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Ancora sui cervelli al naturale: tu piaci se ti piaci!

Potrei elencare mille ragioni per cui abbiamo dei problemi a considerare il valore delle persone a partire dal loro aspetto. Uno ce lo dice Panzallaria, un altro ce lo dice Antonella, poi ancora l’abbiamo detto in tante e un po’ ne abbiamo parlato noi [1] [2] [3].

E si, certo, abbiamo il nostro bel da fare a tentare di volerci bene e piacerci provando ad acquisire consapevolezza ed autonomia districandoci tra pregiudizi e sessismi e autoritarismi e venditrici ambulanti dell’estetica imposta, quando poi, ci pare, non è neppure una questione che dipende tanto dagli uomini, e riprendo in parte un pezzo di discorso che Lorella Zanardo ha portato a contributo del Feminist Blog Camp, lei che sottolinea sempre che le gabbie sono solo gabbie, ha mostrato come una donna (UNA DONNA), una nota presentatrice televisiva, mortificasse la modella lì presente sollecitando inquadrature al seno e commentando lo spessore della tetta alla quale attribuiva perfino l’esistenza di un possibile fidanzato (“ha trovato un fidanzato nonostante le tette piccole” – diceva, o qualcosa del genere). Tutto ciò presente in una trasmissione che riguardava la “salute” delle donne, dove si faceva volgare e squallido marketing di porzioni di chirurgia plastica ad addomesticare donne e ragazzine a pensare che senza quella il nulla, la morte, l’assenza di considerazione in assoluto.

E ce lo ha detto mille volte anche Malafemmina, che negli annunci di lavoro rivolti alle precarie come noi è richiesta splendidissima presenza, ché della competenza oramai non si occupa più nessuno. E dunque andiamo in giro, noi, sperando di trovare quantomeno un pizzico di solidarietà femminile e a parte una rete di sorellanza che davvero possiamo dire amica poi troviamo l’astio che ci fa sconfitte non tanto per una questione di genere ma perché noi che ci occupiamo di comunicazione vediamo perfettamente realizzati i sogni di pubblicitari senza scrupoli che quando propongono i propri spot, contrariamente a ciò che si possa pensare, si rivolgono principalmente alle donne.

I corpi delle donne sono piazzati lì ad influenzare e interferire, condizionare e sezionare, a inquinare l’immaginario erotico e sessuale e a frammentare la già frammentata empatia tra persone di sesso femminile. Giacchè stiamo tutte a guardarci l’ombelico, se ce l’hai piatto, stirato, cadente o con una cicatrice attorno, e guai ad averci una tetta sezionata dopo un bell’intervento per rimuovere un tumore, ché prima di sapere che va tutto bene vogliamo vedere il capezzolo di una forma che non ci sconvolga l’occhio e l’occhio, lo sappiamo, vuole la sua parte. Di quale parte si tratti poi va stabilito. Quella peggiore? Migliore? Dipende e chissà.

Intanto, superficie per superficie, grattando e scartavetrando, ci viene da chiedere qualcosa che vada oltre. Sappiamo, certo, che vogliamo tutte essere a posto per noi stesse, ma dopo che abbiamo smesso di prenderci per il culo e lecitamente ci conformiamo alla misura di carne che piace a chi ci tocca, trovando un giusto compromesso tra noi e loro, tra la violenza autoinflitta per piacere e il relax del pelo all’inguine con un chissenefrega, senza che ci spaventi la complessità e la fragilità, di quelle che sono tanto “scostumate” da mostrarsi per ciò che sono, senza perciò fare sesso a nascondino, possiamo serenamente chiedere a quegli altri o a quelle altre cosa guardano di noi mentre si fanno montare il desiderio a mille.

