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Il cervello al naturale è fuori moda

C’è una comunità di donne, in giro, che vanta la difesa dell’uso del rossetto e rivendica la visita settimanale dal parrucchiere. Poi giudicano sciatte quelle femmine che prediligono la lettura di un buon libro ad un appuntamento dall’estetista. Appartengono alla mia generazione, trenta/quaranta anni, e quando ti guardano pensano che tu possa danneggiare anche la loro reputazione. Sono lì a prenderti le misure, come se stessero preparando la tua bara, e se travasi di un etto ti riunchiuderebbero in uno stanzino per punizione. Sono le sorveglianti del corpo esplicito, nel senso che deve esplicitare che pensi a levigarti la cellulite prima che a defecare l’idiozia.

Sono quelle che se non hai l’unghia smaltata potrebbero agguerrite sanzionarti per ticchettio pallido sulla tastiera. Ché si sa, per scrivere cose intelligenti bisogna passare prima dalla manicure.

Sono le nobili dei mondi colti che hanno la pensata che intelligente è figo ma se non ti vesti griffata allora stai proprio male. Chè c’è un’immagine da sostenere, perdio, e dunque che roba è ‘sta sciatteria? Non puoi di certo andare in giro malvestita, ché prima che i pensieri c’è da rinnovare il guardaroba e se ti capita di indossare la prima cosa che ti viene in mente hai commesso vilipendio agli sforzi della guerriera da palestra, quella che si sveglia alla mattina misurando l’etto da smaltire, e poi, metro alla mano, misurando lo spessore della cellulite, che come obiettivo primario, prima che risolvere il buco nell’ozono o la fame nel mondo, bisogna debellare.

E’ una guerra, signore mie, e dunque chi sono queste intellettuali che ostentano superiorità morale e non si curano di cause prioritarie, e come si permettono costoro di non farsi una messa in piega che non turbi il loro occhio iper allenato alla misura della sciatteria.

Figuratevi che dalle mie parti capita qualche volta che prima che preoccuparsi di parlare di lividi alle donne picchiate dai mariti bisogna conceder loro il tempo di rifarsi il look, che non sia mai che poi mostrino un portamento afflitto ché potrebbe turbare donne che lottano ogni giorno in una resistenza partigiana per non cedere all’abbruttimento.

E poi, mi raccomando, se chiacchierate con codeste signore, tenaci combattenti in difesa della fighitudine femminea a tutti i costi, non osate andare a tacco basso ché se non vedono i vostri piedi costretti in una posa da cinesi del secolo scorso, con tanto di tacco 12 per mostrar tempra, ché le donne vere sanno essere forti nei momenti peggiori, e cazzo se devono dimostrarlo, e poi non osate dimenticare di applicarvi il maquillage, depilazione inclusa, coloritura o/naturelle che vi costi un salasso, perché le creme da mercatino si sa fanno tanto terra avariata su pelle accartocciata.

Attente allora, perché c’è da combattere anche contro stereotipi di quelli che a metterli in giro sono le madamine del buon look, che se non sei conforme al modello dominante allora ti affibbiano la parte della strega cattiva, ché invece quelle curatissime che non dormono al pensiero di averci un solo pelo nell’ascella, sono certamente mostri di bontà.

Poi ti insegnano a parlar di grazia e vorrei dirgliela ‘sta cosa che non la vendono al mercato e non si trova in giro per i campi. La grazia è un lusso perché non resta in allegato con l’abito griffato, o con il look finto casual, due passate di stucco sul viso e il capello acconciato.

I bei pensieri vengono anche a quelle, putacaso, che non passano ore ed ore a macinare acidume contro le altre, forse perché hanno di meglio da fare. Forse perché la vita è più interessante se invece che copiare look stereotipati e spesso anacronistici si vive semplicemente come ci viene.

Confesso, io l’unghia me la dipingo sempre, di nero, per gradire, e non mi trucco quasi niente, a parte un po’ di lucido e due passate di contorno, poi ho un capello riccio e capriccioso che l’umido rende ancora più intrattabile e in quanto al look sono affezionata a delle cose che piacciano o meno, io me ne frego, sono la mia seconda pelle e ci sto tanto bene.

Il cervello lo indosso sempre, spesso anche quando non sarebbe richiesto, e non lo trucco mai perché un cervello truccato non ha una durata infinita e anche i trattamenti migliori alla lunga lasciano intravedere la sostanza di quel che resta.

Personalmente mi piacciono i cervelli al naturale, come quelli di certe signore che conosco e che stimo, intellettualmente oneste, per ciò che fanno e dicono e per quanto rappresentano posizioni spesso impopolari ché è assai più semplice dare loro addosso che stare dalla loro parte.

Non la capisco, davvero, l’attitudine di chi nel web si divide in branchi, e non capirò mai perché le donne, per esempio, anche nel web, non riescano a fare rete, ché fare rete è la prima cosa utile da fare prima ancora che costituire il comitato alla difesa del diritto delle donne al rossetto e alla liposcultura.

Leggere certe cose in rete mi rimanda a quei brutti film in cui si racconta dei branchi di bulle che nelle scuole americane si chiamano cheerleaders. Ecco: qui, in Italia, è una stagione prolungata e te la ritrovi ovunque.

A voi è capitato di incontrarne?

E giusto per essere giudicata avente diritto alla parola sui temi femminili vi giuro che faccio piscina almeno tre volte a settimana. Mica per questioni estetiche. E’ che in realtà io sono un pesce e sott’acqua si sta al riparo dalle idiozie…

—>>>Segnalo che la discussione continua sul blog di Loredana Lipperini e su quello di Lorella Zanardo. Riprenderemo l’argomento anche qui.

Posted in Corpi, Pensatoio, Satira.


32 Responses

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  1. Fiamma says

    Cara cybergrrlz,

    arieccoci.
    Io credo che parlando all’opposto alla fine siamo d’accordo.
    Non c’è il pregiudizio nel mio caso come nel tuo. Io ho intercettato qui e lì gli stessi commenti per i quali mi sono sentita di rispondere al tuo post.
    Per carità! Non penso affatto che le femministe siano brutte e pelose, non ne frequento abbastanza per fare le statistiche, ma anzi basandomi solo sulla mia esperienza posso dirti che tutte quelle che ho avuto occasione di incontrare sono, prima che “belle” o “brutte”, libere e brillanti.

