clemente. Il ragazzo, appena li sente avvicinare, si toglie il distintivo dell’Azione Cattolica, e solo quando sono passati riprende a correre verso il mare (…). L’incontro con gli squadristi (…) ci costringe a non evadere la domanda: cosa c’entra la selvatichezza con lo squadrismo? C’è un lato “fascista” nell’uomo naturale? E’ una questione importante, perchè l’orientamento politico non è solo ideologico nel senso più sovrastrutturale e mentale, ma coinvolge tutta la personalità di un individuo. (…) Come facevano i fascisti che ritenevano di dover imporre una medicina, una Cura: l’olio di ricino ai sospettati di antifascismo. L’idea della Cura, della trasformazione, era dunque presente, come in ogni incontro con la selvatichezza, anche nel movimento fascista.”
Dopodiché riassumo. Sostanzialmente dice che siccome erano un po’ primitivi volgevano la Cura verso l’avversario politico in senso punitivo invece che verso se stessi. Perché chiamasse le torture “Cura” mi sfugge abbastanza, devo dire, ma conclude dicendo che “Quando il lato non civilizzato, oscuro, violento, è stato per troppo tempo del tutto negato nella vita dell’uomo, allora può irrompere in una forma collettiva e distruttiva, come appunto lo squadrismo fascista. Ciò che è stato a lungo represso nell’inconscio, ne esce contaminato da tutta la distruttività e il caos che lì è confinato. (…) Si passa cioè da una educazione troppo ipocrita ad una naturalezza troppo brutale. Quando si corre verso la selvatichezza, fuori da una maglia di regole troppo strette e sottili, ci si avvia verso una grande responsabilità, un peso non indifferente. Ciò che prima era regolato e vietato ora rientra nella nostra sfera delle responsabilità.” Ed evidentemente i nostri antifemministi sono in questa fase di riappropriazione della selvatichezza perché hanno l’orgoglio, a volte, di questa naturalezza un po’ brutale. Infine un lungo capitolo sulla questione del figlio senza il padre, colui che sarebbe, secondo Risè, l’iniziatore al maschile, e qui mi vengono in mente quei meravigliosi iniziatori che portavano i figlioli a puttane, o quelli che gli insegnavano a fare a botte, o comunque questi padri selvaticissimi che educavano i figli ad essere selvaggi altrettanto e di selvaggitudine in selvaggitudine Risè si conforta del fatto che solo così, con un figlio munito di padre, in assenza del quale sarebbe il nulla, questo fanciullo potrebbe diventare uomo non femminilizzato. Un uomo al quadrato, di quelli con la voce rauca e profonda e il testosterone attivo 24 ore su 24. Deve essere stato un grande cruccio questo per Risè al punto tale che fu promotore in seguito del Manifesto per il padre, coofirmato da antifemministi e gruppi di padri separati di tutta l’italia, con i quali ci pare sia sulla stessa lunghezza d’onda, e la sua teoria sui maschi selvatici divenne un sito antifemminista, a partire dal quale si librarono nel web il Forum Maschile quasi all’unisono con l’altro mondo di Uomini3000. Dei siti antifemministi per come li avevamo capiti oramai tanti anni fa – facendo qualche errore di associazione, perché erano e sono realtà diversissime tra loro, potete leggere QUI. Ora sono molti di più rispetto a quando noi cominciammo a dare vita al nostro osservatorio ma da lì partiamo.
Nella sua magnanimità Risè lascia dunque un testamento teorico ai suoi prosecutori e questo testamento consiste nella ridefinizione di ciò che viene considerato come “il nuovo missionario del verbo femminista” ovvero il maschiopentito.
“Il maschio pentito è il maschio politicamente corretto e cioè addomesticato, o meglio l’uomo della rinuncia. Rinuncia ad una presenza significativa in famiglia, rinuncia all’educazione affettiva alla vita del figlio che si è concepito, rinuncia alla propria storia.” dice spronando i rinunciatari a farsi forza ed esigere ciò che spetterebbe di diritto.
Poi parla di una sorta di “processo al maschio” che si compirebbe attraverso i media, promosso e gestito da uomini (addomesticati) e donne. L’uomo verrebbe processato in quanto maschio. E ogni uomo porterebbe con se la vergogna della propria identità ad espiare la colpa di un intero genere. Pare che debba subire la dichiarazione di superiorità morale da parte delle donne e solo a seguito di una presunta espiazione il maschio otterrebbe l’ammissione nei consessi a presenza femminile e via via proseguendo si pone ancora il tema dei media e deve esserne stato segnato, Risè, per aver immaginato un tale scempio o forse si riferisce ad un’epoca in cui la televisione non era controllata dal pensiero discriminatorio e sessista che ci parrebbe di scorgere adesso. Questione di punti di vista.
Insomma il maschioselvatico, l’uomo con le foglie di fico addosso e la clava in mano, non si deve scusare di niente, e fin qui ci siamo, deve riappropriarsi dell’orgoglio di essere uomo, padre, rivendicare con forza il proprio posto nella storia e nella società, alla conquista del pianeta Giove, volendo, e a sottrarre potere alle donne che avrebbero occupato ogni cosa assieme ai loro servi e amichetti maschiopentiti. Questo sarebbe il quadro. Che non tiene conto di tutta la filosofia post gender, queer, che non ammette la presenza di altri generi a parte quella di donne e uomini assolutamente etero. Un quadro in cui l’uomo può essere solo maschio selvatico e padre o essere, appunto, maschiopentito, zerbino o dormiente.
Da Risè in poi ovviamente la questione si è evoluta di tratti spesso contraddittori e paradossali che a questo punto farò spiegare agli stessi che ne discutono. Prendiamo spunto da una serie di post e articoli pubblicati ultimamente in cui si invitavano gli uomini a discutere di violenza sulle donne, poi analizziamo la discussione degli antifemministi a seguito della pubblicazione, sul nostro blog, di un post con l’opinione di Marco, un padre e separato che ha dichiarato di non voler essere un padreseparato strumentalizzato contro le donne, e tanto è bastato per meritarsi una serie di appellativi infelici e per essere stato stimolo per una discussione di cui vedremo in contenuti.
