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L’Onu al governo: in Italia i delitti contro le donne si chiamano Femminicidio!

Sapete che l’Onu, con la sua commissione Cedaw, con la quale il governo italiano ha stipulato una convenzione che di fatto non rispetta, dopo aver letto il rapporto ombra presentato da centinaia di donne e associazioni, ha diffuso le raccomandazioni al governo italiano che il governo ha promesso di tradurre (quando?). Noi ne abbiamo già tradotto una parte che riguardava la violenza assistita, l’affido condiviso, la Pas e ora ecco questo passaggio fondamentale in cui viene usato il termine “Femminicidio” e si chiarisce fino in fondo, se non fosse già chiaro, e per noi certamente lo è, che in Italia non si fa abbastanza, quasi nulla, per monitorare il fenomeno della violenza maschile, per creare strutture di supporto, per allontanare gli uomini violenti dai nuclei familiari maltrattati, per prevenire i femminicidi. QUI l’intero scritto Cedaw/Onu e sotto un’altro assaggio di traduzione. Buona lettura!

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Organizzazione delle Nazioni Unite – ONU
Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne (CEDAW)

49esima Sessione
11-29 luglio 2011

Violenza contro le donne

26) Il Comitato accoglie con favore l’adozione della legge n.11/2009 che ha introdotto il reato di stalking e la detenzione obbligatoria per chi commette atti di violenza sessuale , il Piano d’Azione Nazionale per Contrastare la Violenza contro le Donne e lo Stalking, così come la prima ricerca generale sulle violenze fisiche, sessuali e psicologiche contro le donne, sviluppata dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT n.d.t.).
Tuttavia, rimane preoccupato per l’alta diffusione della violenza contro donne e ragazze, e per la persistenza di atteggiamenti socio-culturali che giustificano la violenza domestica, così come per la mancanza di dati sulla violenza contro donne e ragazze immigrate, Rom e Sinti.
Il Comitato è altresì preoccupato circa l’elevato numero di donne uccise dal loro partner o ex-partner (femminicidio), che potrebbe essere indice di un fallimento da parte dello Stato nel fornire un’adeguata protezione alle donne vittime dei loro partner o ex-partner.

27) In conformità alle raccomandazioni del punto numero 19 circa la violenza contro le donne e ai punti di vista adottati dal Comitato nel quadro delle procedure del Protocollo Opzionale, si esorta lo Stato parte (Italia n.d.t.) a:

(a) dare particolare rilievo a provvedimenti su vasta scala per affrontare la violenza contro le donne nella famiglia e nella società, anche tenendo conto delle necessità peculiari di donne rese più vulnerabili da circostanze particolari, come le donne Rom e Sinti, le migranti, le anziane e le portatrici di disabilità;

(b) garantire che le donne vittime di violenza ricevano immediata protezione, incluso l’allontanamento del responsabile della violenza dall’abitazione domestica, garantire che le vittime di violenza possano trovare riparo in strutture sicure e adeguatamente finanziate, presenti in tutti i luoghi del paese, e che abbiano accesso al libero patrocinio, a consulenze psicologiche e sociali, e ad un adeguato risarcimento, inclusa un’indennità;

(c) garantire che i funzionari pubblici, in particolar modo le forze dell’ordine e il personale operante nel settore giudiziario, nella sanità, gli assistenti sociali, e gli educatori, siano sensibilizzati in modo sistematico e completo riguardo tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze;

(d) migliorare il sistema di raccolta dei dati statistici relativi a tutte le forme di violenza, inclusa la violenza domestica, alle misure di protezione, ai procedimenti giudiziari e alle pene inflitte ai responsabili, ed effettuare appropriate indagini per valutare la prevalenza di violenza verso donne appartenenti a gruppi svantaggiati, come Rom e Sinti, donne migranti e anziane, e donne portatrici di disabilità;

(e) effettuare inoltre, in collaborazione con tutte le parti interessate, incluse le organizzazioni di donne e della società civile, campagne di sensibilizzazione attraverso i media e i programmi dell’istruzione pubblica, al fine di rendere socialmente inaccettabile la violenza contro le donne, e diffondere informazioni sulle misure a disposizione per prevenire gli atti di violenza contro le donne;

(f) ratificare tempestivamente la Convenzione del Consiglio Europeo sulla Prevenzione e Lotta alla Violenza Domestica e alla Violenza contro le Donne.

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, R-esistenze.