Giornata piena oggi, lo confesso, ho fatto tante cose e poi mi sono ritrovata a fare zapping e a mediaset quasi dicevano che avrebbero avuto l’esclusiva del momento in cui la sorella sopravvissuta, tra le due aggredite dall’assassino palermitano, sarebbe stata informata della morte dell’altra. Le domande incalzanti “ma lei lo sa? e quando glielo direte?” e mancava un “possiamo esserci in esclusiva con la telecamera? possiamo pagare tanto bene… vogliamo registrare le reazioni, cosa daremmo per il pianto di quella ragazza appena scopre che la sorella è morta per salvarla…“.
Poi c’è L. che ci segnala questo articolo che è opinabile già di per se’ e in più si aggiunge la evidente coerenza tra il testo scritto e la pubblicità a fianco, perché, come abbiamo sempre detto, anche la violenza sulle donne vende. Vende per i media che tentano di accaparrarsi audience trattando la questione con furti di immagini, porzioni di corpi strappati a facebook e alla privacy delle donne morte e vende per i media che sanno perfettamente che la violenza sulle donne è un tema che “tira” e che ogni articolo dedicato a questo può fruttare tanti click.
I click sono accessi e gli accessi sono guadagni quando si parla di pubblicità nelle pagine ed ecco come è semplice da un lato parlare di violenza sulle donne e dall’altro ospitare gli spot, certamente non per volontà di chi scrive i pezzi, in cui le donne sono ridotte a oggetti.
Dopodiché c’è il pezzo di codesto giornalista che armato di coraggio e di tastiera come qualche volta avviene quando a scrivere di queste cose è un uomo, si vergogna di appartenere ad un genere (e a me non serve affatto che tu ti vergogni), stabilisce una scala molto sicula e che conosciamo bene che va dall’uomo, all’ominicchio al quaquaraquà. Capovolge il senso di virilità e alla Toscani, grande e originalissimo comunicatore, dice che virile non è chi picchia ma chi non lo fa. E alla fine tra chi è più uomo di chi non se ne esce perché è tutto un dire esagerato a descrizione di una mostruosità che allontana quell’esempio d’assassino dalla normalità. Lui non è me, sembrerebbe dire, perché io sono diverso. Lui non apparterrebbe neppure alla nostra specie animale perchè stabilisce che i maschi delle altre specie non uccidono la compagna. Semmai lo fa la femmina, accenna, ed è lì a discettare su bestialità, in barba all’antispecismo, e le scale evolutive dell’umano e la contemplazione e l’incontro con quello che egli chiama “gentil” sesso (maddechè!) sin dal momento in cui si incontra la madre. Beddamadre. Però si pone dei problemi, parla di passività verso l’argomento e si sente mortificato e io non capisco perché egli stabilisce che la metà del mondo occupata dal suo genere sarebbe quella che sfascia tutto in un mondo “maschio” eccetera eccetera.
Insiste rivolgendosi agli uomini con la U maiuscola e parla di denaro e potere e temo abbia confuso l’assassino con un politico truffatore sebbene riconosca che la questione del potere stabilito su un’altra persona a negazione della sua libertà di scelta c’entri eccome. E continua dicendo che “le donne sono vita” (sigh!) e continua “Sia perché la generano, sia perché la nobilitano, e non solo per la loro bellezza, ma perché seminano la cosa che più di tutte ci fa andare avanti, che loro custodiscono e tramandano dall’alba dei tempi : l’amore.
E noi invece di amarle le uccidiamo.” e io qui vorrei urlare per dire che no, quella non sono io, che semino, custodisco, tramando amore, ma quando? in che senso? perché sono obbligata a fare questa cosa? chi mi paga per generare, nobilitare e riempire il mondo di bellezza?
E continua con propositi eccezionali “Cominciamo di nuovo ad amare le nostre donne” – dice – ed in quel “nostre” annulla tutta la discussione sui poteri e il mio compito di essere portatrice sana di bellezza e ammore fino all’eternità, e poi sostiene che sia necessario “dare loro spazio” e grazie tante per la concessione e tra un abbasso il bunga-bunga e un “ridiamo dignità al nostro sesso di maschi, noi che siamo stati da Alessandro Magno e Aristotele a Falcone e Borsellino degni rappresentanti del genere umano” mi lascia a chiedermi, qui, da sola, se ci sarà mai un momento in cui potremo dire che l’antisessismo non è questa cosa che è perfettamente funzionale alla cultura patriarcale ma è una cosa un po’ diversa. Davvero diversa. Non ci sono sante e non ci sono mostri. Ci siamo solo noi, persone, e bisogna solo imparare a rispettarsi un po’ di più. In proprio e collettivamente.
Leggi anche:
Perché pubblicare il corpo senza vita della ragazza uccisa?
Palermo, ore 17.00, Piazza Politeama, e tante cose da fare contro il femminicidio
c’è anche da dire però che queste finestre sono spam che spesso i siti non riescono a controllare e dipende dalla connessione dell’utente!!!!! a me escono anche su facebook e twitter, che persecuzione!
Hai proprio ragione. Non è il primo giornale che mette affianco ad articoli di stupri, femminicidi e manifestazioni femministe, gallery sexy. Ricordiamo Repubblichina. Bella coerenza!
I giornali hanno pubblicato gli insulti su Facebook alla pagina di Samuele Caruso, e già non è il massimo, comunque mi ha colpito uno che diceva una cosa di questo tenore “questo non è un uomo ma uno zerbino, perché chi si uccide per una ragazza, o uccide la sua ragazza, è uno zerbino che infanga il nome dei veri uomini”. Insomma per costui il torto di Caruso è aver dato troppa importanza a una ragazza, cosa che un uomo vero non dovrebbe fare.
Quanto mi ci riconosco.