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I sostenitori della Pas hanno paura del dibattito pubblico?

http://nopas.noblogs.org/files/2010/11/pas-junk-theory1.jpgNon ho avuto molto tempo per riassumere un fine settimana denso di impegni, il 6 e il 7 maggio, a Roma e Firenze, discutendo del perchè la Pas sia una dottrina, una ideologia, un falso, tutto fuorchè una patologia reale.

I dibattiti, quello di Roma promosso dal Movimento per L’Infanzia, con Andrea Coffari in testa e dall’Idv, con Roberta Lerici e l’eurodeputato Niccolò Rinaldi, l’impegno del Senatore Pedica, con Cladio Foti che ha fatto uno splendido intervento sul negazionismo e la pedofilia, con psicologi, psichiatri, magistrati, il garante per l’infanzia per la regione Lazio, e a Firenze promosso dall’Idv con la coordinatrice donne toscana Clotilde Giurleo, Frida Alberti e altri soggetti che si occupano prevalentemente di infanzia, dove in entrambi i casi era ospite la bravissima Sonia Vaccaro – psicologa e clinica specializzata in violenza di genere che in Argentina è stata membro del Gruppo di Indagine Interdisciplinare sulla violenza domestica della direzione nazionale di politica criminale e che in Spagna lavora per la Commissione di Indagine sui maltrattamenti alle donne- autrice assieme a Consuelo Barea del libro “Pas, Presunta sindrome di alienazione genitoriale – uno strumento che perpetua il maltrattamento e la violenza” tradotto anche in  Italia.

Sono stati due splendidi momenti durante i quali, finalmente, si è dibattuto alla luce del sole nel merito della questione, a proposito di qualcosa che viene oramai insegnato come un dogma in qualche università senza che vi sia nessuno che abbia lo spazio per poter rivendicare il diritto di opporre una critica di buon senso ad un prodotto della fervida e misogina immaginazione di un tale Richard Gardner. Parlo di quella persona che secondo il New York Times millantava di insegnare alla Columbia University e che trovò un utile sistema per mettere alla sbarra donne e bambini che tentavano di difendersi da mariti e padri abusatori e violenti.

Della Pas in Italia sembrano aver diritto ad una discussione solo i suoi sostenitori che aldilà dei propositi – scientifici o ideologici – sembrerebbero negare una discussione aperta anche a chi oppone critiche. Al punto che, nel web e anonimamente, soprattutto della giornata romana si è parlato come si fosse trattato di un raduno di eretici. Come si fosse trattato di vilipendio ad una religione di stato.

E in effetti c’era tutto l’entusiasmo da parte di persone che vorrebbero discutere nel merito di qualcosa di opinabile. Qualcosa che viene imposto come dogma. Persone che volendo sfuggire alle intimidazioni e al linciaggio virtuale di taluni anonimi individui, il cui fair game abbiamo spesso documentato e che considerano le assemblee di persone unite dallo stesso obiettivo politico nè più e nè meno che delle adunate sediziose da denunciare alla Gestapo (dividi et impera), erano anche per questo costrette a farlo a bassa voce.

Giusto o sbagliato che sia il sostegno a questa ideologia il punto sta nei metodi e sta nel fatto che di Pas si discute come un fatto acclarato, dato per scontato, oramai inserito all’interno dei percorsi nelle cause di affido, proposto come argomento di studio da parte di qualche docente, insegnato in corsi di formazione ad avvocati e psicologi e non ci sarebbe nulla di male se solo si tralasciasse un dettaglio non da poco.

La Pas non è mai stata riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale e prosegue in un percorso di autolegittimazione che crea un consenso e inibisce il dissenso con pratiche tipicamente spinte dall’ideologia e non dall’interesse a verificare la scientificità di una materia in divenire come dovrebbe essere qualunque cosa abbia la presunzione di identificarsi in quanto scienza. Dove il “dubbio” dovrebbe essere il primo elemento da ammettere in una discussione e non da criminalizzare.

Ma nel mondo, come anche in Italia, sembra che chi si occupi criticamente di questo tema possa essere scambiato facilmente per una qualunque Ipazia e come lei condannata ad essere scorticata viva per pagare il fatto di aver sfidato un argomento sul quale evidentemente alcuni credono o comunque immaginano di poter costruire basi a sostegno delle proprie ragioni.

