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Le perversioni della Giunta Pisana: “per meretriciare vai alla cassa”!

Serena, in mailing list, ci aggiorna sugli effetti della eroica mossa della giunta pisana. Le puttane sulla luna e i clienti alla cassa [Fate anche il Meretricio Test]. Un magnaccia istituzionalizzato che chiede di rifocillare le casse comunali per far fronte alle spesucce estive salvo poi non fornire alcuno dei servizi richiesti.

Serena scrive: “I primi effetti dell’ordinanza, 9 multe e un’espulsione ad una sex worker albanese….a cui dubito sia stato chiesto nulla in merito alle sue condizioni di vita, era lì per libera scelta? poteva essere inserita nel percorso di art. 18?

Trovate QUI un articolo che ne parla. Sul fatto che le vittime di tratta finiscano regolarmente nei Cie si è parlato in mille altre circostanze. Ma a prescindere da questo, che certo non è un dato di poco conto, davvero vorrei capire se per evitare problemi di traffico sia stata imposta una sorveglianza così massiccia in prossimità di locali affollatissimi, sul lungomare o non so.

Oltre il fatto, come dicevamo, che l’Ordinanza giudica l’abito prima del monaco. Ti becca in flagranza di reato perché porti una minigonna giacché ha deciso di moraleggiare gli abiti delle donzelle a bordo strada. Dopodiché immagino quei vigili a fare i mommi, come si dice a palermo (i guardoni), con tanto di lampada tascabile, maniaci al vaglio delle attitudini delle coppiette, ché peggio di Pacciani, alla ricerca del dettaglio per stabilire se quel tal pompino sia a pagamento o aggratis.

Possono davvero fermare le donne in quella strada se passeggiano liberamente? Ma organizzare una sfilata in abiti succinti di passeggiatrici gratuite? Tutte in fila, una per una, ma anche di passeggiatori, no? O il punto è che la Giunta quelle sex workers le vuole in un bordello, sotto controllo e al chiuso?

 

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Pensatoio, Satira, Sex work.


One Response

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  1. pisano says

    Comunicato locale al riguardo:
    http://www.inventati.org/rebeldia/citt-di-pisa/la-giunta-dei-benpensanti-torna-lordinanza-dellipocrisia.html

    LA GIUNTA DEI BENPENSANTI: TORNA L’ORDINANZA DELL’IPOCRISIA

    Déjà vu. Il sindaco Filippeschi sforna un’altra ordinanza per la lotta alla prostituzione in strada, l’Aurelia per l’esattezza, anche detta “la via del mare”.

    Dopo l’annullamento della precedente perché anticostituzionale, avendo la possibilità di utilizzare l’opzione “situazioni di contingenza, urgenza ed emergenza” il Sindaco decide di firmarne e proporre alla città di Pisa un’altra.
    Ha ragione Filippeschi, la situazione su quella strada è drammatica: tratta, riduzione in schiavitù e violenze per il 95% di quelle sex workers.

    Il Sindaco lo sa, tutte e tutti lo sappiamo, ma pare che questo non interessi.
    Come non interessa, o non risulta buon costume, la libera scelta di usare il proprio corpo, tanto che si punisce severamente chi lo fa, si richiamano il “decoro” e la “pubblica decenza”, ma ovviamente solo adesso nella “contingente emergenza” estiva, in cui passanti e turisti più che in ogni altro periodo dell’anno potrebbero all’improvviso distrarsi alla guida o dover spiegare ai figli con secchiello e paletta perché e come arrivano a lavorare sulla strada persone da ogni parte del mondo.

    L’ordinanza farà diminuire la richiesta forse solo in piccolissima parte, e solo per la paura di una multa, ma ciò che non viene assolutamente contemplato è la reale conseguenza di questo genere di ordinanza.
    Esistono sex workers, in quella strada, che non hanno la possibilità di scegliere dove, quando, come e se andare a lavorare; ne esistono altre ancora per cui quello costituisce lavoro e quindi i soldi guadagnati costituiscono l’unica entrata per sé o per la propria famiglia e non possono permettersi di restare a casa.
    Questo di fatto porta alla necessità della ricerca di nuovi spazi, nuove strade, nuovi campi dove nascondersi e dove poter svolgere le loro prestazioni lontane dalle solite zone, inoltrandosi in luoghi molto meno sicuri, dove aumentano in maniera esponenziale le violenze e le aggressioni (come visto con la precedente ordinanza) nei confronti delle donne, soprattutto quelle relegate in vie buie e “infrattate” e quelle che, come spesso accade, non hanno i cosiddetti “documenti regolari”, costrette a far cadere nel silenzio violenze inaccettabili per la paura di essere espulse.
    Ancora una volta, la presunta emergenzialità individuata da questa amministrazione pone a dura prova i diritti e il concetto più alto di “civiltà”, quello di cui oramai non si parla più, perché oramai subordinato alla sola esteriorità, alla sola forma, e che forse non interessa più a nessuno, ma che sta alla base di quel concetto di democrazia e garanzia dei diritti che fa di un paese un paese realmente sicuro e veramente decoroso.
    Dopo i primi effetti dell’ordinanza infatti, con serrati controlli lungo la strada, sono state fatte le prime multe da 300 euro, soldi che questa amministrazione riesce a farsi dare solo dalle classi più deboli e marginali e con minor tutela giuridica, e ad una ragazza albanese, una sex worker certo, è stata notificata l’espulsione perché “irregolarmente presente”. Ci chiediamo se prima siano state fatte almeno due domande per capire se fosse vittima di tratta o meno, se fosse vittima di violenza, condizioni che in base alla legge italiana predisporrebbero per un permesso di soggiorno e un allontanamento del territorio “sotto protezione”, oltre il fatto che la mancanza di documenti dovrebbe essere indicativa di una condizione sociale e non di un reato con conseguente pena.
    In Italia non esiste una legge che proibisce la prostituzione e non esistono leggi che tutelino chi la pratica (a parte l’art 18 che si occupa di tratta), ma esistono sindaci sceriffi che, in nome di un falso perbenismo e forse per campagna elettorale, decidono di massacrare, punire e colpire per l’ennesima volta classi deboli o marginali della società.

    Laboratorio delle disobbedienze – Rebeldia