Fatto salvo che ciascuno dei forum o dei siti maschilisti ha una propria sezione dedicata ai MaschioPentiti e agli Zerbini ecco qui, qui, qui, qui e qui i post contestati e qui, qui, qui le discussioni conseguenti durante le quali confermavano di essere intervenuti sovente presso i suddetti post per inserire in quelle discussioni temi in linea con la loro ideologia. Da considerare che i commenti sono sfottenti, da dileggio e denigrazione nei confronti delle femministe ma durissimi e di scontro ipotetico nei confronti di quelli che sono considerati traditori. Volendo passare oltre le denigrazioni però vale la pena dire che quello che di quei post non è piaciuto, credo, sia il fatto di interpellare gli uomini puntando il dito su di loro, come intero genere, affinché rompessero gli indugi e rivelassero un segreto. Cosa, questa, che è stata letta e percepita come fosse stata attribuita una colpa ad un intero genere, quello maschile.
A noi interessa capire, comunque, cosa sia un maschipentito, uno zerbino o un dormiente secondo l’antifemminista pensiero. Ed ecco:
Su un blog gestito da antifemministi si dice che i maschi pentiti siano uomini che denigrano il proprio genere. Sul Forum dell’Antifeminist Journal alla sezione Maschi femministi sono compresi: Maschi-pentiti, femministielli, maschietti, castrati mentali, maschi da cortile, zerbini, etc etc. Se apri la sezione viene fuori che ci sono thread nominati per la scelta del “Maschietto del mese”, l’annuncio del sito “Zerbini” dedicato ai maschietti femministi, una sezione in cui si fa riferimento alla “legge del branco” e via così. Sul thread dedicato alla “legge del branco” un antifemminista dice (in sintesi) “questi poveri idioti praticamente sono degli sfigati che si fanno comandare, prendere per il culo e umiliare dalle donne o che non scopano mai. La categoria più diffusa è quella degli zerbini schiavi della moglie, della fidanzata o delle donne in generale.”
Anche il Forum Maschile ha una sezione dedicata ai “Femministi”. La loro definizione è “I Maschiopentiti, pentiti di essere quel che sono, nati con un difetto tra le gambe da correggere, cresciuti con una colpa nella testa da espiare.” Lì puoi trovare una sezione dedicata agli Zerbini femministi, un grande thread dedicato a “Maschile Plurale” che come sapete è un gruppo di uomini che parlano di mascolinità ma sono totalmente sul fronte opposto, dunque nemici, e tra le altre cose è proprio lì che hanno condotto il thread su Marco, colui che ha pubblicato il post in cui diceva di essere un padre e separato ma di non voler essere strumentalizzato contro le donne.
Il Thread si riconosce per tatto e per spessore. Il titolo è già di per se’ eloquente: “Marco il deficiente“. E l’insulto iniziale non è incoraggiante per la lettura. In ogni caso parte uno degli antifemministi, e da qui in poi provo a riassumere la discussione con brevi citazioni.
Innanzitutto il rammarico: “C’è gente che ritiene scontata la solidarietà di Marco, ma lui la nega, e se ne vanta pure, assurdo! Sarei tanto contento se mi passasse tra le mani in un momento di bisogno: lo guarderei affogare nella melma, o agonizzare per una emorraggia, o crepare di freddo (…)”
Risponde un’altro sostenendo che “il processo di rincretinimento del genere maschile è avviato.”
Ancora uno che scrive: “I nostri veri nemici sono questi! Questi sono i nostri traditori!” e poi “Vorrei che fossero costretti a vedersela con noi. Dobbiamo accusare questi uomini di tradimento. Perché la vera responsabilità dei rischi che corriamo nella nostra vita è la loro. Eppoi se durante una manifestazione arrivi alle mani, almeno non ti accusano di violenza sulle donne. Se ce la prendiamo con loro gli togliemo la principale arma di ritorsione morale, (…) traditore schifoso.”
Spero allora di cogliere a quali gravi rischi Marco abbia esposto queste persone. Deve essere molto grave, dico a me stessa, e continuo a leggere: “questi sono talmente vigliacchi che per poterci accusare metterebbero le donne in prima linea. Sono sicuro che se fossimo mille contro mille, le loro amichette gli ordinerebbero di farsi dietro per stare muso a muso con noi e loro le lascerebbero lì a rischiare. Per pura convenienza. Come hanno sempre fatto. E dopo direbbero come quando si scopano la tua donna: l’ha voluto lei!”
Continuo a pensare e ripensare al libro di Risè che mi sono letta apposta per capire, un po’ palloso certo, ma non mi aspettavo una simile evoluzione. Questi maschi selvatici hanno inselvatichito pure il cervello. E’ tutto molto selvaggio. Siamo alla fase in cui dovrei cogliere l’essenza di una guerra in cui di colpo Marco diventa uno che ovviamente non è virile abbastanza da stare in prima linea e poi diventa pure uno che si scopa la tua donna.
Arriva quello che la sa lunga e avverte: “Potrebbe essere pure un fake. Se non lo è farebbe schifo pure a me.” Dire che non è un uomo e non è un padre e un separato allontana il momento in cui dovranno accettare la dura realtà. Poi arriva la metafora umanitaria: “Quest’uomo in pratica come uno Stato Occidentale che guarda crepare di fame uno dell’Africa Nera, e lo attacca quando un africano si lamenta della sua condizione. E’ tutto!” – conclude secco. Si, stanno sempre parlando di Marco che ha osato scrivere questa cosa QUA.
Un furbo dice: “Il solito uomo contro uomo, mentre la donna se la ride“. Ribadisce un altro: “Si, sono loro i nostri nemici, e anche se Marco fosse un fake di acefali così in giro ce ne sono… io credo che si possa discutere anche con le femministe, in fin dei conti con loro qualcuna in buona fede c’è, ma con questi acefali non si può discutere per definizione, come non si discuterebbe con una pietra o un pazzo. Si possono solo bastonare. le donne se la sono sempre risa quando gli uomini si menavano tra loro. Che novità sarebbe? Così la storia è andata avanti, eliminando le mele marce!”
E qualcuno avverte: “L’equità non potrà essere mai perfetta perchè abbiamo i traditori. Il problema non sono più le femministe.” (pfiuuuu).
Il sindacalista del gruppo ha le idee chiare: “MoMas (leggi movimento maschile) dovrebbe prendere le distanze dai padri separati… traditori (una specie di nuovi crumiri)“. Quindi se sei padre e separato o sei come loro o niente.
