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Per scrivere su la 27esimaora bisogna nascondere l’intelligenza?

La 27esimaora, ovvero la rubrica in cui di mestiere fabbricano o reiterano stereotipi. Un articolo da decostruire.

Titolo:

Di intelligenti in famiglia ne basta uno, lui” .

Di che si tratta, purtroppo, lo leggiamo nel testo che segue.

L’apertura:

Un quoziente intellettivo molto alto, due lauree, la capacità di risolvere senza sforzo problemi matematici complessi, oltre che di suonare il piano praticamente da professionista: e anche carina. Ma sola, disperatamente e assolutamente sola. Quante sono le donne che somigliano alla protagonista di In verità è meglio mentire, il romanzo (Corbaccio, in uscita in questi giorni) della tedesca Kerstin Gier?

Già, perché recensire un romanzo per la 27esimaora non può che essere pretesto per sputare un po’ di stereotipi. Fino ad ora abbiamo detto dunque che se sei intelligenterrima e hai due lauree lui (perché è chiaro che si parla sempre di un lui nel piccolo mondo della 27esimaora) non ti vuole. La lezione che dovresti trarne, oh figlia, è che se sei scema è meglio. Che poi è la stessa cosa che comunicano i tanti programmini televisivi in cui bombe sexy tette-dotate fingono di essere cretine per far sentire al sicuro gli uomini. Uomini di cui si dice, come vedremo, che non sanno reggere il confronto. Stereotipi su stereotipi. Offensivi per lei e anche per lui. Due in un colpo solo. Complimenti.

Continua:

In Germania evidentemente tante, visto che il libro ha già raggiunto le 200 mila copie e i diritti sono stati venduti in 22 Paesi. Ma anche da noi, non si tratta di essere per forza dei geni (o delle genie? E’ significativo che in italiano manchi il femminile della parola genio), più o meno compresi, ma di avere, e soprattutto mostrare un’intelligenza poco più che media. Spesso basta questo per spaventare fino alla fuga i partner, compresi quelli eventuali e possibili. Ma è un problema che di frequente si propone anche sui luoghi di lavoro.

Insiste e dice che il problema descritto in un romanzo, fiction, trama inventata, sia diffusissimo perché il libro vende. Come dire che il libro Profumo di Suskind vende tanto perché sono tutti criminali che non aspettano altro che distillare aromi dai cadaveri delle donne. Sfugge alla giornalista (?) il nesso tra letteratura e lettore/lettrice ma vabbè. Non solo. Galvanizzata immagina che il problemone esista anche in Italia e ancora insegna che la di lei intelligenza mette in fuga l’uomo e che addirittura sul posto di lavoro ci pagherebbero per essere delle imbecilli. Davvero notevole. Sono senza parole.

Poi:

Come avviene nel romanzo della Gier (già autrice della trilogia di successo Red, Blue, Green), non è da tutti apprezzare la conversazione, la compagnia, ma anche le critiche di una donna intelligente, per molti avere un controcanto tanto preciso e puntuale diventa fastidioso, soffocante.

E’ vero. Infatti, per esempio, le voci critiche in Italia vengono censurate, anche dalle donne, sulle riviste che fingono di parlare in femministese e che sono moderate e conservatrici per lo più ci scrivono quelle che non disturbano e al massimo misurano la trasgressione parlando di burlesque che oggi va tanto di moda. E’ talmente vero che le voci critiche e le discussioni ben argomentate infastidiscono, che il nostro blog è stato sovente oggetto di demonizzazione e criminalizzazione da parte di altre donne, ché gli uomini, oppositori, si, certo, ma di opposizione si trattava, hanno  fatto altrettanto, ma quando arriva una che dice che lei ha da farmi la madre per impormi il suo femminismo e poi risponde con un ronf ai miei argomenti diciamo che mi convince del fatto che il genere quando c’è da rifiutare controcanti precisi e puntuali non c’entra un tubo.

Infatti:

E allora addio “cervellona”, meglio una partner meno intellettualmente dotata e smagliante, ma più “riposante”, una che non ti mette in crisi, che non ti crea problemi. In fondo, come canta il grande Vasco Rossi: “Io sto meglio senza te / senza più tanti “se” / senza tanti “ma…perché”/ senza un amore così / io posso stare….sì”, canzone che si conclude con un inevitabile “Ciao”, che fa anche da titolo. E se Vasco è un poeta moderno, nella storia della letteratura e dell’arte gli esempi si sprecano. Molti uomini di genio hanno scelto compagne sicuramente non altrettanto brillanti: o forse lo erano così tanto da far credere a loro di non esserlo.

