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L’acido in faccia e l’avvocato “era innamorata di lui!”

Ulteriore articolo sul Corriere a proposito della ragazza che assieme al complice ha acidificato l’ex ragazzo. Più un altro articolo in cui a parlare sarebbe il ragazzo, la vittima. Ne avevo già parlato QUI.

Due dettagli da rilevare. Si insiste sul fatto che lei fosse incinta e in stato di abbandono. Come se lo status di donna incinta fosse di per se’ assolutorio dell’azione commessa.

Si insiste troppo su questo punto per segnare culturalmente anche una anomalia. Lei, incinta, è santa, non è umana e dunque come ogni persona imperfetta, in grado di fare cose giuste o sbagliate. E’ anomala perché normalmente, così dicono, una donna incinta o comunque madre è colei che dà la vita, quella buona per antonomasia, quella perfetta e gentile e miracolosa. E dunque chi è costei che pare posseduta da un demonio e che merita un esorcismo fatto per mezzo dei media?

Non dico che le madri siano tutte così ma neppure il contrario. L’idea romantica secondo cui le donne non sarebbero in grado di immaginare cose orribili e che una madre si realizzi carezzando il pancione che già di per se’ dovrebbe conferirle il titolo di meraviglia dell’umanità è piena zeppa di stereotipi. Più nascondiamo questo dato e più sarà possibile lasciare spazio alla demonizzazione qualora chiunque tra noi sfuggisse anche di poco, e non certo per azioni così criminali, alla norma.

L’articolo che parla delle ragioni di lei poi racconta altre storture:

Mi maltrattava, l’ho sfregiato” – titola il Corriere mentre descrive il titolo di studio della donna per dire che non è mica la straniera, una ignorante, no. Una che frequenta l’università e dunque chissà che le è successo poverina perché arrivasse a tanto. Perché arrivasse ad usare un metodo orribile di mutilazione che in altre culture sono gli uomini ad usare contro le donne, anche bambine, che non vogliono intraprendere una relazione amorosa.

Non voleva nostro figlio. Dovevo lasciargli un segno” – ed eccola affondare il suo alibi in quella cultura catto/fascista del maternage che torna a farsi spazio nella nostra epoca. La donna che resta incinta e lava l’onore con il sangue. Lui che ha il dovere di riconoscere un figlio come se fossimo ancora negli anni ’50 di quando essere madre di un figlio considerato illegittimo era un difetto, una disgrazia per quelle donne che poi erano costrette a camminare con lettere scarlatte attaccate al petto, prive di prospettive, o doverosamente insignite di titoli fasulli, vedove, abbandonate o pronte ad andare in convento per non incorrere nel giudizio della gente.

Ma oggi? A chi frega se tu hai un figlio e accanto non hai un uomo? Che ti importa? E dove stavi tu mentre lui ti metteva incinta? Non sai che esiste la contraccezione? E se anche non volevi questo figlio avevi tempo tre mesi per una Ivg. Ma se hai scelto, tu, di andare avanti nella gravidanza senza coinvolgerlo e poi glielo hai comunicato, che ti aspetti?

E la cosa assurda ancora oggi è che un uomo non possa decidere se fare da padre oppure no. Estromesso dal ruolo quando vorrebbe farlo e trascinato dentro quando non gliene frega niente. In virtù di cosa? Non certo per il rispetto che si dovrebbe ai desideri di genitorialità di ciascuno. Quanto piuttosto per tenere fede a ruoli sociali imposti da un welfare che se sei ragazza madre non ti offre nulla, niente di niente, nessun reddito di esistenza o di resistenza come accade in altre regioni europee. Da delegare tutto all’uomo, occupato o disoccupato che sia, il fallimento pende tutto su di lui e la scelta di una gravidanza pende sulle donne, il che è giusto perché il corpo è tuo, ma diventa iniquo, troppo iniquo.

Oggi è il tempo di ripensarle queste cose. Di rivendicare diritti dove è giusto siano rivendicati, nelle direzioni giuste. Lei, l’acidificatrice, avrebbe dovuto arrabbiarsi con lo Stato, le istituzioni, quelle che hanno il dovere di darle una mano se lei ne ha bisogno, il mercato del lavoro che ti sputa fuori se sei incinta o se hai un bambino piccolo e sei sola. Non è lui quello che avrebbe dovuto sostituire servizi inesistenti. Non è lui l’ammortizzatore sociale delle maternità di cui nessuno si occupa e che però in perfetto stile fascista viene sollecitata in una gara che racconta balle sul tasso di natalità in ribasso mentre il mondo continua a sfornare figli che se arrivano da altre nazioni li lasciamo morire nel mediterraneo. Non è lui che deve essere sostitutivo di un welfare che non c’è, così come non sono le donne che devono sostituire lo stesso welfare privo di senso.

Dice che William la maltrattava, che non voleva riconoscere il figlio, che la tradiva ripetutamente (…) suo padre venuto a mancare a marzo, sua madre malata, il convivente fuggito di casa e la creatura che sta per nascere. Per queste ragioni la ventunenne Elena (…) ha deciso di rivolgersi a lui: Dario, 44 anni, disoccupato, culturista, ultrà del Brescia colpito da Daspo (divieto di entrare allo stadio) dopo aver menato 4 tifosi del Pescara, testa rasata e, giusto perché non ci fossero altri dubbi, un tatuaggio della X Mas sul collo.