Arrivano le metafore calcistiche: “Se i tuoi compagni di squadra si sono venduti la partita per interessi personali tu che fai, accusi gli avversari di aver segnato? e ti dico di più: la polemica contro i traditori è possibile solo dopo aver fatto una critica al femminismo, sennò nemmeno li riconosci. Sembrano uomini giusti che combattono per i diritti e l’uguaglianza.”
Insistono: “Per me l’esempio corretto è che la squadra avversaria ha pagato i miei compagni per vendersi la partita, e me la prendo con entrambi. ” E dire che pensavo l’avremmo sfangata invece hanno capito tutto. Siamo noi che assoldiamo i tanti Marco e li paghiamo con i grossi capitali che arrivano dall’estero. Chiaro, si.
Il saggio del gruppo torna e avverte: “I maschipentiti poi ricorda, le donne e anche le femministe li schifano“. Ed è chiaro che se non aggiungono a corredo il mito dell’uomo macho che dovrebbe piacerci tanto non c’è gusto. Più appeal all’antifemminista che se non piace è perchè è un incompreso. Ovvio.
Parte la bordata storica. Mi metto pronta alla lettura pensando che potrebbe essere il momento di capirci qualcosa:
“Perché esiste un processo storico. Gli uomini hanno iniziato nel ’68 facendo gli zerbini. Nella prima fase hanno appoggiato il femminismo in preda al miraggio dell’amore libero della donna sessualmente liberata, sicuri di infiniti orizzonti di amore e sesso. Cioè hanno iniziato ad appoggiare le donne semplicemente per averne di più. Hanno tradito gli altri uomini riducendo la competizione leale per avere una femmina a un gioco al massacro. A questo punto le donne, cedendo ciò che riuscivano a fare per avere la fica, hanno iniziato a disprezzarli, come si deve al traditore. Erano talmente tanti, ma soprattutto erano talmente visibili, moderni e sponsorizzati, che il disprezzo verso di loro s’è generalizzato a disprezzo verso tutti gli uomini. Questa cosa ha preso piede nella cultura di massa. I disprezzati non possono difendersi perché dovrebbero ammettere il loro tradimento, per cui preferiscono continuare a fare i disprezzati. E così si arriva alla perdita di autostima e allo zerbinaggio. Molto sinteticamente e in parole semplici è così. Questo è il motivo per cui ancora oggi non sono tutti zerbini. Perché gli uomini si dividono in leali e traditori.” Si. Chiarissimo. Sostanzialmente è tutta una questione di fica. Non vi stupite se a questo punto della lettura le mie pupille volgono entrambe verso il centro.
Un altro intervento fa:
“Il momas non è un movimento che usa tutti i mezzi (leciti ed illeciti) per dominare le donne” (pfiuuuu!) – continua – “Le teorie sullo stupro punitivo ad esempio sono state giustamente stroncate sul nascere dal MoMas stesso.” Giustamente. Che culo! – conclude – “Ti sei stufato del buonismo rivolto agli uomini. Io sono per il buonismo. Non uso mezzi sleali e mi incaxxo con chi li usa. se non devo più incaxxarmi e vale tutto… allora che valga tutto. ma secondo me è una strada che non può funzionare.” Non ho capito. S’è ripristinato lo stupro punitivo o si parla ancora della partita di calcio?
Lo storico chiarisce: “C’è il corrotto e il corruttore. Posso accusare le femministe di essere delle corruttrici, ma il corrotto, che mi ha tradito, lo considero ancora più in basso. ” Capito Marco? Ce la giochiamo pari e patta ma tu hai perso punti. Vediamo se la partita si ripiglia.
Arriva la risposta: “Che il corrotto ti possa fare più schifo del corruttore ci sta. Ma entrambi sono da “punire“.” Vedi Marco? Abbi fede e saremo di nuovo allo stesso livello. E poi tiene a fare una precisazione fondamentale su cosa sia il maschiopentito e cosa lo zerbino. Finalmente: “Secondo me ci sarebbe da fare una distinzione fra maschi pentiti e zerbini. Il maschio pentito, è un personaggio visibile (politico, giornalista) corrotto e vomitevole. Lo zerbino è un uomo qualunque convinto che stare dalla parte delle donne sia l’unico modo per accoppiarsi (e naturalmente rimane a bocca asciutta). Entrambi disprezzabili ma il maschio pentito è sempre in malafede, lo zerbino può essere in alcuni casi recuperabile, (può essere cresciuto ad esempio con la sola madre, a pane e femminismo) e in alcuni casi può essere svegliato. I maschi pentiti non possono svegliarsi perché sono quasi invariabilmente in malafede, e la loro malafede non riguarda solo il femminismo, ma la pubblica amministrazione (pubblica informazione etc) … sarebbero spesso vomitevoli a prescindere dal femminismo.” – ecco mi era sfuggito il dettaglio dei “Risvegli”. Sono curiosa di sapere chi sono i dormienti, tipo bombe a tempo, e in quanti si sono risvegliati.
Lo sbrigativo fa: “E vi ponete problemi di recupero dei zerbini? Bisogna semplicemente mandarli al diavolo, rendersi conto che nella loro (misera) vita privata (squallida) non porterà loro alcun vantaggio lo zerbinismo. Che se ne accorgano da soli!”
Si comincia con il calcolo dei risvegli: “A me è capitato di portare dalla nostra uno zerbino. Ho fatto un errore?”
E l’altro risponde: “Hai fatto un’azione inutile: se sei riuscito delle due l’una: o non era uno zerbino (era solamente un addormentato) o ha fatto finta di passare dalla nostra parte diventando un infiltrato e un informatore delle femministe.” Oibo’, c’è pure il maxi spionaggio. Lo 007 Risvegliato.
Il risvegliatore rassicura: “Era un addormentato che però pendeva dalla bocca delle donne. E se lui è spia io sono il dalai lama.” – grande recupero.
L’altro: “Fortunatamente non era ancora arrivato al livello anzi all’abisso dello zerbinismo. Ergo, recuperabile.”
