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Mediterraneo: la repressione contro i ribelli e i test di verginità alle rivoluzionarie

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Chissà cosa ne pensano le ragazze di Benghazi che chiedevano la No fly Zone ora che in Libia, come era prevedibile, “per errore”, muoiono i civili, donne e uomini.

Chissà cosa ne pensano gli interventisti, di destra e di centro sinistra del fatto che la guerra non aiuta le persone che si ribellano negli altri paesi del mediterraneo, perchè sotto la minaccia delle velleità colonialiste la repressione dei dittatori si fa più cruenta.

Sarà per questo che quest’ultima settimana certi quotidiani sono concentrati a dare notizie della repressione durissima nello Yemen, in Siria, in Egitto, in quei luoghi in cui le donne e gli uomini stanno facendo la rivoluzione. Sarà perchè è interessante dare una immagine dura di quei regimi, giusto per rafforzare la “popolarità” della campagna di guerra della Francia interessata a mettere le mani sulla Libia e a riconquistare potere nel Nordafrica.

Quello di cui sentite parlare oggi accadeva anche prima. Giorni di scontri, di rastrellamenti dei ribelli, di fuoco aperto contro le persone che stavano radunate nelle piazze ad aspettare che il dittatore andasse via. Giorni in cui tante persone sono state arrestate, torturate, massacrate, senza che l’Europa abbia sentito la necessità di dire nulla di particolarmente interessante.

Le uniche cose che a parte Al Jazeera e Twitter in lingue straniere si riuscivano a leggere erano i commenti preoccupati degli italiani  “perbene”, quelli civilizzati, pieni di umanità, di ispirazione leghista, preoccupati che dopo i dittatori poi sarebbero stati rafforzati i contesti “islamici” perchè la loro idea di democrazia è quella di buttare bombe in un posto, piazzare un governo filo occidentale, anche se è fatto da mujiaiddin che sono peggio dei talebani e che hanno riportato le leggi del diritto di famiglia al tempo in cui le donne venivano punite se non accettavano di fare sesso con il marito.

Oggi che abbiamo messo le zampe anche sul nord africa possiamo dunque dire che in quell’area sta succedendo di tutto, che poi è esattamente quello che accadrebbe in italia se scendesse in piazza una folla arrabbiata che volesse detronizzare i nostri dittatori. Non direbbero forse che si tratta di gente cattiva? Non li chiamerebbero forse terroristi? Non manderebbero i militari in tenuta antisommossa a picchiarli? Non è quello che fanno ogni volta per sedare ogni segno di ribellione? E che dire di quello che fanno alle donne? Cosa hanno fatto alle donne imprigionate a Bolzaneto ai tempi del G8 di Genova? E cosa fanno alle donne rinchiuse nei Cie o in galera?

In ogni caso Amnesty comunica un fatto raccapricciante che sta accadendo in Egitto. Me-Dea ha tradotto il comunicato che sta su Amnesty Uk e ha condiviso una intervista fatta da Chiara (Me-Dea) per Radio BlackOut a Riccardo Noury rappresentante in Italia di Amnesty International. Potete trovare l’audio QUI e condividiamo la traduzione in basso:

Egitto: manifestanti costrette a fare il test di verginità

Amnesty International ha chiesto alle autorità egiziane di indagare sulle gravi denunce di torture, compreso l’obbligo a sottoporsi a “test di verginità”, inflitte dai militari alle donne che hanno preso parte alle manifestazioni al Cairo. Il 9 marzo, dopo aver disperso con la violenza una manifestazione in piazza Tahrir, i militari hanno infatti arrestato almeno 18 donne, che hanno poi riferito ad Amnesty di essere state picchiate, sottoposte a scariche elettriche, obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un “test di verginità”, sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione. Salwa Husseini, 20 anni, ha raccontato ad Amnesty International di essere stata arrestata e portata al carcere militare di El Heikstep, a nord-est della capitale. È stata costretta a togliersi tutti i vestiti ed è stata perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto alla detenuta completamente nuda. I “test di verginità” sono stati eseguiti in un’altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. “Quelle trovate non vergini”, secondo la sua espressione, sarebbero state incriminate per prostituzione. Una donna ha raccontato ad Amnesty International di aver detto che era vergine. Poiché il test avrebbe provato il contrario, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche. I soldati hanno continuato a umiliare le donne consentendo ai soldati di guardare e fotografare quello che stava accadendo, con la minaccia implicita di rendere pubbliche le immagini, arrecando alle detenute ulteriore danno.

