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#ddl 957: affido condiviso e Pas in discussione al Senato

Di questa cosa ci occupiamo da tanto e continuiamo ad approfondire.

Scrive di questo oggi Luisa Betti su Il Manifesto e su Giulia Globalist che parla della reintroduzione della patria potestà. Mentre su La Stampa Mara Corbi ci dice che l’Istat fotografa un quadro della situazione totalmente diverso da quello che ci mostrano i padri separati. Dai dati si evince infatti che ad essere più povere dopo una separazione siano le donne. Barbara Spinelli parla di violazione delle raccomandazioni ONU, quelle che si occupano di violenza assistita e che indicano al Governo una precisa via da percorrere a garanzia della salute psico fisica di donne e bambini per preservarli da episodi di violenza.

Bisogna fare un passo indietro e raccontare da quale propaganda questo progetto di legge e la sua discussione in Senato siano stati preceduti.

La vittimizzazione dei padri separati. I padri poveri per contrapporre un argomento alla imposizione del mantenimento e alla questione dell’assegnazione della casa. Le cosiddette false accuse e la Pas come elementi di opposizione alle denunce per violenza domestica.

Elemento costante della propaganda è stato ed è l’intento di demonizzazione di donne e femministe (definite nazifemministe) le quali si oppongono di volta in volta ad alcune questioni o alle quali viene imputata la volontà di esasperare i conflitti familiari vittimizzando le donne e regalando loro strumenti di offesa (leggasi di difesa) attraverso i quali queste agirebbero le relazioni da profittatrici, bugiarde, avide, e chi più ne ha più ne metta.

Estremizzazioni che ricorrono per alcune ragioni precise o quanto meno questa è l’idea nel corso del tempo che ci siamo fatte. Il divorzio è un istituto da correggere perché lungo, perché risponde ancora ad una assegnazione di ruoli di ordine patriarcale che vedono le donne in quanto dipendenti e mantenute perché sempre incastrate nei ruoli di cura, anche dopo la separazione e gli uomini ad assumersi il carico di mantenimento prima e dopo. Un quadro anacronistico che andava bene tanti anni fa, quando le famiglie, forse, erano fatte di donne che non lavoravano e che si realizzavano nel fare le casalinghe e gli uomini ambivano al controllo/potere economico.

Quello che non va bene è l’organizzazione del welfare che insiste nell’assegnare gli stessi ruoli ancora oggi e che si ispira chiaramente ad una impostazione cattolica. Continuare a perpetuare un regime di controllo/dipendenza economic@ sulle vite delle donne significa avallare le soluzioni che ci tolgono lavoro, reddito, possibilità di realizzare prospettive altre a parte il matrimonio. Non è grazie al matrimonio che ci emancipiamo dal bisogno e non è grazie ad un mantenimento che possiamo continuare a esistere.

Non è l’ex marito che ci deve soldi per risarcire il lavoro di cura. Semmai è lo Stato che deve riconoscerci quella prestazione gratuita che rifocilla il PiL di una nazione intera e che costituisce l’ammortizzatore sociale per eccellenza sul quale si regge l’intero impianto del welfare italiano.

Le sentenze in Italia che parlano di mantenimento – giusto per dire – spesso si riferiscono al tenore di vita passato e quelle che parlano di assegnazione della casa usano l’affido del figlio come assicurazione per ottenere un immobile.

Che questo ddl, il 957, ribalti la questione tentando di mettere le donne, le madri, in cattiva luce affinché vi siano meno sentenze di assegnazione e affido di figli in via prevalente alle madri è quasi comprensibile ma non è giustificabile.

Le questioni dovrebbero essere affrontate in modo laico ma qui arriva la seconda parte della storia. Ad occuparsi di questo disagio sociale – purtroppo – è in gran parte il centro destra che di questi temi ne fa un cavallo di battaglia infarcendoli di sue particolari convinzioni e importando tutti gli strumenti e le linee di comunicazione e propaganda utilizzate dalla parte più conservatrice americana.

Perciò la loro proposta diventa un gioco a sottrarre e a imporre, una proposta autoritaria che esclude, non ribalta, semplicemente pone un quadro in cui lui, l’uomo, ottiene di potersi ridefinire pater familias estendendo il suo potere di controllo anche dopo il matrimonio.

Il figlio diventa un mezzo per risolvere un problema economico, che plausibilmente esiste per entrambi e che si risolve con il buon senso e ingaggiando una lotta contro la precarietà degli individui, donne e uomini, e non imponendo regole morali alla possibilità per le donne di realizzare nuove convivenze more uxorio nelle case assegnate o all’impossibilità di lasciare città e luogo di appartenenza dell’ex marito anche per motivi di lavoro o per più gravi motivi relativi a episodi di violenza.

La destra sfrutta un disagio reale, definito per aree di genere, lo fanno le donne, possono raccontarlo anche gli uomini se non si sentono rappresentati, e lo declina usandolo come alibi per imporre un nuovo potere sulla vita delle donne e per escluderle da qualunque possibilità di difesa in caso di violenza.

