Update: abbiamo contattato l’avvocatessa che difende la donna e ci dice che il provvedimento, non essendo impugnabile, è immediatamente esecutivo anche se nel frattempo il processo dovesse stabilire altro. Al momento è stata fatta istanza di revoca ma la revoca può essere svolta solo dal magistrato che ha emesso il provvedimento e dunque le speranze sono minime. Presto altri aggiornamenti___
>>>^^^<<<
Secondo l’articolo di Repubblica la questione sta così:
Lei è della Basilicata, sta con uno di Torino, si sposa, resta incinta ma torna a casa perché la gravidanza, specie se complicata, da sola, in una città che non si conosce, senza una persona che ti dà una mano, tua madre, tua sorella, tuo fratello, qualcuno che ami e a cui viene facile affidarti, è brutta da vivere, specie se con quell’uomo, che forse non conosci bene, diventa complesso restare. Allora se ne va e non torna più indietro. La figlia nasce e i due si separano. Lui resta lontano e lei comincia a vivere a Potenza, dove diventa insegnante di una scuola media, con un lavoro fisso, di quelli che oggigiorno è difficile trovare e che, ministro gelmini a parte, è bene tenersi stretto.
Lui ci ripensa e si rivolge al giudice, contando sulla legge sull’affido condiviso e forse sollecitato culturalmente da un bel po’ di propaganda dei padri separati. Di regola dovrebbe versare alla bambina un assegno di 150 euro al mese. Su questo accenna lei nella breve dichiarazione riportata e poi più niente.
Lui chiede l’affido esclusivo e il giudice decide che invece no, vanno solo ristabilite le regole e le distanze e allora decide d’imperio di obbligare lei a mollare lavoro e casa e a trasferirsi in una comunità vicina all’ex. Nel caso in cui lei non accettasse perderebbe la bambina che prima di restare con il padre sarà lasciata in quella comunità, casa famiglia, o non si capisce cosa.
La donna si sorprende, parla di decisione anticostituzionale, perché c’è la violazione sul diritto a spostarsi e transitare e poi c’è che il lavoro è un diritto e non le si può impedire di tenerselo diventando totalmente dipendente da quell’uomo con cui lei non sta già più.
Può un giudice obbligare una donna ad abbandonare tutto a seguito di una decisione vincolante che riguarda il diritto di un adulto come fosse prevalente su quell’altro? Chi conta più tra i due? Il giudice ha deciso. E’ la donna che si sposta, che rinuncia, che se vuole stare con la figlia deve perdere quel tanto di autonomia che ha. E sembra una punizione, perché si basa su una mentalità anacronistica, quella che ritiene che la donna debba seguire l’uomo o che comunque il lavoro dell’uomo sia più importante di quello che ha una donna.
Il ricatto è chiaro: se vuoi essere autonoma e indipendente e tenerti il lavoro perderai tua figlia e dunque si potrà dire che tu sei egoista perché hai scelto la carriera alla figlia. Dato che in questo caso la donna è un concentrato di esigenze di autonomia e attaccamento alla figlia ci si aspetta che ceda, che molli il lavoro, e nessuno pare volerla sostenere in questa battaglia di civiltà, solo una tra le tante.
Il punto è che con la legge sull’affido condiviso è possibile creare questo genere di precedente che oltretutto si affianca alla nuova proposta di legge in discussione al senato, n.957, che peggiora la legge n.54/2006, in cui viene prevista l’obbligatorietà della ex moglie a restare nei paraggi dell’ex marito, per farsi perseguitare meglio e sempre e comunque per via di quel preteso diritto alla genitorialità. E non è neppure la sola cosa che viene pretesa, a parte l’obbligo della mediazione familiare, fraintendendo il concetto di conflitto che c’entra poco con la violenza circa la quale non c’è niente da mediare. E poi l’obbligo della donna di non spostarsi né per lavoro né per altre esigenze e ancora il fatto che se a lei viene assegnata l’abitazione non potrà avere alcun legame con un altro uomo giacché la genitorialità viene brandita come arma per tenere in ostaggio la vita di quella donna e dei figli. E poi la doppia residenza per i bambini a partire da un’età bassissima, il mantenimento diretto, ovvero scucio i soldi solo quando sta da me, così l’uomo si può sottrarre facilmente dal dover assumersi una responsabilità, e ancora la richiesta di impedire controlli patrimoniali su quei troppi padri che dichiarano di non avere niente e che invece hanno stipendi, case, barche, chissà che altro.
