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Chi ha tolto la parola agli uomini non machisti?

Le assemblee tra compagni qualche volta sono assai deludenti perché ce ne sono di profondamente sessisti. Poi però ti capita di incontrarne alcuni, come quelli dell’assemblea di ieri sera, e capisci che anche loro stanno in seconda fila, come noi. Censurati dall’arroganza di chi comanda su ciò che deve essere un maschio che vuole apparire tale in società. Altrimenti sei un frocio. Altrimenti sei un disertore.

Li ho guardati tutti, uno ad uno, perché degli uomini che sento fratelli voglio ricordare ogni dettaglio. Li chiamerò con nomi inventati perché non serve dirvi chi realmente sono. Si tratta di loro ma potrebbero essere altri mille che gli somigliano.

C’è Francesco, ha i capelli cortissimi, ha dovuto tagliarli perché sua figlia l’ha sforbiciato un po’ a caso. Lui la porta con se’ e proibisce a tutti di fumare perché il fumo passivo fa male. La sua compagna sta studiando per finire la tesi. Quando si laurea parte per un lavoro di sei mesi all’estero. Francesco la aspetterà e nel frattempo farà crescere sua figlia alla quale già adesso dice che da grande dovrà studiare, viaggiare e fare come la sua mamma.

C’è Piero, viene sempre con magliette scolorite. Non gli riesce proprio di fare il bucato a freddo separando i bianchi dai colorati. Ma è il suo bucato e lo può fare come gli pare. La sua motivazione è ecologica, perché con un solo bucato inquina meno e dei colori delle magliette chi se ne frega. Gli piace cucinare. Lo fa sempre nelle cene benefit di autofinanziamento delle iniziative. Lavora, sfruttato, in un posto dove non vorrebbe stare, ma ha interrotto l’università e non ha per adesso nessuna alternativa. Suona uno strumento musicale e non c’è momento che non accenni un paio di note o che non batta il tempo su ogni superficie disponibile.

C’è Graziano, studia filosofia, arriva con le sue scarpe riparate con l’attack, le macchie di vernice sui pantaloni dopo aver imbiancato il muro di qualcuno, finisce al lavoro e corre alla riunione per dare un senso alla sua giornata. L’ultima volta che l’ho visto arrabbiato è stato quando un tizio gli ha chiesto di discutere da uomo a uomo perchè non poteva prendersela con una “donna”. La donna in questione l’aveva sfanculato durante una serata. Lui avrebbe voluto strusciarsi ancora un po’. Lei gli ha mollato un calcio e una gomitata. Graziano gli ha risposto che non era affar suo, che se voleva discutere c’era lei disponibilissima a mollargli un altro calcio e il tizio, offeso per non aver potuto discutere da macho a macho e non aver potuto stabilire la proprietà di quella femmina che l’aveva preso a calci nel di dietro, gli ha urlato un “finocchio” e se ne è andato.

C’è Massimo, che è il più anziano del gruppo e non manca mai di dire che le nostre idee non funzioneranno. Ma poi non si tira indietro, è sempre lì a lavorare come un matto perché in fondo le sue speranze sono le nostre e viceversa. Non ha un gran rapporto con il suo corpo. Ha una sessualità disastrosa. La prima volta che gli ho chiesto perchè tenesse una postura così rigida e fosse così acido con le donne l’ho costretto a dirmelo. Ora sta meglio. Ha scoperto che rivelare le sue fragilità gli restituisce sex appeal.

http://www.youtube.com/watch?v=g4gteRuhJgw

C’è Gabriele, che si intende di informatica, e si sforza di spiegare a tutti che la comunicazione è importante e che qualunque sforzo facciamo, se nessuno riesce a saperlo, sarà inutile. Parla brevemente, si esprime per tag, per parole chiave, immagina che la gente sappia cosa dice perchè mentalmente pensa di aver costruito un ipertesto, con i link e la semantica virtuale. Se glielo faccio notare scoppia in una risata grandiosa perchè solo io sono in grado di capire cosa in effetti vuole dire. Allora concludiamo che la comunicazione virtuale è assolutamente necessaria ma non può e non deve sostituire la comunicazione reale. Stiamo tentando insieme di introdurre i codici linguistici neutri per aggiornare le assemblee con parole che tengano conto di tutti i generi.

C’è Riccardo, che da tutta la vita cerca un perchè. Perché gli uomini devono sfruttare altri uomini. Perché i ricchi devono arricchirsi sulla pelle dei poveri. Perché gli uomini devono esibire il proprio potere sulle donne. Ha una storia familiare pessima, un padre violento, una madre passiva. Aveva dei grossi problemi con lei fino a che non ne abbiamo parlato e lui non ha capito che quella donna era una vittima bisognosa di aiuto. Chi domina sta in ordine gerarchico verticale. Odiarsi tra vittime perchè una vittima non ha la forza di risollevarsi dalla sua schiavitù è quello che i padroni vogliono a garanzia del loro dominio. Riccardo ha imparato che doveva realizzare a casa, nel suo privato, quello che già aveva fatto in molte lotte sociali. Oggi Riccardo ha un buon rapporto con la madre.

