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Le donne muoiono di violenza e non c’è niente da ridere!

Pare che sui social giri una notizia che se leggi il titolo sembra una barzelletta. In realtà lo stesso articolo parla di un tale che al rientro dal lavoro bloccava le mani della moglie, senza ascoltare il suo rifiuto la obbligava ad avere dei rapporti sessuali. Questo in tutto il mondo si chiama stupro. Solo in un tribunale italiano poteva rappresentare una cosa sulla quale si poteva passare sopra perché la sentenza di assoluzione (in secondo grado) si permette di giudicare i motivi del rifiuto della donna, entra nel merito, li banalizza e poi li sintetizza con il fatto che la signora aveva il naso fino e non voleva trombare con un pecoraio che di ritorno dall’ovile non perdeva neppure tempo a lavarsi.

La sentenza di cassazione torna invece sul punto della questione: il punto è che nessuno può entrare nel merito dei motivi per cui una donna dice di no. Il punto è che ha detto di no e lui è tenuto a rispettare quel No come e meglio che se fosse la bibbia. Dunque il problema vero è che lui la prendeva con la forza, la bloccava, sfogava i suoi istinti su di lei, la usava come donna oggetto e poi quando era sazio per lui tutto andava bene.

Chi sono questi giudici che si permettono di assolvere uno stupratore valutando i motivi del rifiuto di una donna? Se, per dire, io non voglio fare sesso con un uomo che ha l’alito cattivo lui ha il diritto di stuprarmi perché c’è qualcuno che dice che i miei motivi sono “insufficienti”? E da quando le donne devono dar conto di quali sono le proprie ragioni di opporsi al sesso?

Se io dico di no e quello mi blocca e mi penetra con violenza per fare i suoi comodi su di me come se non esistessi, questo è o non è un buon motivo per chiamarlo stupro?

Dunque davvero vorrei sapere chi è quel giornalista che ha deciso di banalizzare la questione concentrandosi su un titolo da barzelletta. Perché lo stupro è una cosa maledettamente seria e non c’è un cazzo da ridere.

E tutti voi che state “socializzando” su facebook questo link per farvici una bella risata, ah ah, non vi viene in mente che è a cominciare da queste banalizzazioni che si legittima uno stupro?

La violenza sulle donne in Italia è una cosa maledettamente seria, talmente seria che persino il comitato Cedaw, organismo dell’Onu contro le discriminazioni delle donne, ha parlato dell’Italia come se qui vi fosse in atto una vera e propria violazione dei diritti umani.

A proposito: siamo a #88 vittime di violenza maschile dall’inizio del 2011. #88 e siamo ancora ai primi di agosto. Ci sono ancora altri cinque mesi per completare l’anno e la percentuale è già aumentata rispetto all’anno scorso e agli anni precedenti.

L’ultima vittima? Una povera donna anziana a cui il figlio ha dato fuoco mentre lei era all’ospizio. Una abitudine tremenda quella di dar fuoco alle donne e ne abbiamo avuti altri esempi nelle scorse settimane in cui un marito ha bruciato viva sua moglie e persino un ex cognato ha deciso di bruciare la ex del fratello perché queste cose si sistemano in famigghia.

La violenza maschile sulle donne in Italia assume caratteristiche impressionanti, siamo alla tortura, al vilipendio di cadaveri, al depistamento, alla complicità familiare e all’omertà dei clan. Siamo alla legittimazione sociale grazie alla stampa che sta quasi sempre dalla parte degli assassini e mai dalla parte delle vittime. Grazie ad una tolleranza della violenza maschile come fattore implicito di una mentalità fascistoide/patriarcale che vede le donne soltanto come oggetto sessuale e riproduttivo.

La violenza sulle donne è una tragedia, è uno sterminio, è una cosa tremenda e in Italia non si fa quasi nulla per fermarla. Dunque no, non c’è davvero un cazzo da ridere. Perché è un vero e proprio Bollettino di Guerra.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. Sandro kensan says

    «botta di culo paurosa come studi approfonditi, coscienza rinnovata, trauma fortissimo che apre la mente, ecc»

    manca una cosa importante: l’amore.

  2. XYZ says

    Sono anni che mi giudicano una bacchettona, una che non sa ridere, che non sa stare al gioco, soltanto perché a me non fanno ridere le battute sulle donne, di qualunque tipo (zitella acida perché single, isterica perché non fa sesso, prosituta se ne fa tanto, ecc., buttandola sulla risata “E fattele due risate, dai! che c’è di male!”).
    Il problema è che già da bambini vengono inculcati questi pregiudizi sulla donna e il danno è fatto su un buon 90%, mentre il restante 10% si salva grazie a qualcosa tipo una botta di culo paurosa come studi approfonditi, coscienza rinnovata, trauma fortissimo che apre la mente, ecc. Ma se non hai questa fortuna, ti saluto…

    E si continua, ragazz*. Mi accorgo che tutti i bambini che conosco, e non sto scherzando, sono pieni di questi pregiudizi.