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Il “dialogo” secondo gli antifemministi

Avevo rivolto un appello agli antifemministi affinché mi aiutassero a comprendere le ragioni per cui sentono discriminati e offesi gli uomini. Vorrei parlare di violenza delle donne, come viene trattata dai media, per decostruirla, per analizzarla, per vedere dove e come gli uomini sono offesi da una logica sessista che riguarda tutti. Immaginavo che gli antifemministi fossero disponibili a impegnarsi in questa direzione giacché spesso, tra gli insulti, le minacce e le provocazioni squadriste, riceviamo stimoli in questo senso o così mi era sembrato.

All’appello, come potete leggere dai commenti al post e da una apposita discussione aperta nel Forum Maschile, hanno risposto negativamente, per una ragione o per un’altra, e ho capito che il tema per loro non è quello delle violenze delle donne ma la ragione per cui si sentirebbero offesi sta proprio nel fatto che lottare e informare sulla violenza maschile sulle donne diventerebbe per loro di per se’ offensivo.

Parliamo di antifemministi che giudicano gli uomini che lottano contro la violenza maschile sulle donne “maschiopentiti”, “zerbini” e “traditori“, e giudicano le donne che lottano per tentare di diffondere una informazione corretta a tutela delle vittime di stupro, di femminidio, di stalking e maltrattamenti di ogni genere, “nazifemministe” che per ciò stesso meriterebbero di essere processate a Norimberga per presunti “crimini contro l’umanità”. Parliamo di chi passa molto tempo a commentare e contestare i post su altri siti e blog in cui si parla di violenza maschile sulle donne e le contestazioni finiscono per diventare banalizzazioni, legittimazioni degli uomini violenti, in una ricerca forsennata di motivi di rivittimizzazione degli assassini, con la frequente contestazione delle cifre della violenza di genere ed è questa anche la principale questione di cui parlano frequentemente nei loro thread. Parliamo di chi immagina che i centri antiviolenza siano covi di vipere che passano il tempo a fare il lavaggio del cervello alle donne per convincerle a denunciare i loro partner.

Del loro lessico e dei loro programmi potete leggere ampiamente QUI.

Insomma rispondono che non interessa la faccenda perché quello che vogliono – sembrerebbe – sia una cosa che non posso assolutamente fare, ovvero sposare la loro ideologia che per quello che mi riguarda giudico totalmente lontana da me.

Mi contatta comunque in privato solamente il signor MdN, che è anche quello che ha clonato (uno dei, ma il più insistente e ossessivo che rintracciato non ha perso un attimo a spifferare in pubblico il cognome di un altro clonatore del web) il nostro blog e che sta diffondendo il suo marchio con il nostro nome in ogni angolo del web, non ultimo in un recente forum, in pagine facebook, nel Forum Maschile che egli frequenta, circondato da amici solidali e affettuosi che lo incoraggiano ad andare avanti nella sua attività di diffusione delle sue idee. Il Signor MdN ha ammesso pubblicamente di aver clonato il nostro blog e di averlo fatto per ritorsione contro presunte azioni che noi avremmo compiuto ai suoi danni. Tali azioni si riassumono nella attività militante contro la violenza sulle donne, attività che lui non tollera. Poi ci confonde con altre soggettività e ancora in forma ossessiva ritiene che ogni azione che si svolge nel web, a qualunque titolo e nome, possa essere riconducibile a noi.

Di fatto reputerebbe Femminismo a Sud come il danno più grave che possa esserci per lui e i suoi sodali ed è per questo, dichiara, che ci ha clonato e che mi/ci augura – e vi riassumo tra un attimo – la galera.

Lui scrive, dicevo, e in toni civili io rispondo e anzi lo invito a spiegarmi e raccontarmi se vuole quali sono i motivi personali che lo spingono a ritenersi un nemico delle femministe. Gli chiedo di suggerirmi articoli in cui sente offesa la dignità maschile. Lui rifiuta, riscrive in toni insultanti e io ancora civilmente gli chiedo di moderare il linguaggio.

Nel frattempo leggo che lui ha intenzione di venire a “parlarmi”, e chiama a raccolta gli amici, a Livorno, durante una iniziativa alla quale parteciperà qualcuna di noi. Vorrebbe venire a diffondere, annuncia pubblicamente, un volantino in cui dice dei centri antiviolenza le oscenità sopra riportate e quelle oscenità sono contenute in un testo pubblicato sul blog nostro clone, ovvero a firma di Femminismo a Sud.