    Volevo riferirmi non alle femministe, ma alle donne in generale.
    E a quello stereotipo maschilista reiterato cui ti riferisci tu, che le donne le classifica o come “sciatte”, o come “bambolette”, senza sfumature, vie di mezzo e percezione della diversità. Cosa che, sono sicura, accade da entrambi i lati. E più tra le stesse donne, che non tra gli uomini.
    Personalmente, io che mi reputo una “sfumatura”, ho subito discriminazioni – tutte da donne, appunto – sia da un lato che dall’altro. Sei truccata, che ne sai tu di cinema russo degli anni 70; hai due occhiaie così, meglio se all’appuntamento mandiamo quell’altra. Che sia la società dell’immagine o quello che ti pare, è un discorso biunivoco.
    Rispetto al quale molte donne, su entrambi i “fronti”, femministe attive e non, dovrebbero fare un sereno esame di coscienza.

    Per quanto mi riguarda, ho grande stima di chi riesce ad essere “tutto”, di chi cioè è in grado di spiegarmi Kant sui tacchi a spillo, mentre allatta un bambino e risponde a una email di lavoro. Le stimo, perché faticano dieci volte più di me. Le stimo, ma non mi sento di condannare chi non ci riesce, o non vuole.
    Certo, con un pensiero comune la sorellanza sarebbe più facile. Ma mi viene da dire che siamo tutte un po’ colpevoli di quello che diceva Lucy Van Pelt, dei Peanuts: “Non litigare sarebbe facilissimo. Basterebbe che tutti fossero d’accordo con me”.

    La mia percezione è che quelle che in rete hanno problemi con chi ha in testa i capelli bianchi, difficilmente me le immagino grandi femministe della prima ora (una ricerca la farò comunque. Anzi, se vuoi suggerirmi dove cercare…); mentre quelle che hanno problemi con chi si mette il rossetto, spesso si dichiarano tali. Ma, ripeto, è una percezione di vita vissuta. Da me, e dalle mie tante amiche “sfumate”.

    Se a te ho risposto con tanto impegno e veemenza, è anche perché credo di aver trovato un’interlocutrice.
    Dire ad una ragazzina fissata con la moda, che dovrebbe guardare più all’essenza, di un vestito, e a come le sta addoso, che non alla griffe, è come dire a una donna innamorata di uno che l’ha sempre tradita, che tanto non le sarà mai fedele. Inutile.

    Sono molto felice di averti conosciuta, e spero che non finisca qui.

  2. cybergrrlz says

    Cara Fiamma,
    non ce la vedo nel tuo caso la provocazione perché di fondo c’è un pregiudizio. Il mio post scaturiva da commenti che avevo intercettato qui e là, il tuo intervento, fatto manipolando il mio testo, viene fuori da una marea di pregiudizi.
    Reiteri stereotipi che neppure ci appartengono. Davvero tu pensi che le femministe siano brutte e pelose? che quando arriva una donna di bell’aspetto non la stanno a sentire? che stanno lì a fare le zitelle acide giudicando la misura del tuo tacco?
    Ma chi ti ha detto queste cose? e che posti hai frequentato? 😀
    Magari avessi fatto un salto al feminist blog camp ti saresti resa conto che non siamo bestie in via d’estinzione ma siamo donne e basta, come te e chiunque altra, e che parimenti hanno diritto ad essere ascoltate per ciò che hanno da dire e non diversamente.
    I commenti che ho letto erano diretti male e motivati altrettanto male e dunque so che esiste un gruppo di donne che giudica le altre sulla base dell’assenza del rossetto. Io non ho mai fatto questo né viceversa ho giudicato chi il rossetto ama metterlo.
    Dunque il ragionamento è capovolto.
    Bisogna pur smetterla di reiterare lo stereotipo maschilista che classifica le donne che vestono diversamente come se fossero sciattone. Ciascuna veste come vuole. Ciascuna fa quello che vuole. Che poi a parlarci credo che la diversità sia sempre una ricchezza e mai un impedimento.
    E su quel film io ne ho visto un altro, un film arabo, l’abbiamo recensito alla categoria “vedere” non so quanto tempo fa e raccontava di un negozio in cui le donne si facevano la ceretta con un impasto di caramello e limone, un gran bel film in cui le violenze diventavano svelate via via che la sensualità delle donne veniva fuori.
    Come dicevo, si tratta di stereotipi e dunque cerca in rete quelle che hanno dei problemi con chi lascia in testa i capelli bianchi o chi non veste con i colori che magari piacciono a te e poi prova a dire a loro tutte le parole spese in questo blog. magari serve, magari no, per quello che mi riguarda io esercito il diritto alla sorellanza e lo esercito schierandomi con chi viene bullescamente attaccat@ per motivi infimi.
    del resto possiamo parlare quanto e come vuoi. spero dal vivo se ci capita.

    Ciao 🙂

  3. Fiamma says

    Cara cybergrrlz,

    sono dura, io… insisto 😀

    E’ evidente che la mia piccola provocazione, quella di riprendere pari pari il tuo post, non è stata letta nel modo che avrei voluto.
    Cercherò allora di spiegarlo con parole più esplicite.

    Qui non si tratta di snobberie o di difesa a spada tratta dell’estetica sull’etica. A mio parere, oserei dire: soprattutto nel mondo delle donne, non dovrebbe esserci conflitto. Le tue idee sono valide tanto quelle opposte – motivo per cui ho usato il tuo testo – ma personalmente credo che il femminismo oggi non debba arroccarsi su temi come quello della differenza tra cura del corpo e cura della mente. Si può fare benissimo entrambe le cose, e lo dimostrano le migliaia di donne preparate e curate che lavorano in questo duro mondo.
    Dire che una cura esclude l’altra, è come dire che non si può essere contemporaneamente madre e professionista di successo (questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore).

    E parlando di madri, ben altra cosa sono quelle che dicono alle figlie “non studiare, scopa!”, ma credo che non siano tra le lettrici avvistabili qui intorno.
    Probabilmente leggono invece quelle che, almeno una volta, si sono trovate escluse ed emarginate da altre donne perché, ad un seminario sulla annosa questione “soft e hard power americano”, avevano commesso l’errore di presentarsi leggermente truccate e pettinate, e non omologate alla stessa estetica “un filo nazista” che c’è sull’altro fronte.
    A me è capitato al liceo, quando ad un cineforum autogestito in un celebre liceo “rosso” mi sono presentata – peraltro struccata – con jeans, canottiera e ballerine, non allineata alle mie coetanee che allora ti consideravano solo se portavi pantaloni militari e t-shirt del Che.
    Mi è capitato all’università, dove all’esame di storia medievale, siccome era luglio e c’erano quaranta gradi, avevo un – orrore! – vestito a fiori e sandaletti, e non una salopette scolorita e scarpe da ginnastica (cosa che metto, per carità, ma quando fa meno caldo…)
    E mi capita ogni tanto uscendo con altre donne. Che appunto non ti permettono di parlare di “cultura” se hai anche solo un accessorio che vagamente ricorda una moda del momento.