C’è Rachid, che voleva vivere in modo laico, con il dovuto distacco da quelli della sua etnia che vivono in italia e pretendono di trovare familiarità in tante forme di fondamentalismo. Vive con un italiano. Si vogliono bene. Lui non capisce perché in qualunque posto deve rischiare di essere criminalizzato da diverse e più forme di integralismo. Nella sua terra per un motivo e nella nostra per un altro. E’ lui a spiegarci che l’integralismo si serve di qualunque forma di religione per impedire alle persone di essere libere. Libere di amare chi vogliono.

C’è Mario, che vive assieme ad altri compagni in una casa occupata. La sua ex compagna sta per partire perché ha ottenuto un incarico di insegnante in un’altra città. Lui l’aiuta a fare il trasloco e sono già d’accordo per darsi i turni con il figlio affinchè lei non rinunci al lavoro, che di questi tempi è fondamentale, ma neppure a vedere il suo bambino.

Ce ne sono altri e tutti sono immensamente emozionanti, per il carico di solidarietà collettiva, relazionale, che esprimono, anche nelle situazioni più difficili. Perché sono perfettamente consapevoli che il dominio passa sui loro corpi, li massacra triturandone le intenzioni, per ridurli come quegli egoisti che ruberebbero un tozzo di pane alla loro ex moglie pur di ferirla o lo ruberebbero dalla bocca dei figli degli immigrati dopo averli disumanizzati e aver invocato leggi per rinchiuderli in un lager.

Negli occhi di ciascuno di loro vedo questa intenzione potente, che è quella di non lasciarsi sopraffare dall’odio, dalla divisione con i loro simili, di resistere alla guerra tra poveri che tanti auspicano e sollecitano. Perché sanno che la lotta, per l’appunto, è verticale e non orizzontale.

Sono quelli che ci governano e ci sfruttano ad essere responsabili dell’odio. Sono loro che alimentano e istigano odio per avere controllo sulle persone. Sono loro che istigano odio e paura per mantenere il controllo sociale.

I compagni che mi trovo di fronte sono antifascisti, antirazzisti, antisessisti, e non ho difficoltà a parlare con loro nel mio linguaggio, esprimendo la mia idea politica senza aver paura di esprimere la mia corporeità, la mia differenza.

Io sono una donna, ho le mestruazioni, ho il governo e il vaticano che mi tengono d’occhio perché se mi capita di avere un rapporto non protetto mi negano la pillola del giorno dopo, la ru486, mi consegnano nelle mani di obiettori senza scrupoli e poi esasperano i miei legami familiari, sociali, politici.

Sono una donna, quando parlo pretendo che si ascolti quello che dico, esattamente come chiunque altro, non perché qualcuno mi considera decorativa o scopabile, ma perché quello che dico è importante, ne sono sicura.

Sono una donna e non ho intenzione di compiere percorsi che non tengano conto dei tanti compagni e amici che come me ogni mattina corrono a guadagnarsi la giornata e la sera trovano ancora la forza di sognare e fare attacchinaggio per pubblicizzare l’iniziativa solidale, di lotta, del week end.

Sono una donna e davvero, spesso mi chiedo, perché mai devo leggere di idioti senza spina dorsale che fondano il proprio potere sul male che fanno agli altri. Perché non si celebrano eroine ed eroi che non somigliano ai modelli imposti. Perché le donne che non rispondono ai dettami sessisti e misogini vengono censurate. Perché di questi uomini che io vedo, frequento, stimo, con i quali lotto tutti i giorni, non parla nessuno?

Perché gli uomini così, solidali, intelligenti, consapevoli dell’epoca che stanno vivendo, vengono censurati a favore del modello maschile misogino alla bruno vespa o alla massimo fini?

Chi ha tolto la parola agli uomini non machisti?

—>>>immagine da Humanity is Trash

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Posted in Anti-Fem/Machism, Disertori, Fem/Activism, Omicidi sociali, Precarietà, R-esistenze.


3 Responses

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  1. Verk says

    spettacolare!!! mipiacemipiacemipiace!!

  2. Lorenzo Gasparrini says

    Un saluto fraterno agli amici disertori. Epiteto bellissimo che mi avete affibbiato qui per la prima volta e che mi piace proprio.

  3. Viviana says

    bellissimo post…. li ho immaginati tutti e devono davvero essere persone splendide. Vorrei tanto incontrarne anch’io di uomini così, perchè per il momento i compagni che conosco non affrontano il problema del sessismo, anzi lo fomentano. Forse è solo questione di tempo e tutto sarà diverso… ma per ora posso solo essere contenta che ci siano uomini così, perchè mi danno un’immensa speranza… li ringrazierei se potessi XD
    Intanto ringrazio voi per avercene parlato =)