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#ddl957: risposta di Barbara Spinelli a Fabio Nestola

Dall’intervento fatto per rilevare le criticità del ddl n.957 in esame al Senato, l’avvocata Barbara Spinelli è stata oggetto di attenzione da parte di coloro che sollecitano l’introduzione di quelle norme. Mentre al Senato vengono presentati altri due ddl sulla stessa materia, numeri 5257 e 3289, i cui testi non sono ancora pubblici, uno dei quali firmato da una componente Pd/Udc/Pdl (Achille Serra, Emanuela Baio, Gianpiero D’Alia, Luigi De Sena, Mauro Del Vecchio, Ulisse Di Giacomo, Giuseppe Lumia, Enrico Musso, Marco Perduca, Oskar Peterlini, Donatella Poretti, Luciana Sbarbati, Helga Thaler Ausserhofer, Achille Totaro) in rete il dibattito è acceso. Sul sito dell’associazione Adiantum il signor Fabio Nestola scrive alcune note [1] [2] [3] alle quali l’avvocata Barbara Spinelli, dei Giuristi Democratici per la Cedaw, risponde con la lettera che pubblichiamo in basso. Constatando che sul sito di Adiantum la sua risposta non ci sembra sia stata pubblicata (lo è adesso con risposta di Nestola che potete leggere quiupdate13maggio), e che non si spiega perché mai chi si esprime rilevando le criticità del ddl debba essere oggetto di immotivate osservazioni (l’equazione -sei critica/o contro il ddl dunque non vuoi che i figli stiano con i padri- è sbagliata e poi: davvero perché i padri stiano con i figli, cosa che ci auguriamo, serve il ripristino della patria potestà e la Pas?), vi auguriamo una buona lettura!

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Gentile Fabio Nestola,

il Suo post sul blog di Adiantum non meriterebbe risposta per i toni con i quali si esprime.

Se davvero intende aprire un dibattito in materia di affido condiviso, e non semplicemente banalizzare la questione, generalizzandola, doserei le parole con molta più attenzione.

Ma una risposta è doverosa perché Lei mi attribuisce concetti da me mai espressi, avvalendosi di tesi “voglio sperare che la Spinelli…” che disconosco del tutto, molto perfide a livello comunicativo in quanto Lei, non riportando il mio post, ha ingenerato nel lettore l’idea che io abbia espresso concetti che invece sono totalmente estranee al mio sentire, da Lei artatamente introdotti in quel discorso.

Perché definire il mio post “informazione pilotata”?  Si tratta di una lettura critica del disegno di legge 957 in discussione in Commissione Giustizia al Senato. Che può essere condivisibile o meno nelle conclusioni cui perviene, ma che certamente è oggettiva nell’individuare alcuni nodi cruciali, attualmente irrisolti, in materia di affido condiviso, e cioè:

-1) gli aspetti direttamente discriminatori nei confronti delle donne contenuti nel d.d.l. 957;

-2) la necessità di prevedere per legge l’esclusione dell’affido condiviso nel caso uno dei due coniugi sia stato condannato in via definitiva per reati di maltrattamento, violenza sessuale o altri reati che possono integrare violenza domestica

– 3) i rilievi sollevati dal Comitato CEDAW in materia.

Lei invece, mi propone una serie di censure con le quali vorrebbe arrivare a sostenere che le mie considerazioni sono “faziosamente assurde”, e mi mette in bocca (anzi, sulla penna, o meglio, sui tasti del pc), parole e concetti da me mai espressi.

Chiariamoci:

Io non ho mai equiparato la categoria dei padri separati alla categoria di padri violenti e maltrattanti e mai ho messo in discussione la necessità di una legge che garantisca in concreto l’attuazione del principio di bigenitoritorialità.

Ciò non toglie che resta valida la mia affermazione con cui nel post esprimevo che “già la legge 54/2006, allo stato dei fatti, si presenti come gravemente lesiva dei diritti fondamentali di donne e bambini”.

L’attuale legge sull’affido condiviso infatti è lesiva dei diritti fondamentali di donne e bambini nella misura in cui non prevede espressamente nel suo dettato normativo l’esclusione dell’affido condiviso nel caso uno dei due coniugi sia stato condannato in via definitiva per reati di maltrattamento, violenza sessuale o altri reati che possono integrare violenza domestica.

E’ lesiva dei diritti di donne e bambini perché attualmente chi in concreto subisce in percentuale maggiore le conseguenze nefaste di questo vuoto normativo sono le donne, e mi riferisco in particolare a quelle che hanno subito danneggiamenti, lesioni e che sono state uccise proprio in occasione degli incontri in fase di affido condiviso o in conseguenza delle decisioni del giudice in materia.