Impone che i figli restino a contatto con i padri anche quando questi hanno commesso violenza, mancando di riconoscere la gravità della violenza assistita, e fa diventare la manipolazione dei figli, che può certo avvenire in un quadro di separazioni conflittuali, a favore dell’uno o dell’altro genitore (perché la agiscono anche i padri e i familiari dei padri, è ovvio) una sindrome psichiatrica che non è riconosciuta da nessuna organizzazione scientifica internazionale, non è contenuta nell’albo delle malattie psichiatriche e nasce e si sviluppa con un gravissimo pregiudizio di genere che la attribuisce “solo” alle madri (si chiama infatti pas o sindrome della madre malevola).

Ad un convegno a Firenze organizzato dal Movimento per l’Infanzia una avvocatessa su questo fu molto chiara: la sindrome serve a districare conflitti nelle aule di un tribunale perché altrimenti non sanno come fare. Non sanno come fare per evitare l’assegnazione di case, mantenimento e figli in via unilaterale. Il punto è che quello di cui parlano, semmai, è una forma di maltrattamento e la medicalizzazione dei conflitti, in chiave autoritaria, avviene in violazione del diritto di donne e bambini di difendersi in caso di violenza.

La Pas dice che se denunci una violenza non sei credibile perché l’avresti fatto per ottenere l’affido esclusivo. La Pas dice che se i bambini non vogliono stare con padri che forse picchiavano le madri è perché le madri li avrebbero influenzati e non perchè sono loro stessi vittime di violenza assistita. E questo nodo non consente di fare un ragionamento sereno su una proposta che pure, sebbene la sua formulazione sia reazionaria e di ripristino di ruoli di conservazione del potere a vantaggio dei mariti/padri, presenta uno spiraglio di “modernità” perché pone un problema serio:

– le donne non devono essere incastrate in ruoli di cura, non devono dipendere economicamente dai padri/mariti/ex e non devono assumere un potere dal ruolo di maternità che la cultura dominante assegna loro quasi a volerle lusingare mentre le tiene in trappola.

– gli uomini non sono tenuti a esercitare la paternità in quanto che pagano. Se la paternità è diventata a pagamento e se c’è qualcun@ che agisce questo strumento di ricatto per impedire ai padri di esercitare il proprio ruolo, non va bene. Perché secondo questo principio anche le madri povere non dovrebbero poter stare con i propri figli.

In tutto ciò, in questo clima esasperato, che è stato creato ad arte da chi irrompe sulla scena (soprattutto lega e pdl) portando una emergenza e lasciandola declinare a chi comunica ostilità misogina e sessismo esasperato, odio di genere, e una idea dei ruoli sociali vecchia quanto il cucco, se non si trova lo spazio, la serenità sociale per discuterne in modo adeguato, per avviare un dibattito fatto di buon senso e di riconoscimento reciproco è chiaro che a prendere la parola saranno solo quelli che alimenteranno flame su flame e che hanno interesse a strumentalizzare il dolore delle persone per veicolare le loro ideologie e per trovare soluzione alle proprie ostilità irrisolte e personali.

Il capitolo sulla violenza sulle donne e sui bambini è da affrontare con equilibrio, riconoscendo che quelle violenze esistono, riconoscendo anche che nelle relazioni agiscono violenze di varia natura e che le donne possono produrre meno danni fisici ma non per questo sono sante. Bisogna riconoscere che approfittare del disagio dei padri per dare una spallata definitiva alle conquiste sociali come legge 194, consultori familiari e centri antiviolenza è speculare ad altri intenti che nulla c’entrano con le questioni in sè.

Bisogna riconoscere che quel progetto di legge non può essere discusso e tanto meno approvato esasperando un quadro di conflitti sociali che devono migliorare e che devono avere il tempo di affrontarsi e svolgersi senza che vi sia un intervento autoritario regressivo e così di parte. E siamo certe, si, che a inibire una discussione serena e obiettiva su questo non sono le donne, le femministe, certamente non noi e neppure tante che conosciamo.

Così com’è quel progetto di legge è dannosissimo e produrrà catastrofiche fratture sociali che acuiranno l’odio di genere invece che risolverlo e metteranno in circolo altri e più gravi motivi di infelicità per donne, uomini e bambini. Se c’è chi ha il merito di aver iniziato un percorso in questa Italia mammona in cui la maternità sembra essere l’unica dimensione da realizzare e in cui la paternità parrebbe essere solo di facciata c’è anche da ragionare sul fatto che le forze di destra che hanno assunto il carico di occuparsi di questo impongono non solo un modello di paternità che sembra quello del secolo scorso (cattolico/sorvegliante/aguzzino/moralizzatore della vita delle figlie) ma un modello di maternità contraddittorio che da un lato deve continuare a essere rassicurante e a fungere da elemento di stabilizzazione sociale e dall’altro va ripudiato quando non è più funzionale alle esigenze maschili.

Se il punto è riaprire un dibattito su ruoli e mansioni, laddove deve essere chiaro che non abbiamo assolutamente alcun problema a che i padri (anzi) si prendano cura dei propri figli, in modo NON esasperato e senza demonizzare, criminalizzare, imputare a chiunque non la pensi come noi nessuna mostruosità, noi ci siamo.