Sarei anche stata disponibile a parlargli e confrontarmi ma dato il tono delle mail gli chiedo di NON scrivermi più e di NON poter contare sulla mia disponibilità al dialogo nei suoi confronti in nessun contesto, Livorno inclusa.

Pubblico questa nota giacché il Signor MdN mente sui contenuti della nostra discussione.

Dato che lui ha pubblicato i suoi messaggi – ritenendoli “pacati” – posso anche fornirvi qualche significativo stralcio:

Cara acidona a Sud” è l’insulto di apertura. E io non l’ho mai insultato. Sottolineo allora che il signor MdN non può mancarmi di rispetto ed esprimere disaccordo rispetto a  ciò che ritengo contrario alle mie idee credo sia mio pieno diritto.

Mi propina la solita ricetta sulle false accuse, le donne che denunciano gli uomini violenti mentirebbero tutte,  un po’ di riferimenti a padri separati e alla Pas (argomenti sui quali in modo civile vorrei certo confrontarmi ma con i padri separati e non con gli antifemministi che di questi temi si fanno scudo e che usano a pretesto) e rispondo che:

Le “problematiche” di cui lei parla, se è vero che esistono con le cifre che lei spesso riporta e non lo credo affatto, vengono da lei e altre persone con le sue stesse idee descritte in modo inaccettabile. (…) Una comunicazione che punta esclusivamente a screditare le donne, ogni donna che denuncia di aver subito uno stupro, una molestia, una azione di stalking, un tentato omicidio, talvolta fornendo al pubblico alibi per cui le donne che avrebbero subito questi abusi comunque sarebbero responsabili delle violenze ricevute, non mette affatto in rilievo, se posso suggerirle, i problemi di cui lei parla. Quello che lei fa è stimolare semplicemente resistenze e difese da parte di chi tutti i giorni si ritrova a vedere messa in dubbio la propria parola contro uomini violenti che non rispondono mai delle proprie responsabilità.
Sulla Pas non le devo alcuna spiegazione. E’ mia/nostra opinione che la Pas non sia una malattia e che non si possa medicalizzare un comportamento attraverso una diagnosi e una terapia imposta da un tribunale. Lo dicono i medici e gli scienziati. Non lo dico io. E’ una risposta autoritaria che lede i diritti di persone deboli e che mette in discussione la difesa di minori e donne in situazioni di violenza. Queste sono preoccupazioni di buon senso che dovrebbero coinvolgere anche lei se solo lasciasse spazio ad un margine maggiore di obiettività.
Le violenze sulle donne sono in gran parte sommerse, non vengono affatto denunciate e per quelle che vengono denunciate o per le donne che sono in grave pericolo di vita non ci sono sufficienti case rifugio che possano impedirne la morte per mano di un omicida. Tant’è che sono troppe a morire. Morire uccise per mano di un ex, di un marito, un fidanzato, un padre, un figlio, un parente, un conoscente. L’Onu ha parlato di femminicidio e ha spiegato che in Italia a fronte dei 5000 posti rifugio per donne maltrattate che dovrebbero esserci ne esistono invece solo 500.
E lei scrive dei centri antiviolenza, firmando comunicazioni in un blog che copia il nostro, che si tratta di luoghi pessimi creati per fare un danno agli uomini.

Risponde con ulteriori insulti ritenendo egli che:

voi femministe siate estremamente impulsive e irrazionali. Dovete cercare di controllarvi.” (mi dà del voi?)

le ex vendicative siete sostanzialmente voi (…), (ed) è naturale che vogliate avere a disposizione la facoltà di vendicarvi dei vostri ex compagni privandoli dell’unica possibilità di controdifesa (parla della Pas, ma non erano gli antifemministi a dire che la Pas era uno strumento a difesa dei bambini? Qui invece sembra che si tratti o sia considerato come uno strumento utile agli ex mariti che lo intendono come “difesa” dalle accuse di stalking, maltrattamenti, e violenze varie nei confronti di donne e bambini).”

Insiste e afferma che:

Voi volete che tutti gli uomini siano confinati in carcere: matrimonio -> divorzio -> carcere e tracollo economico per il maschio -> casa, macchina, mantenimento e vendetta per la femmina.” (Pregiudizio di genere. Ci piacerebbe sapere: Noi chi?)

Nel suo delirio aggiunge che:

nel presente dai vostri ex (guadagnava troppo poco per potervi permettere di abitare con la villa al mare? non vi regalava almeno una volta a settimana le scarpe che vi piacciono tanto?), dalla vostra volitività ed egoismo che vi spinge a fare false accuse per poter vedere il maschio incarcerato ed umiliato.” (continua a darmi del voi!)

