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Canada: padri separati, misoginia e apologia del femminicidio

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Mentre siamo intente nella traduzione del fascino fascista della Sontag (che condivideremo appena finita) e meditiamo di scrivere un "fascino sessista e maschilista", ci comunicano che i misogini canadesi (simili a quelli americani), parenti dei misogini italiani di cui parliamo spesso, hanno subito un duro colpo e si appellano alla libertà della rete per continuare a fare circolare la loro istigazione al femminicidio.

Un blogger maschilista ha esaltato la figura di un fanatico che ha ucciso 14 donne spinto da motivazioni profondamente antifemministe. Il blogger è stato arrestato e tutto si svolge in un contesto assai simile a quello italiano.

Morciano, su giornalettismo scrive:

"Non tira una buona aria, in Canada,
per le femministe, le donne in generale e chiunque abbia a cuore i loro
diritti. Gruppi di “attivisti per i diritti degli uomini” fanno sentire
sempre di più la loro voce: anche in Parlamento, dove
è arrivata una proposta di legge che affiderebbe automaticamente un
figlio a entrambi i genitori in caso di divorzio, indipendentemente
dalla storia pregressa. Secondo Antonia Zerbisias del Toronto Star,
gli attivisti appoggiano questa legge, dando la colpa alle “femi-nazis”
per le sentenze che danno l’affido alla madre. La paura è che questa
legge consenta agli ex-mariti di “continuare a esercitare il controllo sulle ex-mogli e sui bambini”. "

Vi ricorda vagamente qualcosa?

In italia una legge che consente agli ex mariti di controllare le ex mogli, di perseguitarle in nome dell’affido condiviso a prescindere dalla storia pregressa e dalle imputazioni di violenza, stalking, pedofilia, percosse a carico dell’ex marito è già passata nel 2006 grazie alla prestigiacomo & company.

Attualmente la stessa truppa di maschi che usano i bambini e l’affido condiviso, come dice l’avv. Elena Coccia dei giuristi democratici "come una clava contro le donne", ne sostengono un’altra addirittura peggiorativa della precedente della quale abbiamo parlato qui.

Il fanatismo di chi divulga idee a questo proposito noi lo abbiamo sempre denunciato giacchè abbiamo compreso il legame tra causa ed effetto a partire dall’osservazione del web per scovare pagine profondamente sessiste e misogine.

Ma basta che voi facciate ora un giro su google (o su facebook) cercando il termine offensivo e improprio "nazifemminismo", che i tizi non riferiscono alle kapo’ o alle donne in stile santanchè ma a quelle come noi, antifasciste per dna e antisessiste a tal punto da disturbare questi antifemministi che cercano di marchiarci a fuoco targando in negativo anche le parole che ci caratterizzano [1] [2] (quello che fanno è demonizzare le donne per dominarle, sottometterle). Basta dunque che facciate un giro per vedere chi usa quel termine e troverete siti e spazi web che in un modo o nell’altro sono interessati alla questione dei "padri separati".

Potete verificare voi stess* qui, qui, qui, qui, qui. Tutti gruppi in cui si criminalizza il femminismo che non piace a loro, addirittura veicolano dati falsi dicendo che le femministe sarebbero dietro un complotto gigantesco che manipola dati istat e cronache giornalistiche quando si enumerano gli atti di violenza contro le donne. Su facebook ultimamente hanno anche preso l’abitudine di creare gruppi fake che sembrano parlare di femminismo, addirittura rubano simboli caratterizzati e slogan (meraviglia! 😀 – mentono scrivendo di essere per l’aborto, contro il sessismo e il fascismo e contro la violenza sulle donne) poi veicolano tutt’altro. Ci sono quelli che creano gruppi fake contro la violenza sulle donne e poi veicolano altro. In basso a destra, tra le pagine preferite di chi crea questi gruppi, vedrete che la questione dei "padri separati" è pregnante per ciascun@ di loro. I gruppi maschilisti che si occupano di "padri separati" poi non si contano più, gli spazi in rete sono infiniti e tutti appassionatamente investono energie per istigare odio contro le donne e far crescere misoginia e sessismo in rete.

