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E’ ora di dire basta: Blogger contro l’odio misogino nel web!

Ecco un’altro contributo dal gruppo traduzioni del Collettivo Femminismo a Sud. Grazie a Luna, Feminoska, tutte! Buona lettura!

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Le blogger invocano la fine del “trolling” carico d’odio ad opera di uomini misogini
Troll anonimi minacciano regolarmente di stupro le donne che scrivono in rete

di Vanessa Thorpe and Richard Rogers
The Observer, Domenica, 6 Novembre 2011

http://www.guardian.co.uk/world/2011/nov/05/women-bloggers-hateful-trolling?CMP=twt_gu

Insulti volgari, minacce esplicite e una generosa dose di scherno: è la norma nel mondo dei commenti sui website d’informazione – perlomeno quando si tratta di donne che contribuiscono regolarmente al dibattito pubblico.

La frequenza di queste violente invettive online – dette “trolling” – scagliate contro blogger e giornaliste, sta spingendo alcune delle firme più note del giornalismo a pensarci due volte prima di pubblicare le proprie opinioni. Per questo motivo numerose donne stanno facendo fronte comune, nonostante la loro differente provenienza politica, per invocare la cessazione di queste aggressioni anonime ormai largamente diffuse.

La giornalista Laurie Penny, che scrive per il Guardian, il New Statesman e l’Independent, ha deciso di rivelare pubblicamente la quantità di ingiurie ricevute allo scopo di persuadere i forum di discussione online a moderare più efficacemente i commenti minacciosi.

“Sono convinta che il tempo del silenzio sia finito”, scriveva la Penny venerdì scorso, elencando in dettaglio tutta una serie di attacchi anonimi che prendevano di mira il suo aspetto, il suo passato e la sua famiglia. La scrittrice inserisce questa nuova ondata di attacchi misogini in una vecchia dinamica che affligge la vita pubblica britannica. “Questi attacchi personali e non pertinenti nei confronti di scrittrici e intellettuali ci porta indietro perlomeno al XVIII secolo”, osserva. “L’idea secondo la quale una donna debba essere sessualmente attraente per essere presa sul serio come essere pensante non nasce con internet: è un’argomentazione che viene utilizzata per dispregiare e liquidare le idee delle donne da ben prima che Mary Wollstonecraft venisse soprannominata “la iena in gonnella”. Il web, d’altra parte, permette a ragazzini soli nella propria camera da letto di diventare dei bulli.

La stessa causa è stata abbracciata anche dalla giornalista del New Statesman Helen Lewis-Hasteley, la quale ha invitato altre donne a condividere la propria esperienza. “Volevo che numerose scrittrici affrontassero contemporaneamente la questione poiché queste minacce non solo sono terrificanti, ma anche imbarazzanti”, ha dichiarato all’Observer. “So bene come molte persone diranno che qualsiasi blogger riceve insulti, ma ciò che mi si è rivelato in questo caso è stato il modus operandi degli aggressori: la minaccia di stupro”.

Carolin Farrow, una blogger di Catholic Voices, sottolinea come, pur non avendo nulla in comune con scrittrici come Laurie Penny  – oltre il genere – sia vittima delle stesse molestie. Moglie di un parroco anglicano e “piuttosto osservante”, la Farrow ha deciso di scrivere firmandosi col suo vero nome, corredato di fotografia, allo scopo di assumersi piena responsabilità delle proprie opinioni. “Il rovescio della medaglia è che per alcuni uomini questo fa di te un bersaglio sessuale legittimo. Ricevo almeno cinque e-mail ogni giorno contenenti minacce sessuali”. Uno dei messaggi, tra i meno osceni letti ultimamente, diceva: “Urlerai quando avrai quello che meriti. Puttana schifosa. Fai così l’ingenua, griderai allo stupro quando avrai quello che vuoi. Puttana.”

