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La violenza degli uomini, delle donne, dello Stato

Dal blog di MenoePausa:

Al solito quando si parla di violenza sulle donne capita che si discuta. Mi piacerebbe parlarne con serenità. Una volta tanto. E se non si riesce allora si va per soluzioni estreme.

Ciò che penso, comunque, è che non vi sia una indole connaturata dell’essere violenti negli uomini e nelle donne. Esistono uomini violenti e donne violente. La violenza non credo sia “uomo” così come non credo che la non violenza sia “donna”. Dopodiché possiamo parlare di cultura, di modelli machisti, di ruoli sociali, di guerre tra i generi e di una guerra che il genere maschile (etero) porta avanti da secoli contro le donne (ma tanto tanto prima dell’inquisizione e della caccia alle streghe perchè pieni di misoginia sono pure i testi sacri religiosi) per sottometterle e renderle solo utili alla riproduzione, alla cura e alla soddisfazione sessuale.

Messi in discussione questi ruoli ogni donna che dice no viene soppressa e uccisa, molestata, perseguitata, stuprata, vincolata. Attraverso ogni strumento utile, non ultime le leggi. Vedi i tentativi di imbrigliare i nostri corpi con norme che ancora oggi mettono in discussione le nostre libere scelte sessuali. Le donne muoiono di integralismo. Muoiono anche per mano o per complicità di donne che perpetrano un modello culturale che schiavizza pure loro. Ma tant’è.

Leggi che attualmente perpetrano un modello di dominio sui ruoli delle donne:

– lavoro (conciliazione, flessibilità, siamo condannate a dipendere da qualcuno, più spesso da un uomo, padre o marito che sia);

– sessualità (ancora freni all’uso di contraccettivi, niente libera scelta, niente ru486, retorica demonizzante se una donna sceglie di abortire, occupazione dei consultori da parte di chi fa parte dei movimenti pro/life, nessun riconoscimento alle famiglie omogenitoriali, totale opposizione alle unioni di fatto tra lesbiche e gay, sfuggire alla logica etero/riproduttiva significa trovarsi tutto lo Stato contro che non ti agevola su nulla)

– diritto di famiglia (famiglie solo etero, i figli che prendono solo il cognome del padre, norme a tutela che lasciano le donne in balìa degli ex mariti invece che svincolarle, nessuna prevenzione in fatto di violenza, obbligo di “cura” nei confronti di uomini, vecchi e bambini)

– violenza (leggi che ancora oggi parlano solo del lato repressivo senza dedicarsi alla prevenzione, al risarcimento delle donne vittime di violenza, nessun intervento sul piano culturale, nessuna educazione sessuale alla consensualità nelle scuole, nessuna possibilità di rifugio per le donne vittime data l’esistenza di pochissimi centri antiviolenza, nessuno strumento per ricostruire ciò che è distrutto, niente casa, lavoro, per poter essere indipendenti da chi vi fa violenza).

Gli uomini che praticano violenza sulle donne sono puntualmente istigati a ritenere che le donne non debbano aver diritto a decidere della propria vita, del proprio corpo, del proprio futuro. Odiano profondamente le donne che alzano la testa e dicono di No e le puniscono, le zittiscono, fanno di tutto per spegnerle.

Gli uomini che praticano violenza sono aguzzini ai quali l’economia del “libero mercato” regala l’opportunità di avere una schiava in casa per farci quello che gli pare. Tante donne obbligate gratuitamente a rivestire ruoli di cura, intrappolate in un piano di welfare che vede le donne, uniche, a sostenere uno stato sociale smantellato, a fare da ammortizzatrici sociali.

Gli uomini che praticano violenza non sono che dei kapò che scambiano il diritto a reprimere e sopprimere e stuprare le donne per chissà quale garanzia di libertà. Tutto quello che vogliono è il controllo. Ciò che non hanno è proprio il controllo sulle loro stesse vite, tanto sono precari, poveri, consumati, fragili, privi di potere.

