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Quel ministro che stupra la nostra intelligenza!

Il ministro si giustifica usando gli stessi argomenti dei pubblicitari bastardi, di quelle facce da culo dei creativi che parlano di “provocazione” ironica ogni volta che sbattono i corpi delle donne a vendere tutto, dalle piastrelle alle salsicce, di quei gran pezzi di merda dei giornalisti misogini, quel fior fiore di intellettuali italiani che scrive di donne puntandoci contro ogni parola, brandendo la penna e poi rispondendo alle critiche con altrettante accuse: noi femmine non abbiamo il senso dell’umorismo.

C’è proprio un sacco da ridere mentre un ministro della repubblica ironizza sulle donne stuprate e sui lavoratori o le lavoratrici che la prendono sempre in quel posto. No, ministro, le donne stuprate non ci stanno. Lavoratori e lavoratrici stuprati da contratti sempre più svuotati di diritti non ci stanno. L’unico che ci sta, qui, e che offre ogni componente del suo corpo a confindustria e varie altre categorie reazionarie, è lei.

Sullo stupro non si scherza, non si ironizza. E non è neppure una questione di “politically correct” perché quello che lei ha detto fa parte dell’abc della politica avvelenata di questi anni, avvelenata da gente come lei che oggi ammicca al branco machista e fa una battuta per banalizzare lo stupro e insultare tutte le vittime di violenza maschile [#101 donne morte di femminicidio nel 2011] e domani fa l’altra battuta sul negretto o sullo zingaro per contrassegnare il legame tutto nazional/popolare tra rappresentanti istituzionali e popolino sessista e razzista.

Lo stupro è quella cosa orrenda per cui arriva qualcuno che ti allarga le gambe per forza per infilzarti con un pene che ti arriva in gola e che non riesci a ricacciare giù nonostante tutto. E’ quella cosa che tu dici di NO, e lo dici sempre perché altrimenti non ci sarebbe stupro ma si chiamerebbe rapporto consensuale, e quell’altro se ne frega, come se ne frega lei, ora, mentre tutte le donne le stanno dicendo di NO, ché lei non può dire quello che ha detto, e lei insiste a usare il manganello per imporci il suo modo di pensare che era già chiaro sin dal primo momento in cui l’hanno fatto diventare ministro.

Certo che voi di questo governo siete proprio una bella squadra, tra puttanieri e misogini, guerrafondai e sfruttatori, e dovreste tornare a casa, voi che una casa ce l’avete a differenza di tanti di noi che non ce l’hanno affatto. Lei dovrebbe andare a casa, e non è, come affermano nelle loro blande difese le patetiche donne del Pd, una questione di blasfemia. Non ci interessa se ha violato la sacralità dell’abito da suore perché gli abiti delle donne sono tutti sacri, perfino il tanga che porto adesso lo è, perché i corpi delle donne non devono essere violati in alcun modo, né simbolicamente, metaforicamente, ironicamente né realmente.

In Canada per molto meno, per uno sbirro che ha detto che le donne stuprate si vestono da troie, hanno inventato la slut walking che sta facendo il giro del mondo e che attraversa ogni piazza, strada, città, con donne e uomini che rivendicano il diritto di essere qualunque cosa vogliano, di vestire come vogliono, e di essere comunque persone che nessuno può stuprare.

In Italia serve una slut walking, una marcia di donne e uomini che dicano nella maniera più chiara possibile quello che fino ad ora è stato contenuto, quello si, nel politically correct delle sante messe delle donne del Pd, delle Snoq tutte fiorellini e palloncini e fiocchettini in rosa shokking, nelle parole belle delle politicanti votate a santa patria chiesa, che parlano di offese alle donne e poi quelle stesse donne le offendono continuamente proponendosi come veicolo di cilici e flagellazioni pubbliche, di atteggiamenti servili nei confronti di patriarchi di partito o di quelli ecclesiastici, femmine senza spina dorsale che tu dici che serve la rivolta e loro intruppano altre femmine incazzate nelle piazze e gli fanno cantare gli inni alla patria con la mano stretta al petto.

Io sputo sul patriottismo, sputo sul rosa, sputo sulle parole edulcorate, sul rispetto per i capi, sulle manifestazioni che non se ne accorge nessuno e che non significano niente perché sono fatte solo di parole vuote che sdoganano fascismi mentre a noi tutte fanno il culo, una per una, anche se continuamente diciamo di No, sputo sulla miseria intellettuale, sulle strumentalizzazioni, su questa “pacatezza” che mi fa rivoltare lo stomaco, sul vizio di usare eufemismi quando ci sarebbe bisogno di dire le cose chiare e tonde, chiamarle con il proprio nome, perché la volgarità sta in chi ti dice cose terribili senza pronunciare neppure una volta, mai, quelle parole che pure ci arrivano dritte al cervello, come spine che non riesci a strapparti via, mai più.