    Quello che volevo dire, in sintesi, è che l’equilibrio sta nel mezzo.

    Personalmente, esibisco fiera una pancia che supera di almeno tre taglie quella considerata “aurea” da un certo tipo di estetica corrente. Perché non mi interessa particolarmente, o perché sono pigra, o chissà per quale altro motivo, non ho mai sacrificato lo studio alla palestra o alla dieta.
    Ma se per caso l’avessi fatto per sei, o dieci mesi, non credo che questo mi avrebbe fatto dimenticare quello che ho studiato negli anni precedenti, né che mi avrebbe trasformata in una bambola idiota tutta concentrata sul girovita.
    Capita che esca di casa struccata, e con una macchia sulla camicia, ma se capita non ne faccio la mia bandiera di intelligenza.
    Così come capita che la sera, uscendo con gli amici, abbia voglia di truccarmi gli occhi e di nascondere le occhiaie della fatica e della precarietà, di cui magari non ho sempre voglia di parlare.

    E ti assicuro che per prendersi cura di sé, non è necessario essere stupide, né avere tanti soldi. Ricca, di sicuro, non sono. Eppure riesco ad avere un tubetto di crema nell’armadietto del bagno, e un paio di buone letture sul comodino. Nonché un paio di scarpe con i tacchi. Che non metto per fare la spesa, non ce la farei. Ma quando le metto per uscire, mi aspetto che chi mi sta davanti non mi consideri idiota solo per questo.
    Tu scrivi, cito:
    “la libertà di essere quello che si vuole essere e se tu non giudichi interessante una persona non c’entra niente con l’aspetto che ha”.
    Appunto! Per quanto mi riguarda, puoi avere peli che sbucano ovunque, ma se hai un’idea interessante, sono felice di ascoltarti! E dovrebbe valere però anche il contrario: Se tu con quei capelli meravigliosi sei la massima esperta mondiale di arte povera russa, perché dovrei voltarmi dall’altra parte e non ascoltarti? Questa, credo, è la libertà di essere come si vuole essere.
    (Anche perché come la mettiamo, con una donna nata bella e intelligente, che pur struccata e addirittura imbruttita apposta, rimane pur sempre una dea? Dobbiamo dare per scontato che sia scema?)

    Che la vecchiaia arrivi, francamente me lo auguro…! Spero di poter avere, un giorno, come Anna Magnani, tante rughe che raccontino la mia storia. Ma non penso che ci metterò sopra delle freccine colorate per dire “guardate! non mi faccio di botox!”. E spero di essere ascoltata, allora, non perché avrò delle meravigliose rughe profonde sulla fronte, ma perché avrò qualcosa di interessante da dire.

    Dorian Gray, ti prego, non regalarmelo. L’ho già letto. Un altro libro, invece, in questi tempi di crisi è senz’altro ben accetto.

    Poi passo anche io alle cose serie, come hai fatto tu, confermando di seguire la tua falsariga.
    E’ vero, non conosco (ancora) altro del blog. Ci sono capitata su segnalazione di un’amica, che ama i rossetti e scrive meglio di chiunque altro conosca.

    Capisco come quella della violenza sulle donne sia ben altro argomento, di cui non so abbastanza, e che in altro modo vada trattato (a proposito: il video è davvero efficace, “nudo” e toccante. Impossibile negare, però, che non sfrutti un po’ il gusto estetico del momento per dare forza al messaggio. Il che non è un difetto, per me, se mai un pregio).
    Però mi ricordo di un documentario che ho visto una volta, e di cui molto si è parlato: raccontava la storia di un salone di bellezza a Kabul. Di come attraverso un paio di bigodini e qualche ceretta, un gruppo di donne sia riuscita a ridare dignità e speranza ad altre donne. Una piccola rivoluzione che da sola non basta, certo (anche perché era un po’ pilotata), ma è un’esperienza da condannare perché al posto di studiare la Recherche quelle donne hanno imparato a farsi i ricci?

    Se con lo smalto sulle unghie una donna – magari precaria, insicura, isolata – si sente più sicura di sé e di affermare le sue idee; o un’altra, altrettanto precaria, insicura e isolata, trova la stessa sicurezza nel non tingersi i capelli, chi siamo noi per giudicare le loro scelte?

  4. Federico says

    la sciatteria non è una questione estetica ne di genere…almeno io la vedo così…

    io coi tacchi sto scomodo, ma se una vuol metterli io non ci metto bocca… anzi, in genere non metto bocca in nulla delle espressioni personali altrui… una buona regola è: a due palmi dal mio culo ognuno faccia ciò che vuole.

  5. cybergrrlz says

    Ciao Fiamma 🙂

    Grazie per il copiaincolla, ma capisco che tra un parrucchiere e l’altro sia piuttosto complicato tirare fuori dalla testa idee originali a partire da testi originali 😀

    L’ultima operazione del genere l’ha fatta un cyberstalker per riscagliarci contro due nostri testi che parlavano di violenza sulle donne. Lui è uno pratico di negazionismo della violenza maschile. Altra storia, capirai.

    C’hai messo impegno, non c’è dubbio. E dire che non ci credevo che questo argomento avrebbe infiammato gli animi ‘si tanto da stimolare finanche questo po’ po’ di creatività.

    In tutto ciò mi duole dirlo ma a parte un chissenefrega che mi pare d’obbligo resta sempre una differenza che è data dal vil denaro.

    A noi precarie tutta questa snobberia, e te la scrivo sbagliata apposta, le andate al parrucchiere e la manicure e la perdita di tempo a difendere i diritti alla cosmetica, proprio non ci tange. Tutta questione di priorità, che non si ha da essere migliori o peggiori, ci vuole predisposizione per le cose e io/noi di predisposizione a queste cose ne abbiamo poca.

    Ti auguriamo un tempo bello affinché il tuo capello non abbia ad avercene e ci capitasse di incontrarci ti regaleremo un buon libro da leggere durante le tue sedute dal parrucchiere. Magari un bel “ritratto di Dorian Gray”, che un Wilde non fa mai male a leggerlo dall’estetista.