Una doppia schiavitù in cui l’uno viene messo a sorveglianza dell’altra. Mentre c’è chi si arricchisce sulla nostra pelle. Sulla pelle di tutti e di tutte.

Gli uomini violenti sono i nostri figli, quelli che cresciamo con il mito della pisciata smisurata, che supportiamo quando diamo della “puttanella” alla ragazzetta che temiamo “si faccia mettere incinta”, ai quali crediamo ciecamente quando ci dicono che no, quella zoccola non l’hanno mai stuprata, quelli che abilitiamo all’uso di parole sessiste che spesso siamo le prime a usare, quelli che a volte abbiamo sgridato e represso da piccoli.

Gli uomini violenti sono figli di padri, talvolta violenti anche loro, altre volte invece no, talvolta assenti, altre volte fin troppo presenti, figure complicate, condannate a svolgere un ruolo autoritario o ad essere considerati froci, padri che per l’adempimento delle regole scritte più su devono sostenere un controllo che non sono spesso in grado di sostenere, perché semplicemente non hanno il sangue freddo necessario. Uomini dei quali viene coccolato l’istinto al possesso, che considerano mogli e figli come proprietà e se non possono averli allora li uccidono.

Gli uomini violenti sono tanta roba ma più importante di tutto è che sono uomini, sono persone, e io vorrei tanto parlarci, uno per uno, per dire loro che si stanno sbagliando e che non hanno vinto la lotteria ma stanno perdendo l’opportunità più importante che possa capitargli mai, cioè quella di ribellarsi a chi vuole condannarli a fare da caporali di un esercito che poi li premia con niente.

Beccarsi solo qualche anno di carcere dopo aver ammazzato una donna non è un premio. Uscire dopo due giorni di carcere se hai stuprato qualcuna non è un premio. In ogni caso siete fuori ruolo. Vi assumeranno difficilmente per altre gare di sorveglianza. Le vostre vite sono finite.

E poi vorrei parlare con le donne, quelle complici, le madri, le mogli, le sorelle, le amiche, quelle che non vogliono vedere, quelle che ci vedono benissimo, quelle che usano gli uomini come cecchini per farli battere con tizio e caio, quelle che li manipolano, che usano le loro debolezze per ricattarli, quelle che certo non mettono in circolo la meraviglia dell’essere “donne”. Quelle che non hanno controllo ma vogliono controllare i corpi delle figlie altrui. Quelle che non hanno mai provato un orgasmo ma censurano i miei, i tuoi, i vostri. Quelle che non si masturbano e che giudicano perversa ogni propensione delle donne al piacere. Quelle che l’obbedienza è la prima cosa, la famiglia è la prima cosa, e poi sono invidiose della libertà acquisita da certe donne al punto tale da fiancheggiare uomini violenti pur di non rimettere in discussione la propria debolezza o la propria vigliaccheria.

Vorrei parlare con le donne violente, quelle che di fare sorellanza se ne fottono e che sono omofobe tanto quanto, che ridacchiano se un uomo fragile viene molestato o picchiato, che sfottono da bulle il bambino con dei problemi, che provocano lo scontro salvo poi lamentarsi che sia avvenuto e che ha provocato loro dei lividi, che accentrano, decisioniste, nelle famiglie, in relazione ai propri figli ma non solo, giocando all’esclusione di lui, il mostro, per determinare un clan fatto di prole contro tutti e tutte dal quale deriverebbe l’unica loro forza.

Conosco bene gli uomini. Conosco anche le donne. Non tutti, certo. Alcuni/e. Ma posso dire che la questione della violenza sia un fatto complicato. Ciò non toglie comunque che se dovesse capitare a me o a mia figlia non ci sono cazzi. Ho le idee talmente chiare da sapere cosa fare. Però parliamone.

