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Uomini e donne si confrontano

Dalla pagina facebook sulla campagna dei lenzuoli contro la violenza sulle donne:

Uomini che odiano le donne…e la7 sdogana le “provocazioni” di Massimo Fini in Tv…

Su La7 è andata in onda una puntata del programma di telese/costamagna dedicata ai femminicidi. Se ve la siete persa potete vederla qui:

http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50186675

In studio Massimo Fini, Ritanna Armeni e in contatto da Parigi Michela Marzano.

Apre con un video sui coatti della spiaggia. Ottime riprese inguinali, abbondanza di glutei, seni, ombelichi e non solo. Interviste al maschio medio della spiaggia e alla ragazza con la birra e il calippo.

Seguono i dotti pareri delle persone presenti:

massimo fini non tradisce le aspettative dei suoi fan ed esordisce dicendo che la serie di delitti che lui chiama “passionali” rivelerebbero che “c’è un po’ di vita” in questo mondo virtuale.

Prendiamo appunti e segniamo dunque che fini ritiene la morte delle donne un segno di vita sulla terra.

In un secondo momento si dirà anche che “la violenza è eccitante”. Dopo di che possiamo gradire la serie infinita di bizzarie maschiliste che fini ci ha già regalato su Il Fatto Quotidiano. La perdita del ruolo del “maschio”, la necessità di tornare alla guerra e alla caccia per fargli mostrare i muscoli, l’aggressività delle donne, gli uomini che diventerebbero omosessuali perchè le donne sono brutte sporche e cattive, e di stereotipo in stereotipo la storia continua così.

Michela Marzano in generale ha tentato, seppure a distanza, di dire alcune cose che riteniamo fondamentali, prima tra tutte: non va attribuita alle vittime la responsabilità della loro morte, mai. Nello specifico in verità con l’articolo scritto su repubblica in cui diceva che la catena di delitti rappresentavano il “declino” del potere maschile ci ha un po’ deluse perchè a noi sembra effettivamente tutto il contrario. Ci sembra invece che sia il segno tangibile di un forte regresso maschilista e che questo regresso segua di pari passo altri regressi di tipo sociale che riguardano la mentalità razzista, omofoba e sessista che sta determinando la vita sociale, politica e culturale dell’italia.

Non a caso la maggior parte dei delitti di uomini contro le donne avvengono al nord e avvengono in un clima di evidente legittimazione sociale e culturale (così sembra dai tanti articoli della stampa che giustificano il femminicidio nei modi più curiosi) che si ripercuote inevitabilmente sul piano legislativo.

Basta vedere quali sono le proposte di legge che riguardano il controllo dei corpi delle donne e lo smantellamento di servizi (i consultori) che sono indispensabili per le donne. Basti vedere la spinta che vuole le donne a casa, senza lavoro, a svolgere ruoli di cura e fare figli.

Tutto ciò ci fa dire che possiamo rintracciare una precisa matrice politica e culturale quali responsabili dei tanti delitti contro le donne. Almeno a noi sembra così.

Voi che ne pensate?

Ps: ma perchè invitano Massimo Fini in rappresentanza degli uomini? davvero pensano che gli uomini siano tutti così?

Il racconto della visione di questa trasmissione era arrivato anche nella nostra mailing list e aveva prodotto una interessante discussione.

Tra le altre cose Ggt scriveva:

L’ho vista. massimo fini ha fatto la figura del misogino qual è. Quel “almeno c’è un po’ di vita” riferito ai femminicidi però va ben oltre la misoginia. Siamo nel campo della giustificazione del “male” come “germe per la sedimentazione di nuovi scenari” (rubo concetti nazisti che potete rintracciare in contesti nazistoidi vicini alla lega). e i commentatori sullo stile di certi maschilisti facebookiani sono stati etichettati perfino da fini come “poveretti”.