Maddai, si 😀 addio cervellona. Riposi in pace l’ultimo neurone che ci resta e disprezziamo gli uomini dei quali per saldare il donnismo privo di argomenti bisogna dire che ci vogliono ancora analfabete o poco più. E’ vero che in alcuni contesti ci vogliono belle e mute, decorative e mute ma urge specificare, ad esempio, che il programma televisivo “La pupa e il secchione” vede come sua principale autrice una donna. E a parte la canzone di Vasco, che insomma, la conclusione secondo la quale la genialità della donna (altro stereotipo) deve mostrarsi nel far finta di essere idiote e mai brillanti è degna dei migliori film anni ’50, quelli che insegnavano a mia madre che il trucco delle relazioni stava nel manipolare senza esplicitare niente, nel gestire da dietro le quinte sicché ancora oggi, purtroppo, grazie a questa mania di dire sciocchezze, si continua a immaginare, stereotipo nello stereotipo, che le donne siano addirittura più dominanti nelle relazioni o si continua a dire che esplicitare ed essere dirette sia un difetto (cazzata immane!).

Ma non contenta, la giornalista, va a rispolverare le sue nozioni letterarie:

Un esempio per tutti: Anne Hathaway, sposata Shakespeare, che il sommo poeta rivedeva soltanto nei brevi rientri a casa, nella quiete della verde Stratford. E possiamo immaginare le lamentazioni e i capricci dell’illustre marito sulla spesa troppo cara o il poco sale nella minestra o le camicie stirate male: prima di ripartire per rituffarsi nella vita creativa e mondana a Londra, forse con gran sollievo della povera Anne.

Possiamo immaginarlo, certo, ma possiamo immaginare anche che la terra sia quadrata. Invece da che mi risulta le mogli di geni scrittori o musicisti erano intelligenti, in vari modi, ma sensibili, ed è una qualità che resta anche negli uomini che comprendono il lato privato di ogni artista senza avere paura della sua dimensione pubblica. Ricordo di aver letto del marito di Virginia Woolf, che a quell’epoca, il tempo in cui lei diceva proprio quanto fosse necessaria una stanza tutta per sè, comunque si ritagliò e mise a servizio del genio della moglie la professione di tipografo.

Poi ci conforta:

Non va sempre così, certo. Di uomini in gamba capaci di misurarsi,e anche di scontrarsi, con una donna intelligente e che non ha paura di mostrarlo ce ne sono tanti. Forse non tantissimi però. I peggiori, secondo me, sono quelli che partono dicendo: “Le donne sono molto meglio degli uomini, vuoi mettere? Più intelligenti, più sagge, più forti, ma certo”. In genere sono quelli che dopo un po’ vanno in crisi, apertamente, o tessendo una sottile e dissimulata rete di ripicche e rivalse contro la partner, tentando magari di minarne l’autostima. E allora tante magari fingono, occultano brillantemente la loro intelligenza. Magari soltanto in apparenza, ho sentito con le mie orecchie e con un lieve senso di orrore dire a una mia amica, donna di grande cultura e con un lavoro, quello di insegnante, che ama moltissimo: “Di intelligenti in famiglia ne basta uno, c’è già Paolo”, in presenza del marito, funzionario statale che a me non è mai sembrato particolarmente in gamba. In realtà le decisioni importanti, per loro due e i figli, le prende lei, sempre. Lui però è convinto di avere le redini della situazione e sono una coppia felice, che dura da oltre vent’anni.

E invece no. Non ci conforta affatto. Insiste nello stereotipare. Per cui all’uomo fornisce un motivo di vanto (ma si, ce l’hai più lungo… volgendo l’essere intelligente della donna ancora a motivo di vanto per lui… dove dire “ho una compagna intelligente” equivale a dire “ho una compagna bona”!) se resiste ad una relazione con una donna intelligente (come se fosse una prova del fuoco… si, certo) e alla donna dà lezioni su quelli che bisognerebbe evitare. E si, è vero, chi dice che siamo tanto intelligenti e forti e migliori e più sagge, alla fine ci vuole proprio male, perché ci assegna responsabilità enormi, e il ruolo di cura, e tutte quelle cose che vengono evocate quando l’alternativa sta nell’offerta della fragilità dell’uomo, talmente fragile, di cui prendersi cura, da coccolare e da non mostrargli intelligenza per non spaventarlo, al punto tale che è bene dire che è un po’ da compatire. Peccato che queste cose le dice proprio chi scrive articoli del genere e per lo più, purtroppo, si tratta di donne. In quanto poi al fatto che esistano violenze psicologiche per cui c’è chi mina fortemente l’autostima della propria partner è un argomento tanto complesso e importante che messo lì a fare da traccia di questo gossip di quart’ordine è sprecato. E riferire le chiacchiere della comare secondo cui c’è una lei che decide e lui illuso di prendere parte o determinare decisioni, ecco, sono queste le cose che realizzano misoginia più di ogni altra. Neanche mia madre dice più cose del genere. E mia madre è anziana.