    E ironia a parte, che spero tu che sei così propensa alla stessa accetterai, una risposta seria, l’unica, te la voglio dare: se tu avessi letto altro di questo blog a parte quello che ti premeva di più, ovvero questa faccenda di cosmetica, non avresti mai scritto che a noi le donne violentate ci piace mostrarle violacee perché del diritto a non apparire vittime ne abbiamo fatto una bandiera e perché siamo intere, noi, prima che donne che hanno subito violenza e stanno tutte insieme a battagliare tutti i giorni per ricavare consenso su figure di donne, vittime di violenza che hanno diritto ad autorappresentarsi con grande dignità. Il punto è che c’è davvero una grande differenza tra quelle che esigono di riappropriarsi della dignità e quelle che rimuovono il disagio proponendo una immagine di sé perfetta mentre nascondono problemi infiniti che il mondo non vuole vedere.

    E io, personalmente, non sono un tutore dell’ordine della cosmetica e non realizzo sistemi macro/autioritari che mandano donne in tenuta antisommossa a reprimere quelle che vogliono apparire per come sono, senza voler piacere e compiacere, senza voler fare acquisire consenso sprecandosi nella rimozione di “difetti” imputati da parametri di bellezza un po’ nazista.

    I nostri disagi, cara Fiamma, ci piace ributtarli in faccia al mondo, che hanno da ricavarne solo bellezza dalla visione di donne che restano a proprio agio con se stesse riuscendo a convivere con celluliti sparse e capelli bianchi e quella vecchiaia che arriverà pure per te senza che tu da questo debba sentirti offesa.

    Troppo impegno nella rimozione fa davvero male, infine, e penso sempre a quelle figlie che dovranno ritenere, leggendo quello che tu hai scritto, che semmai mostrassero con orgoglio pancia e faccia senza trucco dovrebbero essere strigliate in primo luogo da queste madri che le vogliono pronte per una sfilata invece che per andare all’università.

    Non ci sono settarismi e neppure giudizi di parte ma la libertà di essere quello che si vuole essere e se tu non giudichi interessante una persona non c’entra niente con l’aspetto che ha. Allora abbi il coraggio di dire che non ti interessa e punto, giacchè non ci devi mica fare sesso, giusto?

    E anche lì l’interesse potrebbe essere valutato a seconda dei casi. Le donne della buona cosmetica, mi chiedo, sottopongono gli uomini o le donne con cui vanno a letto alla depilazione totale e a trattamenti di bellezza o riescono ad accettarli per quello che sono?

    Buona giornata e grazie del contributo alla discussione. 🙂

  6. Fiamma says

    Scusate, non leggo tutti gli altri commenti, perché devo andare dal parrucchiere… (dove peraltro, in quattro ore di attesa, avrò tempo di leggermi quasi un libro intero).
    Ma vorrei rispondere anche io al post.
    Schierandomi con tutte quelle che hanno scritto che le donne vanno giudicate per le loro idee.

    Perché, purtroppo, c’è una comunità di donne, in giro, che vanta la difesa della scelta di non mettersi il rossetto, e diffama la visita settimanale dal parrucchiere. Poi giudicano sceme quelle femministe che durante l’appuntamento dall’estetista leggono un buon libro, riuscendo a fare due cose nello stesso momento.
    Appartengono alla mia generazione, trenta/quaranta anni, e quando ti guardano pensano che tu riesca a danneggiare anche la loro reputazione, mostrando al mondo che bellezza e intelligenza possono andare d’amore e d’accordo.
    Sono quelle che se hai l’unghia smaltata, ti giudicano inabile alla stesura di un qualsivoglia testo sulla tastiera del pc. Perché. si sa, con le unghie lunghe non si possono scrivere cose intelligenti.

    Sono quelle che hanno un’immagine da sostenere, e dunque, che roba è tutta ‘st’eleganza? Non puoi certo andare in giro benvestita, ché prima che il guardaroba c’è da rinnovare il pensiero, e se ti capita di indossare un tacco dodici mentre parli dell’evoluzione linguistica nella poesia di Pascoli, hai commesso vilipendio
    agli sforzi della guerriera anacronistica, quella che si sveglia la mattina misurando la circonferenza del brufolo mestruale e poi, metro alla mano, come obiettivo primario, ha quello di ergerlo a simbolo e orgoglio dell’intelligenza femminile.

    E’ una guerra, signore mie, e dunque chi sono queste intellettuali che ostentano superiorità morale e non si curano di cause prioritarie, e come si permettono costoro di levare gli scudi a chi si è concessa una messa in piega, che turba il loro occhio allenato alla misura delle capacità intellettuali come direttamente proporzionali alla sciatteria?

    Figuratevi che dalle mie parti capita qualche volta che quando si parla di lividi alle donne picchiate dai mariti, si vorrebbe che queste fossero mostrate afflitte e violacee, così che oltre al dolore fisico, le poverette debbano soffrire anche quello spirituale di sentirsi deturpate. Di non sentirsi più vere donne, già che i mariti quella femminilità glie l’hanno strappata con la forza bruta e la violenza morale. Una donna, sfigurata dall’acido per metà faccia, ma truccata nell’altra metà, probabilmemnte si sentirà più sicura di sé nel raccontare la sua storia, e potrà fare da esempio alle altre migliaia di donne violentate e picchiate, che restano in silenzio, gridando attraverso il mascara: “possiamo farcela!”

    E poi, mi raccomando, tornando all’argomento, se chiacchierate con codeste signore, tenaci combattenti in difesa della bruttezza femminea a tutti i costi, non osate andare a tacco alto ché se non vedono i vostri piedi sguazzare in uno zoccolo da quarto stato, con tanto di peluria in eccesso per dimostrare il disprezzo per la cura del corpo che non è un tempio, ma un contenitore sterile, non vi prenderanon in considerazione. Le donne vere sanno essere forti nei momenti peggiori, e cazzo se devono dimostrarlo, e non è che se si dimenticano di applicare il maquillage, allora sono più forti di quelle che si danno una passata di cipria prima di uscire di casa a sfidare il mondo. E quella cipria non deve per forza costare un salasso, ma se non la comprano al mercatino è perché quella è prodotta in Cina da schiave cinesi e venduta da capitalisti occidentali che se ne fregano della salute di chi la produce e di chi se la mette.

    Attente allora, perché c’è da combattere anche contro stereotipi di quelli che a metterli in giro sono le streghe cattive, che se non sei conforme al modello dominante allora ti affibbiano la parte della damina del buon look, ché invece quelle sciattissime che non dormono al pensiero di averci un bel colorito luminoso e solare sono certamente mostri di prodezza e fortezza e temperanza. Poi ti insegnano a parlar di cultura e vorrei dirgliela ‘sta cosa che non la vendono al mercato e non si trova in giro per i campi. La cultura è un lusso perché non resta in allegato con il brufolo mestruale, la ricrescita nera o con il look finto povero, deciso comunque passando ore davanti allo specchio, per non rischiare di essere considerata elegante.