Il ritardatario dice la sua: “perché pensi che esistano i maschi pentiti? Sarà cinismo e calcolo, il loro, in parte, ma quello che veramente li sospinge è l’odio verso gli altri uomini. Di solito non hanno neanche amici, sono troppo competitivi. Ridere un po’ di chi striscia va bene, indignarsi per chi con cinismo cerca di buttarsi sul carro del vincitore è sacrosanto, ma da qui a dire *i principali nemici sono loro* ce ne corre, i principali nemici sono quelli, anzi, quelle per cui lavorano, se non ci fosse dietro un potere forte non ci sarebbero, se vivessimo in un mondo iper maschilista sarebbero iper maschilisti, se ci fosse il nazismo sarebbero nazisti… gentaglia sicuramente” – fondamentalmente dunque i maschi pentiti sarebbero quelli che parteggiano per il potere, tipo banderuole.
Intervento chiarificatore: “Non si può scendere in piazza contro le donne, si può fare solo contro gli uomini. Il mio discorso è a valle della critica al femminismo e alle femministe. Dire che hanno diritto di esistere non va confuso col dire che hanno ragione. Voi state all’inizio, io sto alla fine. Infatti, quello che mi ferisce di più e che ci fa più male non sono le parole delle FaS ma quelle di Marco il deficiente. Che loro hanno istigato e sedotto con il loro essere *femmine*, e che lui usa per recare danno ai propri simili. Che i separati in disperazione inizino a svegliarsi e a vedere in questi Marco il loro più vigliacco nemico, l’uomo che mentre soffrono se la spassa alle loro spalle.” – Il suo discorso è a valle, appunto. qualunque cosa voglia dire. Temo serva la Gialappa’s band.
E’ l’ora dell’interrogativo shakeasperiano: “Comunque la domanda è: che risposta dare al maschiopentitismo per poterlo disinnescare senza scivolare in una guerra fratricida tra uomini ad uso e consumo del femminismo? perché è indubbia la pericolosità insita nei maschiopentiti, penso che su questo siamo tutti d’accordo.” – bella domanda, si. E’ indubbia la pericolosità, certo.
Torna nella hit parade delle ragioni la questione di fica: “I zerbini strisciano per avere un po’ di f..a: non hanno nessun ideale paritario ecc. Lo zerbino non è in grado di competere da maschio con gli altri maschi: allora si inventa una sensibilità diversa, un anelito di giustizia, ma l’unica cosa che gli interessa è prendere ciò che non potrebbe per le sue qualità intrinseche. Un mezzo uomo. Sul fatto che loro sono i nostri principali, o addirittura unici nemici, la mia idea è questa: i zerbini sono responsabilmente, alla pari delle femministe, i nemici della maschilità. I kapò ebrei nei lager erano tutti nemici dei loro correligionari, ma ciò non emendava i nazisti dall’essere anch’essi nemici mortali degli ebrei. Quindi, zerbini e femministe tutte nello stesso sacco (zavorrato con piombo e gettato in mare). Ps: la maschilità deve essere recuperata come valore, altro che stare sempre a dire… non sono maschilista.” – è chiaro Marco? Dobbiamo imparare a nuotare zavorrati. E tu perdi pezzi perché sei diventato un mezzo uomo.
Lo storico del gruppo riassume: “La guerra fratricida è già in corso, non so se ve ne siete accorti, da circa mezzo secolo. La nostra risposta ai traditori è una legittima difesa. Dovete imparare a puntare il dito e contro-accusare: tu sei colui che sta mettendo in pericolo la mia incolumità, la mia dignità e la mia libertà. Puntare all’eliminazione del femminismo è più lungo, più difficile da ottenere, illiberale, e per nulla necessario ai fini della questione maschile. E’ sufficiente contrastare il femminismo. Più veloce, liberale, facile da ottenere (in parte già avviene). In quest’ottica il maschio-traditore è il peggior nemico.” – chiaro Marco? e tutto questo perché hai detto che non volevi fare guerra alle donne e che te la vivi in modo pacifico con la tua ex.
E ancora, lo stratega: “Il femminismo sarebbe distrutto in un attimo se non ci fossero i maschi pentiti. Contro gli uomini decisi e determinati le donne battono in ritirata. Sempre. Ricordiamocelo. Il problema è che noi non siamo consapevoli della nostra forza. Peggio, la mettiamo al servizio delle donne. E si vede!” – ecco si. Macchiavelli in confronto gli fa un baffo.
Lo scettico: “Dunque la soluzione è fare la guerra agli uomini. Sarà… ma non mi pare tanto vincente.”
Il fedele alla causa: “Cosa? Il femminismo è stata una delle cause della decadenza della società. Perciò va trattato come un tumore maligno. Altro che inutile ai fini della questione maschile!!!” – deve essere quello che immagina che la caduta dell’impero romano sia stata causata dalle femministe, notoriamente presenti a quell’epoca.
Storicizza e illustra: “Non la guerra agli uomini ma la guerra ai traditori. E poi sempre di guerra di opinione si tratta. Quando le istituzioni e i parlamenti fanno cose anti-uomo, invece di prendervela con le femministe, chiedete conto ai traditori presenti sul perchè le hanno fatte passare senza proferire parola.” – ecco, prendetevela con loro giacché gli uomini in parlamento costituiscono la stramaggioranza e poi però diteci quali sarebbero le leggi anti/uomo. Quella sullo stalking? Quella sulla violenza sessuale? Il diritto di famiglia?
Il dubbioso: “Che differenza c’è ad esempio fra contrastare il femminismo e cercare di eliminarlo? A me sembra che lo abbiamo sempre contrastato.”
E lo storico ha sempre la verità in pugno: “Nessun uomo è stato difesa da alcun uomo. E quella magistratura che è il principale obiettivo della lotta dei padri separati, è attualmente l’unico baluardo contro l’abbattimento dello Stato di diritto nei nostri confronti. La nostra libertà individuale e la nostra incolumità fisica e psichica sono sotto attacco, e ci sono uomini che ricoprono posizioni di potere che non difendendoci ci espongono totalmente a ogni iniziativa contro di noi, senza proferire parola. Questi traditori stanno attentando alla nostra sicurezza. In democrazia c’è bisogno di rappresentanza. La categoria degli uomini non è rappresentata, perché ci sono uomini al potere che ci tradiscono. Totalmente, radicalmente. Svendono tutto per fare gli amici delle donne. Inizio a pensare che non abbiano paura di passare per maschilisti, che non sia quello a bloccarli, ma che sfruttino, da posizioni di potere, un’occasione per togliersi di mezzo la maggior parte dei *concorrenti* e per poter così elemosinare con maggior facilità qualche favore sessuale. Un politico che si muove con spirito filantropico direbbe qualcosa di tutto ciò. Quindi c’è dell’altro: semplice interesse privato di ordine sessuale.” – che gli uomini non fossero rappresentati non me ne ero accorta, giuro. E io che pensavo che fossero le donne a non essere rappresentate. Comunque il fatto che gli uomini si considerino “sotto attacco” è notevole, lo devo dire. Una lettura distensiva da fare prima di un buon sonno affinché diventi un incubo.