La violenza sulle donne usata come grimaldello per giustificare qualunque cosa e a rendere più pietoso il quadro c’è la triste condizione familiare e poi, chissà come, spunta fuori un amico, un po’ fascio, che è sempre bene averne uno nei dintorni per ogni evenienza. Oggi una pulita agli infissi e il giorno dopo un’acidificata all’ex. E certo pure lui di scuse non ne ha, paternalista fino all’osso, a regolare l’onore alla fascia maniera, che prima di dire di si ad un piano del genere avrebbe dovuto quantomeno chiedersi che razza di amica è una che ti chiede una cosa che ti farà rovinare la vita di un altro e la tua.

E poi:

L’acido l’ho comprato io qualche giorno prima al supermercato… per dargli una lezione che lasciasse il segno… William diceva di non essere il padre del bimbo e di non volerlo riconoscere… (:::) i due attendono William a Travagliato, sotto casa di un’amica che in questo periodo lo stava ospitando. Anche Elena infila il passamontagna, forse stabilendo un primato per una donna con il pancione. Il barista scende dalla macchina, fa pochi passi, e il «bestione» lo colpisce da dietro, alla nuca, mettendolo a terra. Insieme lo cospargono di acido e scappano con la macchina di lui.

Questa insistenza sui dettagli, la donna in passamontagna e il pancione a segnare un primato come se le donne con il pancione non potessero sputare veleno e sangue in qualunque occasione. Come se le donne incinta fossero tutte la Madonna. E a lui l’epiteto di “bestione”, il braccio e lei la mente, la mandante, insieme a fare una cosa orribile con lei che si è acidificata pure un braccio per l’accanimento.

E:

Ha parlato di maltrattamenti e di violenza anche psicologica ma è distrutta e pentita – assicura il suo avvocato, Laura Schiffo – perché non voleva arrivare a tanto. E, soprattutto, era innamorata di lui“.

Infine, continuando con la scusa dei maltrattamenti, ché se lui se ne è andato avrebbe dovuto ringraziare, se uno ti maltratta non lo vuoi più tra i piedi, non è che lo vai a cercare e ti inventi un piano per martoriarlo in modo da tenerlo ancora legato a te. E quel “era innamorata di lui” che chiude il cerchio. L’amore non è questo. Non lo è quando a commettere una cosa così fetente è un uomo e non lo è quando la commette una donna. L’amore non c’entra nulla con queste azioni e che venga tirato in ballo da un avvocato che sicuramente sa quante volte una balla del genere viene usata in altre circostanze fa anche più senso.

E nell’articolo che parla di lui, della vittima, si scrive:

«È lei che lo perseguitava», si sfogano parenti e amici. Con i messaggi e le minacce. E non solo. Il 14 agosto le gomme dell’auto tagliate e la carrozzeria rigata. Dicono che persino nell’agosto dell’anno scorso Elena gli avesse detto di aspettare un bimbo. Svanito. E che William, nelle ultime settimane, l’abbia aiutata a traslocare e tinteggiare casa. «È incinta, ha bisogno di aiuto». La relazione si era interrotta a dicembre, certo. E a luglio: «Non so se sono il padre, poi ora esco con un’altra». Sarebbe bastato un test del dna, «ci saremmo presi le nostre responsabilità», assicura Fiorella (la madre). In reparto è un pellegrinaggio. Gli amici arrivano a decine, scioccati. «Lui, che non ha mai fatto male a una mosca…». E si accomodano nella saletta d’attesa di chirurgia plastica del Civile. (…) Ma è soprattutto a Sara che William si rivolge: «Non restare in quella casa, ho paura per te».

Le due versioni di una storia. Lei dice che lui la maltrattava e di là si dice che fosse lei la persecutrice. Facciamo un esercizio antisessista: a fronte di queste due versioni con chi vi schierate a priori? Se credete che le donne siano innocenti in quanto donne crederete a lei. Così come quando gli uomini credono all’innocenza degli uomini in quanto uomini anche se sono dei serial killer. In entrambi i casi c’è qualcosa di sospetto.

Se a commettere un crimine è un uomo e un media-mainstream colloca quella notizia scambiando un efferrato delitto per un “delitto passionale” vi arrabbiate tutte, no? E chi si arrabbia ora che stanno facendo la stessa cosa con quello che è accaduto a questo ragazzo?

Posted in Comunicazione, Corpi/Poteri, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, Sessismo.


