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Report dal FBC#2 – Igiene del decostruttore

[Foto di Laura Albano]

Sabato 29 settembre, alle 18, inizio il workshop intitolato “Igiene del decostruttore”.

Con mia grossa sorpresa “mi è stato chiesto” di spiegare come nascono i post che su FaSud vanno sotto il nome di “deconstructing”. Non immaginavo che altri si volessero produrre in qualcosa del genere, e ammetto che non avrei mai espressamente “pensato” tutto quello che poi ha composto questo workshop senza uno stimolo esterno. Però è stato utile, anche a me stesso, per fare chiarezza sull’utilità di uno spasso del genere.

Prima di tutto, infatti, decostruire un testo è un divertimento. Nasce da un disagio, è un’attività politica, ma lo strumento è l’ironia e il fine è ridere dei poteri nascosti nel linguaggio.

I testi sui quali preferibilmente mi esercito sono quelli che di solito si leggono sul web: articoli, interviste, recensioni, cronache. Testi cioè che presentano una forte unità di senso, dato che vengono scritti con uno scopo preciso, e per i quali è piuttosto chiaro – almeno inizialmente – quali siano le loro premesse e quali le conclusioni.

Questi testi sono anche particolarmente adatti per individuare tre “forze” che agiscono in essi: la forza del lessico (la scelta delle parole adatte a uno scopo), la forza delle espressioni (la scelta della catena di parole più adatta allo scopo), la forza della struttura testuale (la scelta della disposizione degli argomenti nel testo, in modo da portare alla conclusione desiderata). Queste forze agiscono durante la lettura più o meno apertamente per condurre il lettore senza che quest’ultimo possa porsi delle domande critiche su ciò che sta leggendo.

La decostruzione è quindi – in sintesi – un processo di smontaggio e spezzettamento dei legami nel testo (sintattici, lessicali e tipografici) utile per isolare le più piccole unità significanti del testo e criticarne la posizione, la funzione, la scelta in vista dello scopo del testo.

In questo modo non solo verranno evidenziate le componenti presupposte e/o inespresse nel testo (pregiudizi, luoghi comuni, stereotipi, “captatio benevolentiae”, ecc.), ma anche quelle che più o meno fraudolentemente il testo si propone di “dedurre” e spacciare per conclusioni inevitabili. La decostruzione è quindi un’attività politica – quando il suo risultato è reso pubblico – perché agisce contro i poteri coercitivi della volontà e della ragione altrui inseriti più o meno volontariamente in un testo.

In questo lavoro sulle parole e sulle espressioni la componente soggettiva è determinante: è la propria sensibilità a decidere quale testo “può” essere decostruito, e la propria esperienza e cultura a scegliere il tipo di critiche, di domande e di questioni da porre “contro” il testo decostruito. Ogni decostruzione è diversa dalle altre, e ciò è ovviamente un risultato più che desiderabile.

I presenti quel pomeriggio hanno una notevole pazienza nel sorbirsi le mie slide e la mia voce microfonata a raccontare tutto ciò. Per fortuna, loro e mia, dopo le chiacchiere di spiegazione ho proposto di decostruire insieme un testo, questo. Ammetto che non ho scelto nulla di particolarmente difficile: ho preso un esempio piuttosto “semplice” ma pieno di tecniche interessanti, e non sono mancate le risate.

Qui sotto il PDF di un piccolo “manuale” con tutto quello che per ora ho elaborato sul deconstructing dei testi. Buon divertimento e ancora grazie a tutti quelli che hanno lavorato con me, quella sera.

[Manuale_del_deconstructing_0_1]

 

Leggi anche (altri report dal FemBlogCamp):

Voci dal Feminist Blog Camp [MilanoinMovimento]

Report dal Fbc2: igiene del decostruttore [Lorenzo – FaS]

Report su workshop: desiderio, sessualità e politica [Chiara – IdeaDestroyingMuros]

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Feminist Blog Camp 2 #Save194 (Femminile Plurale)

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Feminist Blog Camp 2: Senza chiedere il permesso (Femminile Plurale)

Feminist Blog Camp 2: Femminicidio, l’importanza delle parole (Femminile Plurale)

Posted in Comunicazione, R-esistenze, Scritti critici.

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2 Responses

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  1. Alessia e Michela says

    Fate paura! Avendo letto l’articolo e il manuale di deconstructing, ma anche il Manuale del leccaculo. Teoria e storia di un’arte sottile, di Richard Stengel. ci guardiamo bene dal farvi complimenti. Fateci sapere come possiamo: I° usare la nostra esperienza in tema di fotogrfaia (anche in merito alle “letture” spesso bugiarde che se ne fa); II° la nostra esperienza di scribacchine (meglio non drie dei nostri successi, pesnereste che vogliamo farci pubblicità ma in realtà facciamo sempre tutto solo gratis)); III° Darvi visibilità negli spazi che gestiamo o che ci ospitano.
    Ciao
    PS
    Siamo Alessia e Michela Orlando, spesso solo AMO per sfruculaire ABO.

  2. ambrosia says

    ci é piaciuto così tanto il tuo workshop che l’abbiamo messo anche qui:http://ambrosia.noblogs.org/post/2012/10/11/strumenti-per-navigare-dal-femminist-blog-camp/