Linda Grant, che scriveva regolarmente per il Guardian alla fine degli anni 90, ha smesso di scrivere online a causa di queste sgradevoli reazioni. “Mi sono arresa, era un vicolo cieco. In passato, le lettere peggiori erano cestinate in modo che non arrivassero a me, e soprattutto non erano anonime,” confida la Grant.
“Ciò che mi ha colpito così violentemente di questo nuovo mondo virtuale è stata la brutalità di tre diversi atteggiamenti: islamofobia, antisemitismo e misoginia. Ed è stata proprio la misoginia ad avermi sorpreso di più. I quotidiani nazionali inglesi hanno fatto poco o nulla per proteggere le giornaliste da questi discorsi intrisi d’odio.”

Anche l’autrice e scrittrice femminista Natasha Walter è scoraggiata: “Questa è una delle ragioni per le quali mi dedico meno al giornalismo di quanto facessi un tempo, non mi trovo a mio agio con i toni del dibattito”, confessa la Walter. “Riparandosi sotto il manto dell’anonimato le persone si sentono in diritto di poter dire qualsiasi cosa, ma non ero affatto consapevole  della quantità di persone così fortemente e personalmente ostili al femminismo e alle donne scrittrici”.

Lanre Bakare, che monitora i commenti su Comment is free, sito collegato al Guardian, è costantemente in guardia contro gli attacchi alle commentatrici donne su qualsiasi soggetto, “Anche se si discute di finanza europea, c’è sempre qualche commento maligno contro le donne; ma ci sono certi argomenti, come aborto o violenza domestica, che fanno uscire allo scoperto i troll, e allora diventa veramente sgradevole. Ovviamente, se qualcuno è colto a mettere in atto minacce di violenza sessuale è bannato immediatamente dal sito”.

Lewis-Hasteley si è dichiarata sorpresa da alcune reazioni alla campagna in atto per proteggere le donne che scrivono online dalle molestie verbali. “Qualcuno mi ha chiesto se mi rendevo conto che non correvo il rischio di essere stuprata davvero. Ma la minaccia di violenza sessuale è un attacco in sé, e le pagine Facebook di alcune commentatrici sono sotto controllo, i loro indirizzi di casa vengono individuati. La sensazione di essere braccata da queste persone è reale.”

Susie Orbach, psicoterapista, psicoanalista e scrittrice, osserva: ”La minaccia di violenza sessuale è una violenza in sé, è una violazione vera e propria e viene fatta allo scopo di zittire le persone. È una pratica colma di odio che solleva una domanda: cos’è che questi uomini, le persone che agiscono in questo modo, trovano così minaccioso? Si sentono forse attaccati nella loro mascolinità e, di conseguenza, esprimere la propria sessualità in maniera violenta diventa il modo con cui mascherare la propria fragilità trasferendo la propria vulnerabilità su queste donne?

“Considerare  le donne in quanto oggetti sessuali  come questa società fa da sempre  – senza tenere in considerazione ciò che realmente facciamo –  rende le donne oggetti invece che esseri umani; e ciò che si viene a creare è una situazione nella quale le donne che non vogliono stare a questo gioco e lo criticano, terrorizzano questi uomini che non hanno accesso alle donne reali; di conseguenza le colpiscono nei termini cui la società rappresenta le donne, che non ha nulla a che vedere con ciò che le donne realmente dicono.”

Le donne sono considerate oggetti sessuali, non siamo ancora percepite in quanto esseri umani complessi capaci di pensare e sentire. Il costante tentativo di ridurre le donne a mera superficie sulla quale proiettiamo la sessualità è causato dalla continua rappresentazione delle donne come corpi,. Quindi non siamo persone.
“La questione più profonda è quella della marginalizzazione di uomini così perversi che tutto ciò che riescono a fare è riversare la rabbia che hanno in corpo contro le donne. La reazione che questi uomini stanno avendo dimostra che si sentono molto, molto minacciati da qualcosa e che quella minaccia è rivolta alla loro mascolinità.”

“Nella violenza sessuale, la vittima viene travolta dall’odio di sé provato dall’individuo che esprime quel dolore e quella rabbia che porta dentro di sè in maniera molto esplosiva. Lo stupro è differente dalla minaccia di stupro ma nondimeno è un’esperienza molto, molto seria e traumatizzante.”