In generale mi sembra che invitare massimo fini a rappresentare la questione maschile sia uno scempio. non capisco perchè non abbiamo chiamato qualcuno di maschile plurale, per esempio. evidentemente volevano proprio la contrapposizione maschilisti vs femministe per soddisfare il “perverso narcisismo” dei detrattori.

il fatto di contrapporere nella trasmissione femministe vs maschilisti patologici è il modo per rimuovere il problema e per relegarlo in una sfera “ideologica”. come se il femminicidio fosse una invenzione delle femministe invece che l’emergenza reale che è.

perciò è il modo di parlarne senza parlarne o meglio di attribuire le cause del femminicidio alle donne, cattive, aggressive, etc etc, che dunque sarebbero causa di una specie di “guerra giusta” alla maniera di bush. quello che avete visto è perciò la legittimazione culturale grave, peggiore di quella che compie massimo fini, di una operazione su vasta scala che riguarda la politica e nello specifico i provvedimenti che le donne subiscono. si tratta di un bombardamento che è diretto ad ammazzarci sul piano fisico, personale, culturale, sociale, economico e politico.

però mi piacerebbe sentire gli uomini che seguono e partecipano attivamente alla vita di femminismo a sud per capire cosa ne pensano, cosa ne pensate del fatto che sui nuovi modelli di mascolinità sia calato un velo di censura che li fa (vi fa) sparire.

voi siete solo i coatti che stanno in spiaggia, i massimo fini incazzati con le donne che non gliela danno, i commentatori maschilisti istigati e istigatori all’odio contro le donne o, al meglio, i giustificazionisti sulla difensiva che continuano a sdoganare le pessime parole di massimo fini come “provocazioni”?

non vi turba che esiste unicamente questo genere di rappresentazioni del maschile? che nessuno voglia mostrare l’uomo reale, quello che noi conosciamo, con il quale facciamo delle battaglie, con il quale scendiamo in piazza e che si analizza, si guarda dentro, si rimette in discussione e che non ha “crisi” di ruolo perchè il ruolo del guerrafondaio e del
“cacciatore” già gli stava stretto così come quello del padre padrone e dello schiavista di donne?

siamo più temute noi o voi, in entrambi i casi forze propulsive che guardano avanti senza rifugiarsi nel passato per la paura del futuro?

i neomaschilisti, anzi, gli istigatori d’odio contro le donne con forconi e minacce censurano ogni nostra parola ma hanno inventato termini per stigmatizzare gli uomini nuovi.

vi chiamano “maschiopentiti” (per non parlare dei fatto che dicono che parlate così perchè noi femministe ve la diamo… e in effetti il reclutamento ci lascia molto provate…). Maschiopentito che poi è l’eufemismo di “frocio” e rivela non solo una mentalità omofoba, lesbofoba, transofoba, ma anche una mentalità da leghisti medioevali che esortano il
maschio alla forza bruta, alla guerra, alla caccia, al machismo più infame perchè quelli sarebbero secondo loro i ruoli che gli permettono di avere riconoscimenti sociali e dunque anche l’adorazione delle ancelle-femmine gestite come schiave di corte.

la cosa che in ogni discussione sugli uomini che odiano le donne non si dice e non si rintraccia è la matrice politica di tutto questo.

secondo me le donne muoiono di più al nord italia e al nord europa perchè il nord italia e il nord europa nell’ultimo decennio è scaduto nel fascismo/nazismo di dis-valori sociali.

non esiste nessuna solidarietà sociale, c’è la sponsorizzazione dell’egoismo e viene coccolato il celodurismo che inevitabilmente diventa il “maschio selvatico” (a proposito: modi bruschi di effe “la clava” edito – ahinoi – eleuthera è di un sessismo allucinante), quello che deve ammazzare un animale a mani nude e che veste solo pelli di animali scuoiati senza lavarsi mai neppure là sotto.

ed è per questo che le campagne leghiste e dei maschilisti che mentono spudoratamente indicando le donne come quelle che “rubano” le risorse, il lavoro, i soldi ai maschi che ne avrebbero “più diritto” sono una istigazione all’odio costante al pari della xenofobia alimentata per indicare gli stranieri come responsabili della crisi economica.

le donne muoiono di più al nord perchè i maschilisti/nazisti al nord hanno compiuto una diffusione progressiva e costante di messaggi di odio contro stranieri, donne, gay, lesbiche, trans, e di ogni altra categoria del dissenso.

quella che vediamo non è più semplice misoginia tout court ma si chiama nazismo e richiede lager appositi (manicomi e cie) per metterci dentro le femministe, le donne, gli stranieri, gli uomini disertori, i gay, le lesbiche, le trans etc etc etc.

questo è un riassestamento di tipo economico con le donne schiave nei ruoli di procreazione e cura e i maschi a fare la guerra e a produrre profitto. qualcuna l’ha già scritto: ci stanno fregando tutti. è una guerra a tutti gli effetti. di più: è terrorismo. gli uomini ammazzano le donne e subito dopo avanzano richieste per rimettere in discussione l’assetto della società. ci sono i terroristi, politicamente e concretamente organizzati… sociologicamente parlando.

come si può chiamare tutto ciò? nazi-capitalismo? nazi-liberismo?

