Ma si, diciamolo che non se ne può più di questa spettacolarizzazione che i media fanno quando ti mettono in attesa dell’esito della resa di un assassino di una donna (uccisa davanti ad una bambina di 5 anni) rifugiato in una chiesa o quando ti raccontano la costernazione di chi spera che l’altro assassino, che si è sparato dopo aver strangolato una donna, una badante straniera della quale non frega a nessuno, superi la fase di prognosi riservata.
Costante preoccupazione per questi assassini. Costante enfasi per le loro vite sofferenti e per le donne ammazzate neppure un sospiro. Niente. Non gliene frega un cazzo a nessuno.
Possiamo urlare? Sono #68 vittime di violenza maschile (incluse vittime collaterali, uomini e bambini) uccise dall’inizio del 2012. Sono #68 vite spezzate da chi riteneva di poter rivendicare un diritto di proprietà nei loro confronti e io sono umana, si, e non spero di linciarli né che loro muoiano, ma perdio, una cazzo di lacrima per quelle donne, senza che si debba stare a giustificare, enfatizzare, trarre empatia per i loro assassini.
Per un solo minuto, solo uno, tutti quanti, smettetela di vederle come vittime necessarie di una guerra dei sessi, funzionale all’organigramma umano, alle gerarchie relazionali, alla redistribuzione dei poteri, alla organizzazione del welfare. Sono persone, che diamine, persone, che avevano respiro, cuore, carne, cervello, speranze, baci, abbracci e sangue che ora scorre e si coagula e avevano vita.
Quelle donne erano vive, un tempo, e io davvero non so come fare per salvarne almeno una. Come è possibile che nessuno smetta di strumentalizzarle per ricavarne fama per un marchio piuttosto che per banalizzarne la morte perché sminuirebbe la vita di uomini che certo non risplendono per modernità di pensiero.
Come è possibile che non ci si fermi a pugni stretti a lasciar venire fuori un urlo di rabbia e di lotta per evitare che tante persone innocenti muoiano.
E lo sapete, si, che nel frattempo, tra un terremoto e un femminicidio, in parlamento stanno approvando la riforma del lavoro? Così, tanto per dire, volessimo incazzarci tutti quanti, una volta per tutte, non sarebbe male. Un urlo per le 4, (Q-U-A-T-T-R-O) donne ammazzate in 2 (D-U-E) giorni.
#OccupyMedia, Comitato di Lotta contro la Violenza sulle Donne, facciamo diventare tutto questo un terreno di lotta comune perché è fondamentale trovare una risposta a tutto questo.
Guarda i video:
Razza e genere: la doppia discriminazione subita dalle donne migranti!
Media, violenza, donne: corpi di servizio!
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HO notizia che è sempre più forte la spinta (anche a sinistra, anche tra certe donne “di sinistra”) a leggere il fenomeno della violenza sulle donne come un problema prima che sociale, di natura medica: è in corso la tendenza a sovvenzionare le asl per la lotta alla violenza sulle donne, aprendo i servizi a uomini e donne indistintamente, psichiatrizzando le donne e ponendo sullo stesso piano uomini e donne oggetto di stalking. La direttiva europea che indica come la reazione alla violenza sulle donne non può prescindere dalla lettura di essa in chiave di violenza di genere, strutturando le risposte isituzionali in questo senso, indica che è in atto una deriva pericolosissima, che tende a far confluire le risorse stanziate in luoghi dove si erogano servizi indistintamente (chissà se ssaranno inclusi anche gli stalker nei condomini…) e si rigetta la necessita di agire anche e soprattutto nella dimensione culturale che è la matrice di questa violenza: il patriarcato e il maschilismo che ancora abitano nella mente di molti nostri concittadini.