Skip to content


#27esimaora e violenza sulle donne: dell’appropriarsi e del normalizzare!

L’articolo della 27esimaora (la cosiddetta inchiesta sulla violenza sulle donne) non è piaciuto a noi [Qui un nostro commento] ma neppure a Michela Murgia che dopo uno scambio con qualcuna delle autrici della “inchiesta” ha perfino scritto un post al quale è seguita una risposta ad esso allegata.

Servirebbe uno storify ma ve ne faccio uno casareccio (un copia e incolla) in modo da farvi vedere come è andata la discussione e sue successive evoluzioni.

Michela Murgia, riassumendo, in risposta a vari interlocutori e ad una delle giornaliste, on Twitter, scrive:

Leggere cose come questa mi fa un male di stomaco che non si può spiegare.

Io mi sento impotente davanti a narrazioni in cui la stronza è lei e lui ha solo reagito. Il chiagni e fotti in salsa stalker.

Agghiacciante il passaggio in cui si suggerisce che la violenza aumenti con le denunce.

e poi in risposta a Corinna De Cesare:

Corinna, non vi sto incolpando di partigianeria: è proprio il contrario. Il problema qui è l’equidistanza.

La cosa che mi sorprende è la scelta di narrare i violenti come disagiati bisognosi di aiuto psichico. Vittime.

C’è difficoltà a concepire la violenza come scelta di linguaggio consapevole. Non possiamo essere tutti vittime.

Cosa muova la violenza è un dato culturale, non personale. Ciascuno di loro era convinto di avere una moglie difficile.

Il problema vero è capire perchè c’è chi trova normale gestire i rapporti con una moglie presunta “difficile” menandola.

Non sono solo uomini, ma uomini che odiano le donne. Da lì il tentativo di traslare la genesi della violenza sulle partner.

Un uomo che picchia dirà sempre “non volevo”. Riconoscere la volontà è il primo passo per capire perché in realtà voleva.

A volte mi chiedo: ma se stessimo parlando di terrorismo, le ragioni dei terroristi sarebbero oggetto di approfondimento?

Qualcuno direbbe mai: non potevamo lasciare fuori le voci dei terroristi?

La discussione finiva con l’invito a Michela Murgia a scrivere le sue perplessità in una lettera e così lei ha fatto. Vi invito a leggerla e a leggere la risposta da parte della/e giornaliste/a che lascia un po’ basite per l’essenzialità del penultimo paragrafo:

La scelta di non chiamare mai i reati di violenza verso le donne con il loro nome? La violenza è violenza, che sia contro una donna, un bambino o un uomo.

e da lì si capisce tutto, ovvero si capisce che alla base del presuntuoso intento scandito da un “sei violento, sei malato, un po’ vittima, io ti voglio curare” (Brrrrrr) c’è quella ricercata equidistanza che alcune esprimono quando schierarsi dalla parte delle vittime diventa una decisione impopolare e alla base di quell’intento pare ci sia anche una negazione della violenza di genere. E questa negazione trova sponde un po’ dovunque, come ci ricorda JumpinShark, a partire da un articolo pubblicato su L’Avvenire che sostanzialmente dice fin dal titolo che l’unico antidoto alla violenza sulle donne sarebbe la fedeltà da parte delle donne stesse. In sintesi per chi ha scritto il pezzo le donne sarebbero un esercito di peccatrici figlie di Eva che altro non fanno se non essere corresponsabili delle violenze subite.

Forse con questo giornalista dovrebbe parlarci qualcuno che usa il suo stesso linguaggio, o anche no, ma a me preme dire che il delitto d’onore non esiste più, che quella giustificazione, come gli argomenti ricorrenti nell’articolo de L’Avvenire, valeva solo per gli uomini e che a furia di ragionare sui “motivi” per cui gli uomini compirebbero violenza continuiamo a dimenticare che ci sono donne che muoiono una ogni due giorni non per mano dello spirito santo ma per mano di un uomo in carne ed ossa e non serve neppure dire che il “tradimento” in tutto ciò non c’entra niente.

