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La violenza ha un genere?

Due notizie all’insegna della violenza delle donne. La prima: Una zia fa prostituire la nipote. Non abbiamo dati per poter dire se si tratti di un fenomeno marginale o meno ma ricordo che tanto tempo fa una prima cosa fatta per salvare una ragazzina dalle violenze riguardò il fatto che lei fosse vittima della madre che la faceva prostituire. Difficile carpire delle informazioni in ragione dell’omertà del contesto e della paura della ragazzina. Non so come ma la questione venne alla luce. La ragazzina fu prelevata dai servizi sociali e portata in un istituto in cui le fu consentito di studiare, prendere una qualifica minima in un corso di non so cosa e poi da lì non so che destino abbia avuto.

La seconda: lei è incinta, il fidanzato la lascia, lei vuole vendicarsi, coinvolge un amico e insieme sfigurano il ragazzo con l’acido muriatico. Il ragazzo è ricoverato in gravissime condizioni. Il complice è stato arrestato e lei, invece, giacché è incinta, è stata portata in una comunità protetta.

Un tentato omicidio che in passato sarebbe stato giustificato come delitto d’onore. Un tentato omicidio con conseguenze permanenti e debilitanti per la vittima.

Al di là del fatto che con ciò mi pare dimostrato che le donne in quanto donne col cavolo che sono più buone e empatiche e non-violente, ancor di più questa vicenda manda a quel paese lo stereotipo secondo cui la donna materna, che genera la vita, non potrebbe portare avanti idee di morte. Tutte sciocchezze. Lei era incinta e voleva fare del male ad un uomo. Perché ci sono grandissime stronze e grandissimi stronzi. Esistono uomini violenti e donne violente. Non è una questione di genere, semmai di forza fisica. Sarà per questo che quando si leggono notizie come questa compare spesso un complice, uomo, colui del quale ella ha bisogno per realizzare il suo piano, non si sa perché.

Ed egli interviene forse un po’ per paternalismo e volontà di protezione di quella che trae dal vittimismo motivato da un abbandono il potere e la forza di consentirsi di fare quello che vuole.

Tempo fa ragionavo con un amico che mi raccontava una vicenda che gli era capitata. A cena, una coppia ad un tavolo di una pizzeria, lei dice qualcosa a lui e lui va dal mio amico aggredendolo. Spintona, lo provoca, il mio amico non capisce ma molla lì la questione, gli dice che non ha voglia di discutere e se ne va al suo tavolo. Poi segue con lo sguardo l’aggressore e vede che siede al tavolo con una che ha una faccia che gli pare nota. Non ci pensa più e pensa solo che di pazzi ce ne sono tanti in giro.

Finita la cena va come per uscire e rivede la coppia con lei che lo addita da lontano e gli dice che qualche anno prima lui l’avrebbe insultata. L’insulto, da quello che ho capito, era un “no grazie, tu non mi piaci” ad una serata di cui lui neppure si ricordava più. Pare banale ma quello è e al mio amico, senza dubbio, io credo perché diversamente me l’avrebbe detto. Insomma lei ancora offesa dice al suo compagno che quell’altro l’ha mortificata due anni prima e quello si precipita a lavare l’onore della fidanzata.

In quel caso, diceva il mio amico che stupido non è ed è pure tanto antisessista, come la spieghi la storia della violenza compiuta dagli uomini se a reggere i fili è una donna? Hai voglia di dire che gli uomini sono pieni di testosterone e hanno la violenza nel dna se poi a infliggergli quel ruolo, come nel caso della vicenda che gli era capitata, è una donna. Una che voleva che i due si battessero per lei.

Fortuna che il mio amico non è machista, non gliene frega nulla di passare per pavido e resiste tranquillo alle provocazioni, e fortuna anche che l’altro non fosse poi così brutale come lei pensava quando lo ha aizzato.

Andrebbe fatta un’inchiestina: in quanti casi vedete uomini, ragazzi, che si prendono a botte su commissione? Senza generalizzare, ovviamente…

Posted in Corpi/Poteri, Omicidi sociali, Pensatoio.


4 Responses

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  1. Laura Besana says

    @ Fasse Sono concorde con la tua risposta, riguardo l’ultima parte però devo dire che mentre per una donna è possibile scegliere se diventare madre, per un uomo non è così e rispetto alla tua ultima frase (…)Se lui il figlio non lo voleva nessuno avrebbe dovuto costringerlo ad accollarselo. (…) ti posto alcuni link di articoli scovati nel web, qualcuno di ordinaria follia
    http://giuridicamente-genova.blogautore.repubblica.it/2011/09/20/un-figlio-non-riconosciuto/
    http://www.avvocatodarcangelo.com/wp/tag/test-dna/
    http://notizieincredibili.scuolazoo.com/incredibile/donna-incinta-chiede-test-dna-a-dieci-persone

  2. fasse says

    Tommaso a parte il fatto che stiamo commentando una notizia così per come l’ha data la stampa io ti faccio notare che si parla di una vendetta ordita da lei e dunque c’è una responsabilità precisa a cura della mandante. Una mandante che ha sulla coscienza due vite, anzi tre, quella dell’ex, quella del tizio che ha coinvolto per realizzare il suo proposito di vendetta, e quella di suo figlio che si ritroverà con una mamma fuori di testa che pensa di risolvere i conflitti acidificando la faccia della gente.
    Qualunque sia stata la responsabilità del tizio, abbandono dici tu, il fatto che non volesse un figlio, non esiste una ragione per essere vittima di quello che gli è stato fatto. E in generale la paternità si sceglie così come la maternità. Se lui il figlio non lo voleva nessuno avrebbe dovuto costringerlo ad accollarselo.

  3. Tommaso Calda says

    Faccio notare che il gesto materiale è stato opera di un maschio. Normalmente succede che questi individui fanno ricadere le loro colpe su una donna, che puntualmente viene perseguita al posto loro. In ogni caso bisogna osservare che la “vittima” si è resa responsabile di abbandono di una donna al nono mese di gravidanza: quindi non solo questa donna dovrà accollarsi completamente l’onere di crescere un figlio nato da una relazione con un irresponsabile, ma dovrà pure subire le conseguenze penali dei crimini commessi da un altro delinquente. Del resto, questo è quanto prevede la giustizia patriarcale.

  4. Mary says

    La violenza non ha sesso, questo è importante dirlo. Sono tristi le due vicende, la seconda poi, quella del ragazzo sfigurato è una vendetta, come quelle che fanno gli uomini verso le donne che li lasciano.
    Però leggendo tra i commenti sotto l’articolo che hai linkato: quello che dice che le donne devono tenere le gambe chiuse fino al matrimonio, come se la colpa di una gravidanza cadesse sulla donna. E’ ancora presente questa morale secondo cui le donne che hanno rapporti prima del matrimonio e che accidentalmente restano incinte sono considerare zoccole, forse appunto in un contesto simile non possiamo chiamarla vendetta ma una questione di onore. Quindi secondo me il secondo caso è un delitto d’onore in piena regola, forse lei voleva ucciderlo, perchè l’acido uccide nella maggior parte dei casi in seguito alle ustioni, o magari no voleva solo sfigurarlo nel volto come accade alle donne indiane per cause d’onore.
    Fatto sta che il nostro paese è rimasto al medioevo, non è possibile che accadono cose simili: nipoti prostituite, donne uccise, uomini sfigurati per onore e una mentalità che toglie la libertà a donne e uomini di esprimere sè stessi.