    I bei pensieri vengono anche a quelle, putacaso, che non passano ore ed ore a macinare acidume contro le altre, forse perché hanno di meglio da fare. Forse perché la vita è più interessante se invece che copiare look stereotipati e spesso anacronistici si vive semplicemente come ci viene. (E questo, vedete, è identico, perché si può leggere decisamente in entrambi i sensi).

    Confesso, io l’unghia non me la dipingo mai, al massimo una base lattiginosa, perché
    mi sento protetta. E mi trucco non sempre, ma di frequente, e non sto a spiegarvi che senza copriocchiaie per me ogni trucco sarebbe inutile, e non vi tedio con i miei capelli lisci o ricci a seconda del tempo, come qualcuna ha fatto sottolineando però che non se ne cura, lei, dei capelli. E anche io sono affezionata a certe cose che piacciono a me, che mi stanno bene e che però non sono affatto la mia seconda pelle: sono solo un vestito che mi metto per uscire.

    Il cervello lo indosso sempre, e non mi sono mai preoccupata di doverlo truccare, se non quando incontro quelle signore di cui sopra. Sono loro, infatti, che di fronte a ogni mia dichiarazione, o opinione – per quante lauree possa avere o per quante pubblicazioni abbia scritto – valutano la mia preparazione meno di zero, perché accompagnata da colpi di sole fatti di fresco, o da sopracciglia con una linea definita. La sostanza di quel che resta si nota proprio in questo, signore. Nella capacità di sostenere l’eguaglianza e le idee, al di là dell’aspetto fisico.

    Personalmente mi piacciono i cervelli al naturale, come quelli di certe signore che conosco e che stimo, intellettualmente oneste, per ciò che fanno e dicono e per quanto rappresentano posizioni spesso impopolari ché è assai più semplice dare loro addosso che stare dalla loro parte. Ma quando le vedo, non penso che siano più intelligenti o valide delle altre, solo perché non badano al loro aspetto fisico.
    Così come non biasimo quelle che hanno molto da insegnarmi, compreso come si trucca un occhio stretto. Mia madre, una donna di estrema intelligenza e bellezza, mi ha detto una volta che una ragazza carina fatica il doppio ad imporsi, nel mondo del lavoro. Una mia cara amica, estremamente intelligente e affascinante, ma non bella, mi ha confessato che non le sarebbe dispiaciuto avere una bocca carnosa o un visino da bambola, ma che il non averli le ha fatto, forse, fare meno fatica. Entrambe queste donne hanno sempre portato avanti le loro idee e la loro personalità, sono femministe, eppure non hanno mai scelto la bellezza o la bruttezza come bandiera sotto la quale sventolare la loro preparazione e cultura.

    Non la capisco, davvero, l’attitudine di chi nel web si divide in branchi, e non capirò mai perché le donne, per esempio, anche nel web, non riescano a fare rete, ché fare rete è la prima cosa utile da fare prima ancora che costituire il comitato alla difesa del diritto delle donne alla critica feroce della bellezza e alla sciatteria come indicatore di cultura.

    Leggere certe cose in rete mi rimanda a quei brutti film in cui si racconta dei branchi di bulle che nei licei americani si chiamano cheerleader. Nelle università italiane invece si chiamano secchione. Perché sono pronte a lanciare secchi di escrementi alle colleghe ugualmente studiose e motivate, ma meglio vestite. A mettere loro i bastoni tra le ruote per poi comportarsi come una gattamorta qualunque, puntando inevitabilmente alle grazie del professore. Qui, in Italia, è una stagione prolungata e te la ritrovi ovunque.

    A voi è capitato di incontrarne?

    E giusto per essere giudicata avente diritto alla parola sui temi femminili vi giuro che faccio poco sport durante la settimana, ma cammino molto e vado in bicicletta. Mica per questioni etiche. E’ che in realtà io amo il mondo e preferisco sentir parlare due vecchietti nei bar sotto casa, di come le donne dovrebbero stare a casa a fare la calza, e poi incazzarmi a pranzo con le mie amiche, cercando di capire come sradicare il pensiero maschilista del nostro paese. Per poi convenire ancora una volta che molto maschilismo, purtroppo, lo praticano proprio le donne.

  7. isabella says

    io sono un po’ stupita.
    il problema non è se truccarsi o no.
    Il problema è che il rossetto e lo smalto non possono diventare una bandiera e un punto di confronto.
    Il rossetto e lo smalto sono scelte individuali. C’è chi li porta e chi no.
    Il fatto è che, come si dice in questo post, c’è una comunità di donne che vuol far passare il concetto che si è migliori se (oltre a leggere e ad essere intelligenti) si è anche “femminili” secondo lo stereotipo più classico della femminilità: rossetto, smalto e tacco a spillo.
    Credo che la femminilità si misuri su tutt’altri parametri e comunque sono certa che nessuno ha il diritto di porre pietre di paragone per definire ciò che è meglio.
    La cosa più dimenticata nella storia delle donne è l’importanza essenziale dell’autodeterminazione. Ognuna deve poter decidere quel che è meglio per sè senza dover apparire come qualcun altro (o peggio ancora qualcun altra) ha deciso che debba essere.

  8. fuffa says

    un cruccio fin dall’infanzia. mia madre mi ha abituato così: lei, che era anche più bella di me da giovane (io potevo essere carina, a volte, per brevi periodi), non si è truccata fino a 40 anni e mi ha abituato a portare abiti larghi. ho provato a vestirmi bene (una fissa della famiglia di mio padre, che strano), pettinarmi, persino truccarmi. anche per i colloqui. non mi hanno mai presa per quei lavori non qualificati, forse non solo per l’aspetto ma anche per l’atteggiamento. una volta, preoccupata di truccarmi, mi trovai di fronte a un’interrogazione e ne uscii umiliata (ma, per farvi un’idea, era un corso di critica cinematografica a 2500 euro, da sborsare). e comunque la matita rimane sempre sbavata, il fondotinta lascia tracce sui vestiti. non ci sono portata, e quindi evito di provare. non mi da nessun piacere, non mi sento più bella ma solo più goffa. non capisco perché non liberarsi di questa schiavitù ed immane perdita di tempo. trovo ridicole le donne che dicono di trovare comodi i tacchi alti e il tanga. certo, prima o poi alle torture ci si abitua