Ma quando la scienza è al servizio delle ideologie non è scienza. E’ un altra cosa e bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome. Non era scienza quella pessima psichiatria che offriva al nazismo argomenti per sterminare gli ebrei, come non lo è quella che teorizzava l’inferiorità delle “razze” e non lo è certamente quella che insiste in una differenziazione tra i generi o quella che ancora continua a criminalizzare le persone che amano altre persone dello stesso sesso, e certamente non lo è quella che addebita ad una madre che vuole proteggersi dalla violenza e vuole proteggere suo figlio una patologia che è utile ai carnefici e mai alle vittime.

Il ritorno a questa maniera di vedere la psichiatria è un regresso notevole e non mi sorprende dunque di leggere nel web ad opera di alcuni anonimi sostenitori di questo argomento una criminalizzazione preventiva del convegno romano e poi una iniziativa di dossieraggio dai toni che potete vedere che praticamente opera una schedatura di chi si occupa della questione. (Aspettiamo con ansia il momento in cui i nostri nomi saranno compresi nell’elenco per la gioia del nostro legale.)

Ovviamente distinguiamo questi sostenitori fanatici del web da chi tenta un percorso istituzionale ove per percorso istituzionale si intenda tutta quella categoria di pratiche che comunque comprendono un confronto democratico tra le parti, che si tratti di pareri tecnici o di opinioni, che si tratti degli interventi alle audizioni parlamentari o dei ragionamenti che hanno una sua base scientifica e che hanno tutto il diritto di discutere di un argomento che resta comunque opinabile perchè insiste su un piano teorico.

Dicevo dunque dell’iniziativa di Roma e dell’entusiasmo di tante donne e tanti uomini, davvero tant*, che partecipavano con la stessa gioia dei partigiani che finalmente potevano scendere dalle montagne. Persone che stanno compiendo una resistenza all’imposizione di una cultura che è infarcita di una ideologia innanzitutto piena di pregiudizi contro le donne e che per dimostrare che quei pregiudizi non li ha, negli Stati Uniti, in Spagna e forse anche in altre nazioni dove la questione si pone, esibiscono i club delle seconde mogli che talvolta si chiamano proprio “associazioni delle seconde spose”.

Ovviamente dalla parte degli uomini e ovviamente con una visione “innovativa” del rapporto tra i sessi dove l’innovazione sta nel recupero della vecchissima mentalità misogina che vuole le donne a insultarsi le une contro le altre mentre gli uomini se ne stanno seduti ad assistere allo spettacolo. Una vera novità, non c’è che dire.

Noi, che dalla parte degli uomini non violenti siamo sempre state, vorremmo però raccontarvi di quelle donne senza volto che a Roma e Firenze hanno scelto coraggiosamente di portare la propria esperienza, il proprio dolore, la propria sconfitta e la propria speranza. Donne che potrebbero camminare braccio a braccio con quei bambini coraggiosi che in America hanno denunciato quanti, grazie alla Pas, li hanno affidati a padri abusatori e violenti che li hanno costretti ad una vita terribile e in qualche caso li hanno portati al suicidio.

C’erano le donne coraggiose, quelle che lottano per difendere i loro figli e che affrontano processi su processi e tutta la serie infinita di violenze giudiziarie che una madre può subire in questi casi, con la minaccia costante di vedere il proprio figlio rinchiuso in una casa famiglia. Donne che a testa alta passano indenni attraverso un muro di intimidazioni e diffamazioni quando difendono i loro figli in processi contro persone accusate di pedofilia. Splendide donne che compiono una battaglia in un clima politico e culturale che le relega in una solitudine dovuta a eccessiva prudenza o al timore di perdere consensi elettorali. E non si capisce perchè le persone che si occupano di politica tengano conto di chi è accusat@ di violenza ma dimenticano che anche queste madri hanno diritto di voto e di sicuro lo useranno nella direzione di quei soggetti che avranno la determinazione di schierarsi dalla parte delle persone che denunciano di essere delle vittime.

Avreste dovuto vederla la dignità di ciascuna di queste madri, la lucidità e la capacità di cogliere appieno le storture del tempo in cui si trovano a vivere. Altro che ammalate di Pas o di qualunque altra diavoleria abbiano inventato per criminalizzare le donne. Sono donne che sono riuscite a liberarsi di vite distrutte dalla violenza maschile, dall’intimidazione, da ricatti e prepotenze. Sono donne che si sono liberate da sole e vengono punite per questo. Donne che non abbassano la testa davanti a niente e che come nei tempi dell’inquisizione cattolica, qualcuno vorrebbe a capo chino, occhi bassi, con la vergogna stampata sul volto, a chiedere scusa per non aver avuto fede e a dichiarare disponibilità alla conversione.