LINK

Il testo delle Raccomandazioni CEDAW all’Italia

http://www.retepariopportunita.it/Rete_Pari_Opportunita/UserFiles/Consiglio_Europa/CONCLUSIONI%202011_CEDAW.pdf

Il Rapporto Ombra presentato all’ONU dalla Piattaforma “Lavori in corsa: 30 anni CEDAW” (pp.108-110)

http://www.retepariopportunita.it/Rete_Pari_Opportunita/UserFiles/ONU/RapportoOmbra_versioneitaliana.pdf

Il disegno di legge 957 in discussione al Senato

Il testo

http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00326101.pdf

I documenti acquisiti

http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/documenti/32138_documenti.htm

L’iter legislativo

http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/comm/32138_comm.htm

Posted in Corpi/Poteri, Misoginie, Omicidi sociali, Pas, Pensatoio, Scritti critici.


3 Responses

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  1. Paolo84 says

    comunque durante il matrimonio, per me sarebbe auspicabile che anche lui partecipasse ai lavori domestici specie se entrambi i coniugi lavorano e posto che ogni coppia si regola come vuole e può

  2. Paolo84 says

    ripeto quanto già detto: i genitori (entrambi) separati se non sono violenti o abusanti, se non sono inaffidabili hanno il diritto di stare con i loro figli e i figli hanno il diritto di vederli e hanno anche il diritto di ricostruirsi una vita con un’altra persona tenendo conto che gli interessi del minore hanno la priorità.
    Il famoso mantenimento contro cui i padri separati si scagliano per legge non va alla donna va al coniuge più bisognoso, se l’ex è in grado di mantenesi da sè, il mantenimento è solo per i figli, mi risulta. Che poi debba essere lo Stato a risarcire son d’accordo, lo stato dovrebbe aiutare chiunque sia in difficoltà economiche gravi e facilitare l’occupazione
    Comunque le violenze su donne e bambini esistono, se c’è qualche falsa denuncia fatta per ottenere l’affidamento o per altri motivi, è grave e chi le fa commette reato di calunnia ma questi casi per fortuna vengono quasi sempre scoperti.
    Quanto al ruolo di genitore, non è solo imposto dalla società, può pure essere scelto..poi esercitarlo nel modo migliore è un’altra cosa, non è facile per nessuno e il manuale del genitore perfetto non esiste.
    Una donna ha il diritto di realizzarsi lavorando fuori casa (che comunque è una necessità spesso) o facendo la casalinga, di sposarsi o meno ma deve sapere che in caso di separazione una madre senza lavoro si trova in forti difficoltà. Quello che serve è un welfare che aiuti le donne che vogliono riprendere a lavorare dopo la maternità a farlo, niente più dimissioni in bianco per le lavoratrici precarie che restano incinte e congedi di paternità asieme a quelli di maternità come avviene in Scandinavia

  3. maurizio e paolo says

    Spesso, soprattutto quando una donna decide di separarsi e di mettersi con un altro compagno, i figli sono per i padri dei mezzi per colpire la madre. Colpevole di aver deciso a sfasciare la famiglia, senza badare agli anni (tanti) in cui ha sopportato violenze, psicologiche o fisiche che siano. I figli, ormai adolescenti e adulti, scelgono di non avere più rapporti con il padre perchè storicamente assente e presente, guarda caso, dalla separazione in poi. No grazie, non ti vogliamo ora, sembrano voler dire. E non ti vogliamo perchè quando avevamo bisogno di te era mamma che ci faceva da guida. E tu quando c’eri, gareggiavi con noi per attirare la sua attenzione. Era lei che ti interessava. Noi spesso eravamo un impaccio per le tue voglie di marito esigente che doveva marcare il territorio. Ad un certo punto nostra madre ha deciso di finirla con questa sceneggiata. Ci ha messo moltissimi anni. Ha sopportato financo le corna, in silenzio per proteggere la privacy di tutti, compresa la nostra. Oggi al nostro rifiuto rispondi accusando nostra madre di metterci contro di te ma Dio solo sa quanti incoraggiamenti nostra madre ci rivolge per avvicinarci . La verità è che non ne sentiamo proprio il bisogno. Nemmeno dei tuoi tantissimi soldi ai quali nostra madre ha rinunciato non pretendendo nemmeno un centesimo di mantenimento, pur guadagnando molto meno di te. Il tuo interesse è ancora per nostra madre e noi solo dei mezzi per riavvicinarsi o per punirla attraverso i tuoi ripetuti attacchi anche per sms pieni di bestemmie e di insulti. Un figlio lo si fa in due, lo si educa in due. E ci vogliono i riti. Mi devi addomesticare, dice la volpe all’aviatore nel piccolo principe di Exupery quando la invita a seguirlo. Se ripenso alla nostra vita di figli, in questa opera grandiosa di educazione vedo e mi viene in mente solo mia mamma. Quando si parlerà di Pas per come diciamo noi?
    Maurizio e Paolo.