25 Responses

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  1. fasse says

    innanzitutto il tono, anna, ché io non sono pagata per digerire la tua ostilità e ricevere i tuoi insulti che continui a proporre (nel senso che il mio volontariato militante non presuppone la sopportazione di certi toni).
    poi vedo che non sei della scuola antipsichiatrica. tutto viene targato come malattia. mi pare una bella analisi da deriva autoritaria. la soluzione qual è? il manicomio? maddai.
    poi hai una visione della violenza di genere che davvero mi lascia basita. non sarebbero le azioni ma il modo in cui se ne parla? la stessa cultura che forma, tollera e legittima un uomo che si vendica sulla donna che lo lascia è praticata da questa donna che si vendica sull’uomo che se ne va. è LA STESSA, IDENTICA cultura.
    se tu la vedi solo quando è lui a sferrare il colpo e non quando la stessa legittimazione culturale (come avviene nell’articolo che ho commentato) la cerca lei non è affar mio. Io ci vedo bene. tu spacci per “maschilismo” ciò che non somiglia alla tua visione secondo me superficiale e limitata su queste questioni.
    che significa catto/fascista? il tuo ragionamento del era meglio quando andava peggio, quando lui era costretto a riparare con le nozze la gravidanza eccetera viene da una cultura catto/fascista.
    Un uomo che si libera dal dovere di “riparare” e sceglie liberamente di vivere la sua paternità invece è futuro. peccato che tu scambi la tutela patriarcale sollecitata per le donne come fosse un progresso quando invece è proprio l’impronta catto/fascista più patriarcale che esista è che sia mai stata lasciata sulla pelle di tutte le donne. da lì vengono i ruoli che ci sono assegnati. e il resto è troppo lungo da spiegare perchè evidentemente non cogli.

    Torno a lavorare.
    e i miei sono ragionamenti.
    i commenti con gli insulti, invece, come da netiquette qui non passano.

    ciao

  2. anna says

    la violenza è violenza, sempre condannabile.
    Chiunque agisce una violenza come quella di questa ragazza, uomo o donna che sia, è malato.
    La malattia mentale non è un’eccezione, purtroppo: in una società violenta come la nostra è la regola, o quasi. Tutti gli uomini che agiscono violenza verso le donne sono malati mentali, non cattivoni che fanno la bua per usare il tuo linguaggio.
    Dato per scontato che non ci sono buoni e cattivi, il manicheismo è un’altra forma religiosa e la religione è una forma mentis che non mi appartiene, quello che intendevo dire è che la violenza se è maschile ha una giustificazione culturale, se è femminile (per tutte le ragioni sopraesposte anche da te) invece no e di fatti fa notizia-
    era tanto difficile?
    La differenza di genere non sta nella violenza, che è sempre frutto di un pensiero distorto, ma della giustificazione culturale che le sta alle spalle.

    Tu da qui sei riuscita ad affermare che sono nostalgica della cultura patriarcale e considero tutte le donne sante e tutti gli uomini cattivi.
    Si, ribadisco, per me certi passaggi del tuo “articolo” sfioravano pericolosamente il maschilismo e anche il qualunquismo e spiegavo anche il perchè, e la deriva pericolosa di certe affermazioni.
    Questo non è portare il verbo, questo è porre una domanda. Il verbo lo porti tu, che dai etichetti, confezioni e posti francobollando con l’insulto.

    Dopo di chè, non rispondi alla mia richiesta, di spiegare quale mia affermazione sarebbe catto/fascista: ovvero rispondi non rispondendo.

    Ci vediamo a Livorno.

    Sperando che non tutt* siano sensibili alle opinioni diverse come te.

  3. fasse says

    @anna, mistifichi.

    ho detto che dicevo a te. che si tratti di una offesa lo avete deciso voi.
    io mi sento offesa nell’intelligenza perchè un ragionamento viene bollato come “maschilista” (tu hai detto perfino ultramaschilista) perchè non rispetta la vostra ortodossia. alla faccia della ricerca di discussione critica. perchè qui lo spazio c’è ma siete voi che siete venute a ribadirmi il vostro verbo per concludere poi, e concludo perchè alla fine non se ne esce, che “la violenza di una donna verso un uomo e la violenza di un uomo verso una donna (NON) sono culturalmente uguali e che il caso di una malata mentale etc etc“.

    Per me esiste una cultura dalla quale attinge questo genere di violenza ed è la stessa sia che si tratti di uomini contro le donne o di donne contro gli uomini. tu invece sei della scuola, credo, che se lui ammazza lei guai a dire che era depresso o folle perchè è chiaro, è “sistemica”, è intrinseca e bla bla bla. invece se la stessa cosa la fa lei, che è ovvio che le donne non possono mai essere violente in your opinion, o così sembrerebbe ché altrimenti non diresti queste cose, allora è pazza, una malata mentale, ovvero una eccezione.

    mi sembra una posizione poco obiettiva, tutta improntata nella difesa di un dogma mistico sulla vittimizzazione femminile e la colpevolizzazione del maschile. e puoi rigirarla come vuoi ma io non t’ho offeso. tu invece si.

    e per tutti gli altri giudizi (finanche la lettura psicologica delle mie azioni “ricadi sempre nello stesso errore”) ti dedico un LoL. Grazie di questa parentesi divertente.

    torno a lavorare per il FemBlogCamp che comincia dopodomani.

    Ciao 😀

  4. anna says

    Mha Fasse…che il mio sarebbe un piglio nostalgico l’hai voluto interpretare tu, dato che da nessuna parte ho detto che quello era meglio di questo, era un’analisi storica, non di valore, mi spiace se non vedi la differenza e mi spiace anche che parti ad insultare.
    Io credo che che il cattolicesimo sia molto più profondo in chi si appella a un’ideologia monolitica e inattaccabile (quale sembra essere la tua) piuttosto che in chi si pone delle domande.

