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L’instabilità: guida pratica alla deresponsabilizzazione. Ovvero: come assolvere chi uccide le donne!

Giornalini pieni di bellezza, benessere, casa, cucina, e qualunque altra cosa che sia compresa nel ruolo che si vorrebbe affibbiare sempre alle donne, deliranti pretese di voler svelare lo scibile del lato “rosa” del genere umano, una società sessista da far venire il vomito:  aggiungici una rubrica dedicata alla “psiche di lui”  gestita amorevolmente da misogini – quelli che la sessualità femminile vada repressa  e contenuta, che abortire non si può perchè la libertà di scelta è prevaricata da presunti diritti del maschio di poter mettere le grinfie sugli uteri fin dal concepimento, e tutte queste belle cose –  un paese che pullula di femminicidi, una lettrice terrorizzata, e  mixa per bene.

Timor, con un nome che è già un programma, vuole separarsi dal marito, ché già il fatto che ci si debba sempre affidare  e chieder consiglio o subire le imposizioni dell’ espert@ di turno è cosa orribile, e scrive che con tutti i femminicidi che ci sono in giro, teme l’instabilità del marito; timore prontamente confermato: sì, se ti separi potresti danneggiare la salute mentale di tuo marito, aprire rischi psichici (!) che potenzialmente, in quanto suo oggetto di amore, potrebbero  uccidere te e i figlioli, anch’essi bisognosi di tanto amore paterno.  Il tutto condito dalla solita sfilza di falsità sulla legislazione che impedirebbe ai paparini di vedere i loro figli, distruggerebbe la loro identità (!) cosa che porta infine alla “spinta distruttiva”  del “delitto passionale” o quella cosa per cui c’è sempre una giustificazione.

Morale dell’incubo:  la colpa è sempre e solo delle tipe in minigonna, delle disgraziate che non vogliono per forza avere bambini, della malcapitata che o per qualche esaurimento nervoso da crisi economica o perché ti vuoi separare allora toh beccati ‘sta morte,  ché nel migliore dei casi la  colpa non è di nessuno ma si tratta di pure casualità, di pazzia, di patologia, qualsiasi cosa, purché serva a sollevare gli assassini dalle proprie responsabilità, e succede ovunque, in ogni dove, sui giornalini rosa  come sulle testate nazionali, tutti sempre pronti a fornire spazi e righe a chi non ha un bel niente di rosa, al massimo il rosso del sangue sulle lame di coltello che praticamente ogni giorno ci fanno fuori.

E’ una separazione che non vuole, e quindi ti ammazza;  sei troppo autodeterminata, ti ammazza; lotti per te e per tutte e tutti, ti ammazza; poi, come se non bastasse già tutto questo, manipola, fa stalking, mente spudoratamente sparando stronzate su stronzate che più stronzate non si può, si auto-vittimizza, crea pagine false su facebook  con informazioni false e con l’intenzione però di comportare un giramento di ovaie che è, garantisco, piuttosto vero e tangibile.

Occorre saperlo: non per non spazzare via chi afferma che la nostra opinione viene sempre dopo quella degli altri, ma per farlo ancora meglio che noi  non stiamo a sentire proprio nessuno prima di noi stesse.

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Posted in Critica femminista, Misoginie, Pensatoio, R-esistenze.


6 Responses

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  1. luziferszorn says

    Il vero equivoco riguarda la psicoanalisi, che in questo paese di cattofascisti e cattocomunisti non viene considerata cultura. E un paese senza cultura psicoanalitica è un paese destinato al fascismo.

  2. Flavia says

    Non ero mai entrata in quel blog e non ci tornerò più. Conosco lo “psicologo” Risè e non vorrei mai leggerlo, anche se bisogna, per poter controbattere. Ho appena lasciato un commento sul blog, che non avrà alcun peso su certi personaggi presenti, psiche caricate a pallettoni rinforzati, con detonatori al testosterone inacidito. Farebbero una strage di donne, se avessero la garanzia dell’immunità. Schifo. E un Risè, tanto famoso, che li ospita! Poveritalia!

  3. Paolo84 says

    ma c’è anche un equivoco che riguarda molta giurisprudenza in materia: i disturbi e l’instabilità mentale non sempre de-responsabilizzano gli assassini, perchè non sempre disturbo mentale vuol dire incapacità di intendere e di volere. Comunque, se chi uccide è pazzo deve andare in ospedale psichiatrico e se possibile ricevere cure, se non lo è va in galera ..in entrambi i casi deve stare rinchiuso.

  4. Adele says

    Grande post!Anche io mi sono rotta le ovaie: 500 donne ammazzate da altrettanti “uomini” però “eh, mica son tutti così i maschi, peggio per voi che vi scegliete gli stronzi!” (che potrei dire la stessa cosa di chi si lamenta delle stronze, ma tant’è) ma se una donna e ripeto UNA donna fa una cavolata “le vedi le donne? tutte uguali!” se, peccato che fosse solo una, genio! Mah…

  5. frapa says

    Grandissimo post e poi basta chiamare i femmninicidi “delitti passionali” che vuol dire? Passione per il delitto, per la morte. Gli assassini non hanno passione.

  6. luziferszorn says

    Beh, Simiona Tedesco, direttore responsabile e Cinzia Locatelli, segreteria direzione; per dio parliamone. Volendo c’è anche la mail per segnalare gli abusi. lol.
    Quanto alla psiche e alla psicoanalisi, che dire, anche la medicina ha avuto i suoi bei nazifascisti pronti a sezionare “morti viventi” più morti che vivi ma ancora vivi. La storia della psiche inizia con Freud e si conclude con Hillman che decreta la fine della stessa; il tutto nel giro di un centinaio di anni. Che altro dire, diffido di un Galimberti, figuriamoci di un Risé. Però – sì, perché c’è un però – possediamo una letteratura psicoanalitica nella quale stanno riposte molte soluzioni ai nostri problemi. Si tratta di fare cultura invece che intrattenimento. E sui giornaletti citati non si riesce a fare neanche del mediocre intrattenimento.