Ci sono uomini (ma anche donne) a cui piace l’armonia della figura, il portamento, quelli a cui piace una donna nell’insieme, quelli a cui piacciono seni e glutei scivolando lo sguardo su un elemento poetico, le mani, quelli che si concentrano sulla bocca e poi la linea degli occhi, i gomiti, le caviglie, insenature e cavità. Quelli che si eccitano per le parole, per il tono della voce, poi c’è l’odore e qui siamo alla chimica applicata, ma c’è anche l’arguzia, l’intelligenza, il senso dello humour o la pacatezza, la pazienza, la dolcezza. Per non parlare poi di quelli che le vogliono in carne. E poi c’è chi si eccita grazie alla sottomissione o chi ama la grinta, chi invece la debolezza, ché di caratteristiche precise non ce ne sono mai perché per fortuna il desiderio segue schemi un po’ più soggettivi e di generalizzazioni non se ne possono fare.

Il sesso tra due persone è roba di incontro, di carne o pensieri, di odori o parole e in mezzo a tutto questo la costrizione estetica c’entra ben poco. C’è il detto che dice tu piaci se ti piaci e personalmente posso dire che è così. Non è una legge universale, ne sono sicura, ma se stai bene con te stessa emani cose vive e allora il punto è davvero quello di trovare un equilibrio senza lasciarsi influenzare e insultare da chi vive il disagio provocando altro disagio e da chi si nasconde dietro chili di trucco senza comunque trovare là sotto il pezzo di felicità che certamente le è dovuta.

Facciamoci un po’ di cazzi nostri su questa materia e smettiamo in generale di dare valutazioni sull’altrui persona a partire dalle volte in cui rivolge il proprio tempo al parrucchiere. Gli stereotipi stanno davvero a zero e semmai il punto dirimente è di denaro.

Se io che sono precaria devo incontrare uno che chiede testa e presenza, cura e costanza, dovendo io fare i salti mortali per sopravvivere e non avendo euro da destinare alle creme sciccose, per quanto anche ad averceli non le comprerei comunque, semplicemente gli dico ciao e addio.

Ché io non ti chiedo mica di depilarti e fare tutte quelle robe che mi chiedi tu. Al massimo ti voglio lavato e profumato, ché mi pare cosa lecita dovendo poi carnalmente unirmi al corpo tuo.

Ma poi vorrei vedere queste donne che hanno tanta cura di se stesse e siccome le vedo poi mi chiedo perché mai talvolta i loro partner si concedano il lusso di essere se stessi, volendo usare un eufemismo, mentre a loro non sia data questa opportunità. Sarà che impongono alle altre di essere fedeli nello sforzo per giustificare la loro insicurezza nell’approccio?

E che non mi vengano a dire che è superficiale giudicare le persone dal loro aspetto o che l’amore guarda oltre la sciatteria, perché allora proprio non ci siamo. Cioè: ‘ste donne vanno in giro con la frusta rivolta a tutti gli elementi umani che hanno attorno? Uomini, donne, figli, parenti vari? Curandosi che siano sempre con capello a posto e l’eyeliner applicato di prima mattina? O poi non si ritrovano ad accettare di essere amate da chi semplicemente le ri-ama, giusto perché tanta intransigenza con le altre donne dovrà pur dipendere da qualche mancanza, forse.

Allora gliela rivolgo la domanda, sul far sesso a luce accesa o spenta, che potrebbe sembrare provocatoria ma non lo è:

– quando si incontra un/una partner si può davvero immaginare di desiderarl@ sulla base dell’aspetto?

Posted in Corpi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


One Response

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  1. Y says

    Certamente, così come accade anche per tutte le altre cose citate. Di sicuro è successo a me. Ognuno si arrapa (si può dire, vero?) a modo suo e anche da un punto di vista estetico non tutti i gusti sono alla menta ma la cosa ha il suo peso e non mi sembra sensato negarlo.
    Tanto per essere chiaro sono d’accordo praticamente su tutto e di sicuro non ho grande considerazione per quelle donne che tentano di assimilarsi all’insipida (in quanto standardizzata) estetica delle veline ma ancor meno ne ho per gli uomini che le spingono in quella direzione, ipnotizzati dalla tv.