    “e per “fare da sole” intendi che si danno da fare per acidificare gli ex? perché manca il tessuto sociale? dunque sarebbe stata costretta? poverina costei che è stata costretta a mutilare un uomo perché viveva ella in una società costruita da uomini. veramente un ottimo ragionamento. ma dimmi: ne vogliamo sterminare un altro pochino qui e là per avviarci più decisamente verso l’indipendenza? ci vendichiamo su alcuni a caso o hai un elenco da fornirci?”

    Mha Fasse, ricadi sempre nello stesso errore: attribuire posizione estremistiche a chi non la pensa come te e sviare la discussione da una cosa costruttiva a una esibizione delle tue idee. Quando dico che le donne sono costrette a fare da sole intendo che devono muoversi all’interno di una società che non offre più alcuna tutela nemmeno quella becera dell’onore. Costretta? E chi l’ha detto, nel primo post ho esplicitato subito che questa persona per me è malata, malata mentale, lucida e fredda nell’aver agito premeditatamente. Tutto il resto sulle teorie dell’acidificazione, anche se scherzavi, non mi sono piaciute ed è offensivo per me che tu me le riferisca.
    poi trovami il punto dove dico che il femminismo è la cultura patriarcale, ma leggi o vai per preconcetti?

    Lo stesso vale per l’epiteto fascista: a casa mia i fascisti erano quelli che chiudevano il becco a quelli che non erano d’accordo con loro con la diffamazione e la violenza, non quelli che aprivano un punto di discussione all’ideologia unica. Ma forse sono proprio rimasta indietro.

    “perchè non è che la violenza sulle donne attinge alla cultura tal dei tali. no no. è propria di maschi cattivi che fanno la bua a femmine buone. ottima lettura d’insieme.c’avete preso veramente.”

    Questa frase proprio non l’ho capita, intendo grammaticalmente.
    Perchè mi pare di aver proprio parlato con Fede di violenza di genere e di cultura violenta verso le donne e mai di maschi cattivi, termine tra l’altro che non mi appartiene affatto.

    dopodichè visto che possiedi la VERITA’ vieni tra no, facci uscire dalla caverna e portaci il verbo. Ma dubito che potrai mai convincermi che la violenza di una donna verso un uomo e la violenza di un uomo verso una donna sono culturalmente uguali e che il caso di una malata mentale dovrebbe esser preso come grimaldello per sostenere le tesi del femminismo più femminismo che c’è.

    ultima cosa: non c’è bisogno che spieghi di nuovo che la partenità non può essere imposta perchè credo non ci sia nessuna che davvero la pensa così, sebbene tu voglia farlo credere ai tuoi lettori.

    Detto questo anche io vi saluto vedendo che lo spazio per una discussione critica, qui proprio non c’è.
    e complimenti per la risposta a Fede: stavo offendendo anna mica te….eppure mia cara Fasse neppure io ti ho offeso. e non ti ho dato della maschilista ho detto che certe affermazioni erano pericolose perchè ideologicamente vicine al maschilismo.

  5. fasse says

    Al di là del fatto che stavo rispondendo ad Anna però darmi della maschilista cos’è? Per me è un insulto. Per te non è pesante?
    Alla faccia della discussione priva di pregiudizi. Io parlo di culture e gli argomenti che pone Anna li vedo coerenti con una cultura catto/fascista.
    Direi che c’è troppo pregiudizio quando si parla di queste cose. Ciascuna a spiegarci la ricetta perfetta della perfetta femminista. L’ortodossia declinata nella versione da pensiero unico.

    Esistono i femminismi. Sarebbe il caso lo ricordaste. Senza offesa per nessuna naturalmente.
    Ciao

  6. fede says

    Scusa eh noi non abbiamo offeso nessuna.
    Si stava semplicemente discutendo.
    Io non ti ho dato della cattofascista.
    Do valore alle parole.
    E queste da usare verso un’altra compagna sono pesanti.Troppo.
    Non ho detto che il femminismo non lo conosci.
    Nessuna poi ha parlato di maschi cattivi e femmine buone.
    Siccome non è la prima volta che vengo insultata per me la discussione finisce qui.

    ciao

  7. Paolo84 says

    non capisco: le madri sono buone o cattive come chiunque altro, e capaci di crimini. L’avvocato dice quello che deve dire per difendere la cliente.
    Ciò che è stato fatto al ragazzo è ingiustificabile, è anche vero però che se non si vogliono figli, ci sono le pillole contraccettivi ma anche i profilattici comunque che in occidente ci sia bassa natalità (gli immigrati fanno eccezione) è vero. E i problemi psicologici ci possono essere (ma ci sono, secondo me) come non essere a prescindere da chi sia il violento
    X Mary
    Vaticano o no, non stiamo nel medioevo tutti sanno che esistono profilattici e pillole, se non le usi è perchè non vuoi usarli, per ragioni tue che io non giudico ma devi sapere che ci sono conseguenze..perchè hai voglia a dire condizionamenti culturali ma alla fine le nostre scelte sono nostre anche se nessuno può prescindere dalla propria cultura

