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L’Onu richiama il governo italiano su femminicidi e anche sull’uso della Pas (dubbia teoria!)

Dal blog dei Giuristi Democratici per la Cedaw prendiamo il comunicato e le considerazioni sulla pubblicazione che il comitato Cedaw dell’Onu ha fatto circa le sue raccomandazioni al governo italiano. Il governo italiano è stato sotto esame dopo la presentazione da parte di tante associazioni femminili e non solo di un Rapporto Ombra sullo stato di attuazione della convenzione Cedaw per i diritti delle donne che anche lo Stato italiano ha siglato senza averla mai attuata. Per leggere il Rapporto Ombra, che contiene le mille verità sulla condizione di discriminazione, abusi e violenza di donne, bambine, lesbiche, rom e sinti, migranti, madri, figlie, ex mogli, etc etc, che è anche il risultato di un attentissimo lavoro di sintesi scientifica sulla enorme documentazione che le donne in italia hanno prodotto in una lotta costante contro l’indifferenza e la totale disattenzione da parte delle istituzioni, potete cliccare QUI dove troverete un estratto che riguarda mariti e padri violenti, affido condiviso e pas e l’intero rapporto in file pdf.

Per leggere le raccomandazioni Onu in lingua inglese potete scorrere – a partire da quiQUESTO TESTO.

Tra le altre raccomandazioni che il governo sarà tenuto a seguire, tutte egualmente volte a dimostrare che quanto abbiamo sempre detto anche a proposito della totale assenza di provvedimenti in difesa delle donne e delle bambine vittime di violenza maschile era vero, vale la pena segnalare anche quella che riguarda i diritti delle donne e dei bambini in relazione all’affido condiviso e alla Pas rispetto sulla quale il comitato Cedaw (la chiama “dubbia teoria”) dice sostanzialmente che non può essere inclusa in nessuna legge giacché bisogna seguire parametri diversi (applicati in altri stati) di tutela sulla salute psico fisica di donne e bambini e in questo senso invitano a verificare e a documentarsi attraverso il reperimento di numerose fonti internazionali che dimostrano l’assoluta assenza di valore scientifico della Pas e il grande danno che ne deriva. Raccomandano perciò di seguire l’esempio di altre legislazioni in cui donne e bambini sono realmente salvaguardat*. In attesa di condividere con voi le raccomandazioni in lingua italiana, felici di questo risultato, per tutte le donne, madri, ex mogli, le figlie e i figli che hanno subito gravi conseguenze da tutto ciò e che altre conseguenze potrebbero ancora subire, vi auguriamo una buona lettura!

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Diritti delle donne in Italia. L’ONU: basta rappresentare le donne come oggetti. Lo Stato deve fare di più per proteggere le donne ed impedire i femminicidi.

Finalmente il Comitato CEDAW ha pubblicato le Raccomandazioni rivolte al Governo italiano.

Le potete leggere qui in inglese:
http://www2.ohchr.org/english/bodies/cedaw/cedaws49.htm

Fonti ufficiali ci hanno però anticipato che già dalla settimana prossima sarà disponibile online una versione ufficiale in italiano (attendiamo fiduciose).

Siamo molto soddisfatte perchè le raccomandazioni rispecchiano moltissime delle criticità evidenziate nel nostro Rapporto Ombra e portate personalmente all’attenzione dei membri del Comitato a New York.

In attesa di analizzare con maggiore attenzione le singole raccomandazioni, ecco il nostro comunicato ufficiale come Piattaforma Lavori in corsa: 30 anni CEDAW.

La piattaforma “Lavori in corsa: 30 anni CEDAW”: “Il Governo ascolti le raccomandazioni del Comitato ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna”

Roma, 3 agosto 2011 – In Italia le donne sono rappresentate come oggetti sessuali. Questa una delle principali critiche sollevate all’Italia dal Comitato delle Nazioni Unite che ha il compito di monitorare l’attuazione della Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) negli Stati che l’hanno ratificata.

