Stasera a Palermo ore 21.00 la fiaccolata organizzata dai compagni e dalle compagne per Carmela Petrucci, davanti al liceo classico Umberto I° in Via Filippo Parlatore. Info QUI e QUI.
Carmela, sangu miu, che coraggio che hai avuto. Venti coltellate a tua sorella e ti sei messa in mezzo per parare i colpi. Un pezzu ri fangu che si è messo contro due ragazze, minute, du’ picciutteddi, sapurite, delicate, con tutta la vita ancora da vivere.
Chi ci passò ro cirivieddu a ‘stu fitusu. Perché non mi vengono altre parole. Lo so che dovrei capire, ma che c’è da capire quando tutto ti ricorda che sei in balìa della forza di uno che esce di casa con un coltello per ammazzare una bambina, perché bambine sono tutte e due.
Non la so fare una analisi in questo momento. Tutto mi riporta alla mente cose che ho visto e se c’è la mia amica che è sopravvissuta ad un tentato omicidio che resta tranquilla come se non le fosse successo niente io non riesco a darmi pace. Proprio non ci riesco.
Esco e cammino, in città non si parla d’altro. La negoziante mi dice che sua figlia ha quell’età e che s’è lasciata appena appena con uno che le telefona dieci volte al giorno. Io mi ricordo che devo restare obiettiva e che non devo farmi prendere dal panico perché restare lucide è fondamentale dice la mia amica. E resto lucida. Respiro.
Non so come facciano quei familiari, di lei, di lui, tutti assieme. I genitori senza una figlia che aspettano di sentire respirare al meglio l’altra, i genitori che non riescono a rinunciare ad un figlio assassino ma che è ancora vivo. Ed è sempre una consolazione quando un figlio resta vivo nonostante tutto perché il dolore altrimenti sarebbe troppo forte.
Quanto è grande il dolore per un lutto così terribile? Non lo so.
Quello che so è che mi devo fare raccontare un’altra volta com’è sopravvissuta la mia amica perché attraverso lei io trovo pace. E’ lei che c’è passata che mi dice che è una cosa umana. Tutto comprensibile. Mi fa paura lei, specie in questi momenti, perché è serena, calma, o se è provata non lo dà a vedere, ma io ci credo che capisce. Guarda questo mondo impazzito e capisce com’è andata. Capisce lei, capisce lui. Ma quando lei è sopravvissuta non le hanno tolto nessuno.
La ragazza che è sopravvissuta adesso dovrà convivere con un lutto infinito. Puoi capirlo un uomo che ha tentato di ucciderti e non ce l’ha fatta ma non puoi perdonargli mai di averti ucciso una sorella.
Sono le uniche parole che mi ha detto la mia amica: “avrei preferito mille volte morire io piuttosto che vedere morire qualcun altro al posto mio“. Ogni dolore merita l’oblio. Non la ferita, non il delitto, non la violenza ma è la perdita il male più grande che si può fare a qualcuno.
Se questi uomini deboli, sapessero che è più duro colpire procurando un lutto sterminerebbero famiglie intere per mietere vendetta. Invece è irrazionale e vogliono spegnere la luce che li acceca. La luce. Carmela. Gioia mia. Una come tante.
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