  8. fasse says

    e per fortuna le posizioni ultramaschiliste erano mie 😀

    ma l’hai letto il post? in quale punto dico che avete voluto l’indipendenza e ora sono cazzi vostri? c’è scritto che è una scelta che si fa insieme e che non può essere imposta. è così malvagio come pensiero?

    invece quando tu dici:

    un tempo la famiglia di lei avrebbe costretto al matrimonio il marpione recalcitrante oggi non esiste più nessun tessuto sociale, neanche quello patriarcale e maschilista e le donne cominciano con il fare da sole, perchè questo sono sempre di più: sole all’interno di una società pensata e costruita da uomini.”

    con questo piglio nostalgico dei tempi che furono segnati da matrimoni riparatori e conseguenze che attingono alla più becera cultura patriarcale illustreresti un pensiero femminista?
    e per “fare da sole” intendi che si danno da fare per acidificare gli ex? perché manca il tessuto sociale? dunque sarebbe stata costretta? poverina costei che è stata costretta a mutilare un uomo perché viveva ella in una società costruita da uomini. veramente un ottimo ragionamento. ma dimmi: ne vogliamo sterminare un altro pochino qui e là per avviarci più decisamente verso l’indipendenza? ci vendichiamo su alcuni a caso o hai un elenco da fornirci? (ovviamente sto scherzando…)

    sai qual è la cosa più brutta di trovarsi a leggere le conseguenze di una cultura patriarcale che vuole tutti quanti fermi ai propri posti, le donne a fare le vittime, i capriespiatori e ad esigere l’adesione piena a quella cultura in nome del sacro principio della maternità e gli uomini a fare i riparatori, quelli che ti danno cognome, mantenimento e prospettive che un lavoro e lo stato sociale dovrebbero restituirti? la cosa più brutta è leggere di una donna che richiama a quella pessima cultura e ti dice che quello sarebbe femminismo…

    Io credo abbiate le idee molto confuse oppure vi siete fatte spiegare il femminismo in un corso accelerato a cura di donne molto catto/fasciste.

    In quanto al ribaltamento sulla questione della violenza eccetera, ma figuriamoci, non mi permetterei mai.
    perchè non è che la violenza sulle donne attinge alla cultura tal dei tali. no no. è propria di maschi cattivi che fanno la bua a femmine buone. ottima lettura d’insieme.c’avete preso veramente.

    dai dai… insegnatemi ancora cos’è il femminismo che sono tanto curiosa di saperlo 😛

  9. anna says

    Io concordo pienamente con Fede, l’articolo arriva quasi a sfiorare quelle posizioni ultramaschliste dell’avete voluto l’indipendenza ora i figli cresceteveli da sole.

    La violenza di genere è tale per la caratteristiche esposte in modo chiaro da fede, ribaltare tutto come se fossimo davanti a uno specchio non si può fare semplicemente perché uomini e donne non sono uguali, vivaddio: e questa dovrebbe essere la più grande conquista del femminismo, non “se non volevi quel figlio lo abortivi”.
    Come se l’aborto fosse una passeggiata di salute o come se non lasciasse profonde ferite emotive che non tutte riescono a rimarginare specialmente quelle più fragili o provenienti da contesti culturalmente poveri.
    Si sa di quello che si parla o si parla qui per dimostrare agli altri quanto siamo avanti?

    Tutta questa faccenda secondo me è segno dei tempi: un tempo la famiglia di lei avrebbe costretto al matrimonio il marpione recalcitrante oggi non eiste più nessun tessuto sociale, neanche quello patriarcale e maschilista e le donne cominciano con il fare da sole, perchè questo sono sempre di più: sole all’interno di una società pensata e costruita da uomini.

    E’ una grande conquista? A me non sembra.

    Attenzione a non sfociare nel qualunquismo, nello sfoggio di un’ideologia e a non perdere di vista i volti delle persone e la lotta di genere e di classe.

  10. fede says

    Il punto invece è proprio questo.
    Se la violenza di genere perde la sua connotazione allora tutto si mette nello stesso calderone.
    Le donne che alimentano cultura sessista a chi nuociono se non a loro stesse e alle altre donne?
    Ha radici, come dici tu nelle stessa cultura, ma a chi è rivolta?
    E’ qui la differenza.
    La cultura sessita non è agita indifferentemente verso i due sessi.
    Al limite, i due sessi si spalleggiamo, ma sempre ai danni delle donne.
    Cmq secondo me questo articolo non aiuta a fare chiarezza e crea un pò di confusione.
    I rapporti di potere presuppongono sempre che ci sia una parte da sottomettere.
    Esistono anche neri pieni di pregiudizi vero altri neri, ma questo non ci porta a dire che il razzismo è bilaterale.
    L’oppressione di classe anche si basa sullo stesso presupposto.
    Allora perchè per il genere non dovrebbe essere lo stesso?

