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Il maschilismo è un sistema coloniale

 

  Immagine di Riotclitshave

Proseguendo la riflessione dei fikisiculi.

Il colonialismo è quel sistema che prevede una gestione differenziale del accesso alle risorse naturali ed economiche, dei diritti civili e umani, delle possibilità e libertà culturali. Una situazione di tipo coloniale, prevede la presenza di due popolazioni, supposte distinte e distinguibili, con diversa possibilità di accesso ai beni e diversi diritti giuridici: i coloni, ed i colonizzati.

Ovviamente in realtà questa distinzione non è netta, e viene forzata e sostenuta da chi sostiene e difende il sistema coloniale, perché è funzionale alla sua stessa sopravvivenza, e tutto ciò che si pone al di fuori di questa distinzione binaria, viene considerato da un lato un pericolo, da un lato una deviazione anormale. Il meticciato è sovversivo ed aberrante.

L’immagine che i coloni hanno di un sistema coloniale non è quella di un sistema basato sulla violenza, sulla espropriazione, sulla separazione. Pensano che sia un sistema organico, integrato, "naturale", che in qualche modo questa divisione dei ruoli sia a beneficio di tutti, che lo "sviluppo" e la "civiltà" che essi portino metta in secondo piano tutto il resto. Non sono disposti a riconoscere che i loro privilegi nascono dalla limitazione della libertà altrui. Sono perfino disposti ad immaginarsi vittime delle stesse persone che opprimono, specialmente quando costoro, "ingrati", lottano per abolire il sistema coloniale.

Proviamo ad interpretare il maschilismo come una forma particolare di colonialismo, con nel ruolo di coloni gli uomini, eterosessuali, bianchi e cristiani nel caso del maschilismo occidentale, e con le donne, inquadrate nel ruolo di mogli e "angeli del focolare", come colonizzate. Tutti gli altri (gay-lesbiche-trans-queer-eterodissidenti-intersex-chipiùnehapiùnemetta) tollerati finché conviene, sennò repressi assieme alle donne che si ribellano. Una forma particolare di colonialismo, che non si basa strettamente sul controllo della terra e del territorio, quanto una forma di colonialismo "diffuso", un micro-colonialismo che si preoccupa dei corpi, e che pretende decidere del loro uso.

Gli uomini -i coloni- hanno diverso accesso alle risorse economiche, diverso accesso alla libertà sessuale, diverso accesso alla violenza e alla possibilità di difendersi dalle accuse di violenza, 

diverso accesso ai mezzi di informazione, diversa libertà di movimento, diverso accesso al servizio sanitario. Perfino in un contesto "alternativo", nei movimenti, capita spesso in un’assemblea che gli uomini abbiano un diritto di parola "più grande" delle donne. Tutte queste cose si chiamano privilegi.

Non sappiamo che valore accademico abbia questa interpretazione, ma anche se fosse nient’altro affascinante suggestione, pensiamo sia possibile estrarne una importante considerazione: quali forme, quali modalità e quali obiettivi può scegliere un movimento di coloni anti-coloniali, ovvero un movimento di uomini anti-maschilisti?

Come possiamo schierarci in maniera chiara e netta nel campo femminista, come possiamo disertare il sistema che ci vuole inquadrare nelle truppe dell’oppressione? Come possiamo schierarci a Sud?

«Il blog è caratterizzato da una dimensione “postcoloniale”, quindi più che essere collocato geograficamente a sud, è schierato a sud, con tutte le differenze in termini di posizionamento e prospettive sul mondo che questo comporta.» (intervista a fikasicula)

Qui abbiamo trovato una interessante raccolta di articoli sul argomento, la segnaliamo perché ci sembra un ottimo archivio del femminismo maschile: http://www.xyonline.net/

Posted in Anti-Fem/Machism, Disertori, Pensatoio.