Sono arrabbiata, lo sono da tanto, lo sono sempre di più e voglio parlare di come le donne rispondono alle aggressioni, di come è necessario lottare, di come tutte quante bisogna trovare il modo combattere, ciascuno con le proprie armi, perché le parole hanno un peso e non si può rispondere alle aggressioni a colpi di palloncini rosa, perché bisogna farli blu questi creativi sessisti e difendersi da politici e giornalisti misogini mirando ad un unico obiettivo: si tratta di noi. Si è sempre trattato di noi e noi non possiamo tirarci indietro.

Perché siamo vive. Finché siamo vive.

—>>>Noi saremo al Feminist Blog Camp, a Torino, Askatasuna, 28/29/30 ottobre, assieme a tante altre donne e uomini. Vi aspettiamo. Sito di riferimento QUI. Per adesioni e info scrivi a feministblogcamp[chiocciola]grrlz.net

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


9 Responses

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  1. Lultimastrega says

    Ps. mi riferisco all’articolo citato da Arguzia.

  2. Lultimastrega says

    Ho notato anche io quest’articolo, mi sono sentita male per la dignità intellettuale dell’autrice. Qualcuno dovrebbe scriverle e ricordarle che nella vita ci sono cose più importanti dei soldi.
    Complimenti per il sito, è meraviglioso. E ve ne segnalo un altro meritevole: http://universofemminile.splinder.com/
    Un saluto

  3. Lultimastrega says

    Cara Arguzia, dobbiamo avere la stessa sensibilità, perché siamo state impressionate dallo stesso articolo, che avrei voluto segnalare io stessa. Ciò che personalmente mi ha colpita è stato il sesso dell’autrice, se fosse stata un uomo, non mi avrebbe sorpresa, ma che sia stata una donna a partorire qualcosa di simile mi fa facilmente dedurre due cose: la prima è che il direttore del Giornale è veramente molto astuto; la seconda è che tale Braghieri Valeria dev’essere una giornalista che antepone il soldo alla dignità intellettuale e professionale.
    Complimenti vivissimi per il sito, è davvero meraviglioso. E mi permetto di segnalarne un altro molto valido: http://universofemminile.splinder.com/
    Un saluto

  4. Serbilla says

    Beh, ma la giornalista si occupa di gossip e moda, mi pare di capire dall’elenco dei suoi articoli. Ognuno ha le proprie competenze. Il peggio sono i commenti, come sempre.

  5. Paolo84 says

    “in mente le barzellette (in apparenza innocue)”
    ovviamente Sacconi non è innocuo neanche in apparenza

  6. Paolo84 says

    Oltretutto l’ironia, la provocazione dovrebbero essere strumenti attraverso i quali si smaschera il potere, attraverso cui si sovvertono anche solo per un attimo le regole della società, dovrebbero far scattare una risata magari amara, ma pur sempre liberatoria o magari anche un salutare shock. Non è questo il caso..perchè quando uomini di potere si appropriano della comicità (che è naturalmente sovversiva e sopra le righe) quasi sempre la depotenziano, la sviliscono,la snaturano insomma la “violentano” trasformandola in qualcosa di oppressivo: mi vengono in mente le barzellette (in apparenza innocue) raccontate dai Signori torturatori in Salò di Pasolini
    Nessun ministro di nessun paese occidentale e forse non solo occidentale si sarebbe permesso di dire quelle cose.

  7. Paolo84 says

    Personalmente amo le battute e la comicità politicamente scorretta (penso ai Griffin a cui spesso il gusto della provocazione prende la mano, a South Park, ai Boondocks, alla satira del Vernacoliere) ma le provocazioni, il politicamente scorretto possono andar bene nell’arte e dello spettacolo, un politico dovrebbe astenersene a maggior ragione su una cosa infame come lo stupro.
    L’ironia va lasciata a chi la sa fare, non può diventare la giustificazione attraverso cui un politico non si prende la responsabilità di frasi inaccettabili.
    sono per le dimissioni di Sacconi, non c’è nulla di ironico o divertente in ciò che ha detto, è solo orribile

  8. Arguzia says

    In attesa della Slut Walk (che dovrebbe quantomeno passare sotto il ministero del Lavoro), vi segnalo un bell’articolo (!!!) di Valeria Braghieri (Il Giornale), che ci fa sapere che noi siamo molto poco ironiche e che di brutto nella barzelletta c’è solo che non faceva ridere.
    http://www.ilgiornale.it/interni/quelle_donne_senza_ironia_sacconi_diventa_bruto_barzelletta_insulsa/09-09-2011/articolo-id=544610-page=0-comments=1

    Ovviamente i commenti sono la parte migliore.
    So che leggere farà schifo e male. Non odiatemi.