Se circoscriviamo la nostra analisi agli omicidi, quantificabili anche in assenza di dati ufficiali, non mi risulta di uomini che siano stati uccisi dalle proprie ex mogli o compagne in occasione dell’affido condiviso.

In ogni caso, l’introduzione di una simile norma nel testo normativo, posto che avrebbe a destinatari entrambi i coniugi condannati in via definitiva, certo non costituirebbe una criminalizzazione o un nocumento per quella maggioranza di padri non maltrattanti e, addirittura, costituirebbe un beneficio per quelli vittime di violenza da parte delle proprie ex consorti. Non crede?

Non capisco quindi perché Lei mi abbia accusato di fare informazione pilotata.

Poi Lei mi chiede perché io non concentri la mia attenzione anche sugli uomini che subiscono violenza nelle relazioni di intimità.

Bene. Ora Le voglio fare io una domanda: secondo lei, concentrare la propria attenzione nella lotta alla discriminazione razziale e alla violenza xenofoba significa negare che anche gli stranieri possano essere violenti? No, è evidente.

Eppure, accanto alla violenza generalizzata, così come esiste una violenza che trova origine nella discriminazione razziale, una violenza xenofoba, altrettanto esiste una violenza che trova origine nella discriminazione di genere, una violenza sessista.

E’ evidente che ogni forma di violenza è condannabile a prescindere, in quanto tale.

Ma questo non toglie che si debba riconoscere che esistono tipi di violenza che sono particolarmente odiosi e particolarmente radicati in quanto trovano origine in stereotipi e pregiudizi duri a morire: parliamo della discriminazione di genere, razziale, ecc.

L’OMS ha documentato come, a livello mondiale,  un dato torna costante: gli omicidi delle donne, in una percentuale che varia dal 40 al 70% a seconda degli Stati, sono commessi da parte dei compagni, mariti, partner (o ex) di queste donne. Al contrario, la percentuale di omicidi di uomini commessi da donne che con questi avevano un legame affettivo (o ex) varia dal 4 all’8% a seconda dei Paesi.

Ecco perché, posto che in Italia (e in Europa e nel Mondo) statisticamente le persone maggiormente vittimizzate nelle relazioni di intimità sono le donne, io concentro la mia attenzione in particolare sulla violenza di genere.

Certo, esiste anche una violenza femminile nei confronti di donne e uomini, ma la violenza di genere ha una sua specificità che non può essere negata.

La maggiore vittimizzazione delle donne nell’ambito delle relazioni di intimità è un dato certo per quanto attiene agli omicidi (femminicidi): purtroppo non dipende da me, ma dalle Istituzioni, se mancano rilevazioni ufficiali relativamente agli altri tipi di reati.

Se le avessimo a disposizione, probabilmente certe illazioni non sarebbero neppure possibili, e forse si sarebbero già identificate da tempo strategie di intervento molto più efficaci in materia. Quindi si sollecitino le Istituzioni in questo senso (ad oggi mi pare che questa sollecitazione siano state solo le donne a portarle avanti).

Le ricordo che le grandi riforme nascono sempre in quanto sollecitate dalla società civile: se Lei ritiene ci sia una disattenzione rispetto alla vittimizzazione maschile nelle relazioni di intimità, credo spetti a Lei e all’associazionismo maschile farlo emergere. Tuttavia ribadisco (questo passaggio non era chiaro nel suo articolo) che il malessere o addirittura la violenza psicologica subita in una relazione o al termine di essa non possono e non potranno mai giustificare la violenza agita su chi si ritiene essere causa della propria sofferenza.

Nella speranza che una volta per tutte l’argomento “modifiche alla legge in materia di affido condiviso” possa essere affrontato in maniera scientifica, senza attacchi ideologici e nel rispetto di tutti gli interessi (e diritti) in gioco, mi auspico che la mia posizione sia stata chiarita.

Cordialmente,

Barbara Spinelli

 

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Posted in Pas, Scritti critici.


2 Responses

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  1. Dr Andrea Mazzeo says

    Della avvocata e scrittrice Barbara Spinelli si sa che è una personalità di rilevo nazionale; di Nestola si sa che si è autonominato ricercatore, specialista nel contestare i dati ISTAT sulla violenza di genere e sul condiviso che secondo le sue ricerche verrebbe concesso raramente.
    I dati ufficiali dicono il contrario, che il condiviso viene dato nella maggioranza delle separazioni; non viene dato solo in casi particolari in cui il Giudice lo ritiene pericoloso per i minori.
    In ogni caso in un recente articolo di ricercatori dell’Università del Kentuchy (http://www.jaapl.org/content/40/1/127.full) è scritto che se si vuole capire il senso del sostegno alla teoria della PAS bisogna seguire la “pista del denaro”.

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