  9. cybergrrlz says

    @Eveb
    certo che serve. altrochè se serve. 🙂
    aspettiamo che ci mandi un contributo. dove vuoi, via mail, via commento, segnali di fumo 😀

    e in quanto ai ringraziamenti siamo noi che dobbiamo ringraziare le donne con cui siamo in rete perché ogni giorno rendono visibili mondi belli e in qualche caso che avremmo volentieri fatto a meno di vedere ma comunque sempre indispensabili per indicarci quale possibile contributo alla crescita comune possiamo dare.

    un abbraccio

  10. eveb. says

    @cybergrrlz

    Grazie a te per aver portato l’attenzione sull’argomento e per avermi spinta a fare uno dei pochi interventi veramente emotivi, personali e “di pancia” che ho fatto da quando sono in rete 😉
    Per il resto, non so se e quanto mi sarà facile riparlarne in maniera più organica, ma se può servire a qualcun*, volentieri! 😉

    Un bacione.
    eveblissett

  11. Mary says

    Pure alcune mie coeatenee si comportano così…Se non vai dal parrucchiere almeno un volta ogni due settimana vieni vista come una sciattona. Io ad esempio pochi giorni fa sono andata dal parrucchiere e dissi con naturalezza che non andavo più da un anno e mi hanno guardata male. Il mio paesino ad esmepio è molto superficiale. Vivo vicino alla costa smeralda e vi potete immaginare che covo di gente superficiale che c’è. Se non hai il capo firmato e all’ultima moda (che poi qui nel mio paese sinceramente diventa di moda tutto ciò che viene indossato dal figo o dalla figa del paese) sei un reietto.
    A me è capitato che una più o meno mia coetanea (25 anni) mi deridesse perchè leggo libri di genere, di psicologia e non disdegno i trhiller di tanto in tanto. Mi disse puù o meno “che strana che sei non hai mai letto romanzi rosa in vita tua?” e ancora ci sono ragaze a scuola che mi discriminavano (ho subito bullismo da ragazze per 10 anni) perchè non guardavo uomini e donne, non mi truccavo e non mi rendevo piacevole e sexy per l’altro sesso. Ci sono donne che vivono con l’ossessione estrema di dover piacere alle altre donne (che poi sono quelle che hanno introiettato lo sguardo maschile) e agli uomini. Beh io non ero una di quelle e ne ho pagato le conseguenze ma almeno sono una donna libera.

  12. NattyDoctor says

    Le donne sono passata dal bruciare i reggiseni in piazza al bruciare i grassi in clinica (Giobbe Covatta).

    Cmq, la superficialità di ritorno è quasi peggio dell’ostentazione. E’ inutile, le donne non cela fanno a non odiarsi tra di loro.

  13. Francesca says

    Che schifo di donne! Tranquilla che se vengono dalle mie parti, con la loro sciccheria e snobismo, verrebbero considerate poco serie e troppo appariscenti!

  14. cybergrrlz says

    grazie del commento Eveb. e ti assicuro che quando parlavo di corpo e diritto a fregarsene dei canoni imposti non volevo minimamente negare il fatto che esistano comunque insicurezze e tutto quello di cui tu parli. è qualcosa di talmente delicato che apposta bisognerebbe usare tutta l’intelligenza possibile prima di fare sentire una donna, una ragazza, inferiore e insignificante per il proprio aspetto. dopodiché ciascuna trova equilibrio come vuole e piacersi o non piacersi è cosa soggettiva, personale, intima. non può certo esserci qualcun@ che da fonte esterna, quando tu raggiungi un equilibrio tenta di metterlo in discussione per fare leva sulle tue fragilità e renderti meno meritevole di attenzione. ne parleremo ancora perché il tema ci interessa e dunque quando e se avrai voglia di parlare a fondo di come la pensi e di quello che vivi il blog è tuo e ci farebbe molto piacere se tu facessi un intervento. un abbraccio

  15. eveb. says

    @Lorella: “che non avvenga nemmeno l’opposto: un certo sopracciglio alzato da parte di una certa anziana gauche caviar ogni qualvolta una ragazza si presenta vestita, a loro avviso, in modo troppo appariscente. ”

    Leggo femminismo-a-sud da tempo ma di solito non commento. Stavolta, ci tengo, per dire che il passaggio del tuo commento che ho citato è sacrosanto. E trucco, parrucco e tacco, sono il minimo. Io faccio movimento tra collettivi scolastici e centri sociali da dieci anni, e da quattro anni sono bulimica in maniera piuttosto seria e sto tentando di uscirne (e tra l’altro, apparentemente paradossalmente, ma in realtà no, sto pure per laurearmi in medicina per poi specializzarmi in psichiatria). Sono stanca di sentirmi dire dai compagni e dalle compagne che in un modo o nell’altro scoprono il mio problema roba come “sei troppo intelligente per una cosa del genere”, “hai un cervello che fa invidia, fottitene del resto” (o anche i vari “studi pure medicina, che, non lo sai che fa male?”). Sono stanca di vedere in ogni maledetto film e/o telefilm e/o altra rappresentazione della cultura pop la bulimica/anoressica rappresentata sempre come la modella vuota di turno, priva di interessi se non quello per la bellezza, ossessionata dal solo aspetto fisico. Non è vero.

    Lo so che fa male, lo so che è stupido, che mi sto rovinando tre quarti di apparato digerente oltre tutto ma so anche che aver finto disinteresse per l’aspetto fisico, aver finto di ridere e di non prendermela per autoironia intellettualoide quando, in un paesino, ai tempi del liceo venivi mi prendevano in giro in maniera cattiva per la “colpa” di essere un adolescente obesa, faceva male uguale anche se non lo davo a vedere. So anche che quello è il motivo principale che mi ha portato a sviluppare la malattia che ho adesso, con la sua logica perversa che mi porta a odiarla razionalmente, causa consapevolezza razionale (e perdipiù da quasi medico) che si tratta, appunto, di una malattia e, contemporaneamente, ad amarla emotivamente, perchè ha il “merito” di avermi fatto perdere i 30 chili di troppo che mi facevano stare male da adolescente.

    Perciò, io rivendico il cervello al naturale, okay, ma rivendico anche il diritto a preoccupars i per il proprio aspetto fisico prima che sia troppo tardi, senza, per questo, passare per stupida e vuota. E basta con le barricate tra bellezza ed intelligenza, in un senso, o nell’altro.