Ancora:

E sul lavoro? Spesso è la stessa cosa, con la differenza che a volte vale anche per gli uomini. Le perfezioniste, sempre preparate, quasi “secchione”, spesso tendono (o sono costrette) a fare un passo indietro, a “nascondersi” un po’. “Non voglio sembrare la prima della classe, sai – mi dice spesso una mia amica, dirigente di una multinazionale – In azienda è meglio scegliere un’immagine un po’ defilata, brava sì, ma non troppo. Se pensano che strafai poi ti fanno la guerra”. E poi ci chiediamo come mai non sono ancora tantissime le donne, nonostante impegno e preparazione, che raggiungono e mantengono posizioni di vertice nelle aziende, almeno in Italia. «Sii semplicemente te stessa è stato il principio – guida della mia infanzia. Mia madre me lo ripeteva sempre quando mi lamentavo di non avere amici. Sii te stessa e tutti ti ameranno per quello che sei. Non è affatto vero. Chiaramente non si dovrebbe fingere, ci si dovrebbe mostrare per quel che si è, ma è sbagliato aspettarsi che basti questo. Solo se sei molto fortunato trovi persone che ti amano così come sei”. Insomma, le parole della protagonista del romanzo, Carolin potrebbero essere sottoscritte da molte donne, di varie età e situazioni sociali e anche di parecchi uomini . Essere amate, e amati, come si è, per quello che si è, è il sogno di tutte/i, un sogno spesso destinato a restare tale. Carolin alla fine della storia riesce finalmente a incontrare un uomo che non si fa spaventare dal suo cervello, ma per quante va così?

Sul lavoro è uguale. Quello che non funziona spesso è mostrare senso critico di fronte al leader, al capo o alla capessa. Che sia uomo o donna se li metti in discussione e se non rispetti la gerarchia ti fanno il culo. Ma questo prescinde dal sesso perché ho visto uomini lì a fare i leccaculo per tenersi il posto di lavoro e ho visto donne soccombere a capesse e colleghe donne che non tolleravano di essere messe in discussione. Delineare una dimensione di genere in una nazione dove il dissenso di ogni sesso viene represso nelle piazze a suon di manganellate, dove l’intelligenza di tutti soccombe ai governi imposti, alle lacrime finte di una ministra che ti vuole togliere ogni diritto e ogni possibile sicurezza economica, di un presidente del consiglio che giudica infantili le rimostranze degli operai, di potenti e potentesse che in nome degli affari delle grosse imprese calpestano la dignità di migliaia di individui e individue che non possono manifestare senza subire i titoli di testate giornalistiche come il Corriere, dire tutto questo in una situazione presente di questo tipo fa veramente ridere.

Piuttosto, la domanda è: ma a voi della 27esimaora vi pagano per nascondere la vostra intelligenza, se ce l’avete, o lo fate di vostra sponte perché altrimenti non vi fanno scrivere? Sono i poteri, chiunque li gestisca, che esigono argomenti morbidi, un po’ di gossip e fru fru, o siete voi che fate le marchettare intellettuali immaginando di fare un grande regalo all’umanità?

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, Satira, Scritti critici.


9 Responses

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  1. Anacronista says

    Concordo su tutto, ma nel mio piccolo ho anche riscontrato questo timore, in molti uomini, di una donna intelligente. Penso che sia un problema serio, da trattare, com’è stato detto, con meno superficialità e senza indulgere a facili schemini (a proposito, ruffiano: verissimo! insopportabile). Perché si riconnette anche alla difficoltà di molti uomini di accettare donne libere. Una donna intelligente è infatti una donna più consapevole e quindi più autonoma, tendenzialmente più libera. Il che spesso non è accettato. Lo dico perché mi è capitato spesso di pensarlo. Forse non ho capito il post, non ho capito se critica il registro (allora condivido) o proprio anche l’affermazione che questo problema esista. Boh, ditemi se sbaglio…

  2. S. says

    che stronzi. che brutto quello che c’è in quello screenshot. bisogna essere cattivi dentro per scrivere certe cose.