E conclude così:

un giorno pagherete per i vostri crimini.

A ciò rispondo chiedendo se si tratta di una minaccia, che vorrei non ricevere più sue comunicazioni e che vorrei comunque non dover subire la sua presenza a Livorno perché sapere che una persona che si rivolge a me in questo modo può voler “parlarmi” durante un incontro pubblico dedicato a questioni ai quali lui, evidentemente, si oppone mi provoca certamente uno stato d’ansia. Certo, non so se ha capito che l’argomento dell’incontro è la lotta contro la precarietà e dunque una riflessione collettiva che tocca si la violenza di genere ma è puntata al fatto che sostanzialmente le donne vogliono essere economicamente indipendenti e poter lavorare per vivere.

Egli risponde:

Stai tranquilla, nessuno ha intenzione di torcerti un capello: da parte mia vi preferisco di gran lunga al sicuro, dietro le sbarre di un carcere piuttosto che al pronto soccorso o al cimitero. Non voglio che diventiate delle martiri, ma solo che paghiate sotto il profilo legale per il vostro concorso morale alle decine di migliaia di uomini ingiustamente umiliati dalle false accuse che avete istigato con la vostra brillante storiella della donna sempre vittima incapace di mentire. Come hanno condannato i nazisti condanneranno anche voi, e io faro’ di tutto perche’ questo avvenga. Ci vediamo

Sintesi: usa il nome di Femminismo a Sud, mi insulta, si autoinvita ad una iniziativa per “parlarmi”, mi minaccia di un fantomatico processo per crimini dell’umanità che lui perseguirebbe nei nostri confronti. Dite che conversare con questo individuo sia cosa rassicurante? Voi come chiamereste l’interesse di questa persona nei nostri confronti, un interesse che va avanti da anni?

Insisto. Vorrei ancora parlare con gli antifemministi ma con quelli di buon senso che non mi insultano né minacciano la mia incolumità. Con gli altri è bene che parli l’avvocato.

Posted in Anti-Fem/Machism, Critica femminista, Misoginie, Muro del Riso, Omicidi sociali, Pensatoio.


3 Responses

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  1. Licia says

    Rivendico il “signor” MdN come mio assiduo persecutore. Insomma, ci contendiamo il podio nel cuore del signor MdN, il cui stile è tristemente noto.
    Il bello è che continua ad entrare nelle nostre pagine, ha anche scritto chiaramente che non intende fermarsi, che possiamo bannarlo finché non ci stuferemo e non laceremo Facebook.
    Continua ad entrare ed a proporci pseudo spunti di riflessione, frammezzati da insulti, giudizi un tantino spropositati anche su terzi, anche su noti professionisti, ma poi se replichiamo reagisce con la consueta aggressività e vis polemica a costo di tenerci a prenderlo in giro fino all’alba. Non molla.
    Non si capisce, quindi, se ci odia tanto, che perda a fare tanto tempo con noi a portare le sue argomentazioni ridicole.
    Forse è anche un po’ masochista.
    E comunque io di certo non dialogo con chi mi ha fatto di tutto. A questo punto manca solo l’aggressione fisica e poi sappiamo bene che si dialoga con chi ha una posizione in buona fede e la difende in buona fede, non certo con chi usa mezzucci che chiamarli “sleali” è veramente eufemistico.
    Ignoranza e preconcetti granitici sono intrattabili.
    Non hanno motivazioni altre che non siano la faziosità calcistica applicata all’odio di genere.

  2. Arianna says

    Sono allibita! State subendo un attacco costante, ripetuto e minaccioso da anni. E questo individuo è indubbiamente una persona che ha perso il senso della realtà e vaga tra la mitomania, le manie di persecuzione e una sorta di ansia da giustiziere fai da te. Tanta solidarietà e un abbraccio

  3. Alessandra says

    Da vostra lettrice, non ho capito il senso della vostra iniziativa: come avete pensato di “dialogare” con chi vi chiama naziste e ed è interessato solo a guardare il proprio ombelico di principino offeso dal fatto che esistano anche i diritti di quelle servili e ininfluenti creature chiamate donne? Temo che lo stillicidio di vite femminili non si fermerà anche perché c’è troppa gente pronta a dialogare, ad ascoltare quei deliranti punti di vista in nome della comprensione dell’altro. Io non ci credo, il tempo è poco e bisogna impiegarlo per chi se lo merita, e loro non meritano un minuto.