    Cheers
    eveblissett

  16. cloro says

    ho compiuto 50 anni, da giovane ero bella, ma siccome non mi sono mai truccata mi son sempre sentita dire “un po’ di trucco…un po’ meno di sciatteria…e tutti noterebbero che sei figa”. Oggi, come allora, spesso mi sveglio tardi per andare a lavorare e allora ci vado in tuta da ginnastica. Avendo mò le rughe sotto gli occhi, trovo che l’occhio rugoso-truccato faccia tanto baldraccona anziana e quindi ancora non mi trucco. Mia figlia quando esce con me ha sempre da ridire sul mio look. Mi sono rotta le ovaie di fare sport per restare in forma, chè tanto il tempo non lo fermi. Da quando ho le scalmane, anche l’appetito sessuale è calato molto: questo mi piace, perchè non mi sento piu’ costretta ad uscire con qualche giovane pirla per farmi una ciulata. Vivo serenamente, mandando a fanculo chi mi critica: ignorare è meglio che incazzarsi. Ho solo il terrore di svegliarmi una mattina con l’aspetto da nonna. Quando sarà spero di aver maturato la giusta preparazione spirituale. La vita è breve, la giovinezza sfuma. Queste sono cazzate: facciamo parlare chi ha bisogno di dare aria alle gengive. Conosco donne meravigliose piu’ piccole e piu’ grandi di me che hanno trovato un quasi costante buon umore: spero di stare imparando da loro. Per il resto: credo che abbia ragione la ragazza che dice che tra il nord e il sud ci sono ancora molte differenze. Noi viviamo momento per momento. Non facciamoci togliere energie dalla gente troppo stupida. Uomini o donne che siano. Ciao

  17. laura frattini says

    la ritengo una buona provocazione che fa pensare ! non condivido tutto ma sento che le idee che nascono da un buon cervello diretto e schietto servono !

  18. cybergrrlz says

    @Lorella cara, care tutte,
    non c’è assolutamente alcuna gabbia, anzi qui rivendichiamo sempre il fatto che le donne vadano in giro come vogliono e non deve esserci pregiudizio alcuno nei confronti di nessun@, ma da quello che ho letto mi sembra che vi sia la tendenza opposta, una gabbia tra l’altro ben rappresentata da chi immagina di voler proteggere il proprio diritto alla cosmetica sancito a colpi di divisioni tra nord e sud (leggiamo diffusamente internet anche dalle nostre parti e internet arriva tutto intero, ve lo giuro!) o a colpi di post di risposta che non cito perché non c’è neppure l’uso di una certa netiquette che richiederebbe di copiare testi e quanto meno attribuirli ad una fonte con una url.

    Sapevo che l’argomento sul web suscitava una specie di accalorato interesse ma non sapevo fino a questo punto e allora questo post, scritto per sancire il diritto alla non militanza attiva previa autorizzazione di un visagista, mi sembra dirimente per capire che i pregiudizi sono davvero duri a morire. ha ragione la signora che dice che non è un post rivolto al maschile ma ce n’è pure per loro e ne abbiamo scritto tante volte, ma non credevamo che l’argomento riguardasse così da vicino le donne che da sempre sono oppresse dall’obbligo al modello estetico dominante.

    C’è un sessismo bieco da parte di chi giudica i pensieri e le persone sulla base dell’aspetto e io che ho conosciuto donne di ogni tipo dico che questo a mio avviso rivela un gran disagio, un profondo malessere che diventa addirittura diffusione di doveri, una specie di anti/sciatteria autoritaria che massacra tutto quello che incontra e che scambia per trascuratezza la voglia di non stare a misurare i millimetri della pancia.

    Ci sono donne in giro magre o in carne, belle e brutte, pettinate e non e giuro che non ho mai considerato dirimente il fatto che non somigliassero all’idea estetica che mi imponevano gli spot pubblicitari.

    abbiamo diritto ad essere come vogliamo e il sessismo atroce risiede nelle parole di chi associa il voler fare quello che pare e piace con il proprio corpo alla “sciatteria”. un “donna contro donna” che si fa costrizione con le sorveglianti/kapò in giro a reclamare il diritto alla frusta per costringere tutte noi a seguire un metodo, il loro, affinchè esse non si sentano inadeguate.

    non c’è sessismo peggiore che quello delle donne che obbligano le ragazzine, per esempio, a stare male con il proprio corpo e con se stesse, invece che incoraggiarle a diventare tutto ciò che vogliono e a non morire di depressione per qualche chilo in più. Non c’è sessismo peggiore di quelle che coltivano disagio per alimentare pregiudizio e costrizione estetica.

    nessuna gabbia. libere le donne di fare tutto ciò che vogliono, indossare tutto ciò che vogliono. non sono oche quelle che si truccano/vestono in un certo modo e non sono sciatte le altre che immaginano di voler vivere sulla base di altre modalità.

    la gabbia è solo quella mentale che usa un giudizio sulla pettinatura della tal donna per denigrarne i giudizi e le parole. di chi guarda la curva del suo culo per banalizzarne i contenuti. di chi misura i colori che ha sul volto per diffamarne le intenzioni.

    quelle sono gabbie e lì, trucco o non trucco, le donne appaiono per quello che sono a prescindere dal look. sono trascurate nel cervello, loro, perché trascurano di non restare impigliate tra pregiudizi e pensieri che ci mortificano da sempre… per il resto buon dibattito! 🙂

  19. IsaBella says

    Certo che ne conosco di gente così. Gente che mi critica quando mi trucco, che mi critica quando non mi trucco, che mi critica quando metto i tacchi (raramente perché non ci so camminare) e mi critica quando non li metto. gente che mi critica se prendo il caffè invece del tè e viceversa. C’è gente che mi critica quando leggo un libro (e non un altro), e gente che mi critica quando non leggo libri (è raro, perché i libri sono la mia droga, ma un paio di giorni all’anno mi capita di non avere libri in mano). Gente che mi critica perché ho dei gatti, e gente che mi criticava quando non ne avevo. Qualunque cosa uno faccia è passibile di critica. Ma fintanto che sono gli altri a criticarmi, il problema è loro. Diventa mio solo se permetto che queste critiche turbino il mio modo d’essere.

  20. Giulia says

    Io le ho incontrate donne così, e non fanno sconti alle altre, perchè mettere in crisi la propria disperata esigenza di piacere con altri modelli vuol dire ucciderle. Se solo la smettessero di campare nell’odio, di pensare che è il femminismo che divide (non mi pare che il femminismo abbia mai proibito niente a nessuno) e non l’abitudine a dir male delle altre donne, tanto per non andare avanti di un passo. Purtroppo hanno pure facile presa: perchè le bulle, di qualsiasi età, non guariscono mai. E sono le prime ad avere bisogno di aiuto, poi.