Masako osserva:

L’immagine che mi viene in mente è quella di un incendio che divora alberi vitali e sottrae ossigeno, e una moltitudine di persone che hanno a disposizione solo secchi d’acqua per spegnerlo. E vanno avanti e indietro giorno e notte, prendono acqua e buttano acqua, alcune si tolgono i vestiti e cercano di soffocare i focolai con quelli, sommersi dal fumo e dal calore, tentando di salvare quel che si può.
E poi all’orizzonte un canadair, pilotato dal Massimo Fini di turno, che planando sgancia migliaia di litri di gasolio dal cielo.
E il fuoco divampa, divampa, nutrendosi di diesel.

Lucha, da disertore qual è si sente chiamato in causa dalle osservazioni di Ggt:

Che ci sia solo questa rappresentazione del maschile ci turba eccome.
che la televisione ed in generale i grandi media propagandino modelli di comportamenti chiusi rigidi omogeneizzati ed assoluti, non è una novità. La7 non è un canale di contro-informazione, e sinceramente le differenze tra questa rete e le altre non sono altro che segmentazione del mercato per coprire uno spettro di consumatori maggiore. nient’altro.

Poi chiaro, uno non guarda la tv e quando la guarda gli monta la bile. Però non è la rappresentazione del “reale” che mi preoccupa. Non che non sia un campo di battaglia poco importante o che la decostruzione dei linguaggi televisivi o dell’analisi dei meccanismi economici che li generano non siano importanti.

Però è anche stupido fuggire alle proprie responsabilità e pensare che viviamo tutti servi di un dio-tv-berlusconi che ci censura. Se il/la maschilismo/patriarcato/cultura maschilista/cultura femminicida sopravvive semmai è perchè introiettiamo quel che ci viene proposto come unico modello e lo rendiamo reale. siamo noi la carne viva che rende reali quegli spettri che si agitano nell’etere, non viceversa.

E a proposito del termine coniato dai maschilisti (“maschiopentiti”) per insultare gli uomini che non gli somigliano, dice:

per questo a me piace molto l’idea dei disertori. perchè tra l’altro non è una visione di un martirio auto-punitivo, non è una forma di liberazione mistica ed ascetica, non è neanche una testosteronica Cellule Rivoluzionarie di Azione Armata contro il Patriarcato.

io quando dico o scrivo “disertori” sorrido. sorrido perchè è liberante, sorrido perchè è una deviazione ortogonale rispetto al piano sul quale volevano farci discutere. improvvisamente tanti discorsi perdono significato e appaiono come quello che sono, costruzioni ideologiche che sembrano voler proporre un “dialogo”, ma in fondo servono solo a ricordare che ogni discorso deve poggiare su fondamenti e assiomi che si vogliono assoluti. e che invece si possono “disertare”.

per questo io trovo incomprensibili (nel senso di privi di significato fuori dalla retorica dei rigidi ruoli che i generi devono rispettare) i discorsi sulla “crisi di identità” e sulla “minaccia” che dovrei avvertire, solo per il fatto di avere un pisello tra le gambe, proveniente dalla “emancipazione” della donna.

così come il “maschipentitismo” (che dovrebbe essere un riferimento ai pentiti di mafia, che collaborano con la giustizia per ottenere uno sconto della pena, o no? il maschilismo come sistema mafioso?) a me sembra solo e soltato il tentativo disperato di ricondurre anche i comportamenti anti-maschilisti maschili allo stessa matrice del patriarcato. un tentativo, violento, di affermare che “in fondo siamo tutti uguali, e siamo tutti mossi dalla medesima ragione, il fatto che ci tiri il pisello”. Sottintendere che la differenza tra uno che ammazza una donna ed uno che “se la fa con le femministe” in fondo sia che quest’ultimo sia un po’ più astuto, dato che ha capito che se non puoi sconfiggerle unisciti a loro. Mettere in dubbio la buona fede alludendo ad “interessi materiali” privati è un banale artificio retorico, io penso molto poco efficace.