    fede

  11. cybergrrlz says

    @fede non sarei molto d’accordo con te non fosse altro che quando dici che la cultura sessista ha lo scopo di mantenere ruoli precisi diversificati in base al sesso di appartenenza eccetera è oramai una cosa che coinvolge tante donne non ultime quelle che valorizzano le differenze in base al sesso e su quelle fondano un potere.
    che tu ci creda o no ci sono donne che vogliono mantenere ruoli diversificati peraltro con un trucco sottintendendo sempre che si tratti di vittime o di appartenenti ad un genere discriminato. e queste donne sono le stesse che fanno pratica di femminismo autoritario o di separatismo opportunista, quelle che fondano il proprio potere su una serie di discriminazioni che qualcuno chiama positive.
    la donna di cui stai parlando, secondo l’articolo che leggo, non intendeva emanciparsi e lui non mi pare fuggisse dalle responsabilità. semplicemente lui stava con un’altra e a lei non stava bene. e questo prescinde dal figlio. dopodiché lei ha fatto incetta di stereotipi sessisti, accompagnandosi al maschio alfa fascista pronto all’uso e continua a mietere stereotipi e luoghi comuni parlando di fragilità sue e di vittimismi mentre è stata lei a buttare l’acido sul corpo di quel povero cristo che resterà mutilato a vita.
    il punto non è affermare che la violenza di genere esista o meno (non stiamo confutando l’esistenza di dio). il punto è come si diceva che quella violenza affonda le radici nella stessa cultura e che quella cultura può essere veicolata o diventa motivo di oppressione per chiunque.
    quest’uomo, che lo si voglia o no, è stato acidificato in quanto uomo, nella sua precisa e pretesa funzione di “padre” con relative responsabilità di mantenimento nei confronti di donna e bambino. E’ stato attaccato per limitare e impedire l’autonomia dello stesso.
    L’uomo, si, a mio avviso, non so se si è ribellato o meno a quello stereotipo ma a quello stereotipo voleva essere ricondotto. E lo schema violento è lo stesso che imprigiona le donne ad un ruolo.
    Perché neppure le donne che vengono uccise è detto che si ribellano ad uno stereotipo. Vogliono solo vivere in altro modo. Da sole, in compagnia. Esattamente come questo ragazzo.

  12. fede says

    Io non credo affatto che la violenza di genere, agita quindi dagli uomini sulle donne, sia paragonabile a questo fatto di cronaca.
    Ci perdiamo un aspetto fondamentale che è il rapporto di potere.
    Il femminicidio si chiama così perchè agito su una donna in quanto donna ed ha il chiaro obiettivo di limitare ed impedire la benché minima autonomia della stessa.
    Questo uomo non si è ribellato ad uno stereotipo, bensì ha perpetuato un comportamento che gli uomini adottano da sempre.
    Il figlio è tuo e sono affari tuoi cosa ne farai.
    Noi donne questo ragionamento nn possiamo farlo perchè qualsiasi decisione prendiamo ha un effetto fisico sul nostro corpo.
    Noi non possiamo sottrarci alla scelta.
    Non possiamo dire, io non voglio affari tuoi.
    Cmq non è nemmeno questo il punto.
    Il fatto che ci siano donne che Il fatto che anche le donne si rendano portatrici sane di stereotipi e comportamenti atti a rinforzare il patriarcato ( e cmq nn mi sembra questo il caso) non vuol dire che la violenza di genere non esista.
    Non possiamo tornare indietro così nell’analisi.
    L’uomo agisce il suo potere anche andandosene quanto ritiene che la cosa non lo riguardi.
    Non mi sembra che questa si possa chiamare conquista.
    La violenza non è tutta uguale.
    Non credo sia giusto affrontare questo fatto come si fa con i femminicidi.
    La violenza che l’ uomo agisce nei confronti delle donne ha una caratteristica precisa: è sistemica.
    La cultura sessita non nasce dal nulla.
    Ha lo scopo di mantenere ruoli precisi diversificati in base al sesso di appartenenza.
    Ha lo scopo di mantenere il sistema della famiglia come ammortizzatore sociale, nel quale le donne si curano di anziani e bambini.
    Ha lo scopo di rinchiudre gli uomini in gabbie fatte di aggressività e solitudine.
    Insomma , quando un uomo agisce violenza sottende tutto questo.
    Non possiamo ignorarlo.

  13. Mary says

    La possibilita’ e la scelta di disconoscere un figlio di fatto c’e’ per le donne ed e’ accettato che una non lo voglia riconoscere lasciandolo in ospedale, nel senso che nessuno direbbe “che madre indegna”. Per l’aborto pero’ e’ un altro discorso, non e’ ancora accettato.
    Quanto alla paternita’ si fa fatica ad accettare che un uomo possa disconoscere un figlio forse perche’ nell’immaginario comune si pensa alla donna come quella che e’ stata fregata, che non potra’ crescere un figlio da sola senza un padre sia economicamente ma anche altro, pensa ad esempio al termine “bastardo”, cioe’ nato senza padre..la dice lunga sul quanto ancora non e’ accettato che il figlio non abbia un padre biologico. E’ un discorso complicato.

  14. vero mummio says

    Dal personale al politico, dalla violenza personale alla violenza di stato, la questione fondamentale di questa tragedia da sbrano giornalistico è la cultura sessista che vuole la genitorialità come una cosa solo materna, che in legge si traduce con l’inesistenza della possibilità da parte dell’uomo di non riconoscere un figlio non voluto.
    L’aborto è giusto perchè la maternità responsabile, per essere tale, necessita di volontà espressa e della possibilità dunque di esercitare tale volontà, che sia positiva o negativa.
    Non si capisce perchè tale concetto non sia ancora stato applicato per il genere maschile nel 2012.

