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Libero: usa e getta (nel fango) e culi di distrazione di massa!

Update: guarda la vignetta di Mauro Biani.

Segnalato da Antonio.

Zero simpatia per la soggetta. Poi guai a parlarne come fosse un essere umano perché solleva i peggiori istinti forcaioli che si possano vedere in giro. Oggettivamente è un personaggio che attira un sacco di antipatie. Uno di quei personaggi sui quali quotidiani come Libero, dal quale è tratta l’immagine sopra, con articoli di non si capisce che genere di contenuto, sfoga la sua misoginia per buttarla in caciara e spostare l’attenzione su di lei.

Di fatto tutti hanno dimenticato chi fosse il fruitore di festini e servizi vari ma tant’è.

Comunque sia nel centro/sinistra, anche tra donne, si è stipulato un accordo pseudo ecclesiastico. Se non la chiami zoccola non sei abbastanza d’opposizione, non sei abbastanza antitruffe, anti casta, antitutto e per alcune non sei neppure abbastanza femminista perché per essere femminista nel corso dell’ultimo anno pare tu debba dare almeno per tre volte della zoccola a chi capita, un po’ ad muzzum, e subito arrivano le precisine a dire che no, non è a chi capita, ma a quelle che occupano posizioni di responsabilità e di lavoro senza meritarselo.

Le donne permale, ché pure tu, brutta stronza (il piglio di chi discute di queste cose è livoroso al pari di chi aspettava che le donne che se la facevano coi tedeschi fossero prive di protezione per rasarle e linciarle), mi impedisci di chiamarla “zoccola” perché difendi le donne in quanto donne e sei accecata dalla tua ideologia femminista e bla bla bla, così trova uno sfogo la frustrata di turno che se non becca l’altra femmina su cui buttare pietre prendendosi licenza di dare della troia a destra e a manca, non vive bene con se stessa, chissà perché.

Ma il punto è che di modi per occupare posizioni di potere ce ne sono tanti, modi per ingraziarsi i potenti anche da vestite e con i cilici in corpo e quello che diventa moralista è la separazione di giudizio e la denominazione delle soggette, per cui una è zoccola e l’altra è santa. Con ciò intendo che quello che infastidisce pare sia l’uso del corpo in quanto tale, sempre che sia provato (e lo dico perché se una sentenza non stabilisce che il sesso s’è perpetrato si incorre in una querela), invece che le conseguenze di tutto ciò.

E’ più dannoso quello che fa Minetti con la posizione che ha occupato o quello che fa una Binetti? C’è solo una consonante di differenza ma per la Binetti, donna tanto perbene, non ho visto sollevazioni popolari, non si dice abbia scopato con nessuno e non c’è un quotidiano che le dedica codesto tipo di attenzioni. Ma le sue proposte, con tanto di legittimazione da parte della chiesa, e gli impedimenti affinché noi si abbia libertà di scelta, mi fanno male o bene? Per non parlare di quello che hanno fatto e fanno tanti uomini (santi in quanto tali) nei confronti dei quali non si scatena il bisogno di linciaggio anche mediatico.

Quello che voglio dire è che io non posso avercela con la Minetti come non ce l’ho con quella che decide di usare il corpo per ottenere qualunque lavoro. Ce l’ho con chi determina le condizioni del mercato del lavoro per cui bisogna essere decorative sempre invece che competenti. E le condizioni del mercato del lavoro le decidono altri e altre. E poi c’è la corresponsabilità, certo. Anzi c’è il ruolo che si intende assumere in certe circostanze. Di gestione dei corpi altrui, secondo l’inchiesta della procura ed un processo ancora non concluso. E se è vero ciò che scrivono chi traffica con i corpi altrui è responsabile tanto quanto, non c’è dubbio.

E dunque non mi permetto di paragonare la Minetti all’immigrato che sceglie di lavorare a basso costo dando ai leghisti gli argomenti per dire che ruberebbero lavoro agli italiani. Sono cose diverse ma è uguale l’origine del problema ed è uguale la conclusione: una guerra tra poveri e una guerra tra donne.  Ma le regole del mercato chi le impone? Non ne sto facendo una questione di genere. Ma chi, donne e uomini, le impone?

Mi sembra molto stronza anche la posizione di chi fa le campagne contro le “puttane” ché sporcherebbero i marciapiedi e provocherebbero disastri sulle strade che hanno da ricomporsi per motivi di decoro e poi però le usa come scudo per dire che “non si può paragonare una povera prostituta che sta per la strada e che viene sfruttata ad una che guadagna un sacco di soldi e si arricchisce“.

Ovvio che no. Ma che ipocrisia. Quanto moralismo. Quanto livore in certe posizioni e quanto astio mette in circolo. Guardate in giro le discussioni anche sui social, basta che si parli di cose del genere e viene fuori il branco di donne con la rabbia e la bava che cola che se non linciano a parole certe altre e pure te che cerchi di recuperare buon senso non dormono bene la notte.

Ecco: giornali come Libero interpretano il sentimento “popolare” di gente così. Fornisce l’osso agli umani e alle umane con la rabbia. Ma come è triste tutto ciò. Culturalmente e umanamente intendo.

Comunque io vorrei si dimettesse Formigoni che è coinvolto in una inchiesta bella grossa. Sarà per depistare da questo che Libero la butta sulle chiacchiere da bar e le battute pecoreccie?

 

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Misoginie, Pensatoio.