Il duro e puro: “La vena compassionevole le femministe se la possono scordare. La vena compassionevole riguarda la massa degli uomini, perchè senza gli uomini abbiamo già perso. Ora questa massa critica dal mio punto di vista va considerata addormentata, non nemica. Va considerata una risorsa. Ci sono un sacco di uomini là fuori che stanno cercando il MoMas (movimento maschile) e noi dobbiamo farci trovare.” – sono tutti là fuori, si e loro devono farsi trovare, dissero i soldati nel film di Salvatores Mediterraneo, fermi in Grecia mentre la guerra finiva.
La chiusa al facilitatore: “La categoria maschile è comunque l’unica componente sociale priva di rappresentanza. Agiscono per l’interesse sessuale privato. E se di corruzione si sta parlando, allora oltre che come traditori siano additati come corrotti. Il MoMas deve iniziare a registrare nomi e cognomi degli uomini che lavorano per l’apartheid maschile. Quando e se subiranno loro stessi le conseguenze di ciò che hanno fatto, dovrà essere negato ogni aiuto da parte nostra. Nessun attivista dovrà muoversi per divulgare la loro storia, nessuna pressione, sit-in, rimostranza, supporto legale. Niente di niente. Silenzio assoluto e marcire in carcere da innocenti. Ignorati.”
Lo dicevo io. Resta tutta una questione di fica.
E amen!
Su questioni maschili e dintorni se vuoi sapere cosa dicono quelli che vengono definiti “maschipentiti” e “zerbini” o “dormienti” e che noi chiamiamo semplicemente “Disertori del patriarcato” puoi leggere:
la nostra sezione dei Disertori del Patriarcato
Il patriarcato riguarda anche gli uomini
Il maschilismo è un sistema coloniale
Per un fronte anti-maschilista
—>>>Contatti per i disertori disertori[at]insiberia.net
Il rutto è appunto il commento più appropriato per questi (pseudo) approfondimenti sull’
antifemminismo e sul maschilismo
Non posso chiamare un uomo femminista “maschipentito”, e va bene. Non posso chiamarlo “uomo femminista” e, forse, va bene anche quello. Non posso chiamarlo “persona che la pensa diversamente da me al pari di altre del sesso opposto”. Esiste un modo in cui posso chiamarlo senza diventare uno che nasconde la testa sotto lo zerbino, come fanno gli struzzi che hanno zerbini?
Quali modelli di maschio o femmina io prediliga è irrilevante, datosi che non stiamo parlando di maschi e femmine, ma di femministi e antifemministi. E, a questo proposito, una precisazione: l’antifemminismo non è un’ideologia! L’antifemminismo è un’ANTI-ideologia. L’antifemminista non è altro che quell’individuo che, messo davanti al femminismo… che non è altro che UNA delle INFINITE teorie su come si possono risolvere certi problemi… afferma che quella teoria non lo persuade.
Etichettare, catalogare, denominare… CHIAMARE LE COSE COL LORO NOME non aiuta la comprensione? Perché non dovrei chiedermi cosa spinge questo o quell’individuo a pensarla diversamente da me solo perché dico che la pensa diversamente da me? E perché dovrei semplificare?
…dimenticavo, le opinioni diverse le ho, per esempio su argomenti che hai citato, come la 194, la figura paterna e l’autorità
Mah, che dirti? Io avevo e continuo ad avere una pessima opinione di questi signori quì, e a non sopportare i loro atteggiamenti presuntuosi, vedo che su questo siamo molto distanti e credo che, almeno su questo argomento possiamo ritenere conclusa la discussione. Discussione che rimane, invece, apertissima per tanti altri argomenti e di questo ne sono contento.
Io ho idee differenti dalle tue, però ti rispetto, e soprattutto ti apprezzo perché, nonostante non avevi nessun obbligo, hai aperto a noi, facendo il primo passo (e questo è un merito non da poco) dicendoci ok, non la pensiamo allo stesso modo, però proviamo ad incontrarci, a parlarci, a confrontarci senza farci la guerra, e quindi meriti un grande rispetto, da questa esperienza sono sicuro che ne usciremo entrambi un po’ più ricchi di prima. Al contrario io non voglio più avere niente a che fare con quei signori di cui parlavamo, a meno che non decidano di scendere dal piedistallo e la smettano di fare i professorini.
Per esempio io vorrei che, agli incontri dove si parla dei due generi, la parte maschile non sia monopolizzata da “maschile plurale”, che sta praticamente dappertutto, vorrei sentire anche opinioni differenti, e sono sicuro che ci sono molte persone che ne sanno molto più di loro, se una volta tanto questi signori si facessero da parte non sarebbe male, e invece ogni volta eccoli lì a parlare a nome di tutti gli uomini, io NON VOGLIO essere rappresentato da questa gente quì.
comunque sempre di corsa e riferendomi alla cooptazione per generi io vorrei solo precisare che noi siamo un gruppo misto, che non invochiamo a piè sospinto l’unità tra donne in nome dell’adesione all’insegna del possesso dello stesso organo sessuale e che ci distinguiamo frequentemente da altre donne in opposizione critica alle idee e modalità. siamo quelle che scindono sorellanze con quelle altre che sono diverse da noi. tra tutte le donne fasciste. diverse, va bene, non kapo’.