Per quello che ci riguarda noi non riusciamo a solidarizzare con un blogger che fa apologia di stupro (e ne esistono) o di femminicidio in rete perchè riteniamo che il sessismo e la misoginia esistano anche grazie al fatto che esse sono culturalmente legittimate. Esistono in quanto costruzioni innanzitutto culturali, tant’è che ci sorprende che l’investimento contro la violenza sulle donne e contro sessismo e misoginia non sia innanzitutto rivolto in questo senso invece che in senso repressivo.

Non riusciamo a solidarizzare neanche in nome della libertà della rete sebbene sappiamo che se in italia fosse possibile arrestare un blogger per qualche motivo non arresterebbero di sicuro un maschilista misogino, un fascista o un razzista che difende lo sterminio dei rom. Arresterebbero noi.

Vale la pena comunque sempre segnalare ogni genere di "esasperazione" (è un eufemismo) del conflitto  "politico". Vale la pena sempre segnalare che la guerra tra i sessi avviene a partire da chi ha voglia di sottomettere l’altr@ e non da chi si difende.

L’italia in ogni caso non è di sicuro libera da fanatismi ed è per questo che abbiamo registrato le tante volte in cui abbiamo subìto minacce tra i commenti, via mail (che custodiamo gelosamente a futura memoria) e via web [1] [2] [3]. 

Trovate tutto nei link sotto, in un tentativo (perfino) di dialogo con uomini che odiano le donne e che da esse fanno dipendere tutte le loro disgrazie, i loro vizi, le loro debolezze, le loro dipendenze da sostanze e alcool, la loro rovina economica, tutto [1] [2] [3], esattamente come per alcuni tali disgrazie vengono fatte risalire agli stranieri (il sessismo e il razzismo hanno la stessa origine e la stessa "utilità" culturale, sociologica, economica nel creare autoritarismi di ogni genere). E la parte pericolosa della questione non è determinata dal singolo fanatico che invia la mail con minacce di morte o che scrive un messaggio in cui ti chiama troia e ti dice che devi morire. La parte pericolosa della questione deriva da chi sostanzia la misoginia di motivi, di ragioni apparentemente plausibili per arrivare ad una campagna che mira alla disgregazione tra i generi e alla guerra tra poveri di qualunque genere.

Sappiamo per esperienza, perchè nel femminismo il personale è politico, che una campagna del genere ha molto di "politico" e di "economico" ma anche molto di personale e così ogni tanto, ma solo ogni tanto, ci chiediamo cosa mai possa essere accaduto a questi uomini per essere così livorosi, ostili, pieni d’odio verso le donne. 

Però non siamo missionarie laiche, non ci chiamiamo madre teresa di calcutta e se ci aggrediscono noi ci difendiamo e la nostra prima difesa è capire quello che accade, e dopo di ciò capire cosa fare, un passo alla volta, un passo alla volta, senza fermarci mai.

Gli uomini che amano i propri figli non li espongono ad una guerra, non impongono la loro presenza se quei figli non vogliono stare con loro, non li uccidono per fare un dispetto alla madre, non sono felici di vederli sbattere in un istituto o nelle case famiglie, non li usano come ostaggi per commettere violenza contro le ex mogli, non li sottopongono a inutili perizie psichiatriche per deresponsabilizzarsi rispetto alle loro cattive azioni. Gli uomini che amano davvero i propri figli e che si separano senza aver commesso nessun atto di violenza non avranno problemi a dividere la genitorialità con la madre.

L’affido condiviso è merce di scambio per un dominio assoluto che i maschi stanno riconquistando e i maschilisti che se ne servono per istigare odio contro le donne stuprano i bambini e le donne mille volte ogni giorno.

Gli uomini che sono accusati di violenza contro donne e bambini non possono essere idonei all’affido di nessun bambino. Gli uomini molesti devono essere tenuti lontani dalle ex mogli e dai figli. Gli uomini violenti non devono poter avere il diritto ad usare violenza in nome della paternità. Basta leggere le sentenze per capire l’uso che di questa legge si fa. Basta leggere con attenzione per comprendere quello che sta avvenendo.

Per fortuna c’è qualcun@ che se ne sta occupando [1] [2]. Subiranno minacce, intimidazioni, pressioni anche loro?

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