Tutte cose che abbiamo scritto e temi a proposito dei quali facciamo uno stretto monitoraggio, perché oltretutto sulla stessa proposta di legge è contenuta l’introduzione di una malattia inventata, falsa, che non esiste, ci riferiamo alla Pas, dentro le aule di giustizia. E da quello che si legge nell’articolo sulla vicenda della donna di Potenza anche in quel caso si sono prestati periti, e immaginiamo in che senso, a dire che la bambina possa essere danneggiata in qualche modo.
Le donne, si sa, perfino quando hanno un lavoro, non hanno molti soldi e non esistono associazioni di madri separate che forniscano avvocati a basso costo e dunque è difficile che ottengano perizie avverse in cui si dica ad esempio che è un delitto separare una bambina da una madre, specie se la bambina ha tre anni, specie se ha sempre vissuto a Potenza, in un ambiente protetto, con la madre, vicina ai nonni, a tutta una famiglia che si è presa cura di lei. Specie se ha visto poco il padre e se comunque il preteso diritto del padre sembra prevaricare il diritto di quella bambina a non essere sballottata qua e là, allontanata da ciò che conosce e che la rassicura, finanche minacciata di perdere la vicinanza della madre cosa che in tal senso, ovviamente, sarebbe addebitata tutta alla donna e non all’uomo. Gira che ti rigira è sempre colpa sua, ed è la logica perversa delle nuove leggi volute dai padri separati, supportate da un manipolo di gente misogina e sessista, che prima ancora che al diritto dei minori pensa solo a riaffermare una posizione di potere dell’uomo sulla donna.
Ecco cosa accade oggi, dopo le relazioni, la fine delle relazioni, quando pensate che tutto sia finito e possa ricominciare in modo differente e bello. Accade che non finisce mai e che un figlio o una figlia, con queste “riforme” che stanno massacrando il diritto di famiglia, diventa l’arma attraverso la quale tenere sotto scacco una donna, punirla, violentarla.
Prescindendo dal caso in se’, sul quale riferiamo solo ciò che leggiamo scritto su un articolo di giornale, è tutto molto assurdo, perfido, devastante ed è questo ciò di cui ci stiamo occupando oramai da anni con l’attenzione di poche altre, come se questo non fosse terreno di interesse politico per chi dice di volersi occupare di diritti delle donne oltreché dei bambini.
Vi diciamo che ci sono donne completamente sole che stanno conducendo battaglie come questa e tanta solitudine produrrà spaccature sociali infinite se non si mette freno a questa ondata di regresso, a questo revanscismo maschilista. Bisogna fare qualcosa e farla subito e nel frattempo un abbraccio a tutte le madri in difficoltà, a tutte le donne sotto ricatto, a tutte quelle che vengono limitate nella propria autonomia. E un abbraccio anche a quei figli e a quelle figlie che rischiano di perdere le madri perché qualcuno ha deciso oggi che il “padre” ha più diritti sulle vite altrui.
Se vuoi sapere di cosa stiamo parlando, leggi anche:
Quanto ci costano e chi sostiene i padri separati
L’Aimmf contro il ddl. 957 [1]
L’Oua contro il ddl. 957 [1]
L’Aiaf contro il ddl. 957 [1] [2]
L’Onu si esprime su affido condiviso, pas, violenza assistita [1] [2] [3] [4]
Tutta la documentazione sulla falsa sindrome di alienazione genitoriale
non ho parole…mi piacerebbe che qualche gruppo o associazione femminile potesse anche attraverso una raccolta fondi aiutare questa madre a sostenere le spese legali pagandosi un ottimo avvocato e dei periti! personalmente mi sono avvalsa prima di un’avvocatessa del telefono rosa..ma poi ho scelto di pagare con un prestito, di cui pago ancora le rate ovviamente, una bravissima avvocatessa e ho ottenuto l’affido esclusivo , cosa affatto scontata nonostante la mia situazione grazie proprio alle nuove norme!
che orrore…che fare per intervenire contro queste illegittime mutilazioni? ??
ma chi è quel giudice????? perchè non sputtanarlo ???
…… oltretutto se rimane senza lavoro sì che le tolgono l’affidamento
scusate, ma una volta c’era il telefono rosa…. io mi sono servita di quel servizio, vent’anni fa, e il giudice non ha potuto che darmi ragione. non c’è più un servizio legale che difenda le donne?????
ma se quest’uomo tiene tanto (ed è giusto!) a stare vicino alla figlia perchè non si trasferisce lui? Trovare un altro lavoro sarà difficile per lui, ma lo è anche per lei!
vergognoso, un incitazione allo stalking…è pericolosa quella legge, vuol dire obbligar ele donne ad essere dipendenti da mariti che quasi sempre le fanno fuori o le picchiano.