“Ci auguriamo che il Governo ascolti le raccomandazioni del Comitato ONU”, affermano le attiviste della piattaforma “Lavori in corsa: 30 anni CEDAW”, che hanno presentato alle Nazioni Unite un ‘Rapporto ombra’ sullo stato di attuazione della Convenzione in Italia. “La nostra Piattaforma si impegna fin d’ora a monitorare l’operato del Governo nel dare seguito alle raccomandazioni che gli sono state rivolte”.

Secondo le Nazioni Unite, in Italia persistono profondi stereotipi che hanno un impatto schiacciante sul ruolo della donna e sulle responsabilità che essa ha nella società e in famiglia. Complici le dichiarazioni pubbliche dei politici, che non fanno altro che incrementare tale profondo dislivello tra i sessi.

Tali stereotipi pongono le donne in una situazione di svantaggio, incidendo negativamente sulle scelte degli studi e della professione che esse vogliono intraprendere e diminuendo le possibilità di accesso ai “piani alti” del mercato del lavoro, della vita politica e del ‘decision-making’.

Altro capitolo è quello delle violenza contro le donne. Nonostante la nota positiva per l’adozione della legge 11/2009 che introduce il crimine di stalking, il Comitato esprime la propria preoccupazione per l’alto numero di violenze perpetrate su donne e bambine, per la mancanza di dati sulle violenze contro immigrate, Rom e Sinti e per la persistenza di attitudini socio-culturali che “condonano” la violenza domestica. In particolare, stupisce e preoccupa l’alto numero di donne uccise da partner o ex-partner, indice del fallimento dell’autorità nel suo fondamentale compito di protezione delle donne.

Ecco perché il Comitato ONU chiede al Governo di presentare entro due anni un rapporto sulle misure intraprese contro stereotipi e violenza di genere e raccomanda al nostro paese di adottare tutte le misure legali, amministrative, politiche ed educative necessarie a ridurre tali stereotipi. In particolare, le Nazioni Unite chiedono che lo Stato intervenga sulle immagini sessiste divulgate dall’industria della pubblicità e dai media, nelle quali donne e uomini sono spesso raffigurati in modo stereotipato.

Sul piano del mercato del lavoro, il Comitato rileva la costante disparità di salario e di trattamento tra uomini e donne e le scarse misure introdotte dallo Stato per conciliare vita e lavoro. In particolare, colpisce l’alto numero di madri che abbandonano il posto di lavoro dopo la nascita del figlio e la bassissima fruizione da parte dei padri italiani del congedo parentale (solo il 10%). Per questi motivi, tra le raccomandazioni fatte al Governo, si chiede che vengano introdotte urgentemente misure che incrementino il numero di donne impiegate e che portino all’abolizione sostanziale della pratica dei “dimissioni in bianco”.

Infine, il Comitato raccomanda di valorizzare e coinvolgere la società civile – e in particolare le associazioni di donne – nel cammino verso un’effettiva uguaglianza di genere nel nostro paese, attraverso consultazioni periodiche e trasparenti e la promozione di un dialogo costruttivo.

“Lavori in corsa: 30 anni CEDAW” è una piattaforma di organizzazioni e singole persone impegnate nella promozione dei diritti delle donne in Italia e nel mondo.

Come rete attiva per la promozione dell’uguaglianza di genere e la tutela dei diritti delle donne in Italia e a livello internazionale, la piattaforma vuole informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’esistenza, l’attualità e l’importanza della CEDAW come strumento di avanzamento della condizione delle donne in Italia e nel mondo e contribuire alla diffusione di un approccio basato sui diritti e di una più forte prospettiva di genere proponendo un’immagine positiva, non discriminante e rispettosa delle donne e del loro agire come attrici dello sviluppo a livello locale, nazionale e globale.

Sono parte della piattaforma: ActionAid, Arcs-Arci, BeFree, Differenza Donna, Fondazione Pangea, Fratelli dell’Uomo, Giuristi Democratici, IMED.

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Pas.