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Sul web c’è chi vorrebbe rinchiudere le lesbiche

 

 

 

Ci segnalano un sito, uno dei tanti, in cui si diffonde odio contro donne, femministe e lesbiche. Gestito sicuramente da maschilisti, della cui esistenza apprendiamo grazie ad una segnalazione che a sua volta l’ha trovato monitorando la pagina facebook “No alla violenza sulle donne”, il fake da 250.000 iscritti gestito da sostenitori dei padri separati che postano tutto il giorno notizie attribuendo alle donne dal terremoto in abruzzo allo tsunami in giappone, notizie che parlano espressamente dell’intenzione di far chiudere i centri antiviolenza o di far “processare” le femministe in virtù della causa che portano avanti. Notizie che negano la violenza sulle donne e sui bambini e che giustificano palesemente ogni femminicidio addebitandolo alla stessa vittima. Notizie che sono commentate e quasi sempre tratte da siti e blog che sono cloni di blog e siti originali. Siti e blog nei quali chi li gestisce si diverte a diffamare le donne, le femministe, le lesbiche, descrivere i padri separati come vittime dell’umanità e naturalmente istigare all’odio contro le donne.

Quest’ultimo sito, ultimo appunto di una lunga serie che se non sono gestiti dalle stesse persone hanno comunque – per coerenza degli argomenti e dei testi copiaincolla – una matrice comune, in particolare è l’acronimo di un non meglio precisato centro ascolto femministe maltrattanti. Il profilo dei soggetti che dovrebbero rivolgersi ad esso è descritto nello screenshot sopra. Basta essere ultracinquantenni e lesbiche.

Per meglio chiarire il concetto sul sito si può leggere la mission che tra gli altri deliri al punto 3 dice:

 

 

 

 

 

Il processo di Norimberga naturalmente sarebbe dedicato a queste presunte criminali che in quanto cinquantenni e lesbiche compirebbero una “violenza” nei confronti di questi uomini abbandonati a se stessi. L’omino che vedete raffigurato nell’icona presente sul sito è tale Marc Lepine, un assassino che a Montreal nel 1989, compì quello che continuiamo a ricordare come il massacro del Politecnico in cui uccise 14 donne per dichiarata misoginia, per odio contro le donne.

Su questo massacro i movimenti di uomini e di donne canadesi, e non solo, si sono molto interrogati e si inserisce in un momento nel quale in Canada e negli Stati Uniti si dibatteva lungamente e con argomenti aggressivi nei confronti delle donne a proposito di leggi discriminatorie per le donne e per nulla attente ai bisogni dei minori che utilizzavano le cause di affido in caso di separazione e che hanno determinato non pochi disastri nelle società statunitensi e canadesi fino al punto che anni dopo quelle stesse leggi furono riequilibrate e rimesse in discussione.

Il backlash neomaschilista in quegli anni e a seguire lasciò una scia di sangue che arriva fino ai giorni nostri. L’ideologia neomaschilista metteva in circolo, soprattutto sul web, odio contro le donne, era una continua istigazione alla violenza sulle femministe, mistificava ogni cosa, diffondeva il mito delle “false accuse” per togliere credibilità alle donne che denunciavano di aver subito violenza maschile e toglieva credibilità ai bambini che denunciavano di aver subito abusi da parte di maschi adulti, spesso padri, parenti prossimi.

Menti deboli come quella di Marc Lepine che accolsero quella montagna di argomenti aggressivi e maturarono nella loro testa la folle idea che sterminare donne e femministe fosse una necessità, un atto di eroismo, una missione, una crociata da sostenere, ce ne sono state tante. Da scritti americani ancora oggi possiamo trarre che capita che qualcuno entri in una scuola, chieda agli alunni di separarsi per genere e scelga di ammazzare le ragazze lasciando in vita i ragazzi.

Menti altrettanto deboli nel corso degli anni hanno scelto di continuare a trattare questo assassino come un eroe. Di recente un uomo che sul web sosteneva che quanto aveva fatto Marc Lepine era giusto e in un modo o nell’altro invocava lo sterminio delle femministe è stato arrestato in Canada per apologia di reato.

In ogni caso l’icona di Marc Lepine acclusa su un sito del genere, con un concetto che ribalta la questione come se lui fosse stato vittima di un delitto commesso da una donna invece che quel carnefice, criminale, assassino che fu, lascia un enorme margine a tante ambiguità.

Ambiguità che continuano a persistere quando leggiamo il test che aiuterebbe a comprendere quando una femminista e lesbica sarebbe bisognosa di rivolgersi a questo fantomatico sportello, e troviamo tra le varie mistificazioni trite e ritrite in favore dei padri separati e della falsa sindrome detta Pas (quella creata dal filopedofilo Richard Gardner) la patologizzazione di scelte di espressione e di vita, quali quelle di partecipare alle assemblee piuttosto che alle manifestazioni di piazza per i diritti delle donne. Una patologizzazione che non è dissimile alla mentalità che sta dietro la Pas e che rimanda ancora una volta alla psichiatrizzazione nazista che conduceva donne, femministe e lesbiche nei campi di concentramento vittime del nazismo.

Il sito, nella sua completezza, mostra in sintesi quello che altri siti della stessa matrice raccontano, ovvero il desiderio di vedere le donne, le femministe e lesbiche rinchiuse da qualche parte, processate, incarcerate, forse anche fucilate da un ipotetico plotone di esecuzione. E questo è coerente con quella traccia pseudo culturale prodotta da santoni del neomaschilismo americano che hanno dettato le parole d’ordine a tutta l’europa, italia inclusa, sdoganando un termine violento, inesistente, che di per se’ giustificherebbe qualunque tipo di resistenza cosiddetta “partigiana” da parte di uomini fanatici che si immolano volentieri in una jihad a difesa dei diritti del maschio umiliato da queste donne troppo emancipate e libere di scegliere. Il termine sarebbe “nazifemminismo” e se vi interessa conoscere la sua genealogia potete leggere un post esaustivo QUI.

In ogni caso il sito in questione ha, com’era ovvio, messo in allarme i soggetti offesi e su facebook è stata diffusa una nota e un evento per una mailbombing alla società che ospita questo così come altri siti antifemministi.

Su questo noi, tempo fa, avevamo già scritto un lungo ed esauriente post perchè avevamo notato che quasi tutti questi siti secondo i whois domain sono registrati presso un’unica società. Noi avevamo chiarito che a quella società non avremmo mai chiesto niente, non ci saremmo mai rivolt* a loro per nessun genere di servizio perchè una società che sceglie di ospitare siti del genere deve sapere che da quel momento in poi si rivolgerà ad una nicchia di clienti. Le donne, le femministe, le lesbiche e perfino gli uomini che non amano queste derive misogine avranno certamente modo di scegliere un altra società di servizi. Una società che sceglie anche di non ospitare siti nazisti che invocano la prigionia per femministe e lesbiche.

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Iniziative, Misoginie, Omicidi sociali, R-esistenze.


2 Responses

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  1. Elena says

    Io mi sento dire in continuazione che sono lesbica perché nessun uomo mi vuole.
    Non passa per la testa a lor signori che sono io a non volere nessun uomo, o meglio è considerato increscioso.

  2. Mary says

    La cosa che più mi manda in bestia è ancora una volta il riferimento all’aspetto estetico…