  15. Mary says

    sul passaggio della contraccezione penso che ha sbagliato pure lui a metterla incinta ma le colpe sono dovute ad una società e non a due che hanno rapporti a rischio. Purtroppo il vaticanismo porta ignoranza quindi a tragedie simili.
    Il passaggio del post sulla contraccezione non lo condivido perchè la responsabilità è di entrambi. Lui ha fatto una cosa non bella mettendola incinta con la sua ignoranza in materia contraccettiva e non solo perfino abbandonandola con la scusa classica che sicuramente non era suo figlio..la scusa più antica che si usa per mollare una donna incinta anche se ognuno fa delle sue scelte…ma ovviamente acidificarlo è stato un gesto folle e ingiustificabile.

  16. Mary says

    In un contesto sociale vivono uomini e donne assieme e quindi crescono con dei condizionamenti di una stessa cultura maschilista anche se cè di fatto una segregazione tra uomo e donna.
    Certe volte, anzi molto spesso, troppe volte, sono anche le donne che mantengono lo status quo e non hanno alcuna intenzione ad abbandonare credenze tipiche di una cultura patriarcale anzi la cosa pessima è che le accettano come fossero normali senza nemmeno, non solo metterle in discussione, ma nemmeno chiedersi il perché dovrebbero condividere credenze che le fanno apparire come il genere inferiore.
    E la cosa piu’ interessante è che quando una ci prova a farlo viene tacciata non solo di femminismo sessantottino ma anche di pazza isterica a cui nessuno ha mai dato il pene.
    Questo caso, almeno in parte, rappresenta come alcune donne tengono all’onore, alla necessaria figura dell’uomo accanto..non saprei come coniare un termine per definire questo anche perché per fortuna questi orrori non sono casi frequenti ma non è detto che non devono passare in sordina perchè si tratta sempre di rapporti di genere e come sono impostati nella nostra società cioè:

    donna sottomessa e maschio alfa (il maschio alfa come ruolo da non mettere in discussione pena lo stigma sociale dell’omosessuale o l’epiteto di “sfigato”) tutti ruoli sociali che mica sono colpa del “femminismo” … ma tutta colpa del maschilismo.

  17. cybergrrlz says

    @mary

    non solo concordo con Fasse ma sono d’accordo con te quando dici che il ruolo del maschio riparatore (era del matrimonio riparatore e noi ci dicemmo liete quando franca viola si sottrasse, ricordate?) è un retaggio di una cultura pessima perfettamente prodotta e portata avanti anche da donne. Dunque in quest’ottica se un delitto del genere contro una donna viene considerato un femminicidio mi chiedo come si potrebbe definire quando ne è vittima un uomo.

    @Seshats

    conoscendo Fasse non penso che volesse dare allo stato sociale quel che è proprio delle responsabilità individuali. Dopodiché ritenere che tutto ciò sia prodotto da una eventuale violenza psicologica fa il paio con chi dice che ha fatto male ad una donna per lo stesso motivo. O sono vere entrambe le ipotesi o non lo è nessuna. Partiamo dal presupposto che queste azioni non hanno alcuna giustificazione a prescindere da chi le compie e poi proviamo insieme a capire in quale cultura si incastrano e come si possono prevenire (includendo una analisi di come lo stato sociale influisce negativamente in tutto ciò).

  18. Seshats says

    tutti è tutte siamo potenzialmente in grado di scelte belle o pessime, ma non tutte e tutti le operiamo, le belle e le pessime, e non è giudizio morale, è un dato di fatto. Io non credo che le persone siano così consapevoli, e so anche che essere sottoposti a violenza psicologica reiterata può far andare fuori di testa, so anche che non tutti lo fanno, alcuni se ne riescono ad andare prima, ma non tutti, appunto. non ho capito se nell’articolo si sostiene che è più “colpa” dello stato sociale o più una questione di autodeterminazione e basta (e nel qual caso serve una profonda consapevolezza, che spesso non c’è )

  19. Mary says

    Si..gli stereotipi uccidono,troppo spesso.
    credo che siano delitti per cause culturali, questo caso è simile a quello della violenza sulle donne perché culturale: sfigurato in quanto uomo perché si è ribellato al ruolo imposto di padre riparatore classico della cultura patriarcale.

    come lui uccide perché pensa che la propria donna sia di sua proprietà; la donna che uccide o sfigura l’ex ragazzo che la molla da incinta è perché nella nostra cultura una donna incinta non è considerata un essere indipendente e deve dipendere economicamente e socialmente da un maschio. Il paradosso è che in una mentalità simile si pensa che le donne siano buone in quanto tali ( o in quanto madri) e gli uomini tutti malvagi e privi di istinto paterno.

  20. fasse says

    Infatti Mary, il punto è che i nostri nemici non sono gli uomini come quelli degli uomini non sono le donne. C’è una mentalità che affonda radici nella stessa cultura. Per alcune è patriarcale, per altre è intrisa di autoritarismi, per altri è fatta di sessismi, ma è quella cultura che va combattuta chiunque la interpreti perché di quella cultura si fanno interpreti tutti e tutte e perché tutti e tutte siamo in grado di operare le scelte più belle o quelle pessime, senza tirare fuori mostri o stereotipi che ci portano lontano dalla comprensione della realtà.

