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#Brindisi: morto il neurone dell’indignat@ di professione!

In definitiva la mafia, dalla vicenda di Brindisi, ne è uscita proprio bene. Le condoglianze sue, forse una corona di fiori, sono arrivate ai parenti di Melissa. E Manganelli dice che non sono stati loro, che proprio non avrebbero potuto e voluto. E questo è quello che da sempre dicevamo noi. Non perché avessimo dono di preveggenza ma perché quella mania di inventarsi mafie, terrorismi e le br e gli anarchici e chissà cosa dove c’è spazio solo per un unico pezzo di merda è tipico di chi vuole un pochino sciacallare e approfittare e tra i profittatori ci metto pure quelli che hanno alimentato l’idiozia con appelli e contro appelli e invitandoci in gran massa tutti in piazza contro la mafia delle mie ovaie.

C’ero anch’io a quella manifestazione, in una delle tante città in cui fu realizzata, e mi ero chiesta infatti che ci facessi lì, mentre vedevo gente galvanizzata a recitare la preghiera di quel dogma che alla fine è diventata l’antimafia, dove la militanza pare rapita da luce mistica e l’enfasi dei discorsi e delle dimostrazioni è tanta e tale che oramai ha originato feticci canonizzati per tutti.

Qui si faceva l’antimafia prima che l’antimafia esistesse e ancora però si poteva dire vaffanculo a un magistrato senza che ti guardassero come se fossi una gran bestia. E ora non puoi dire che Falcone faceva cacca, che Borsellino si lavava l’ascella e che Saviano, oh Saviano, quello canonizzato da vivo, con i suoi numeri da circo di regime, è troppo che due palle d’uomo che ha ragione Zalone a dire che  ha problemi di socializzazione.

Da quando l’antimafia è diventato poi verbo di certa chiesa le fiaccole si sprecano e le modalità di opposizione sono diventate pratica di evangelizzazione. Si fa proselitismo sul dolore, sulle bombe, sulla follia dei singoli e nel frattempo i mafiosi, quelli che dal carcere guadagnano rispetto tra le popolazioni o stanno al governo a derubarci, si fanno i cazzi propri.

C’era quell’antimafia dei giornalisti, che morivano, si incazzavano, in modo laico, e oggi abbiamo l’antimafia funeraria, quella delle persone in visita a benedire i morti, le commemorazioni per gli anniversari delle stragi diventano il massimo momento di lotta contro un fenomeno che fa scempio ovunque e la strategia è quella di accendere una fiaccola. Il rischio è di bruciarsi, sai mai succeda, che dolore.

Ed è diventato una specie di supermercato per cui ci sono le fondazioni titolate che prendono soldi dalle amministrazioni e poi sono bei momenti per far sfilare le divise e si approfitta pure di vittime che con la mafia non c’entrano un cazzo, così tanto per far qualcosa, ché tanto cosa importa se ci si intruppa nei cortei dicendo che la mafia è male, e certo non può esser bene, stabilendo un rito che è fasullo e sempre più lontano dalle lotte coraggiose.

Stiamo a parlare della mafia dei miei tempi, quella degli anni ottanta, e invece oggi la mafia ti manda i militari in divisa per massacrare chi lotta in piazza. La mafia è quella della Diaz che ha inventato prove per poter fare stragi di innocenti. La mafia è quella che ci toglie lavoro e che orienta il voto e che con la paura mette alle porte gli immigrati e poi la mafia ce l’abbiamo dentro le mutande, la chiesa che ti chiede l’otto per mille per occuparsi degli aborti miei e dei miei contraccettivi e del mio sesso e della mia vita.

Feticci, celebrazioni vuote, e mai come quella manifestazione dopo Brindisi era sembrato così chiaro quanto fosse funzionale lo spettacolo a chi tiene in piedi fantasmi del passato per evitare di parlare del presente. Come se tutto fosse fermo per rendere realistico il servizio televisivo di Santoro o le discussioni di Travaglio o le esternazioni di Saviano.

Melissa è morta, quell’altra è ustionata, un tizio ha fatto esplodere una bomba che poteva ammazzare altre ragazze, il motivo ancora non è noto ma intanto tutti quelli che hanno organizzato, manifestato, approfittato, hanno fatto la loro porca figura. Ora si può dire forse che la gente in realtà non pensa e che fintanto che le lotte saranno mercificate o organizzate dagli appelli di Micromega o di Repubblica e dalle guide spirituali di qualunque causa ci sarà sempre il dubbio che si tratti di una gran cazzata.

Sommo cordoglio, ad ogni modo. Per le vittime e le persone che patiscono dolore mentre attorno avviene che c’è chi voleva approfittarne per massacrare un Pinelli o inventarsi anche un’altra balla per fare un altro giro di perquisizioni tra i compagni. Cordoglio sommo. Per la morte dei neuroni dell’indignato di professione.

Posted in Pensatoio, Satira.