Siamo abituate a leggere sciocchezze, perché l’analisi della comunicazione a proposito di violenza sulle donne è un nostro impegno prevalente, ma a volte, solo a volte, vi giuro capita di sentirci avvilite. Comunque determinate ad andare avanti ma avvilite.

E certo è un conforto sapere che in giro per l’Italia c’è anche chi organizza e narra e discute della maniera sbagliata in cui alcune e alcuni scrivono o parlano di violenza sulle donne, anche se in fondo lo vedi che perfino le giornaliste finiscono per comportarsi da “casta” che si autotutela e che respinge critiche o non le ascolta come si trattasse di lesa maestà. Perché in Italia esistono le “giornaliste” e poi esistono le altre e gli altri, e quando la casta al femminile racconta “male” di violenza sulle donne senza consultarsi con chi lavora nei centri antiviolenza, senza ascoltare chi di queste cose si occupa da più tempo, vanifica, purtroppo, in un solo momento il duro lavoro di anni e anni di battaglie.

Esistono già portentosi comunicatori e comunicatrici che in una sorta di subvertising si appropriano di argomenti difficili per modificare parole e contenuti, per operare un revisionismo che aggiusta il tiro, lo adatta, normalizza.

Ecco: quello che fa la 27esimaora a me pare sia questo. E non dico che sia una operazione volontaria. Dico che se è involontaria è sorprendente. E non sto facendo un complimento.

Leggi anche:

Sei fragile e violento? Io NON voglio prendermi cura di te.

Napoli, Donne e Media: report e materiali condivisi.

#OccupyMedia: per una diversa comunicazione a proposito di violenza sulle donne

Posted in Comunicazione, Pensatoio, Scritti critici.


3 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. antonellaf says

    “Le donne cui la stampa attribuisce valore sono queste”, recita una delle slide. Bene, finisco di guardare il video (che anche per me scorre troppo veloce) e apro il blog della 27ora. Primo titolo:
    Gloria, la vedova dell’operaio morto per il terremoto che lotta contro l’odio.
    http://27esimaora.corriere.it/articolo/gloria-la-vedova-delloperaio-morto-per-il-terremoto-che-lotta-contro-lodio/
    A parte la sintassi per aria, da notare la foto e poi la retorica, di berlusconiana memoria, dell’amore che vince l’odio. “l’odio non paga.[…]Nessuna polemica per i venti indagati sul crollo[…] ha scelto di trasformare il lutto in opportunità: E’ arrivato il momento di diventare persone migliori”.
    Salto a piè pari il secondo titolo, perché ciò che segue cattura la mia attenzione: “Uncinetto soluzione anticrisi. A me ha cambiato la vita e a voi?”
    http://27esimaora.corriere.it/articolo/uncinetto-soluzione-anticrisia-me-ha-cambiato-la-vita-e-a-voi/
    Guardo la foto e penso: è sicuramente sarcastico. E invece no, parlano sul serio!!!! Povera idiota che sono, io che continuo a pensare alla lotta di classe. Invece è l’uncinetto la chiave di volta.
    Ecco, alla 27ora le donne piacciono così “.E non dico che sia una operazione volontaria. Dico che se è involontaria è sorprendente. E non sto facendo un complimento.” Quoto.

  2. cybergrrlz says

    Ciao 🙂
    il video linkato da fasst è la sequenza di slide che fikasicula ha presentato a napoli al convegno donne e media. trovi tutto, incluse le slides in jpg a partire da qui: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/05/27/napoli-donne-e-media-report-e-materiali-condivisi/

  3. disagio says

    ciao, il video è molto bello e interessante però va troppo veloce, quasi non si fa in tempo a leggere!!!

    per il resto daje forte compà!