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi/Poteri, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. Tiresia says

    In effetti l’idea della provocaione è abbastanza infelice perchè implica una giustificazione ad atti indegni di averne una…
    Sono pienamente d’accordo con la descrizione di un determinato tipo di donne (che sono poi quelle che ostacolano maggiormente la parità) ma il fatto che vi siano esseri umani che sguazzano in determinati ambienti sociali non rende meritato nessuno “sberlotto”.
    Se non si è in grado di rispondere alle parole con le parole il problema non è del “provocatore” ma della maturità e dell’intelligenza con cui si affrontano i rapporti.
    E mi permetto di rispondere a Massimo: per eliminare bullismi, violenze mentali e comportamenti di controllo su corpo e mentre altrui basta togliere le armi sociali a colpi di diritti e nessuno verrebbe più molestato. Chi invece compie reati va punito in base a quello. Un manipolatore può essere disarmato facilmente se non ci si lascia manipolare mentre un violento deve essere puntio dalla legge e finire in galera.

  2. Maria says

    Inoltre, quale che sia il motivo dello scontro, non si dovrebbero provocare lividi a nessun*

  3. Maria says

    L’articolo è sostanzialmente condivisibile, ma reputo infelice l’espressione “donne che provocano lo scontro, salvo poi lamentarsi che sia avvenuto e che ha provocato loro dei lividi”.
    La categoria di “provocazione” o “istigazione” è, infatti, sistematicamente impiegata dagli uomini violenti per minimizzare la gravità dei propri atti e legittimarne il compimento.
    Non conosco uomo violento, tentati assassini inclusi, che non ritenga di aver legittimamente reagito a una provocazione, sicché non solo non prova alcun rimorso per i propri misfatti, ma giunge addirittura a criminalizzare la vittima e a ingenerare in lei profondi e ingiusti sensi di colpa.
    Inoltre uomini violenti reagiscono in modo sproporzionato alle vere o presunte offese ricevute.
    Conosco una donna che si è vista balenare un pugno sotto il naso perché, di fronte alle continue contraddizioni del partner, ha osato pronunciare con tono meno titubante del solito le parole “Mah insomma!” senza riuscire neppure a completare la frase, una ragazza incinta che è stata sbattuta contro il muro e afferrata per il collo in un tentativo di strangolamento per aver richiesto con fermezza al suo fidanzato di assumere una decisione riguardo alla celebrazione o meno del loro matrimonio. Certo non si può affermare che queste donne abbiano provocato lo scontro! Eppure i loro partner hanno legittimato così i loro atti violenti. ( E conosco casi anche più gravi di quelli cui ho accennato).
    Forse l’autrice del post avrebbe dovuto impiegare un’altra espressione, che non si prestasse ad interpretazioni equivoche.
    PS: Spero che MenoePausa non si sia offesa!

  4. fikasicula says

    @Massimo, credo che tu non abbia letto bene il blog perché nel corso degli anni non mi pare che si sia mai negato che esista la violenza delle donne. 🙂

  5. Massimo says

    Benissimo: avete ammesso che esistono donne violente; donne che disprezzano la
    debolezza maschile come e più dei maschi; che deridono i maschi che non sono tosti,
    che non sono in grado di difendersi in modo adeguato, che subiscono il potere altrui;
    donne che manipolano gli uomini per i loro fini; donne che provocano lo scontro e poi si
    lamentano dell’uomo “violento” e “cafone” che ha risposto loro per le rime (e magari le ha
    rifilato loro un meritatissimo sberlotto). Già un notevole passo avanti rispetto al vostro
    negazionismo degli stessi menzionati fenomeni, prima da voi minimizzati e taciuti.
    Rimane un solo interrogativo al quale non avete dato ancora una risposta: “Cosa fare
    di queste donne violente, manipolatrici, ipocrite, false, provocatorie e cialtrone?”
    Gli uomini così, ovviamente, devono finire in galera (tutti). E le donne così?