e rispetto al patriarcato, si ok, rifletterò sul linguaggio perché è attribuito ad un genere e ad una categoria sociale precisa (tipo, madri malevole a cui si attribuisce tutto lo sfascio familiare? mi parrebbe diverso perché nel termine patriarcato non ci vedo una patologizzazione ma se tu ci vedi una criminalizzazione di genere ci penso). però il nazismo continua ad esistere a prescindere dai tedeschi ché non è che i fenomeni sociali ideologici puoi negarli finita l’epoca sociale e il luogo geografico in cui si sono codificati e hanno trovato luce. il nazismo esisteva prima del nazismo stesso in altre forme. dire che il nazismo non esiste non mi sembra corretto. piuttosto dirai che si ripropone in nuove forme. esattamente come il patriarcato che continua a reiterare forme di dominio e ad esigere che si determini un certo modello sociale (siamo di nuovo alla fase in cui si mette in discussione la contraccezione, la 194, il diritto di famiglia, questo ovviamente secondo la mia lettura ma mi parrebbe una cosa palese con tutti i problemi in aggiunta di cui parli tu che non escludono il fatto che si tenti di ripristinare un ordine sociale preciso). questo voler restituire a forza autorità alla figura tutelare in ogni caso (stato, governo, che è quello che si piglia i figli e se li porta nelle case famiglie, e padre padrone?), in antitesi ad una governance partecipata e non coercitiva della sfera personale e alla figura paterna amorevole che finalmente vive il suo ruolo di cura, non vuoi chiamarlo patriarcato? lo chiamiamo autoritarismo? o altrimenti come?
poi mi piacerebbe sapere che significa “fuco disattivato” che è una cosa che ho letto sbirciando la pagina facebook antifemminista. sta per maschio pentito o è un’altra cosa?
sempre di corsa e poi non potrò più risponderti almeno per oggi, perdonami se lascio a metà il discorso. 🙂
per me la resistenza viene determinata dal fatto che i primi a non essere convinti di ciò che dicono sono gli antifemministi, credo. altrimenti questi argomenti non sarebbero usati in chiave difensiva e a reazione di ogni news che parla di violenze sulle donne. la contrapposizione poi produce resistenze. a me questo pare chiaro. se i temi fossero usati non come pesi da mettere sulla bilancia ad equiparare le responsabilità sociali ne gioverebbe l’obiettività. io analizzo la comunicazione. quella comunicazione è di chi sta espiando e si ribella alla demonizzazione ma non c’è un superamento di quella fase. di contro tu mi dici che l’altra parte, quella che si oppone a te prende le distanze e si sente superiore e salvato. ci sarà la categoria paracula che si smarca per non rispondere di responsabilità sociali vere o presunte ma ci sarà anche chi ha operato una scelta innanzitutto sulla propria vita e in termini educativi anche sul modello maschile o femminile che vuole trasmettere ai propri figli. in ogni caso le due visioni in negativo come le presenti tu mi sembrano due facce della stessa medaglia perchè le vedo partire da una lettura proiettiva. io credo che vi sia una parte dell’umanità maschile che non riconoscendo la gerarchia storica di dominazioni rischia di apparire complice e fatica ad accreditarsi per una ricollocazione storica differente e l’altra parte che dopo aver riconosciuto quella gerarchia da lì comincia per un percorso che implica una attribuzione paritaria di responsabilità. semplificando molto (e scusa la banalizzazione) la questione si riduce ad un mancato riconoscimento reciproco tra i generi e se non riconosci l’oppressione non puoi dirti oppresso. ma poi chi dice che le donne non fanno violenza? sono diversi i motivi, le ragioni sociali ma non sono cose che si possono negare.
Converrai con me che anche noi ne sentiamo di tutti i colori, quando siamo maschilisti, quando siamo misogini, quando siamo complici degli stupratori, quando siamo squadristi etc.
Noi ogni volta che mettiamo in dubbio certe analisi, o allarghiamo l’approccio delle questioni anche al mondo femminile subito ce ne vengono dette di tutti i colori, anche questo non va bene, anche noi siamo persone, e non siamo certo meno in buona fede di loro.
Quando ancora sento parlare di “patriarcato” oggi dove regnano le famiglie sfasciate, diciamo che la cosa mi puzza un po’, immagina se ogni volta che si parla di un tedesco si tirassero fuori il nazismo e i lager.
Mi sembra abbastanza evidente che questi signori quando parlano del mondo maschile in generale (e non delle singole persone) parlano solo di soprusi, e quando parlano del mondo femminile in generale parlano solo di persecuzioni subìte.
Si parla che la violenza sulle donne a noi uomini “ci deve riguardare”, ma non si parla mai del fatto che le mamme che uccidono i figli, le maestre che pestano i bambini, o le badanti che ne fanno di tutti i colori sugli anziani allora questa è una cosa che riguarda solo i singoli o gli esseri umani in generale, eh no, a questo punto non ci sto! E’ come se io pretendessi che tu mi venissi a ringraziare ogni volta che un uomo sava la vita ad una donna, sarebbe assurdo, non credi?
Per me i loro discorsi sono pieni di lacune, e, ripeto, se dicessero “non le analizzo perché non ho tempo e non posso fare tutto” allora mi starebbe bene, anche perché riconosci che ci sono, ma quando sento una “certa” resistenza a sentirci da quell’orecchio allora diciamo che la cosa mi puzza
@claudio: la prima parte della critica la accetto e me la assumo. hai ragione. è un errore che ho fatto anch’io. ci rifletterò ed elaborerò una nuova forma comunicativa di opposizione alle idee senza richiamare alla cooptazione per generi.
sul resto non posso dirti perchè parli di persone che evidentemente non stanno qui e quindi ti direi di discutere nel merito delle idee di cui parliamo più che di singole persone e comportamenti per quanto deprecabili possano essere. cioé, il comportamento sbagliato di una persona non è un argomento per opporsi ad una idea che ha un suo valore e merita di essere valutata per ciò che è.
rispetto al fatto che il mondo non sia dominato dai maschilisti se rileggi ciò che ho scritto io ti parlo di economia. ma l’economia l’ha decisa il patriarcato perchè fino a 50 anni fa le donne non avevano voce in capitolo neppure sulle proprietà della sua famiglia, figurati il resto. che le donne siano state sottomesse, subordinate ad un genere e che quel genere, etero, bianco, possibilmente ricco, religiosamente schierato, è stato e continua a pretendere di voler essere dominante imponendo modelli di vita e disegni di società non è un’invenzione. credo tu possa darmi atto del fatto che storicamente sia così. è questa non è una attribuzione di “colpa” che tu devi espiare in quanto appartenente ad un genere, anzi, ma è una lettura obiettiva che cozza con quella di chi dice che all’emancipazione della donna corrisponderebbe il crollo della società occidentale. scenario alquanto apocalittico e improbabile. come dire che il fatto che i neri siano diventati qualcosa di diverso dopo l’apartheid sia un danno per la società. ci sono state e ci sono ancora classi e generi oppressi e classi e generi oppressori. per dire: ti pare plausibile che si dica che i gay siano una minaccia per l’umanità? o che abbiano il dominio del mondo? o che minaccino il valore della famiglia? o cose di questo genere? tanto per darti il segno di stereotipi e luoghi comuni che vanno sfatati e smontati per assumere una visione laica della vita.