  3. Paolo84 says

    su questa faccenda del prendersi cura..poi a me sembra scontato che in una relazione amorosa seria ci si prende cura l’uno dell’altro/a e se uno sta male l’altro lo sostiene in base alle proprie capacità, alle proprie risorse..pure qua bisognerebbe valutare ogni situazione caso per caso. Questo però non c’entra con la questione dell’intelligenza

  4. Paolo84 says

    “ma ho l’impressione che qua non interessasse parlare del romanzo (che comunque finisce bene con lei che incontra un uomo che non vive l’intelligenza delle donne come una minaccia) ma dire un po’ di banalità”

    per “qua” intendevo l’articolo della 27ora, beninteso (tendo comunque a ribadire, anche se sono OT, che i film, che siano degli anni ’50 o di qualunque epoca, l’importante è che siano fatti bene)

  5. Paolo84 says

    un romanzo o un film, una serie-tv deve raccontare una storia e deve farlo in maniera credibile, plausibile e coerente con il tipo di storia narrata e le ambizioni degli autori ma ho l’impressione che qua non interessasse parlare del romanzo (che comunque finisce bene con lei che incontra un uomo che non vive l’intelligenza delle donne come una minaccia) ma dire un po’ di banalità..poi certo ci saranno sicuramente uomini come quelli descritti ed è giusto parlarne (ma credo e spero che nel 2012 siano meno, forse quarant’anni fa erano di più), ma chi ha paura dell’intelligenza femminile per me è uno da compatire e da deridere anche un po’.
    Che poi cos’è l’intelligenza? Ad esempio c’è l’intelligenza emotiva che non è quella logico-matematica nè c’entra coi risultati scolastici ma è importantissima per una relazione amorosa serena e poi c’è da distinguere anche tra intelligenza e spocchia intellettuale, la seconda non piace a nessuno che venga da un uomo o da una donna.
    che essere diretti/e sia sempre e comunque la cosa migliore da fare in una relazione, tendo a crederlo anch’io, ma ogni dinamica di coppia ha le sue peculiarità, mi piace valutare caso per caso senza dare giudizi generici su cosa e giusto e cosa è sbagliato. di sicuro non dirò mai a mia figlia di fingersi scema per trovarsi un uomo.
    suggerisco un altro romanzo degli anni ’70 più o meno sugli stessi temi: La fabbrica delle mogli di Ira Levin

  6. antonellaf says

    Ma voi avete fate caso, oltre al “cosa”, anche al “come” sono scritti gli articoli che compaiono su quel blog?Facile facile, terra terra, bello bello, buono buono. Un lessico e una sintassi da primate, hai visto mai l’espressione suona troppa difficile e poi qualcuna si sente a disagio e abbandona la lettura?
    Non potete immaginare quanta pubblicità gli hanno fatto al festival del giornalismo di Perugia. Sarà stato un caso, ma ovunque andassi di parlava della 27ora, pure al panel sul terremoto a L’Aquila. E al panel dedicato al net feminism chi era protagonista? ma la 27ora!

  7. fikasicula says

    @werfen : condivido. come se a dirci che siamo tanto brave e saperlo in cuor nostro supponendoci superiori tenendolo segreto e guardando con compatimento gli uomini fosse una scelta di vita fantastica. sono trappole. prigioni. solo questo.

    @giulia non ho letto quel libro ma il timore dell’intelligenza o lo esamini a partire da come la società tutta opprime il tuo senso critico oppure non ha senso. è come tu agisci il tuo potere in ogni relazioni sociale. i governi che vogliono le scuole pubbliche completamente inefficienti che si reggono sulle spalle dei soli insegnanti ti sembrano intenti a valorizzare l’intelligenza?
    l’economia vuole un popolo di gente scema che compra e basta. i poteri vogliono gente che non sappia pensare con la propria testa per imporre un pensiero unico e i quotidiani di regime vogliono le donne che scrivono nel loro spazietto di cose di femmine a dire cose non troppo urticanti perchè sai mai venisse su la rivoluzione.
    di che parliamo dunque? 🙂

  8. Giulia says

    Ok è uno stereotipo però ci sarebbe da fare un’effettiva riflessione sul tema (ovviamente con un taglio completamente diverso): ad esempio lo esamina con molta lucidità Fatima Mernissi nel suo “l’harem e l’Occidente” che mi sento di consigliare caldamente.

  9. werfen says

    standing ovation per questo post.
    L’articolo della 27, oltre tutto, è ruffiano perchè vuole convincere le donne vigliacche, frustrate e leccaculo di essere intelligenti.