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Siti sessisti? Non compriamo servizi dai provider che li ospitano!

Voi che siete donne e uomini antisessist*, ma anche antirazzist* e antifascist*, sicuramente avrete una vostra regola sugli acquisti da fare e su come spendere i vostri soldi. Comprate marchi equi e solidali, boicottate la produzione che arriva da nazioni che opprimono altri popoli, boicottate marchi che si pubblicizzano attraverso pubblicità offensive, fate mail bombing contro trasmissioni lesive della dignità femminile, non entrate in un bar che espone immagini sessiste, non comprate in un negozio che si presta a campagne sessiste, non regalate il vostro consenso a soggetti che non vi rappresentano, non vi servite presso negozi che tra gli scaffali vendono prodotti che vi offendono, non entrate in una libreria che ha un intero scaffale dedicato ai misogini, non entrate in un negozio che vende gudgets fascisti, non comprate prodotti che finanziano guerre o che vengono realizzati dopo sperimentazione su animali, non vi rivolgete ad una agenzia immobiliare che affitta case solo a determinati soggetti, non comprate giornali che contengono articoli misogini. Siete dunque consumatrici e consumatori con una coscienza di rango. Sapete cosa sono le class action e sapete che quello che muove l’economia di ciò che non vi piace sono i vostri soldi. 

Cosa sapete di ciò che consumate su internet? Partite dal computer, potete usare software liberi invece che proprietari, potete usare sistemi operativi open invece che a sorgente chiusa, potete usare macchine di marche fatte con materiali non inquinanti. Poi c’è la connessione, potete servirvi della connessione che non viene pubblicizzata da pubblicità sessiste, da quella che non appartiene a chi monopolizza il mercato dell’informazione. Poi c’è l’account mail, potete scegliere di attivarlo free su un server che vi presenta una policy antisessista, antifascista e antirazzista, che non ha una natura commerciale o che comunque non lede la vostra privacy e non svende i vostri profili alle aziende di marketing che conoscendo i vostri gusti vi considereranno solo un altro numeretto da aggiungere al loro lungo elenco di consumatori passivi. C’è il vostro blog, potete attivarlo su una piattaforma che non appartiene ad un megagruppo, ad una megamultinazionale, e ci sono i siti il cui dominio può essere registrato su alcuni internet provider invece che su altri. 

L’internet provider è quello che prende il vostro sito, lo registra, possiede i vostri dati, ne conserva i log perchè il sito gira sul suo server,  lo pubblica, lo mette praticamente online, ha la facoltà di spegnere e accendere l’interruttore.

L’attuale giurisprudenza è in bilico tra il considerare un provider come un editore e considerarlo solo un affittacamere senza responsabilità rispetto a ciò che avviene dentro ogni camera. Con la differenza che il "contenuto" di quelle camere viene pubblicato.

Ovviamente i provider sono inclini a precisare la loro non responsabilità in rapporto ai contenuti veicolati attraverso i siti che ospita. Questo a meno che non vi sia una comprovata partecipazione del provider nei reati commessi tramite internet (diffamazione, violazione del copyright, diffusione immagini pedopornografiche, e così via) [fonte]. In generale il provider si comporta come un tenutario delle informazioni che sono disponibili e che, in senso legalmente delatorio, consegna alle forze dell’ordine quando queste lo richiedono. Ovvero le vostre informazioni, il vostro ip, i vostri dati di identificazione, tutto quello che voi scrivete nelle mail, i vostri accessi in un sito, i vostri contributi online, vengono tutti registrati e conservati per un tot di tempo (in virtù di leggi antiterrorismo, leggi volute dalle major contro il p2p, leggi contro la pedopornografia online, che considerano TUTTI i cittadini/utenti preventivamente intercettabili e affida ai provider il compito di conservare e consegnare le informazioni quando queste vengono richieste) da qualcuno che al momento in cui si presenta la polizia consegna tutto, in certi casi, come è avvenuto per autistici con Aruba (leggi loro replica), senza avvisare i titolari del server e consentendo una prolungata violazione della privacy di soggetti altri monitorati e intercettati a strascico senza essere coinvolti in alcuna inchiesta giudiziaria.

Quello che a noi interessa perciò è l’aspetto etico di una impresa alla quale ci rivolgiamo per dargli i nostri soldi e acquistare servizi. Vogliamo sapere che rispetti e tuteli la nostra privacy. Vogliamo sapere che ci informi immediatamente se esiste un interesse sui nostri contenuti. Vogliamo sapere che non venda i nostri dati (profiling) alle aziende di marketing. Vogliamo sapere che tratti bene i suoi o le sue dipendenti. Vogliamo sapere anche come investe i nostri soldi perchè ogni buona impresa che si rispetti dovrebbe rendere trasparente il proprio bilancio. Non apriremmo mai un conto presso una banca che investe in armi, no?

Vogliamo anche sapere se quando diventiamo "clienti" di aziende che ci vendono prodotti o servizi da usare su computer e su internet queste aziende meritano in nostro marchio Iso-antisessista-9000.

Per esempio: abbiamo osservato come tanti siti internet attivati da maschilisti che prendono i nomi da blog femministi esistenti, allo scopo di censurarli, togliergli visibilità, operare revisionismo e utilizzare quei siti per denigrare le donne e le femministe che lottano contro la violenza maschile sulle donne, così come scritto, riassunto e ben spiegato in questo e in quest’altro post, hanno i propri domini registrati presso la Geobox.it.

I siti attivati da questi affezionati clienti, sono per esempio:

http://whois.domaintools.com/centriantiviolenza.it

http://whois.domaintools.com/femminedelsud.info

http://whois.domaintools.com/bollettinodiguerra.it

http://whois.domaintools.com/comunicazionedigenere.it

http://whois.domaintools.com/femminismo.net

http://whois.domaintools.com/femminicidio.info

http://whois.domaintools.com/ilfemminismo.it

http://whois.domaintools.com/misoginia.info

http://whois.domaintools.com/femminismi.it

Esiste anche un fake per "Il corpo delle donne" ma in questo caso si sono rivolti ad altro provider: 
http://whois.domaintools.com/ilcorpodelledonne.us

Screenshot dei domini qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui.

Sicchè capirete, e non dovrà sembrarvi strano, che noi non ci serviremo mai presso la Geobox.it. Non usufruiremo di nessun servizio "correlato ad internet" presso questa azienda perchè i nostri soldi non devono servire per fare girare sui loro server anche i siti che ci offendono e perchè fruire di un servizio presso un provider con il rischio di avere come vicino di hard disk (o di condominio tecnologico) chi ha attivato i siti sessisti non è una idea che ci piace.

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Posted in Fem/Activism, Misoginie, Pensatoio.


2 Responses

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  1. giulia says

    certo che uno che si mette ad accumulare siti femministi per monopolizzare tutto e censurare le donne deve avere proprio una grande passione per i totalitarismi.

  2. elle says

    che bella questa idea. come quello che fanno i ragazzi di no pizzo, mettere un bollino antimafia sui negozi. voi potete mettere un bollino antisessista sui provider. 🙂