Rasha Azeb, una giornalista a sua volta arrestata a piazza Tahrir, ha riferito di essere stata ammanettata, picchiata e insultata. Secondo il suo racconto, le 18 manifestanti arrestate sono state inizialmente portate in un locale del Museo del Cairo, dove sono state ammanettate, picchiate con bastoni e tubi di gomma, colpite con l’elettricità al petto e alle gambe e chiamate “prostitute”. Rasha Azeb ha potuto ascoltare le urla delle detenute mentre venivano torturate. È stata rilasciata diverse ore dopo, insieme a quattro colleghi giornalisti, mentre le altre 17 donne sono state trasferite a El Heikstep.
Le donne hanno preso parte in pieno al cambiamento in Egitto, sono scese in piazza in migliaia sfidando le regole di una società che le vorrebbe relegare in casa ed escludere così dalla politica.  Ora vengono punite per il loro protagonismo, per le loro rivendicazioni di autonomia e partecipazione attiva al processo politico in corso.
Le 17 donne detenute a El Heikstep sono comparse di fronte a un tribunale militare l’11 marzo e rilasciate due giorni dopo. Diverse di esse sono state condannate a un anno di carcere, con la sospensione della pena. Salwa Hosseini è stata giudicata colpevole di condotta disordinata, distruzione di proprietà pubblica e privata, ostacolo alla circolazione e possesso di armi.

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Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


2 Responses

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  1. Nome says

    sono assolutamente contrario a questa guerra, dagli obiettivi poco chiari e che prevede l’alleanza delle più grandi ricche e armate potenze del pianeta per schiacciare un paesino del terzo mondo.

    Io non sono contrario alla guerra a prescindere, ma questa secondo me è una farsa. La cosa peggiore è che Obama la vuole combattere con le migliori intenzioni, lui crede veramente di fare il bene e di combattere per una giusta causa, e ciò come sappiamo di solito crea più danni che benefici.

  2. Erminia says

    Avevo letto questa notizia è triste, ma quello che è brutto è che il primo a passarmela è stato un filo sionista che non fa parte dei miei contatti su FB, per convincermi che prendevo un’abbaglio ad essere a favore della Palestina, avendo notato i miei commenti sul wall di Vittorio Arrigoni. Solo che il filo sionista, l’aveva privata del movente e soprattutto dei colpevoli, secondo lui pareva che le donne fossero state costrette al test solo per avere protestato, il tutto per convincermi ad essere islamofobica ed a pensare che questi abusi fossero stati commessi in nome dell’Islam. Quindi c’è di più di quello che scrivete, la realtà che bisogna presentare è che queste donne sono state abusate ed attaccate dalla polizia pro Mubarak nella maniera più vile e maschilista che si potesse immaginare solo per impedirgli di manifestare e di costituire un esempio per le altre. Non mi sento di condannare un popolo per i misfatti della sua polizia corrotta e di parte, bisogna che non si permettano queste strumentalizzazioni mediatiche, io non penso che ai manifestanti di sesso maschile che hanno subito attacchi, torture e martiri anche loro leggere queste cose faccia piacere. Questo è un rigurgito del vecchio sistema di cui l’apparato in Egitto è ancora presente nelle istituzioni e soprattutto un tentativo di scaricare le colpe di questo oltraggio alla figura femminile che nel mondo arabo è considerato moralmente gravissimo e che quindi di certo nella ridiscussione dei ruoli di certi ufficiali avrebbe un peso notevole. Fate bene a denunciare, ma ricordate anche che la matrice di questa rivolta di popolo è stata profondamente laica e non ha niente a che fare con le brutture commesse dalle forze dell’ordine egiziano, non solo sulle donne, ma su tutti i manifestanti.