Come disse il buon Gesù quando fu crocifisso “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, tu dici che queste persone sono bollate come kapo’, lo stesso trattamento è stato riservato anche ad una giornalista che, sul blog la 27esima ora, ha difeso i padri separati, o a donne che fanno parte di un movimento femminile per la parità genitoriale, una delle accuse a loro rivolte è di essere uomini in incognito, anche questo mi sembra inaccettabile.
A me starebbe anche bene che si dica “noi ci occupiamo solo di quest’aspetto perché non possiamo occuparci di tutto”, ma quando gli si fa notare che esistono anche altre sfaccettature non si può rispondere con aria di sufficienza, battute, risatine, offese e insulti (minacce non me ne hanno fatte anche perché qualcuno di loro se la sarebbe vista piuttosto brutta), perché allora non si possono lamentare se gliene vengono dette di tutti i colori.
Per uscire fuori da quel singolo gruppetto ho avuto a che fare con diversi uomini che difendevano sempre e comunque le donne con l’atteggiamento del cane da guardia, e, secondo me, molti di loro lo fanno per un “preciso” obiettivo che è diventare i maschi dominanti nel loro harem, e ti racconto cosa ha fatto uno di questi tizi: questo è uno che si occupa di politica di quartiere e gestiva una newsletter, quando ha voluto mettere su un sito mi ha chiamato chiedendo di diventare uno dei suoi redattori, e per mail (lontano da occhi ed orecchi indiscreti) mi ha detto che capisce perché io ce l’avrei con le donne, e non avrei tutti i torti perché secondo lui le donne vogliono fare sempre le vittime per poter strappare sempre qualche cosa, e, aggiunse “sapessi quante stronze ho conosciuto!”, io precisai CHE NON CE L’HO CON LE DONNE E QUINDI SI SBAGLIA, ma semplicemente dico molte cose che altri non hanno il coraggio di dire e tiro sassi in stagni sconosciuti. Dopo un po’ che scrivevo ha cominciato a dire che non è accettabile attaccare le donne (e non avevo attaccato nessuna donna né le donne in generale), hai capito? Io attaccherei le donne, me lo dice lui che IN PRIVATO mi ha scritto quello che ti dicevo prima, è inutile dirti che alla fine mi ha espulso dai redattori (una volta mi accusò anche di una cosa che scrisse, invece, un altro, pensa che tipo), questo tipo poi ho saputo che l’ha fatto anche perché era sotto pressione di certi gruppi di donne organizzate, e lui frequenta spesso questi ambienti, e più di una se l’è portata a letto, è troppo se dico che questa gente mi fa veramente schifo? Per inciso tempo dopo incontrai una donna con cui lui era in contatto e mi ha detto che è un vero e proprio dittatore (hai capito che tipo è questo che condanna il “patriarcato”?). Mi dispiace soltanto di avere cestinato quella mail di cui ti parlavo, non sai come avevo voglia di sbatterla sul sito e sputtanarlo!
Tu dici che non è plausibile la teoria secondo la quale il mondo è in mano alle femministe, e su questo siamo d’accordo, ma nemmeno è plausibile quella secondo cui è tutto un dominio maschilista.
Commento molto veloce che non ho neppure il tempo di rileggere. Scusate.
@Claudio, non entro nel merito del confronto che hai avuto tu con non so chi perché non ne so nulla, ma provo a fare un ragionamento. ti inviterei a fare lo stesso perché se le persone di cui parli non sono qui non c’è un dibattito. invece ti invito a leggere i testi che sono linkati alla fine di questo post dove si definisce l’idea che i disertori, quelli che fanno parte del nostro collettivo, esprimono. non so se vogliono confrontarsi o meno data l’accusa che ricade su di loro ma mi pare una base più plausibile di partenza per una discussione.
a me comunque pare che qui la questione parta proprio dal versante opposto. Sono questi commenti di antifemministi che giudicano inferiori (maschiopentiti, zerbini etc) gli uomini che si discostano da un certo modo di essere. Dopodichè non mi dirai che teorizzare il fatto che il mondo sia sotto scacco di un complotto ad opera di femministe e dei loro servi maschiopentiti sia una cosa plausibile. A me pare fantascienza. te lo dico davvero senza offesa. O meglio mi pare che parta da un presupposto discriminatorio esattamente come per i nazisti tutto il male stava negli ebrei o per la lega risiede negli stranieri e qui si identifica il male in un solo genere, le donne, al punto da considerare gli uomini che non concordano con questa teoria e vivono in relazione con le donne in modi differenti dei kapò al soldo della gestapo femminista. davvero pensi che in tutto ciò ci sia una logica? e cosa c’è di diverso, spiegami, da quello che dicevano due generazioni fa (o anche ora) quando per offendere un uomo che mostrava tratti differenti dal padre padrone si diceva che era finocchio? puoi edulcorare la cosa come vuoi, puoi renderla appetibile con forme intellettualizzate un po’ revisioniste ma la sostanza alla fine, a me pare, sia sempre quella. e in generale il punto è che possiamo confrontarci su questo tema e quello che io sento di dirti è che le donne e gli uomini sono entrambi oggetti e vittime di un sistema di oppressione che sfrutta le divisioni tra i generi, così come tra le etnie e le culture, per ottenere un controllo sugli esseri umani e renderli produttivi al servizio di una economia che ci massacra tutti. perciò è il ragionamento che sta alla radice che mi pare errato. come per la lega. a determinare il crollo dell’economia non sono gli stranieri che ci toglierebbero il lavoro e se si pensa questo a me pare quanto meno di una ingenuità rischiosa (su queste ingenuità si basano le guerre) o avanza questa ipotesi chi vuole distrarti dall’individuare i veri responsabili. ti indico un nemico e ti concentri su quello. al punto che uno che non la pensa come te lo chiami traditore eccetera eccetera. in questo senso i disertori si ritengono fuori dalle logiche colonizzatrici degli esseri umani che vorrebbero gli uomini oppressori e oppressi dal sistema economico e le donne solo vittime e riproduttrici. e quei ruoli, a me pare, sono gli stessi nei quali siamo incastrati entrambi al punto che, come tu stesso dici, poi hai difficoltà ad emergere come oppresso nell’ambito delle relazioni. mi spiace di non poter articolare come vorrei ciò che voglio dire perché davvero sono di volata ma la discussione è interessante e l’approccio, fatto di letture e di ricerca, che si è dato a questo approfondimento – data una lettura sociale forse differente dalla tua/vostra – come puoi vedere è tutt’altro che superficiale.