  21. Francesca3176 says

    Mi viene da pensare che il divario tra nord e sud sia più significativo di quel che pensassi, perché io tutte ste cretinette nella fascia d’età di cui parlate, e di cui faccio parte, non le vedo tra le mie conoscenze. E le mie amiche non sono intellettuali con due dita di ricrescita e gli occhiali a fondi di bottiglia (che, a quanto pare, sonole caratteristiche indicative dell’alto tasso di neuroni funzionanti). Sono mamme e lavoratrici che di solito non hanno il tempo né per leggere 100 libri al mese né tantomeno per zompettare allegramente tra la palestra e l’estetista, ma che riescono comunque a essere presentabili.
    Ora inorridite pure ma il vostro post è schifosamente sessista. Prima di tutto considera il culto esagerato dell’immagine (che è, ne convengo, uno dei mali dei nostri tempi) come un problema esclusivamente femminile. In realtà, gli uomini ci son dentro tanto quanto noi, e infatti la pubblicità e la produzione di prodotti di bellezza per uomini sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni. Affrontare il problema ha senso se lo si affronta nella sua interezza. Altrimenti significa sostenere che solo le donne sono sceme perché cadono in questi tranelli mediatici (da cui il sessismo di cui parlavo).
    Inoltre non capisco, neanche sforzandomi, l’equazione sciatto = intelligente. Sciatto è sicuramente uguale a pigro (io ad esempio sono sciatterella perché pigra, non perché troppo intellettualmente impegnata per aver tempo di truccarmi…), poi la persona sciatta può essere scema o intelligente e tante altre cose assolutamente indipendenti dalla sciatteria. Così come una persona curata e dotata di senso estetico può essere scema o intelligente o tante altre cose. Tra chi non si lava neanche le ascelle e chi pensa solo al rossetto e alla curva delle sopracciglia c’è tutto un mondo eh. E ancora una volta il vostro ragionamento porta all’altra nota equazione sessista bella = oca, quando magari una è bella di natura o con pochissimo sforzo.

  22. Paolo84 says

    credo che comunque l’uso del rossetto e la depilazione non sia incompatibile con il leggere libri e l’intelligenza. e credo che prendersi cura del proprio aspetto (anche chi è casual per scelta se ne prende cura), senza esserne ossessionati/ sia un segno di rispetto verso se stessi e il prossimo
    Stiamo attenti/e a non cadere nell’estremo opposto, non dobbiamo contrapporre la “fighitudine” alla “sciatteria” dove una significa intelligenza per forza e l’altra stupidità per forza, non si tratta di far prevalere il tacco basso sull’alto ma del diritto di portarli entrambi, di apparire (perchè anche la dimensione estetica è importante e non solo per le donne) come vogliamo, come ci sentiamo meglio con noi stessi/e e con gli altri/e

  23. lorella zanardo says

    post molto interessante grazie lo divulgo. Sono totalmente d’accordo. Solo aggiungo: che non avvenga nemmeno l’opposto: un certo sopracciglio alzato da parte di una certa anziana gauche caviar ogni qualvolta una ragazza si presenta vestita, a loro avviso, in modo troppo appariscente. Usciamo dalle gabbie, dico spesso, e mi pare anche il tema di qs post.

  24. isabella says

    leggevo che il tacco 12 serve a fare assumere al piede la posizione che ha negli spasmi dell’orgasmo.
    Me possino cecà se uno quando ha l’orgasmo va a guardare come si posizionano i piedi… per cui, visto che nessuno potrà mai smentire, circolano idee come questa.
    Riguardo alla comunità di donne che “sarai anche una scienziata ma sei sciatta perchè non sai abbinare i colori” nel web ne conosco almeno quattro o cinque. Grandi intellettuali, madri perfette (ovviamente), mogli un po’ scocciate, ma ci sta anche quello: meglio parlare del tacco e dell’unghia laccata che della difficoltà dei rapporti umani.
    Generalmente me ne frego, ma poi queste signore partono all’attacco cercando di ferire e allora mi domando: cosa cambia nella loro vita nell’istante successivo a quello in cui si lanciano in queste osservazioni? Davvero si sentono migliori perchè coniugano intelligenza e tacco a spillo? E soprattutto, come si è formata questa categoria di pensiero? Non era più semplice essere come ci sente più a proprio ago?

  25. f. says

    francamente non capisco perchè con i tanti punti di riflessione che avete a disposizione stiate a discutere se rossetto si o rossetto no
    libere di metterlo o meno
    essere giudicata non per il look ma per le idee
    questo mi aspetto dalle donne
    invece in quest’articolo passa il concetto che se non sei “sciatta” sei stupida
    niente di più falso
    avere cura del proprio corpo non vuol dire aspirare al velinaggio
    la sciatteria ostentata la trovo stupida, questo sì
    è una divisa anche quella, l’importante è saperlo e non spacciarla per libertà o conquista o emancipazione

  26. Bacche Rosse says

    Hai in buona parte ragione. Tempo fa un’amica che fa l’insegnante mi ha raccontato di una ragazza che era andata ad un colloquio con la preside per un posto di psicologa all’interno dell’istituto, non so esattamente per quali mansioni. Tant’è che quando questa ragazza esce dall’ufficio, la preside (griffata Cavalli) si rivolge alla mia amica dicendo “Ma ci si può presentare in quelle condizioni? Sciatta, senza nemmeno un po’ di trucco, malvestita. Potrebbe avere il miglior cv, che non la prenderei mai!” Tristezza infinita. Ma mi ha detto che in quella scuola, tutti la pensano così e le professoresse vanno tutte in tiro.

  27. biribba says

    ..io ho visto anche donne col rossetto, le unghie laccate e la testa “fresca” di parrucchiere, entrare in libreria comprare libri, partecipare a congressi, dibattiti, e parlare in buon italiano e magari anche qualche altra lingua: devo vivere proprio in un’oasi di paradiso!!!! Scambiano opinioni si confrontano e…crescono, non amano il vittimismo e il giudizio non è il loro passatempo preferito e lo strumento con il quale catturare l’altrui attenzione. Ma che donne conosco io?!! Penso alla legge dell’attrazione…e sono sempre piu’ convinta che esista!

  28. Luciana says

    comunque: siete mai capitate davanti ad una televendita di cosmetici su QVC? Da far accaponare la pelle.

  29. Luciana says

    Sì, mi è capitato eccome, io stessa ho un po’ il pallino del makeup ma mi piacciono molto le donne al naturale, riesco bene a tenere separata una mia preferenza legata a creatività e divertimento dall’imposizione della stessa cosa agli altri. Sinceramente non ho ben capito il punto del post: le persone superficiali esistono da mò, non mi sembra ci sia nulla di cui stupirsi. E non mi è chiaro l’accostamento con il video contro il silenzio.

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