in primo luogo perché potranno convincere tutti, ma non potranno convicere me, che so benissimo perché faccio cosa. mi fa ridere chi cerca di spiegarmi i “veri” motivi delle mie azioni. sono patetici.

in secondo luogo perché questo discorso non fa che rendere evidente, anzi macroscopica, la distanza tra chi pensa questo e chi vive cercando di uscire dai ranghi. per la serie, parliamo proprio due lingue diverse, ragioniamo in maniera così distante, che puoi provare per ore ed ore a dire che ci comportiamo in base alle stesse motivazioni e che dovrei sentirmi solidale con te uomo maschilista, ma ogni volta che apri bocca per fare ciò non fai altro che dimostrarmi che non abbiamo proprio niente a che fare uno con l’altro. è un po’ un cane che si morde la coda.

ed io penso che piccoli germi di diserzione ci siano in molte persone, sono ottimista e penso che vadano fatti germogliare crescere e che questi tentativi di normalizzarci non facciano che accelerare il processo per cui le persone si riconoscono distanti da certi pensieri e decidano coscientemente di abbandorare la nave.

Sullo stesso tema interviene Jones:

A proposito di quello che ha detto Lucha, sono sostanzialmente d’accordo con lui.

Sottolineo anch’io come l’accusa di “maschi pentiti” equivalga a “infame” solo nella cultura mafiosa. Chi usa quel termine e quel tono manifesta la propria contiguità con essa e svela le analogie tra mafia e patriarcato. A questo proposito ricordo un articolo di Saviano che parla della sessulità tra uomini e donne nei clan della camorra

“Se  mentre fai l’amore, decidi di stare sotto, stai scegliendo pure di  sottometterti nella vita di tutti i giorni. Farlo per puro piacere ti  condannerà, nella loro logica, a sottometterti. “Mai sesso orale”.  Riceverlo è lecito, praticarlo a una donna è da “cani”. “Non devi  diventare cane di nessuno”. Vecchio codice a cui si attiene ancora molta  parte delle nuove generazioni di affiliati. E regole anche più rigide  valgono pure al di fuori dell’Italia. La Yardie, la potente mafia  giamaicana egemone in molti quartieri londinesi e newyorkesi, oltre che a  Kingston, ne è un esempio. Vietato praticare sesso orale e riceverlo,  vietato sfiorare l’ano delle donne e avere rapporti anali. Tutto questo è  considerato sporco, omosessuale (i gay sono condannati a morte nella  cultura mafiosa giamaicana), mentre il sesso dev’essere una pratica  forte, maschile e soprattutto ordinata. Senza baci. La lingua serve per  bere, un vero uomo non la usa se non a quello scopo.”I mafiosi dicono in sicilia “Cumannari è megghiu ca futtiri” e questo la dice lunga sulla povertà e la miseria delle vite di mafiosi e “maschilisti di ritorno” (possiamo dire che il maschilismo è un po’ come l’analfabetismo delle emozioni, dei desideri, delle relazioni?)

Come direbbe il mitico Lorenzo Gasparrini sul suo Blog “Questo uomo no!”

Sono ottimista anch’io e credo che molti uomini sperimentino nella loro vita quotidiana e nei rapporti sessuali con le loro compagne qualcosa di diverso,  perchè hanno imparato a lasciare spazio al desiderio dell’altra, a fare del proprio corpo terreno di esplorazione per l’altra fuori dai paradigmi disgiuntivi attivo/passivo e da un idea di dominio/controllo/potere sull’altra. E così si fanno baciare-toccare-leccare-esplorare l’anoeisuoidintorni, amano baciare, leccare dare e soprattutto ricevere piacere, possono tranquillamente
godere e rimanere soddisfatti di quelli che non sono più semplici “preliminari” ma sono uno dei modi possibili modi della sessualità, in cui la penetrazione non è un obbligo, e l’orgasmo non è il fine ultimo.
“Reincorporare il pene” (concetto uscito fuori in un weekend di autocoscienza maschile di maschileplurale di qualche anno fa ), fare un altra esperienza del nostro corpo nel suo complesso, renderlo un luogo accogliente, capace di intimità e calore per i nostri partner uomini o donne che siano, e per i nostri figli, è possibile!

Posted in Anti-Fem/Machism, Disertori, Fem/Activism, Pensatoio, Personale/Politico.