@francesco, non c’è nessun processo. il processo lo hanno fatto chi l’ha fatto alla persona che ha osato qui scrivere un post che non era in linea con l’ideologia antifemminista. questo si capisce in tutto il post. ritengo possa essere chiaro anche a te. e per il resto tu ritieni che chi non la pensa come te abbia sposato un’altra ideologia e questo ti conforta e ti impedisce però a mio avviso di approfondire. magari chiedersi il perchè altri uomini la pensano diversamente da te senza bollarli in un modo o nell’altro (che se li chiami maschiopentiti o gli attribuisci un’altra ideologia è esattamente la stessa cosa) semplificando la loro scelta pur di avere una certezza dietro la quale resti rigidamente arroccato senza voler capire per davvero. il che non significa che devi capire quello che capisco io. puoi anche arrivare a conclusioni terze e differenti ma le etichette in generale non aiutano la comprensione delle complessità e delle persone. che altrimenti mi stai dicendo che non si ammette la diversità e che per te esiste un unico modello maschile il che è una visione un po’ ristretta, credo. no?
Immagino che questo sia il solito processo senza accusati in aula, ma, in caso contrario, vorrei precisare solo che ho sempre pensato che parlare di “maschi pentiti” fosse una stronzata. Questo è un dibattito tra due idee, una ideologicamente schierata e l’altra (nel senso etimologico del termine) “eretica” rispetto alla prima. Maschi e femmine non c’entrano una beata minchia.
Quello che qualcuno chiama “maschio pentito” non è né un traditore né uno che è passato dall’altra parte della barricata. Altra rispetto a quale? Al pari di altri, questo individuo ha scelto di seguire un’ideologia. Un’ideologia sbagliata, secondo me, ma non per questo il percorso che fa per aderire ad essa è in qualche modo diverso da quello fatto da una donna.
Io tempo fa ho provato a confrontarmi con uno di questi gruppi, premesso che mi dà sempre un grandissimo fastidio quella gente che vuol far vedere che “spicca” tra la mediocrità generale, in questo caso il mondo maschile “reo” di voler conservare il “potere” (io debbo ancora capire qual’è il “potere” che ho…sono sempre l’ultimo a sapere le cose), e ogni volta non ho mai ricevuto risposte nel merito ma solo attacchi personali, anche piuttosto pesanti: quello che più di tutti diffonde messaggi di pace al mondo intero si è permesso di darmi del paranoico, un’altra di loro mi ha dato dello “str…zo”, oltre alle varie accuse di “malafede”, e mi fermo quì.
Io mi rifiuto di ritenere questi “gentili” signori come una sorta di uomo superiore, o piacevole eccezione in un mondo maschile sporco, marcio e violento, e, visto il trattamento da me subìto, dico anche che per loro provo un sentito disprezzo, soprattutto perché sono stati usati metodi che dicono di condannare, evidentemente è solo una condanna di facciata, o debbo forse chiamarlo specchietto per le allodole.
Vi chiedo scusa per lo sfogo, non è mia intenzione venire quì per fare polemiche o litigare, ma proprio non posso accettare che vengano eletti a poveri martiri
Riguardo al testo di Risè, come maschio questa cosa a me fa incazzare parecchio proprio come maschio (padre):
“Il maschio pentito è il maschio politicamente corretto e cioè addomesticato, o meglio l’uomo della rinuncia. Rinuncia ad una presenza significativa in famiglia, rinuncia all’educazione affettiva alla vita del figlio che si è concepito, rinuncia alla propria
storia.”
Perché in realtà il punto è che il “maschio pentito” rinuncia all’educazione affettiva dei figli come la vorrebbe Risè, non certo all’educazione, anzi.
Al contrario, probabilmente c’è un cambiamento culturale (finalmente!) in
molti padri, per cui il loro ruolo non è più limitato a quello del vecchio padre, ma concepisce la paternità in senso molto più ampio, senza distinzioni nette con la maternità (o con distinzioni molto diverse da quelle “tradizionali”, in versione “selvatica” o in altre versioni), quindi facendosi carico di compiti di cura che una volta
erano solo delle madri.
Spesso questo non viene avvertito coscientemente dai padri (si tratta forse dei “dormienti” di cui blaterano questi signori…?), ma avviene sempre di più, con buona pace di questi squadristi paranoici.
Massimo, volevi dire qualcosa di umano? Perchè mi è parso solo di sentire un rutto.
ps: sei tu che hai paura delle donne, maybe! 😛
Vi fanno paura i maschilisti? Bene, ve la faranno ogni giorno sempre di più. Buon 8 marzo!
Auguri di tante arrabbiature!
Solo risposte a pugno chiuso a questi loschi figuri – che di ogni autorità e autoritarismo sono nemico. Che mi considerino pure traditore, questo sono fiero di tradirlo.
Leggere gli scritti di ‘sti qua è un po’ come entrare in un mondo parallelo fantascientifico dove le milizie femministe dominano il mondo e loro sono i resistenti occupati che devono lottare contro i collaborazionisti. Sembrerebbe Ray Bradbury, se non fosse che la sintassi ricorda Alberto Tomba. Mi piacerebbe capire quanti maschi davvero si identificano in questa visione iperuranica della realtà.