Sono donne alla sbarra che hanno raccontato dei processi kafkiani nei quali sono state coinvolte. Eroine che da sole fanno già paura e che insieme sicuramente terrorizzano un sacco di uomini che immaginavano di poterle intimidire e indurre al silenzio.

E questa è l’unica ragione che immagino quando penso alle difficoltà nel vedersi, incontrarsi, nell’immaginare quanto fosse rischioso uscire fuori a ridare un volto a quelle che sembravano non avere il diritto di averlo. Donne costrette all’anonimato mentre i loro ex sono legittimati ad esibire pubblicamente tutta la forza muscolare del sostegno del quale godono.

Vedere quelle donne, i loro occhi, ascoltare le loro storie, provare per loro un affetto immediato, una solidarietà naturale che impone una responsabilizzazione e un maggiore impegno da parte di chi, come noi, ha scelto di stare dalla parte di chi denuncia di aver subito violenza. Riuscire ad abbracciare quelle donne e riconoscersi, immediatamente, in uno scambio di sguardi complici che spiegavano benissimo quanto non ci fosse bisogno di parole tra chi combatte dalla stessa parte della barricata.

E di queste donne mi piacerebbe raccontarvi la fierezza, la schiena dritta, la serenità nell’esposizione della loro storia mentre raccontavano cose terribili e le raccontavano con la stessa profondità che ho ritrovato in ogni persona che racconta la violenza con consapevolezza avendo la chiara intenzione di sopravvivere.

Quella che ho visto è la forza, la dignità di donne meravigliose che hanno il coraggio di continuare a dire la verità mentre c’è chi vorrebbe convincerle che si tratta del frutto della loro fantasia o peggio della loro malafede.

Da Roma è arrivata forte anche la voce dell’europarlamentare Niccolò Rinaldi che nel suo intervento ha parlato di medioevo e inquisizione e in un comunicato successivo ha espresso la sua opinione a proposito del ddl 957 – sull’affido condiviso bis – che vorrebbe imporre, tra le altre pessime cose, la Pas sul piano istituzionale. Ecco il comunicato integrale di Rinaldi:

Si eviti una legge maschilista: Il Parlamento italiano, da circa due anni, sta discutendo la Proposta di legge 957 sull’affido condiviso. Questa proposta fa richiamo alla cosiddetta sindrome della “alienazione parentale”, vera e propria aberrazione pseudoscientifica tesa a delegittimare i genitori, soprattutto le donne, che denunciano violenze o abusi sui figli da parte dell’altro coniuge”: lo dice Niccolò Rinaldi, eurodeputato dell’Idv, durante il convegno “PAS: un’arma impropria contro i diritti delle donne e dei bambini” a Roma. “I genitori che denunciano – continua – potrebbero però essere penalizzati se non riescono a provare l’abuso commesso dall’altro coniuge perdendo l’affido. E’ inevitabile – prosegue il capo delegazione Idv a Bruxelles – che l’approvazione di tale legge avrebbe come conseguenza l’istigazione all’omertà su tali episodi e costituirebbe ulteriore penalizzazione del ruolo della donna nella società, dal momento che la maggior parte delle volte a denunciare sono le madri. Questa legge maschilista – conclude Rinaldi – rappresenta il declino dei valori civili in un paese in cui i diritti fondamentali continuano ad essere violati.

Ed un impegno concreto arriva anche dal senatore Pedica mentre a Firenze Clotilde Giurleo assieme ad altre combattive donne dell’Idv si impegnano a stimolare una discussione interna al loro partito innanzitutto perchè i parlamentari, tre in tutto, che avevano firmato il ddl 2209, che ripropone alla Camera lo stesso tema in esame al Senato, ritirino la firma e ne discutano con chi nel partito se ne sta occupando e ha le idee sicuramente più chiare sul fatto che si tratti, per citare le unioni delle camere per i diritti dei minori o gli avvocati per i diritti dei minori, di proposte di legge adultocentriche tese soltanto a preservare privilegi di uno dei soggetti adulti all’interno nei conflitti delle separazioni. Indovinate quale?

Per finire, l’impegno alla recensione futura della traduzione italiana del libro di Sonia Vaccaro e Consuelo Barea, con un enorme ringraziamento a chi l’ha tradotto e a chi con grande coraggio l’ha pubblicato, e una domanda che resta nella mia mente da un po’:

I sostenitori della Pas hanno paura del dibattito pubblico?

—>>>Su questa argomento leggi tutto alla categoria Pas, o sul sito della rete No-Pas.

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