  21. Mary says

    Non si sa certo come sono andate le cose su questo non se ne devono occupare i giornali (che trovano sempre modo x giustificare tutto e x fare da avvocati difensori dell’assassino o violento) ma esistono giudici e avvocati.
    Comunque sia bisogna sfatare questo stereotipo sessista dove le donne sono sempre dipinte come buone (sopratutto se mamme) e gli uomini come tutti malvagi e violenti.
    Questa storia e’ triste perché ricorda tanto le storie di femminicidio: lei lascia, lui si vendica. Il copione è lo stesso ma certe volte si invertono gli attori.

  22. fasse says

    Alice,
    l’Ivg non è un metodo contraccettivo ovviamente ma se proprio vivi con difficoltà la gravidanza io che non affondo il mio ragionamento in radici catto/fasciste non mi lascio intrappolare dall’idea che lei pur di dare la vita abbia continuato pur se non sarebbe stata in grado di andare avanti. A maggior ragione se non aveva mai appurato prima se il padre volesse quel figlio oppure no.
    la contraccezione non è solo responsabilità di una donna ma non è scritto da nessuna parte che lui fosse consapevole del fatto che lei non avesse usato precauzioni o che la scelta di non usare un preservativo fosse sua e dunque né io né tu sappiamo com’è andata la faccenda. Se è andato giù sicuro senza chiedere nulla merita tutte le recriminazioni che vuoi ma di sicuro non l’acido in faccia.
    se tu poi ritieni maschilista dire che resti incinta e a fronte dei tanti mezzi, incluso quello della parola, che hai per non restarci, dunque sono cazzi tuoi, allora boh, e dico tuoi nel senso che devi trovare supporto presso istituzioni che ti aiutino ad essere indipendente e non essere funzionale ad uno Stato paternalista orrendo che delega tutto sulle spalle dell’uomo a prescindere dal fatto che questo voglia o meno essere titolare di quel ruolo.
    a noi è dato mettere in discussione il ruolo di cura e di riproduzione e agli uomini non è dato mettere in discussione il ruolo di mantenimento?
    e anche quello che tu dici riguardo al fatto che lui avrebbe dovuto assumersi responsabilità “almeno economiche” chi l’ha detto? perchè? se quel figlio non lo vuoi tu puoi non farlo, hai i contraccettivi e hai anche l’ivg e la scelta per legge compete solo a te. i desideri di lui non li consideriamo. non può (e non deve) interferire nelle scelte che riguardano il nostro corpo ma non può neppure scegliere se occuparsi di un figlio che non vuole (e quando vuole il sistema lo risputa fuori come niente).
    Questo è iniquo. Per te è un ragionamento maschilista? io trovo profondamente sessista il ragionamento contrario e penso che “femminismo” sia usato impropriamente quando si avallano ragionamenti di quel tipo. e sarebbe ora di capire che le donne che scambiano per tutela una serie di norme che in realtà ti obbligano a ruoli che non scegli dovrebbero smetterla di giustificare quella cultura che non ci difende affatto. libere le donne? no. piuttosto liberi/e tutti/e perché fino a che esiste qualcuno che non è libero nessuno è libero.

  23. alice says

    sono d’accordo in gran parte, ma non colgo bene un passaggio: “Ma oggi? A chi frega se tu hai un figlio e accanto non hai un uomo? Che ti importa? E dove stavi tu mentre lui ti metteva incinta? Non sai che esiste la contraccezione? E se anche non volevi questo figlio avevi tempo tre mesi per una Ivg. Ma se hai scelto, tu, di andare avanti nella gravidanza senza coinvolgerlo e poi glielo hai comunicato, che ti aspetti?”
    so che probabilmente l’intenzione non era quella, però sembra che si stia scaricando il peso della contraccezione solo su di lei (cosa che si fa sempre, sistematicamente), il sesso e i bambini si fanno in due, non siamo nel paleolitico, quindi anche gli uomini sanno che i bambini non li porta la cicogna, è compito di entrambi preoccuparsi di non avere gravidanze indesiderate, che poi esista l’idg okay, ma non è un metodo contracettivo, è un’operazione pesante che spesso lascia parecchia merda su chi sceglie di ricorrervi, quindi non tutte se la sentono di farlo, pure se non sono pronte ad avere un figlio. Sia chiaro che non giustifico il gesto, lei avrebbe semplicemente dovuto metterlo di fronte alle sue responsabilità -almeno economiche- con un test del dna, sfregiarlo con l’acido non è certo la soluzione ed è una cosa orrenda, però questo paragrafo sembra veramente figlio del peggior maschilismo (sei rimasta incinta? cazzi tuoi!). sono certa che l’intento non fosse quello, ripeto, però le parole e il modo in cui si usano sono importanti e a volte si rischia di far passare un messaggio diverso da quello che si intende.

  24. nina di domenico says

    sottoscrivo ogni tua parola!!!

  25. anna says

    Trovo fazioso scegliere una delle due parti lui/lei.
    Lei ha dimostrato con i gesti di essere folle, ma uno che ci sta insieme per più di un anno e che forse l’ha messa pure incinta, che cosa è?