Posted in Anti-Fem/Machism, Fem/Activism, Omicidi sociali, R-esistenze.


3 Responses

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  1. Joy says

    Ha ragione Paolo.
    Brutta, neutrale o bella, la donna che parla viene sempre denigrata e associata al sesso. Scopabile o non scopabile, quasi sempre puttana, con più o meno specializzazioni nel settore, l’importante è considerarla solo come uno strumento meramente sessuale e offenderla.

  2. Paolo84 says

    “L’idea secondo la quale una donna debba essere sessualmente attraente per essere presa sul serio come essere pensante non nasce con internet: ”

    ma anche quando è “troppo” attraente rischia di non essere presa sul serio..l’intelligenza di.una donna come di ogni persona non andrebbe giudicata per come decide di raccontarsi col corpo.
    e a proposito: “Il costante tentativo di ridurre le donne a mera superficie sulla quale proiettiamo la sessualità è causato dalla continua rappresentazione delle donne come corpi,. Quindi non siamo persone.”
    capisco, basta non scordare che noi siamo anche corpo e c’è modo e modo di parlare e mostrare il sesso e il corpo..dipende dai contesti

  3. Lultimastrega says

    “Cos’è che questi uomini, le persone che agiscono in questo modo, trovano così minaccioso? Si sentono forse attaccati nella loro mascolinità e, di conseguenza, esprimere la propria sessualità in maniera violenta diventa il modo con cui mascherare la propria fragilità trasferendo la propria vulnerabilità su queste donne?”
    Bella domanda.
    Chi non si è mai chiesto cosa provocherà tanto odio, schiumosa rabbia, aggressività? Cos’ha una donna pensante che irrita tanto un uomo medio? E soprattutto, parliamo di uomini particolarmente ignoranti, medi o.. Tutti? Quelli che non sproloquiano nei blog è perchè si discostano da quei maniaci verbali, o solo perchè non hanno voglia di esporsi pubblicamente?

    CI SONO UOMINI RAZIONALI INVECE CHE CAMERATISTI?

    In secondo luogo, mi interrogo spesso sul fenomeno dell’oggettizzazione della donna, divento mio malgrado spesso testimone del macabro fenomeno secondo cui il diritto di una donna di lavorare in tv, ma non solo, passa dalla sua estetica, o più precisamente, la componente “scopabilità” della sua estetica. Sì, perchè, non è che si senta uomini dire “quant’è bella!”, messi di fronte a una bella soubrette, giornalista o chicchessia, quello che si sente è “questa è b(b)ona! Questa me la farei”.. Ci negano anche il diritto di essere belle, che già la bellezza è una virtù, il massimo a cui possiamo aspirare è essere scopabili. Come una bambola gonfiabile o il tubo dell’aspiravolvere, per intenderci. E se poi non lo sei non avresti il diritto di rivestire un ruolo professionale dignitoso, dovresti stare in uno stanzino buio, o andare a fare le pulizie, sempre a meno che il padrone di casa non desideri vezzeggiarsi con una collaboratrice domestica “di bell’aspetto”, che si sa: l’occhio vuole sempre la sua parte.

    E le donne che non solleticano fantasie sessuali andrebbero gettate da una rupe come gli storpi di Sparta, o gassate come i cittadini improduttivi di Hitler.

    O sudici corpi su cui eiaculare, o sacri ventri da fecondare, in ogni caso l’essenza del nostro essere passa per “l’uso” che un maschio decide di fare di noi, in ogni caso proprio non viene spontaneo considerarci PERSONE, che l’idea che saremmo persone al pari dei maschi scalda gli animi, infuria e produce attacchi come quelli di cui racconta questo articolo.

    Stiamo su, ragazze, riteniamoci fortunate: non molto tempo fa per lo stesso tipo di donne, invece che intimidazioni scritte, ci sarebbe stato il rogo.
    Se non è cambiato il problema, almeno è cambiata la reazione.